Messaggi del 03/12/2016
Post n°188 pubblicato il 03 Dicembre 2016 da Vasilissaskunk
un deserto onirico fu questa notte dove il mio sonno profondo s'è adagiato .... L'alba è gelata e scura ed io non ti percepisco piu' .cavaliere del fu .. a volte ho dubbi perfino sulla tua esistenza in questo passaggio ... Ho percepito nel freddo pungente le carezze dei morti ..i loro spiriti .mi hanno avvolto e il mio respiro caldo ha cercato di connotarne forme e ricordi ... persino la sostanza dell'anima ... gli occhi si abiituano presto al buio ... il cuore no ... e... il respirare mi è sembrato diventare così pensante che ho sentitio il bisogno di sdraiarmii a terra ... di affondarvi dentro le unghie ..e di piangere nei fossi tutta la mia vulnerabiltà.....e sentire la terra diventare soffice sciogliersi con le lacrime .. e tu cavaliere del fu sei solo l'alibi alla mia recondita inquietudine ...il capro espiatorio del mio radicato desio.... E infine giunge di nuovo la quiete ..a pancia in su guardare le stelle e quel piccolo spicchietto di luna .. attraverso rami scarni e spettrali .. sento il freddo e l'umido invadermi la carne prima ed arrivare alle ossa poi.." e' così che il corpo deve sentirsi quando è morto " ... non mi importa piu' di niente.... Una stella brilla piu' delle altre e sono sicura che sei tu mammina mia ..perdona la tu bambina che ancora si perde nelle tempeste della vita ..che ancora cresce in crisalide ma nell'emotività no ... amami ancora con la tua anima ..perchè vedi mammina mia io ne ho così tanto bisogno del uo amore ..... |
ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN
Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare ...
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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.
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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA
(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.
Inviato da: cassetta2
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