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Post n°276 pubblicato il 07 Marzo 2018 da Vasilissaskunk
Ho creduto quest’anno con l’inverno temporale fosse arrivato anche quello emotivo ….
Mi vedevo albero scarnificato di una foresta spettrale irto a tagliare cieli metallici, muta entità seppur interiormente urlante ... e freddo , tanto freddo dentro…
Invece poi con l’arrivo della neve mi sono cullata in quel tiepido e profondo languore che ha il tuo solo colore … che io sola so qual'è ..raggomitolata come quando ero nella pancia della mia mamma …con i pugni stretti, giro talvolta i polpastrelli dell’indice e del pollice in rotazione per sentirmi ...
Percepisco pero’ nel cuore l’arrivo di una nuova primavera _vorrei sentirti_ la mia anima è già nella neve che si scioglie suo malgrado con l’insorgere del sole e scorre in rigoli di nuovi solchi emozionali ….scorre frrsshhhhhhh … scoooorrre …………. Verso fiumi in piena e poi a pacificarsi in paticelle marine ….sedimenti calciferi, i mie sentimenti precipitano ondeggiando verso oscuri fondali, per depositarsi dove mai fisicamente potrei arrivare … ma è nell’aria che una parte di me ama dispersi piu’ volentieri … volo quindi anche scomposta in pulviscoli danzando in balia dei venti veloce schhhhhhhhhhhh…e voglio posarmi proprio li sulle gemme delle piante nell’aspra valle indicata dal dito di pietra della dea…. la valle dei briganti …quella delle verdi foglie nascenti perpetue in aprile …
Insomma se non sei tu il languore che sento ora sciogliersi negli occhi in lacrima allora è meglio che io esploda come un dente di leone maturo …shhhhhhhhhhhh soffiata via ..altrove ..ma altrove non è mai abbastanza per giungere a te
Vorrei parlarti attraverso lo schiudersi prossimo delle gialle primule boschive …. Parole gialle accese …
Ma poi son ancora li cristallizzata a stella nella neve
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ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN
Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare ...
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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.
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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA
(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.