Messaggi del 12/01/2017
Post n°213 pubblicato il 12 Gennaio 2017 da Vasilissaskunk
Non c’è sollievo alcuno in nessuna ricerca e in taluno ….anzi spesso lo sferzo è tale che la ferita subita invece di rimarginare si infetta di bisogno … “ C’è qualcheduno intorno che non voglia solo le mie carni divorare ? C’è qualcuno a cui anche l’anima puo’ interessare? C’è qualcuno che mi vuol aiutare “
Si perde nelle pieghe grigie del mio cervello questo urlo neurale, grigio organo spugnoso grigio come il cielo ghiaccio tagliente che si abbatte peso sul mio involucro e, come il palmo di una grossa mano rugosa, mi schiaccia a terra e mi è difficile respirare così come mi risulta facile lacrimare.
Tutto svanisce nelle intercapedini e nei meandri delle mie innumerevoli storie immaginarie …. Mentre oppongo resistenza al reale che preme compatta e ….. in fine mi schiaccia e il tutto comincia a fare parte della mia solitudine … nessuno conforto ..nessun aiuto ..nessuno ..nessuno mai
Si schiacciano le mie ossa, non reggono piu’ scricchiolano in dolorose rotture gli organi interni scoppiano e la mia bocca si riempie di caldo sangue …fino a quando gli occhi piano piano si offuscano e il tutto intorno mi svanisce ….
Rimango solo io con le mie viscere scomposte e sparse nel deserto immenso della mia solitudine
Io sono tutta la mia solitudine
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ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN
Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare ...
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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.
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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA
(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.
Inviato da: cassetta2
il 26/03/2024 alle 20:29
Inviato da: Marion20
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