Creato da Vasilissaskunk il 16/06/2008

ALIVE IN THE NIGHT

(foto di viaggioMIE)

 

 

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GELIDAmente

Post n°299 pubblicato il 06 Novembre 2020 da Vasilissaskunk

Si dileguano talvolta le nebbie umorali, non chiedetemi la loro destinazione  e nemmeno la ragione perché davvero non la so ….

La temperatura scende,  benchè il sole autunnale tenti di scaldare … ho sempre temuto il freddo …anzi piu’ che temuto patito, forse perché da sempre,  quando ho potuto i miei capelli corti ho portato  …forse perché la mia temperatura corporea è sempre bassissima… dunque un giorno mi sono detta voglio abbracciare il freddo … ad armi pari, scoperta, per sentirlo in tutto il corpo… così ho deciso di immergermi nell’acqua di fiume …concentrandomi sul respiro, che poi è la prima cosa che ti verrebbe da bloccare, e piano piano dopo aver bagnato la tonda pancia piegare le gambe iniziando a muovere le braccia come le ali di un cigno lasciando che il freddo entri nel mio corpo accogliendolo … è una sensazione fortissima … ultima cosa, la piu difficile è mettere giu’ la faccia … li si percepisce dolore .. che poi persistendo pian piano scompare …. così si può cominciare a nuotare … non ho mai abusato di questa sensazione che seppur galvanizzante puo’ in un attimo diventare assai pericolosa e far collassare tutti gli organi interni … il cuore si gela e impazzisce raccogliendo a se piu’ sangue possibili… “Perché lo fai ? “ verrebbe da chieder … beh perché sono convinta che fortifichi e doni benessere e inconsciamente per vedere di volta in volta di gelare un pezzettino di cuore corrispondente  ai ricordi passati da essi occupati … si sa mai che il soffrirne per la loro mancanza diventi un po’ piu’ lieve …e quando esci, anche se momentaneamente il freddo, non esiste piu’

Commenti al Post:
cassetta2
cassetta2 il 06/11/20 alle 11:44 via WEB
I lombardi vengono percepiti specie nelle regioni meridionali come un popolo freddo e distaccato. In realtà i lombardi sono un popolo freddo e distaccato.
 
 
Vasilissaskunk
Vasilissaskunk il 06/11/20 alle 11:49 via WEB
posso confermare in parte in quanto soltanto nata fui in Longobardia ma di animo Etrusco in patria appenninica tornai.. sicuramente in vita precedente Russa … comunque piu' si sale verso il polo N piu' distacco c'è ..e forse è un bene
 
gianor1
gianor1 il 06/11/20 alle 14:53 via WEB
L'accoramento dell'animo, essenzialmente, cade in fondo alla nostra coscienza. Delicatamente. E trova il sentiero in noi quel sentimento a cui ancora non sappiamo dare un nome. Ma riconosciamo il tocco di quella fredda mano, perchè ha accarezzato spesso le aree più sensibili delle nostre emozioni, fin dai primi ricordi dell’infanzia. Ore serene. Gian
 
 
Vasilissaskunk
Vasilissaskunk il 09/11/20 alle 14:32 via WEB
Non ho compreso molto perdonami … se non che tutto sta in fondo … da IN quiete A INQUIETE il passo è breve ...buone ore a te
 
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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)

Signor, e’ non passò mai peregrino,
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.

 

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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA

(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.

 

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