Creato da Vasilissaskunk il 16/06/2008

ALIVE IN THE NIGHT

(foto di viaggioMIE)

 

Messaggi del 17/09/2016

LUoghi

Post n°127 pubblicato il 17 Settembre 2016 da Vasilissaskunk

posso dire nel mio piccolo di aver viaggiato

..visto un po' altre parti di mondo. Ebbene, ci sono posti e poi ci sono luoghi dove pur non vivendoci senti il richiamo dell' appartenenza....come se fossi vissuta proprio li in precedenza...una romantica nostalgia viscerale e a prima vista irragionevole mi. Coglie quado mi ci trovo..e' come se percepissi il richiamo di chissà quale avo oppure sono anime che ad esso son ancora incatenate...uno di questi luoghi e' la "contea della Sambuca" NEL SUO BOSCO fitto sento di esservi già stata ..gli alberi mi sussurrano e il vento che li scuote mi cinge in carezza....io li ci ho GIA'vissuto...ho il ricordo DI un pozzo al limitar del bosco....e il rumore della Limentrella che scorre perpetua nel tempo...un richiamo forte che flette la ragione presente....profondo come le radici di questi antichi alberi....poi c'è l ASHRAM... sempre sul mio appennino...dove mi vado a "salvare"

..non cerco certo un centro di gravità permanente perché sarebbe una noia...mae'utile..anzi necessario _A ME~ riGENERARMI e riCERCARMI e RIcentrarmi..

un posto che con tiene ed emana energia positiva potente....poi magari ci son altr posti che vorrei vedere che potrebbero diventar luoghi.

 

 

ecco .ma se la condizione per visitarli è di sopportar presenze negative...beh mi discosto e torno nel mio amato bosco.. visitar un posto non può passar dal condiziona mento altrui...a cuor contento domani parto....ci sono LUOGHI ...il restoe' altro

 

 
 
 

ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN

Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare  ...

 

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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)

Signor, e’ non passò mai peregrino,
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.

 

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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA

(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.

 

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