Creato da Vasilissaskunk il 16/06/2008

ALIVE IN THE NIGHT

(foto di viaggioMIE)

 

Messaggi del 19/09/2016

LIBERAmente

Post n°128 pubblicato il 19 Settembre 2016 da Vasilissaskunk

finalMENTE la pace....ognuno,si sa crede e pratica cio' che ritiene piu' opportuno per il proprio benESSERE...per quanto mi riguarda sto bene quando tengo quieta la mente...eh si perché in contemporanea si pacifica anche il cuore...si fa spazio dentro ..si crea un " buon vuoto"....solo con il profondo contatto con noi stessi..magari nel silenzio si raggiunge quello stato fisico/ celebrale che doma la mente. E dona serenità...

a volte mi rimprovero..

perché? Semplice pur avendo gli strumenti non pratico e mi lascio trasportare dalle tempeste emozionali e da furenti contaminazioni umorali...eh semplice sarebbe si proporre un istanza..sappiamo però che non sempre può essere accolta ...certo non possiamo pretendere amore da tutti..ma come possiamo pensare che qualcuno.voglia prendersi cura di noi,se in prima persona non ne siamo.capaci? Amarsi.non per mero.narcisismo nemmeno per nutrire l'ego a dismisura.....

.bensì come atto.di gratitudine dovuta per quel meraviglioso dono che co e' stato dato: La vita. NAMASTE' siamo un immagine divina di questa realtà.

 

.

 
 
 

ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN

Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare  ...

 

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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)

Signor, e’ non passò mai peregrino,
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.

 

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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA

(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.

 

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