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Post n°379 pubblicato il 04 Luglio 2022 da Vasilissaskunk
La certa arriva ..no si sa come ne quando ma è l'unica cosa sicura di cui noi esseri senzienti siamo a conoscenza chi piu' o meno in presa di coscienza... Stamani ad esempio è arrivata per la mia pappagallina... l'ho vista morire ... un ultimo canto...l'ultimo trillo di vita come a volermi dire chissà che e poi è spirata ... credo gli animali vivano in modo diverso il fuggire via della vita ... con meno emotività io so solo che ho provato un immensa pena e mi sono vista così alla fine dei miei giorni ...morta dentro la mia gabbia costruita negli anni da rituali, legami e impalcature societarie... ho pianto perchè vedete l'anno scorso ho tentato anche di liberarla...ma lei niente è tornata nella recinzione poichè incapace di vivere senz a ... un po' come me sempre con la mi prigione, quella mi sono creata addosso ...la sua morte manco a dirlo mi ricorda che il tempo a disposizione non è illimitato e che sarebbe un peccato morire inconlcusa ...ma tanto se la Certa mi abbraccia mica mi ricordo se saro' compiuta o meno ... è piu' la pensantezza del macigno della consapevolezza che mi porto nel cuore che mi fa tremare dall'orrore ... di aver sprecato cio' che di piu' ho preziozo che sto sprecando ... il tempo che non andrà mai a ritroso La Certa è giunta oggi per te pappagallina fiera , ti chiedo perdono per la tua prigionia ti prego vola libera anche per me ovunque tu sia ... "Voglio che tu viva la tua vita proprio come se ne avessi una La Certa Caparezza |
ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN
Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare ...
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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.
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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA
(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.
ciao Vasilissas