Creato da Vasilissaskunk il 16/06/2008

ALIVE IN THE NIGHT

(foto di viaggioMIE)

 

Messaggi del 29/11/2016

Reminescenza Onirica

Post n°184 pubblicato il 29 Novembre 2016 da Vasilissaskunk

E un giorno mi chiese “ Ma tu sei ancora capace di sognare ? “ “ Certo che si ..tutta la mia vita è un così un bel sogno che avolte ho paura di svegliarmi e non ritrovarmici piu’ dentro ! “

Era una giornata di quasi inverno … una giornata fredda ma assolata … dove la terra scricchiola sotto i passi ... e quando l’inverno sta per arrivare,  è tempo di bilanci si sa .. perché  il tempo non si fa fermare .. e  l’inverno segna sempre la fine di un ciclo …. E ci sono cose che all’inverno non sopravvivono ed altre che invece rinascono, sai .. E non dipende da noi ma dal destino ….

Pensavo a questo mentre dal ponticello nel bosco guardavo scorrere la Limentrella spumeggiante nei suoi gorgoglii eterni e l’aria fresca si sposava con il silenzio e il profumo degli alti pini ….. sentivo bene il calore dei nostri respiri e la sua mano sulla mia …..non c’era bisogno di guardarsi per esser consci della propria presenza .. e tutto si avvolgeva così in essenza .. io lui …il bosco …

Non in so in quale vita mi trovassi ma lui c’era e insieme avevamo il potere di esistere

in quel mosaico di tempo

respirandoci in in tutt’uno con il momdo che fu o che semplicemente era quel di ….

Come avrei potuto non credere nei sogni quando ne avevo uno realizzato accanto …..

 

 

Mit diesem Herz hab ich die Macht
die Augenlider zu erpressen
ich singe bis der Tag erwacht
ein heller Schein am Firmament
Mein Herz brennt

 

 

 
 
 

ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN

Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare  ...

 

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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)

Signor, e’ non passò mai peregrino,
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.

 

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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA

(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.

 

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