« Io sono tutta la mia solitudine | Stazioni emotive » |
Post n°214 pubblicato il 20 Gennaio 2017 da Vasilissaskunk
Du bist ein Teil von mir....
Seduta sul ciglio di un infinito precipizio ti respiro ..e’ dolce perdere lo sguardo fino ad un ipotetico fondo che non c’è ….le gambe penzolano giocose e si muovono calciando l’aria .. mi sento sempre una bambina quando il pensiero di te mi è di fronte, mi coglie un emozione così forte che un po’ piango e un po’ rido di gioia di quella profonda… potente moto mi smuovi e mi sollevi: tu anima mia
… perché si, io sento : tu sei la mia anima riflessa …lo so …le mani sulle ginocchia palmi aperti lo sguardo si distoglie e volge all’orizzonte rosso …. Arriva ..arriva la sera .. si porta dietro i destini compiuti della giornata ..canticchio una canzone …. “ io altro non sono che una fontana di sangue caldo nella forma di una ragazza” ….>> Flash: “ Era sera e stava per manifestarsi il tramonto .. si vedeva bene la “ bella addormentata” ti ascoltavo incantata mentre mi raccontavi di come fosse dura essere l’unica mosca bianca in uno sciame di mosche nere ( me compresa ) appoggiate e in constante attrazione con la merda del matrix generato .. pendevo in dorata adorazione dalle tue labbra e dalla tua voce … che, vedi, se chiudo gli occhi ancora riesco ad udire quel timbro strano, giallo ambra lo definirei…giallo dolce come il miele …..ma gli argomenti erano anche piu’ leggeri oh si lo erano … mi raccontavi anche di quanto fosse dura stare dietro alle pecore …il solle baciava le maestose cime e le ombre si allungavano giu’ pe la collina e la bassa campagna …. Lo ricordo bene come avrei voluto cristallizzarmi li, in quel momento ..un momento vivido ..che ribolle viscerale nell’oceano dei ricordi …avevo ancora i capelli lunghi _<
Batte la palpebra scandendo la fine di un infinitesimale passato ..odo un rumore dal fondo del precipizio … pare come lo scorrere dell'acqua…. Non ho mai avuto paura (?)di andare incontro al mio profondo … di scavare .. non so ancora in quale termine, ma io percepisco che sei una mia parte e insieme a nostra volta composizione di chissà quale infinito algoritmo …. Mi prendo con una mano il naso e lo chiudo con l’altra mi spingo e cado giu’, pronta a sprofondare per poi galleggiare nel tuo caldo fluire …così ..come sempre fuori ogni tempo…
Gib zu dem Cäser was vom Cäser ist … ich bin ein teil von dir …..
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ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN
Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare ...
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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.
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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA
(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.