Creato da Vasilissaskunk il 16/06/2008

ALIVE IN THE NIGHT

(foto di viaggioMIE)

 

Messaggi del 14/09/2016

Weltschmerz

Post n°125 pubblicato il 14 Settembre 2016 da Vasilissaskunk

 

Avviene che il tempo nel dolore sembri dilatato … le persone muoiono ..spariscono.. le loro cose sopravvivono così come i ricordi … ma i vuoti sono ben difficili da colmare per quanto alla morte ci si debba umanamente rassegnare ….

Il dolore amplifica ..lacera …. Segna ..urla, scuote e si contorce …nel dolore spesso si mendica compassione e comprensione ..ma a nessuno fondamentalmente importa poi di come veramente stai ….

E questo chiedere aiuto all’esterno, talvolta anche implicitamente ….ci rende vulnerabili al giudizio o anche piu’ semplicemente all’opinione----

Preferibile sia dunque il rinchiudersi a riccio e provare a lasciare fluire … nel dolore, con il dolore quanto ne consegue ….. alla fine poi,  ci si sente altrettanto vivi come quando si è felici … l’importante è sopravvivere al dolore ….

Si tasta  intorno,  trovando solo desolazione e solitudine … eppure,  ci deve essere anche la consolazione nascosta chissa’ dove …da povera sciocca l’ho cercata ovunque e forse semplicisticamente anche nel chiunque …ma non l’ho trovata…..

E’ “semplice” stare intorno a chi sta bene e sorride …com’è che quando stai “diverso” ..intorno vedi comparire il nulla … ha la consistenza tagliente ..sferza e opprime un po’ come lo spleen di Baudelaire

……. È un una presa di coscienza anche questa … prendo la tua  solitudine e te la avvogli a scialle .. non riscalda, bensì raggela e catapulta in una dimensione parallela … l’unica cosa che ti tiene agganciata ai bordi del precipizio dell’oblio è il sorriso di due candidi esserini  …. Che  riportano nel reale della “ responsabilità” dell’essere mamma

Del futuro non v’è alcuna certezza lo so …ma alla sua  morte .. e dalla sua  morte la mente non ha fatto altro che proiettare solo tristi visioni… come a dire: “ allora tra una manciata di anni tutto andra’ poi a finire così ?” .. e avvelenano queste visioni  e devastano  ….. nutrono questa mente ruggente di un panico insolente

Abbraccio salda la solitudine e il  desio interiore … quel che non ammazza fortifica ..e la tristezza non si razionalizza se no si intensifica …

 
 
 

ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN

Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare  ...

 

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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)

Signor, e’ non passò mai peregrino,
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.

 

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Ciao cara Vasilissa. Ti leggo.
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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA

(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.

 

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