Creato da odio_via_col_vento il 03/11/2005

Abbandonare Tara

abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui

 

Messaggi di Dicembre 2012

Tranquillo "week-start" di fine anno

Post n°571 pubblicato il 30 Dicembre 2012 da odio_via_col_vento
 
Tag: Natale

 

Norman Rockwell, Merrie Christmas: Couple Dancing Under Mistletoe

 

L'anno vecchio finisce non con un week-end, ma con un "week-start".

Che, se si vogliono leggere tutte le piccole sfumature della vita come segni, potrebbe essere una coincidenza significativa.
Finiamo da dove cominciamo. Cominciamo con la vita che è già avviata. Nessun lunedì per iniziare l'anno. Nessun brusco risveglio, nessuna idea di un inizio.

E infatti non c'è niente di innovativo, di straordinario, di eclatante in questo giro di calendario. Niente che mi meravigli, niente che attenda o cui aspiri in modo particolare.

Le boe della vita, di solito, si raggiungono in un giorno qualsiasi di un mese qualsiasi di un anno ICS.
Anzi: spesso non è solo una boa, ma molte, frammentate, disperse.
Lunghe scie di segnaposto, di pietre milari,di sassolini di inciampo, di tappi di spumante, di candeline di non-compleanni che riconosci solo guardandoti indietro.

Un giorno di settembre in cui mi vestii di bianco. Il mio matrimonio. Ma a guardar bene anche quel giorno era stato preceduto almeno, inevitabilmente, da una serata in cui, giovanissima, per la prima volta mi vestii di nero. La sera di un incontro.

Un giorno d'inverno in cui portai un faticosissimo fardello, 5 volumi (moltiplicati per 4 copie) a rilegare di tela color verde prato. La mia tesi di laurea. Ma anche quel giorno era stato preceduto da teorie infinite di mattinate e pomeriggi nella polvere del vecchio archivio di stato a Firenze, da lunghe gite alla ricerca di quadri dimenticati in vecchie canoniche di campagna, da perdersi e ritrovarsi in labirinti di scaffali di biblioteche.

E poi torte dei tanti compleanni che si ripetono di tanti bambini. Anche questi preceduti e poi seguiti da corsie di ospedali, da passeggiate forzate ai giardinetti, da sfinenti attese nei corridoi dei licei durante quei massacri chiamati colloqui con i professori, da recite di Natale e levatacce di mattina a preparare panini per le gite scolastiche.

E una mattina d'estate, in un bar in Santa Croce, un colloquio a progettare un altro futuro, un altro inizio, un altro continente. Anche questo solo un passo in un sentiero, tortuoso e spesso faticoso, fatto di anni e fatiche e speranze, soddisfazioni e delusioni. Chi fosse arrivato allora, avrebbe visto in quel momento una pietra miliare. Per me fu un bel regalo incartato e con un fiocco di raso rosso. Ma che veniva da lontano.

Così sarà anche questo passare da un anno all'altro: lento, sfumato, senza cesure. Tutto travalicherà, scivolerà a riempire i giorni che verranno, per continuare il cammino, a ritrovare i sassolini buttati in avanti, a guardare quelli che segnano il percorso già fatto.

Da lunedì a martedì.

 

 
 
 

Il linguaggio dei doni

Post n°570 pubblicato il 27 Dicembre 2012 da odio_via_col_vento
 
Tag: Natale

 

 

Come il linguaggio dei fiori.
Rosa rossa, amore; rosa gialla, gelosia; viola, ti penso; orchidea, sono tuo; geranio, no e poi no!.

Anche i regali fatti e ricevuti per Natale trasmettono un messaggio?
Parlano attraverso la loro simbologia (nemmeno tanto nascosta)? Dicono quello che le parole non possono o non vogliono dire?

Bagnoschiuma e profumi, asciugamani e accappatoi, sottintendono un invito a lavarsi più spesso? a coprire uno sgradevole odore personale? a presentarsi più in ordine?

Libri e (oggi) e.reader sono inviti a curare di più la propria istruzione o cultura?

Un maglione oversize è una ineludibile indicazione della necessità di dimagrire?

Occhiali, lente di ingrandimento (con lucina incorporata....divertentissima), portachiavi con richiamo sonoro, cappello e sciarpa di lana, scialle, calzettoni pesanti, copertine di pile da divano...ohi ohi ohi....sono indicazioni che l'età avanza e nessuno più ti regala cosine sfiziose, ma solo "presidi sanitari"?

Eppure anche tutta questa lettura dei messaggi subliminali che ricevere regali si porta dietro rivela la profondità della nostra aspettativa.
Ci aspettiamo di essere amati per quello che siamo, di essere capiti, che i nostri bisogni e i nostri desideri siano compresi senza parole:
Ci aspettiamo di essere percepiti sempre belli, sempre giovani, sempre desiderabili, sempre perfetti.

Aspettiamo il principe azzurro o la lanterna di Aladino all'interno di ogni pacchetto, il cielo in una stanza, il segreto della felicità.
In fondo è sempre il bambino remoto che sta dentro di noi, che ancora vuol credere al Natale e alla magia di un essere soprannaturale che indovina i tuoi desideri.

 

 
 
 

Non sono pronta

Post n°569 pubblicato il 23 Dicembre 2012 da odio_via_col_vento
 
Tag: Natale

 

 

Ecco: non sono pronta.
Nonostante le mille liste della spesa, i mille elenchi degli amici e dei parenti, le mille idee accumulate girando, pensando e ascoltando, nonostante tutto non sono pronta.
Nonostante gli aiuti tecnologici - application dell'Iphone, calendari elettronici, siti web dedicati - nonostante tutto, non sono pronta.
Arriva il nome nell'elenco che ti mette in crisi. Arriva la persona di cui ti accorgi di sapere poco, arriva quella che ti spiazza.
Nonostante anticipi e occasioni, nonostante negozi e catene battute a tappeto, mi rifiuto di fare il regalo non personalizzato al massimo, la gift-card "da spendere come vuoi", o ancora la "smart-box" con astruse occasioni che forse andranno dimenticate in un cassetto.
Voglio essere presente personalmente, nell'indovinare ma anche nello sbagliare, perché no? Anche l'errore o il doppione diranno qualcosa di me.
La mia dimenticanza, la mia poca attenzione, la mia insistenza, la mia voglia di persuadere o di essere presente (incombente, forse).

Finché ancora posso permettermi questo piccolo lusso, contenuto e discreto, del volerci bene, del ricordarci l'un l'altro, tutti insieme,  lo stesso giorno.

 

 
 
 

La follia individuale e la follia collettiva

Post n°568 pubblicato il 15 Dicembre 2012 da odio_via_col_vento
 

 

Michael Moore _n Tweet

Un tweet di Michael Moore sulla strage di Newtown: "Il modo di onorare questi bambini morti è pretendere un rigoroso controllo delle armi, una assistenza sanitaria gratuita  per i problemi mentali e la fine della violenza come politica di governo"

 

 

Newtown.
Ma prima ancora Columbine. E Red Lake, e Virginia Tech, e Binghaton. E Aurora, solo pochi mesi fa. Per citare solo i più noti massacri frutto di una follia individuale che ha portato a stragi collettive di ignari, innocenti, inermi. Senza un perché, né una logica dietro l'illogico scoppio della follia.
Una società che genera mostri a ripetizione, stragi e serial killer. Ma che raramente si interroga.
Preferisce parlare e parlare delle lacrime di un presidente, non della necessità di ridurre le possibilità che questa follia arrivi a compiere stragi, limitando (se non abolendo) il possesso privato delle armi.
Anzi: tra i commentatori locali, immancabile anche chi ha invocato la necessità che le maestre portino armi, A SCUOLA!
Un paese che ha nella costituzione proprio l'affermazione di questo diritto. Un articolo della fine del '700 che viene affermato e riaffermato di continuo, anche in una società che non è più quella della frontiera.
Un paese dove impera l’esaltazione dell'individualismo e quindi l’uomo deve dimostrare di sapersi proteggere e farsi giustizia da solo. Lo stato non c'entra, lo stato deve starne al di fuori, lo stato non deve interferire (e del resto questo terrore sacro nei confronti dello stato è anche alla base del rifiuto di tanta della popolazione americana anche per la riforma della sanità proposta da Obama che introduce un sistema più simile al nostro). 

Insomma: tutto a posto, nella misura in cui sono problemi di un altro paese.
Meglio ancora: di questo grande paese che amiamo e odiamo tanto.

La follia come connotato specifico, come bubbone americano, dunque? 

Ma poi qualcosa si incrina.
Se solo ci vengono in mente anche Oslo e Utoya: in Norvegia.
Europa e non Stati Uniti. 

E il continuo femminicidio che stravolge le nostre cronache.
I bambini siriani che muoiono a grappoli senza che nessun giornale italiano ne parli o si stracci le vesti.
L'ordinaria violenza sociale che ci segue per le stazioni fredde, rifugio di barboni abbandonati, creati da QUESTA società.
Le stragi terroristiche di al-Qaeda.
Ma anche le stragi terroristiche degli anni della tesnsione in Italia, qui, esattamente qui. Piazza FontanaBrescia, l'ItalicusBologna.

Stragi individuali o stragi collettive. 
Esplosioni improvvise o sordide trame maturate negli anni.

La follia, sì. E quello che turba, spaventa, è proprio l'apparire improvviso del mostro, la morte che si affaccia nel quotidiano, che colpisce alla cieca, invitata sempre presente ma negata, esorcizzata, respinta dal nostro cieco credere che la vita sia eterna.

Meglio chiamare follia quello che è il parto dell'uomo stesso.
Meglio spiegare con le mille sfumature psicologiche che verranno ciò che sta sotto gli occhi di tutti: l'ineludibile crudeltà dell'uomo. Il suo essere bestia, armarsi contro il proprio simile, volerlo possedere, usare, conculcare.
L'esplosione di questa carica bestiale viene chiamata follia, solo per illuderci che non faccia parte di noi.

Continuiamo a illuderci che cultura, civiltà, educazione possano fare il miracolo.
L'impossibile miracolo.

Forse è questo quello che i Maya (e gli sciocchi) chiamano "fine del mondo".

 

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aggiornamento, 17 dicembre 2012, ore 16.30

Sulla stampa americana.
A sinistra Obama che piange le vittime di Newtown, a destra Babbo Natale fa pubblicità alle armi!

 

obama

 
 
 

Correggere bozze

Post n°567 pubblicato il 10 Dicembre 2012 da odio_via_col_vento
 

 

Jan Van Eyck, Madonna des Kanonikus Georg van der Paele (particolare)

 

Odio correggere le bozze.
Gli occhi mi si incrociano.
Trovo di una noia mortale rileggere per l'ennesima volta quello che si è scritto anche perché, essendo parole che so quasi a memoria,  non le leggo più. Le vedo come immagini e, in quanto tali, le riconosco per quello che significano anche se sono scritte male o a sillabe invertite.

Forse sono leggermente dislessica.
O forse ho una immaginazione fervida.
Di certo mi annoio facilmente.
Tanto che spesso le interpolazioni e le aggiunte che faccio in bozze sono troppe: gli editori si arrabbiano.
Ma non posso resistere: mi fanno uggia le cose che sento troppo vecchie. Ho una voglia inesausta (e anche un po' maligna) di cambiare, cambiare, cambiare.

Il fatto, poi, che oggi ti mandano dei PDF dell'impaginato è comodo per l'editore, ma massacrante per l'autore. Mi tocca a scrivere mail lunghissime, farcite, contando colonne o numero delle righe....ci sarà pure un sistema più facile!
Ma io rimpiango quelle belle bozze di una volta, che sapevano di inchiostro, in cui ci si esercitava in penne biro di colori diversi e in grafemi assurdi per i rimandi, per le cancellazioni, per gli inserimenti...una specie di geroglifici, quasi imparare una nuova lingua.

Se lo stampi, un PDF è minuscolo.
Torniamo a bomba: gli occhi mi si incrociano!

Credo di dover aggiustare la gradazione degli occhiali. Mannaggia.

 

 
 
 

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