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Post n°200 pubblicato il 23 Dicembre 2016 da Vasilissaskunk
“Ti capita mai di parlare con qualcuno che non conosci o credi di non conoscere per quanto ti è dato di sapere in questa vita ..ed eppure è come se nel magnetismo degli sguardi ..ci fosse un codice di un precedente passaggio da decifrare…..? “
Nell’assurdità umana di voler contenere e conteggiare il tempo in periodi limitati ..riaffiorano rumorosamente caotici e casuali i ricordi dei natali passati … intimi disegnano la mia geografia emotiva odierna ….
Il cuore si sofferma e soppesa le assenze terrene… … la tua per prima mia mamma cara. …..Rimango tormentosamente dolente aggrappata a quest’anno anche se è quello che ti ha portata via .. come a non voler chiudere questa drastica parentesi … E ..seppur talvolta ho nuotato nel dolore …ne ho percepito furiosamente la sua intensità …..
Ogni Natale poi, torna il ricordo del nonno Narciso, classe 1892, la memoria impietosa non mi concede tangibile il ritaglio di tempo in cui lo conobbi, ma le sue foto e i racconti delle sue gesta che io adoro ai mie figli raccontare si .. Un temerario cuore … colui che in una trincea della prima guerra mondiale ebbe il coraggio di indossare uno striscione con la scritta “W l’anarchia” … per questo venne arrestato, non fu fucilato poiché analfabeta, per non scontare la pena a Gaeta dove si fece tatuare, decise di scontare la sua pena negli arditi e dio volle che ne uscisse vivo …
Orgogliosa dello scorrere nelle mie calde vene del suo sangue come quello di mamma e degli avi miei tutti !… Un fiume gorgogliante di vite che furono che tinge tutte le mie passioni portando loro avanti in continuità….
“ Oh ..Potessi io, darti le mie viscere per farti assaggiare il sapore del desiderio di cui si sono intrise ..potessi tu sentire i richiami striduli dei loro contorcimenti “ ……
Accesa sotto il sole risplendo dei miei avi il bagliore
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ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN
Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare ...
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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.
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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA
(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.