Messaggi del 16/12/2016
Post n°197 pubblicato il 16 Dicembre 2016 da Vasilissaskunk
Fu così che Vasilissa incurante degli antemi della Baba_Yaga si intrufolo’ furtivamente e con l suo sorriso splendente scomparve nel bosco incantato .
Emozioni scalpitanti a connotare un’ intima gioia, lei non poteva essere una mangiatrice di uomini e nel mentre lo pensava, si stringeva le piccole manine bianche; umida era l’aria e lo sbuffo caldo del suo respiro le faceva ricordare il suo istinto animale…
Scintillavano gli occhi scuri felici e lei annusava famelica quel contesto di cui pareva essere un tutt’uno …non si stupi’ quindi del passaggio del cavaliere bianco che a lei prostrandosi le rivelo’ il dono di un nuovo giorno …. Segui’ lo scalpitio degli zoccoli del cavaliere rosso ad annunciarle che il sole nuovamente sarebbe sorto, e caldi infatti, arrivarono di li a poco i suoi raggi a baciarle le paffute gote e a incresparle di arsura emotiva le labbra. Lei rimase li, ferma nell’ antro del suo cuore, in quella radura a goderne il calore ….fin quando uno sferzante vento gelido porto via dal suo corpo quel dolce tepore ..e in un attimo tutto fu buio e freddo ..e la mano gelida sul collo del cavaliere nero le ricordo’ che era di nuovo giunta un’ altra notte .. e questa era di piena luna.
Provo’ allora a muoversi, ma si accorse di non avere piu’ gambe bensì salde radici affondate nella terra. Le braccia sue erano rami che gloriosi tendevano la sua voglia di vita al cielo. Vide allora cio’ che rimaneva del suo cranio di fronte a se sul terreno …occhi verde giada taglienti la fissavano… a dir bene non sapeva se fosse quello uno sguardo compassionevole… ma il suo sorriso ora risuono nel vibrare delle foglie scosse dal vento … non era uno zar che voleva amare … ma essere un albero per poter immobile il passaggio del tempo e degli esseri senzienti rimirare ……
|
ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN
Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare ...
AREA PERSONALE
MENU
I MIEI BLOG AMICI
- Morire per gli indios
- DIM Il crepuscolo di Frankie Flowers
- un wreck solare
- BARBI DI TULLE
- La torre
- Cinasky_cosa inutile
- Limoni a orologeria
- Lo sgurado altrove
- Soldato Delle IDEE
- Remedios la bella
- LA KAZZUTA COMMEDIA
- La Ballata
- IMMAGINIAMO_onlycar/
- Hocus_Porcus
- ProlegoMeni
- Comparse_E_figuranti
- Desperate_Gay_Guy
- Lycopodium
- Questioni di Pestifere Korna
- The_SILVER_ qUICK
- SaLOMè
- Morsi...
- Tony Albert Brewster
- FlautoDiVertebra
- I colori del grigio
- progettosolskjeriano
- Ombre di Luce
- * Juliet *
- Latrabilioso
- EMOZIONI SENSAZIONI
- Poesie e parole !
- TheNesT
- Perturbabile
- Pensieri&riflessioni
- Poesie Per Resistere
- Torn & Frayed
- gemini_deteriora
- Romanzo Quotidiano
- Poesie
- sinapsi
- Ravvedimento morale
- spes.ultima.dea
- Incursioni
- Riflessioni
- Anima on line
- Fletcher
- LIVINGSTONE BORE
- Empire Of slack
- Memorie
- martin tales
- BLOGGO NOTES
- Cieche speranze
- ECCHIME
- Cappellaio Matto
- salsedine del sogno
- . Venere Liquida .
- Altrove
- ÐEINAUTI
- PREPARIAMOCI
- delirio
(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.
ULTIMI COMMENTI
CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA
(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.
Inviato da: cassetta2
il 26/03/2024 alle 20:29
Inviato da: Marion20
il 08/09/2023 alle 01:13
Inviato da: Vasilissaskunk
il 10/03/2023 alle 12:51
Inviato da: zapata71
il 02/03/2023 alle 16:13
Inviato da: je_est_un_autre
il 01/03/2023 alle 18:18