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La macina da mulino

Post n°139 pubblicato il 25 Aprile 2007 da odio_via_col_vento
 

 

Luca 17:2: "Sarebbe meglio per lui che una macina da mulino gli fosse messa al collo e fosse gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno solo di questi piccoli".

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C’è un’idea perniciosissima che ha preso piede da non so quando nella media delle persone, un’idea sbiadita e buonista del cristianesimo.
Come se Gesù fosse il biondino slavato e dal dolce sorriso dei santini della nostra infanzia, un dio a buon mercato, un dio da “volémose bene” e da “tarallucci e vino”.

Si è accreditata l’idea che tutto il Vangelo sia riconducibile a frasi ad effetto del genere “porgi l’altra guancia”, “perdona chi ti fa del male”, “non giudicare”, “ama il prossimo tuo”.

Nessuno nega che questo faccia parte del messaggio evangelico.
Ma purtroppo, o per fortuna, questo messaggio è anche molto più.

E’ una miniera senza fine di scoperte, una stratificazione di contenuti anche controversi, o che per lo meno sembrano tali ai nostri orecchi moderni, incapaci di percepirne e viverne la valenza forte e centralizzante, difficilmente riconducibile a pratiche consuetudinarie, cattolicesimo di maniera e di facciata, addomesticate interpretazioni ad usum delphini, fatte cioè per tenere dentro tutto e di più.

Il messaggio radicale del Vangelo, invece, annuncia un rigore e una fermezza difficili, certo non politically correct, non "un lesso da brodo" (come si dice a Firenze), cioè non un qualcosa di gommoso e molliccio che ognuno tira dalla sua parte per cercare di accreditare le proprie convinzioni.

E così qualcuno, qui a Firenze, dovrà fare i conti anche con questa (scomodissima) frase, ripetuta in tutti e 3 i Vangeli sinottici, inespuntabile, quindi, alla luce di ogni rigorosa critica esegetica.

Che è condanna, netta e totale di ogni pedofilia.

Che non può lasciare spazio a nessun compromesso, che impone (per chi a questo messaggio vuole conformarsi) anche l’azione, la condanna intransigente e rigorosa.

Così colpevole è anche chi non condanna, chi insabbia, chi sa solo pronunciare, e troppo tardi, solo nonsense buonisti: come se si dovesse sempre perdonare e sempre difendere. Ma chi, poi? Difendere il colpevole? E alle vittime, chi ci pensa alle vittime?

E colpevole proprio alla luce di questo Vangelo.
Colpevole il pastore che non sa difendere le proprie pecore.
Colpevoli anche quelli che lo hanno preceduto e hanno lasciato passare colpevolemente il tempo.
Colpevole l'ex enfant-prodige che non sa staccarsi dal suo ruolo e dal suo passato; che sa solo invocare la sua sofferenza. Chi te la nega? Ma da un adulto mi aspetto che sappia superare le sue disillusioni ed esercitare il mandato che gli è stato dato.

Colpevole chi non ha creduto, chi non ha saputo ascoltare, chi non ha difeso.

Grazie invece a chi ha parlato e ha fatto uscire la vicenda allo scoperto: grazie ai vicari che hanno scritto una lettera aperta.
Grazie a Telefono Antiplagio.
Grazie al procuratore Ubaldo Nannucci che comunque, anche se sono passati 30 anni, ha aperto un'inchiesta.

Non c'è molto altro da dire.

Vorrei potermi fidare di quelli che hanno a che fare con i nostri figli. Vorrei potermi fidare di insegnanti, di allenatori di squadre, di vicini di casa. Di preti. Vorrei che le leggi fossero adeguate, severe. Vorrei che nessuno rimanesse incredulo e non prestasse ascolto.

Vorrei che nessuno si dimenticasse di questa pesantissima, definitiva, straordinaria invettiva: un delitto che fa raccapriccio anche agli occhi di Dio, per il quale anche la misericordia trova più misericordiosa "una macina da mulino appesa al collo".

 Vorrei non continuare a leggere sui giornali di questa ombra nera che si allunga.

 Ci sarebbe solo TANTO da fare. Difendere i nostri figli non ha prezzo.

 

 
Rispondi al commento:
suntree
suntree il 25/04/07 alle 13:20 via WEB
Cara mamma, è un padre che ti parla... So che le madri sono per loro natura (ed è giusto che sia così) viscerali nei confronti dei figli (noi padri abbiamo appunto il dovere di bilanciare, essendo complementari alla donna)...Ho letto il tuo post e tutti i link che hai inserito (non conoscevo la vicenda) e sento il dovere di rispondere seriamente, per questo mi sono preso qualche decina di minuti (capita raramente per me a causa del mio lavoro...). Come madre cosa desideri? La gogna per un prete che ha tradito il proprio mandato e che non è stato adeguatamente redarguito dai suoi superiori a tempo debito? La gerarchia ecclesiastica ha sicuramente molte colpe, ma sono persone come noi che possono commettere anche paurosi scivoloni. Mi auguro che i due vescovi che citi abbiano fatto anche tanto bene, non abbiano solo combinato questo peccato di omissione. Perchè di peccato si tratta...Hai ragione, pienamente ragione, a richiamare il passo evangelico, ma è da leggere anche in chiave più ampia (come sempre...). Gesù se la prendeva e molto solidamente contro l'ipocrisia, che pervade purtroppo tutti noi...Siamo ipocriti anche quando richiamiamo responsabilità di “altri”: insegnanti, allenatori, vicini, preti...Gli altri siamo noi, diceva una nota canzone...Se la società gira male, siamo noi che non abbiamo forza sufficiente per capire che i valori, le regole (che sono la radice e la linfa della nostra società) non possono essere considerate fuori moda e antiquate...Di converso non possono considerarsi di moda i Dico solo perchè si vuole dare dignità di famiglia alle unioni omosessuali, l'aborto o il divorzio come libera affermazione dei diritti della donna: non c'è libertà senza responsabilità, al massimo c'è il libertinaggio... I preti, ci lavoro spesso insieme, sono spesso confusi perchè per evitare di perdere per strada le persone, hanno scelto di annacquare gli insegnamenti ricevuti, col solo risultato di aver contribuito a svuotare le chiese...I capi, come li chiami tu, hanno certo la loro responsabilità, ma questo non deve screditare tutto il resto del lavoro che fanno. Certo, fa comodo una chiesa addomesticata, fa comodo al potere “democratico” che, sventolando una libertà personale dei singoli, di fatto ha inebetito le persone e le ha lasciate in balia di un relativismo diabolico che toglie speranza, la speranza di costruire un futuro migliore... L'unico modo per uscire da questo è assumersi ciascuno il proprio pezzo di responsabilità, non lasciandoci vincere dal male, ma vincendo il male con il bene... In questo caso non si può combattere il male linciando un povero Cristo, perchè lui è il primo ad essere vittima di una sua visione demoniaca del mondo (e così facendo, ha portato ulteriore male e divisione attorno a lui). Si può solo vincere il male con il bene, con il perdono...Senza questo, il male crescerà ulteriormente...La forza del cristianesimo che richiami, la lotta e la guerra va combattuta in noi: è interiore, perchè siamo divisi interiormente tra bene e male... Solo così possiamo essere persone equilibrate e incidere positivamente nella società...A buon rendere...
 
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