Silena DalFinestrino
visioni e immagini del mondo.. Quasi sempre la fotografia parla più delle parole.Un buon viaggiatore è colui che non sa dove sta andando. Lin Yu-t'ang
Post n°411 pubblicato il 16 Gennaio 2014 da DONNADISTRADA
le foto sono mie Non è la prima volta che scrivo un post e libero me lo cancella inspiegabilmente e mi riporta alla pagina iniziale. Anche con il precedente era successo e provo a riscriverlo. Secondo me le persone si situano sopra una retta secondo tutte le caratteristiche fisiche, psicologiche con la loro storia e la loro capacità di reazione a tutto ciò che capita. Avviene un incontro e come per magia si nota se si colloca sulla stessa nostra retta oppure si tratta di una linea diversa. Si sente subito non appena si conosce una persona. E' un istinto come quello degli animali o dei bambini piccoli che sentono se possono fidarsi oppure no di chi incontrano sul loro cammino. Parlando con un'amica, anzi una ex amica, di un suo ex e di cosa è stato di lui. Ai tempi in cui l'amica stava insieme ad A. ci si frequentava, si usciva insieme o li invitavo a casa mia. Poi un giorno lei lo lasciò e a me dispiacque. Lei disse che era una storia difficile e non voleva proseguire. Vivevano a trecento chiliometri di distanzal'uno dall'alltro e lei aveva bisogno di certezze economiche ed affettive che lui non poteva darle vedendosi solo dal venerdì sera alla domenica. A me piaceva A., dico, perchè lo trovavo sulla mia stessa retta.
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Post n°410 pubblicato il 13 Gennaio 2014 da DONNADISTRADA
foto angela davanti casa Parlando del più e del meno in questi giorni dopo le festività dato che nel luogo dove lavoro vengono pochi visitatori il discorso un giono è caduto sulla casa dove sono nata. Se venderla oppure no.
La mia terrazza porta ancora il segno della seduta di me bambina di fronte al mare a guardare le navi passare e, giusto giù sulla strada, le auto.In agosto era un piacere guardare le barche dei pescatori e le auto degli emigranti che tornavano per le vacanze dal Nord Italia o dalla Germania, Svizzera, Francia che, uniti ai pochi turisti, rendevano internazionale la strada sotto casa e il mare un passo più in là. Terrazza che ricorda anche le mie notti insonni a guardar la luna, le stelle e Venere e il mio parlar con loro, seppure fossi consapevole che non potevano rispondermi, durante gli anni adolescenziali e del mio primo diventar grande.L'andar via lontano non è mai una cosa semplice e rimane quella Itaca attaccata alla pelle, nonostante si possa criticare famiglie di provenienza, sistemi politici e clientelari, appena peggio che altrove comunque. Le grida delle vicine lungo la strada tanto disturbanti si affievoliscono e poi si spengono quando si è lontani.Non parlo il dialetto, ma durante i miei viaggi in solitaria nei paesi molto lontani mi è capitato tante volte di pensare nella lingua della mia terra.Sarebbe razionalmente ed economicamente più conveniente sbarazzarsene un giorno. Divenire talmente forte da non averci più nulla a che fare, se non nei miei ricordi. E' sempre possibile comunque tornare e trovare una sistemazione altra. Le ragazze che abitano al piano terra sarebbero contente di ospitarmi per qualche giorno se, assalita dalla nostalgia, volessi tornare.Il terrazzo sopra la casa ha infiltrazioni d'acqua e andrebbe tolto il pavimento, rifatta l'impermeabilizzazione e poi ripavimentare.La veranda che adesso copre la terrazza da dove mi affacciavo da piccola è di eternit e andrebbe risanata e ricoperta con qualche altro nuovo materiale.E questi sono soltanto gli interventi più significativi, molti altri sarebbero necessari.Adesso che mia madre si trova in un pensionato potrei farle io le riparazioni. Non mi inorgoglisce questo. E' soltanto una questione di ricordi e di domande. Tenerla e sistemarla, chissà magari potrebbe interessare come casa di vacanza per i figli ed eventuali e futuri nipoti. Venderla quando sarà o tenerla magari così com'è e far solo la manutenzione ordinaria. Ci sarebbe anche la possibilità di abitarla, così com'è, magari al raggiungimento della mia pensione al minimo e prima che sfugga anche la pensione e dover rimanere a lavorare fino a settant'anni e appena sono soddisfatta oppure stufa finalmente di quella casa lasciarla stavolta per sempre e partire per il mio viaggio alla ricerca di Dioniso. |
Post n°409 pubblicato il 05 Gennaio 2014 da DONNADISTRADA
La Nascita di Venere Botticelli, Galeria degli Uffizi
L'adolescenza trovò Maria con gli ormoni talmente insistenti che è ifficile non seguirli o forse è solo difficile prendere in certi momenti le opportune precauzioni. Maria si accorse così da un momento all'altro che aspettava un bambino. Tutti quelli che erano i suoi progetti di colpo ballavano e combattevano l'uno contro l'altro. Ci sono decisioni che si prendono per convenienza, per convenzione, per necessità e altri, in situazioni simili, avrebbero o hanno preso. Maria lascia invece la scuola e cresce da sola il bambino che nel frattempo è nato. Maria aveva trovato un lavoro in tutti quegli anni, un lavoro qualsiasi e viveva insieme al figlio. Il padre del bambino poteva vederlo, contribuire al suo mantenimento, ma il bambino è solo di Maria. Quando il ragazzo fu poi abbastanza grande per poter rimanere solo la sera, lei riprese a studiare Maria e conseguì un diploma, un diploma qualsiasi, non più il liceo brocca che aveva abbandonato e a quarant'anni si iscrisse all'università, facoltà di giurisprudenza. Senza fretta. Adesso il figlio ha una moglie, una bimba e un altro figlio in arrivo. Nessun altro uomo ha occupato il cuore di Maria in tutti questi anni a parte il figlio. Arriva un biglietto di auguri per il compleanno di Maria: "Un uomo che tratta la sua compagna come una regina è stato educato al massimo rispetto proprio da un'altra regina." Firmato: Tuo Figlio
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Post n°408 pubblicato il 29 Dicembre 2013 da DONNADISTRADA
foto angela, Trivandrum, Kerala 1996
le ombre, mai Mentre tutti fanno auguri, feste e cene pantagrueliche, penso che presto prenderò la strada. Ne avevo già parlato qui qualche tempo fa. Partire a piedi, in bicicletta, in autobus o in autostop. Non so con quale mezzo, ma per adesso il sogno è quello di andare. E lascio che sogno sia, indipendentemente dal fatto che possa realizzarlo per davvero. Non solo Hartmut è in viaggio senza soldi e in bici da cinque anni, c'è anche C. C. non ha mai lavorato e vive nelle case dove lo ospitano oppure in una tenda o dentro una grotta. Da otto mesi è partito per il nulla oppure solo per la sua dimensione, la sua strada. Viveva una storia d'amore con una donna e viveva anche nella casa della donna tra olivi, un cane ormai vecchio e qualche gallina. Aveva un sogno di andare per boschi per sei mesi e la sua compagna pensava di seguirlo. Lei, una regolare e con lavoro regolare. Qualche giorno prima di partire lei non si sentì di seguirlo. Per lui fu un grosso trauma. Lei parlò di destino. Lui parlò di anaffettività. Capisco lei. Non era il suo viaggio. Sarebbe stato il viaggio per amore di lui. Non era un viaggio facile. Non lo seguì a mangiare radici o qualche frutto. C. partì da solo. Per molti mesi nessuna notizia. Poi finita l'estate qualche notizia e qualche breve racconto. Ha scritto un libro. "Breve ma intenso" Scrive dei diari dai luoghi dove si trova. vi riporto un breve stralcio dal racconto del viaggio di C.: "Attila semina sassi bianchi mano a mano che nel bosco procede. E il bosco si fa foresta e corre la notte, accorre la paura di non saper o non poter tornare. La strada sale e il bosco urla anche lui, di rimando all'astro e sopra la strada che non è più strada, né sentiero, né mulattiera ma solo bosco e foresta e passaggi di animali, cinghiali o cacciatori o persino lupi, o cani o uomini famelici. Famelici prima ancora che affamati." e un altro: "A me piace essere quello che fa il fuoco alla mattina quando tutti dormono, la valle tace, e il sole ancora non lo sai se c'è o se il chiaro sopra al monte chiamato cielo dell'aurora è grigio nube o azzurro.
A me piace essere quello che fa il sole alla mattina." |
Post n°407 pubblicato il 17 Dicembre 2013 da DONNADISTRADA
«Dobbiamo abbandonare ogni modello,
Vi ricordate il ciclista incontrato una mattina in Sicilia che mi ha regalato la penna di barbagianni? Mi aveva scritto il suo nome e cognome. Mi aveva detto che non usa internet ma ha un profilo facebook che gestisce un suo amico che ogni tanto pubblica qualche fotografia. Forse l'amico ha riaperto il profilo di Hartmut e ha accettato la mia amicizia. Che dire altro che la sua amicizia mi riempie di gioia e che comunque avrei conservato la penna di barbagianni e quella conversazione di cinque minuti come una delle cose più belle che mi siano mai capitate. foto da facebook, dal suo profilo. |
Post n°406 pubblicato il 15 Dicembre 2013 da DONNADISTRADA
La mia ultima granita, stamattina alle sette e mezzo al bar vicino casa. La granita ha origini antiche e veniva prodotta con la neve conservata sottoterra prima ancora che ci fossero i frigoriferi e le gelatiere. Tra poco riparto, aeroporto di Catania, consegna della Panda super basic e rientro a casa. E' la prima volta che mi piange il cuore e anche gli occhi dover ripartire. Anche se non funziona quasi nulla qui, adesso è finalmente "Casa". Grazie a tutti quelli che hanno seguito la mia avventura nella casa dove sono nata. A presto |
Post n°405 pubblicato il 09 Dicembre 2013 da DONNADISTRADA
Ancor prima di partire per la Sicilia e ancor prima di decidere se partire oppure no, mi era arrivata notizia di una sagra del maiale e del cinghiale che si sarebbe tenuta ad Antillo nei giorni 7 e 8 dicembre. Avevo pensato: Chissà, se fossi in Sicilia in quei giorni potrei anche andare. Avevo controllato la strada, si sale da Sant'Alessio, una lunga strada. Quando poi in Sicilia ci sono stata davvero ho ricontrollato le notizie e gli orari della sagra. Il sabato era solo di pomeriggio, ma la domenica tutto il giorno.Ieri mattina dopo la mia ormai solita granita con brioche appena sfornata (Domani sarà la mia ultima granita perché poi ripartirò alla volta delle nebbie e del gelido inverno padano.), prendo la strada del versante nord-orientale in direzione Sud. Ripasso da Scaletta dove quattro anni fa un alluvione ha spazzato via vite e case. Passo da Alì Terme, Nizza, Roccalumera, Furci, Santa Teresa di Riva e Sant'Alessio. Mi soffermo a guardare il paesaggio che si apre sul mare lasciando senza fiato tra un'insenatura e l'altra. I Monti Peloritani finiscono sul mare. Alcuni speroni sono ricoperti da reti per evitare che massi di grosse dimensioni rovinino sulle auto in transito o sui pedoni. I paesini si susseguono nelle anse dei torrenti. Ogni paese della litoranea ha al suo interno altri paesi semi nascosti alla vista del mare. Li avevano edificati lì per proteggerli dai pirati. Quasi tutte le strade che salgono su a tre chilometri dal mare si è già a quota 500 m slm o ancora di più. Antillo invece sono 18 chilometri da Sant'Alessio. Diciotto chilometri da condividere con la mia Fiat Panda super basic e soprattutto con le mie vertigini. La salita l'ho percorsa pianissimo ma con poche defaillance. Poche volte ho dovuto alzar la mano in senso di scusa all'auto che mi seguiva per chiedere un po' di pazienza.Alla sagra vendevano prodotti di primissima qualità, come salami di maiale nero, di cinghiale, ricotte artigianali, formaggi, nocciole, verdure di coltivazioni proprie e cuocevano il pane in forni montati lungo le strade del paese. Ho mangiato uno di questi panini e un cannolo. Anche le macellerie, le pasticcerie e il ristorante avevamo banchetti dove vendevano e preparavano cibo che dall'espressione sul viso delle persone non doveva essere proprio male ed era anche economico, perché con dieci euro c'erano tre primi, polenta, carne con contorno e anche un bicchiere di vino.Dopo aver fatto qualche acquisto e un giro panoramico verso le due del pomeriggio raggiungo l'auto parcheggiata e riparto per i miei diciotto chilometri di discesa tra curve, dirupi e ponti. Diciotto chilometri che ho percorso quasi interamente in prima e a dieci chilometri l'ora. La giornata era bella, se ci fosse stata pioggia o nebbia o peggio ancora neve non mi sarei azzardata a montare fin lassù. In un luogo dove la strada era un po' più larga un'auto mi si affianca e l'uomo alla guida mi domanda se ho problemi. Rispondo di no che soffro fortemente di vertigini e che sto guidando in prima. Risponde che non può far nulla per me. Lo ringrazio Mi sono data coraggio e in meno di un'ora ero giunta sulla strada litoranea. Mi fermo sul lungomare e tiro un respiro di sollievo fumando una sigaretta. Dopo senza problemi altri quaranta chilometri di litoranea mi riportano a casa. |
Post n°404 pubblicato il 06 Dicembre 2013 da DONNADISTRADA
Stamattina mi sono alzata, come ormai tutte le mattine da quando sono in Sicilia, alle sei e il cielo appena dietro la Calabria è di un rosa stupendo. Il tempo di ammirarla e mi lavo (acqua fredda, non sono riuscita infatti a far partire la caldaia) e giù in strada. Prendo l'auto e vado a far colazione nel primo bar che trovo sulla via. Finito di consumare la mia granita con panna e brioche, ci vuole coraggio alle sette di mattina ad ingollare una granita, ma lasciatemelo fare starò da queste parti solo una settimana :) Quando esco c'è una bicicletta con uno zaino su e una scatolina con piccoli attrezzi per riparazione di biciclette. Avevo sentito qualcuno che parlava italiano con forte accento straniero, ma ero seduta nella stanza attigua e non ho visto chi parlava. Due uomini commentavano la bicicletta e commentavano di conseguenza il suo proprietario. Dicevano tra loro e anche con me che mi ero soffermata anch'io: -visto che padellona che ha? -dov'è la padella? faccio io e mi mostrano un secchiello da ghiaccio che senza dubbio fungeva anche da pentola per cucinare ooltre che per lavare piatto o bicchiere. Un piatto d'allumino chiudeva questo cestello e uno spago teneva unito il tutto e l'assicurava alla bicicletta. Del ciclista neanche l'ombra e prendo la mia Fiat Panda molto basic e riparto. Mi fermo cinquanta metri più avanti per comprar le sigarette e quando sto per riprendere l'auto si è appena fermato il ciclista, forse per andare anche lui in tabaccheria. Non ho l'abitudine di attaccare bottone con estranei, ma appena vedo questo signore non posso far a meno di dirgli ciao, da dove vieni e dove vai. E' tedesco ed è in viaggio da cinque, dico cinque anni. Torna in Sicilia tutti gli anni da novembre ad aprile e si ciba prendendo dei frutti dagli alberi che incontra per strada. Qualche volta gli hanno offerto un lavoro per un anno, ma ha risposto che lui non ha tempo per lavorare. Qualche volta fa qualcosa, ma gratis e per amicizia in cambio solo di un pasto caldo. E i soldi? gli domando. Non ho bisogno di soldi, risponde lui e poi quest'estato sono tornato in Germania e ho lavorato per cinque settimane, giusto il tempo di ricaricare denaro che basterà per molto tempo ancora. Dorme in tenda e sacco a pelo o in grotte che trova lungo la strada. Non usa internet, non usa altri aggeggi elettronici perché gli mettono tristezza. Ha un profilo facebook che di tanto in tanto gestisce un suo amico per postare qualche fotografia. Lui ha la strada e la bicicletta attrezzata. La sua casa, dice. Gli vorrei offrire la colazione, ma dice che prende soltanto un caffè e poi si mette in marcia. Dove vai oggi? Verso Tindari mi dice. Lo saluto affettuosamente come con un vecchio amico che si può incontrare lungo la via. Mi vuole fare un regalo: una penna di un uccello. Ne sceglie una da una borsetta che tiene in bici. Di un barbagianni incontrato a Caltagirone qualche tempo fa. Gli ho parlato non più di cinque minuti ma è stato un incontro che mi ha reso felice. |
ALLERTA METEO ore 22.11: E’ allerta meteo anche in Sicilia per i possibili alti volumi di pioggia previsti a partire da domani nell’Isola e, in particolare modo, nell’area dei Peloritani, in provincia di Messina. La Protezione civile regionale ha inviato una nota a sindaci, Province, Fs e Anas per invitarli a “verificare la funzionalita’ delle opere idrauliche affinche’ possa garantirsi il corretto ed idoneo smaltimento delle acque meteoriche”. “Si raccomanda – si legge nella nota – di seguire il contenuto dei piani di protezione civile per il rischio idraulico ed idrogeologico provvedendo, soprattutto, ad attivare i presidi territoriali, affinche’ possa essere monitorata l’evoluzione dell’evento”
Ieri l'Etna aveva fatto chiudere l'aeroporto, oggi l'allerta meteo. Mancano ancora tre giorni per decidere di andarmene da qualsiasi altra parte. Al di là di qualsiasi polemica o pettegolezzo o malevolenza lascio che sia fatalità partire oppure mandare al diavolo anche tutti i miei risvegli notturni.
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Post n°401 pubblicato il 14 Novembre 2013 da DONNADISTRADA
Ogni giorno il sole è nuovo.
foto angela India 1995 Myriam era nata a Tripoli e all'età di pochi mesi insieme con i genitori, zii e nonni tornò in Italia in quella che fu la rimpatriata degli Italiani in Libia voluta da Gheddafi. La madre la educò ad essere ossequiosa nei confronti di tutti quelli che avevano trovato lavoro a padre, madre, zii e nonni. Non vedeva l'ora che crescesse per inserirla in quella associazione. Myriam non volle saperne di studiare. Infatti cambiò alcune scuole, liceo artistico e alcuni istituti tecnici, ma non andò mai oltre il primo anno. Probabilmente anche la situazione familiare influì. Il padre e la madre si lasciarono quando Myriam aveva circa dodici anni. Raccontavano che a Tripoli si tenessero feste importanti presso le ambasciate anche di altri paesi. Feste importanti che in Italia cambiarono molto e si tenevano presso le vari sedi della loro associazione di Italiani in Libia sparse per il paese. Myriam insieme alla madre partecipava a quei raduni. All'età dei diciotto anni anche a Myriam fu trovato un lavoro, in quanto profuga. La madre quando viveva ancora col marito aveva un tenore di vita molto alto, quando fu da sola con i figli non si adattava a vivere solo del suo stipendio e aiuti vari da parte della società. Lasciava spesso soli i figli adolescenti durante il fine settimana adducendo giustificazione trappo volgari per essere rivolti a Myriam e al fratello che era nato qualche anno dopo di Myriam. La madre si era augurata che una volta trovato il lavoro, Myriam portasse finalmente tutti i soldi a casa. Non fu così perchè lei si trovò un ragazzo e in coincidenza con il primo mese di stipendio andò a vivere con lui. Da quel momento subì tutti i rimproveri, critiche e giudizi possibili da parte di sua madre che cominciò a tempestare la figlia e anche il genero di visite non gradite e di telefonate ossessive. Il padre di Myriam dopo la separazione andò in pensione e andò a vivere in una comunità. Dopo alcuni anni morì lasciando alla madre di Myriam una ottima pensione. Myriam oggi entra ed esce dagli ospedali per disturbi psichici. La madre di Myriam ha ricevuto un'ordinanza restrittiva che le vieta di vedere la figlia. Continua a mantenere il lavoro quando la salute glielo concede. Il marito e la famiglia di lui la seguono e la curano. Non hanno voluto figli.
foto angela India 1995 "Familles, je vous hais! André Gide Les nourritures terrestres (Famiglie, vi odio! |
Post n°400 pubblicato il 31 Ottobre 2013 da DONNADISTRADA
foto angela NY 2013
un commento che alcuni mesi fa ho scritto su un blog amico :)
foto angela New York 2013
...il vecchio si alza sempre presto la mattina, svegliato dai suoi ricordi, svegliato dalla sua natura. Domani o giù di lì non ci saranno più le allucinazioni nello scantinato abitato dai topi e dai ragni.
foto angela New York 2013
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Post n°399 pubblicato il 16 Ottobre 2013 da DONNADISTRADA
le foto sono di Antwerpen, Settembre 2013 by Angela
Vi avevo raccontato di Anversa, della prima volta che c'ero stata, una vita fa. Al ritorno di un lungo viaggio attraverso l'Olanda e le Fiandre facevano parte del viaggio di ritorno, tra la tristezza di una felicità che si stava sempre più allontanando e quei luoghi che ancora adesso suscitano in me tanta nostalgia. Siamo tornati sulle rive della Schelda sulle scale mobili che portano al tunnel sotto il fiume che porta sulla riva opposta. La domenica le città di tutto il Belgio, Fiandre e Vallonia erano senza circolazione di auto nel centro città. Avevano riempito le piazze e i viali di giochi per bambini, biciclette a noleggio e quelle dei cittadini che si godevano la città. Apparentemente a nlsura dei pedoni e ciclisti. Apparentemente dicevo perché le giostre e tutti gli adornamenti toglievano la prospettiva a quelle piazze che non riconoscevo più. Vi ho messo delle foto, un po' modificate. Nulla è importante, forse neanche le nostre emozioni, forse neanche i nostri ricordi. |
Post n°398 pubblicato il 09 Ottobre 2013 da DONNADISTRADA
foto angela Lijiang 2007
La notte i pensieri si fanno spazio attraverso l'ombra ed entrano in quella riga che divide in due la mia fronte. Il "carpe diem" non è mai entrato nella mia vita e la notte i rimpianti e i sogni non realizzati diventano grandi come montagne di fronte al bambino che ancora non ha imparato a camminare, che non può arrampicarsi. E succede che io che pur ho passato mesi e mesi su autobus e treni lontani, che ho trascorso notti su navi senza saper parlare la lingua del posto, non so più andare nella casa davanti al mare. Una collega si è trasferita in Abruzzo grazie ad una promozione. Mi venite a trovare? Fa lei un giorno che è venuta a trovarci. Perché no, dico io e invito un'altra per andare a trovarla insieme. No grazie. Vorrei tornare nella casa davanti al mare. E' mia e mi appartiene come identità e come tutto ma non so andarci più. Verresti con me? E io sì che ci vengo. Ci sono i cannoli, le cassate, la focaccia, gli arancini, ecc. ecc. Noi ci andiamo per mangiare, no? Tempo fa entravo in tutte le pasticcerie di Catania e Palermo a fotografare tutte le cassate e ognuna era un'opera d'arte di scultura. Scultura effimera come quelle fatte in riva al mare, di acqua e di sabbia. E mi ricordano il pennello di stoffa bagnato che disegnava calligrammi sulla strada di Lijiang. o vedi l'album, io sono per forza di strada o dei miei ricordi di strada, perché in casa o a lavoro io non mi ritrovo e non so ritrovarmi. |
E la seconda settimana di viaggio è già passata e domani sera si ritorna a casa. Le tre cose belle che devo scegliere per questa settimana, sempre poche tre cose quando si è in viaggio :))) 1) Tornare a Bruxelles dopo almeno vent'anni significa vederla modificata tantissimo adesso che è Capitale d'Europa e sede di tutti gli edifici. Non ero interessata a tutti gli uffici amministrativi e di rappresentanza. Nella parte aperta ai visitatori mi è piaciuto che abbiano stampato depliant, cartine e libri e opuscoli in tutte le lingue dei paesi che fanno parte dell' Unione Europea. E se tutti viviamo sotto un unico cielo, che almeno sotto i cieli d'Europa ci sia questa speranza a me fa sentire bene. Poi a Bruxelles c'è un bellissimo museo dedicato a Magritte che ho visitato per la prima volta dato che è stato inaugurato da pochi anni.
2) Dopo tanti anni siamo tornati anche a Colonia con il suo bellissimo Duomo e il Reno e l'acqua che la chiamano Energia del Reno dà nostalgia. 3) Ho assaggiato decine e decine di birre artigianali. Tutte di antichissima tradizione e alcune prodotte nei monasteri ancora adesso da monaci trappisti o di altre confraternite. Alcune birre, non appena vengono stappate producono una schiuma talmente persistente che anche dopo tanto tempo il bicchiere sembra contenere ancora panna montata. Sapori molto particolari e ognuna diversa dall'altra. Ci sono ottime birre in Irlanda, in Germana, in Boemia e in tanti altri paesi, ma mai talmente tante come in un piccolo paese come è il Belgio e tutte di qualità eccelsa e soprattutto che si trovino nei supermercati a prezzi accessibilissimi. Avrei portato a casa tutte le bottiglie ma, visto che siamo in aereo con il solo bagaglio a mano abbiamo raccolto i tappi delle bottiglie con tappo a corona. Invece i tappi di sughero delle bottiglie grandi contenenti la birra rifermentata in bottiglia erano meno significativi!! Sigh :))) Questo è l'ultimo venerdì delle cose belle e devo ringraziare Ody per aver ideato il gioco e quasi costretto i partecipanti a scrivere con una certa regolarità- Spero di rimediare e di leggere buona parte dei post che mi sono persa. eh lo sapete che sono di strada :)))) |
Post n°396 pubblicato il 20 Settembre 2013 da DONNADISTRADA
Oh finalmente venerdì e tre cose belle! Solo tre?
1) Il museo Ergè, capolavoro di fumetti e tante altre cose. Conoscete Tintin? Quando avevo i bambini piccoli tutte le volte che li portavamo a Parigi acquistavamo per loro e non solo per loro un album di Ergé. Si trova nella cittadina di Louvein la neuve, una città sede decentrata dell'Univerità di Lovanio, il museo è nato da poco e ha un parcheggio sotterraneo e talmente labirintico da far venire la claustrofobia anche a chi non ne soffre, per cui una volta guadagnata l'uscita abbiamo parcheggiato a rischio multa in un posto riservato agli autobus. Non c'erano pullmans e quindi ci è andata bene :)
2) La fondazione Folon Un museo situato in un granaio, una fattoria della tenuta Solvay che contiene una collezione davvero importante di capolavori di Folon il pittore, scultore e artista completo. Il museo voluto e realizzato dallo stesso artista belga Jean Jacques Folon in un luogo davvero ricco di fascino. Anche questo museo è da non mancare a chiunque ami l'arte e il bello in genere. 3) Oggi siamo andati a Mechelen, Brabante, di nuovo Fiandre. Mechelen è molto bella e nel precedente viaggio di quasi vent'anni fa e gli altri di passaggio in auto tornando dall'Olanda non avevamo mai visto anche per mancanza di tempo e che invece merita una visita accurata. Merita di passeggiare per le vie, le piazze ad ammirare i palazzi antichi, le vie che danno sui canali, i ponti e soprattutto le cioccolaterie. Il Belgio infatti è famoso per i cioccolatini artigianali. Deliziosissimi oltre che capolavori di scultura in un piccolo bijou di ciccolato ripiene di delicatissime e gustose creme all'interno. Insomma ne abbiamo acquistato un pacchetto. Mai spesa fu più soddisfacente di questa tra tutte quelle di tutta la mia vita e al negoziante, dopo aver pagato, ho chiesto come si dice buon viaggio in fiammingo: PRETTIGE REIS = BUON VIAGGIO e adesso posso andare a dormire soddisfatta!!! e domani passo nei vostri blog :)
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Ci sarebbero i miei pensieri da dimenticare, quelli che non voglio proprio ricordare, ma che mi svegliano all'alba e non ho voglia di parlarne, perché non sono amati, non sono capiti. Ma io sono anche tutti i rimpianti che mi tengono in ansia. Sono quelli per cui non si può fare nulla.
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Post n°394 pubblicato il 12 Settembre 2013 da DONNADISTRADA
Oggi i preparativi, perchè domattina si parte e ci sono gli zainetti da riempire e la casa da pulire. Stamattina che ero a casa ho pulito metà casa e lasciato il resto al mio compagno che era a casa di pomeriggio. Questa sera ho messo la macchina fotografica e il mio netbook che occupano la metà dei nostri due bagagli a mano. Domani si parte per un posto bellissimo, qualsiasi posto è bellissimo se non ci sei mai stata. E comunque è bello davvero. Domani si va nella Vallonia, il Belgio di lingua francese con i suoi paesini che sembrano usciti dalla penna di un illustratore di fiabe. E poi si ritorna dopo tanti ma tanti anni ad Antwerpen: Anversa in italiano, dove mi piace tornare e tra l'altro vedere una bellissima mostra di Mc Curry, un fotografo che amo davvero. Non so se avrò possibilità di collegarmi a internet durante queste settimane.
e un'altra immagine non molto lieta che ricorda il disastro dei nostri emigranti italiani, che erano andati nelle miniere del Belgio, a cercare... fortuna. disastro di Marcinelle nel 1956
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A Kolkata sono stata ospite in casa di una famiglia. Prima di ripartire per l'Italia volevo acquistare un sari da regalare alla padrona di casa. Uno bello di cotone. Quelli più eleganti sono di seta, ma sono per le occasioni davvero eleganti. Adesso ne usano altri sintetici, ma non mi piace il tessuto sintetico e allora ho pensato di acquistarne uno di cotone, sono altrettanto belli. Mi hanno detto i miei ospiti: - Perchè non lo compri per te, staresti benissimo con indosso un sari. Ho risposto che non sarei in grado di portarlo. Ho regalato il sari alla padrona di casa. Per me ho acquistato un abitino che loro usano come abito da casa. Un giorno ve ne metterò una foto.
Il sari è l'abito più elegante che abbia visto indossato da una donna.
Tutte le donne in India indossano il sari anche quelle che lavorano. E' un vezzo stupendo.
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Post n°392 pubblicato il 26 Agosto 2013 da DONNADISTRADA
Non so se questo argomento sia in tema con la moda, ma proviamo a farlo rientrare. Ne stavo preparando uno un po' più consueto quando mi è saltato agli occhi questo articolo che per me è moda, è bisogno, è uscire fuori dagli schemi dell'abitudine.
LUOGHI LONTANI, VOGLIA DI CRESCERE (di Giorgio Falco) Ma tu, assumeresti uno che, dopo l’esame di maturità, fa un viaggio di tredici mesi? Tredici mesi è vagabondaggio. Una selezionatrice del personale liquidava così la candidatura lavorativa di un ventenne, nel 1997. Per lei era impensabile che un ragazzo cercasse qualcosa lontano dai percorsi prestabiliti, dopo la scuola superiore: l’università subito, in autunno, oppure il lavoro, o entrambi. Il ragazzo avrebbe dovuto avere il proprio periodo di svago consentito, la scansione prefissata del tempo suddiviso in intervalli regolari, proficui, preparazione a ciò che più tardi sarebbe stato il tempo retribuito. Invece era stato tredici mesi in giro per l’Europa, senza la giustificazione di un corso scolastico, di un’esperienza volontaristica religiosa o laica, utile per ripulire spiagge, mulattiere, argini di fiumi o assistere coetanei in zone considerate disagiate. Il ragazzo aveva fatto qualche lavoretto ed era stato accolto da una piccola rete di amici, ciò che a volte fa sembrare la condivisione umana un fatto reale. Era stato sincero, spavaldo nel raccontare la sua esperienza, cosa che aveva suscitato la disapprovazione della selezionatrice, forse anche l’invidia. Mentre lui era in qualche stanzetta berlinese e migliorava, se non proprio il tedesco, almeno l’inglese e la quantità media di dolore consapevole; mentre lui perdeva anche tempo, in quel modo fecondo, dono che dovrebbe essere preso sul serio proprio nell’età giovanile, la selezionatrice si trovava in un parallelepipedo lungo la tangenziale Ovest di Milano, condannata al setaccio di quelle persone che, di lì a pochi anni, sarebbero diventate inesauribili risorse interinali. Anche quest’anno partono migliaia di ragazze e ragazzi. Passano il confine per raggiungere qualsiasi posto d’Europa. Sono adulti quando inseriscono la moneta dentro il carrello del supermercato, hanno comprato magliette e scarpe da soli negli anni scorsi: però mai un vasetto di yogurt, la meraviglia della merce alimentare acquistata senza l’intermediario paterno o materno; pedalano su una pista ciclabile in leggera salita, sorpresi da un temporale improvviso; e si addormentano sui vagoni di una metropolitana, cullati dal ritmo dei dialoghi di lingue incomprensibili, che potrebbero significare ogni cosa; e si innamorano, oppure provano per la prima volta quanto si possa essere soli, in una città di cinque milioni di abitanti o su un’isola di duecento persone, dove l’ultimo morto è stato il vecchio tabaccaio, tredici mesi prima; e si fermano lungo una costa, dove vivono ancora i generali e i colonnelli di qualche dittatura neppure mai sentita. Gli ex militari sono rinchiusi dentro la vecchiaia incolpevole, agiata e — circondati dai figli e dai nipoti, dal personale di servizio — suggeriscono ancora qualcosa che ricalchi la legge di un tempo. Così, per esempio, vietano il consumo anche solo di una birra fuori dai locali pubblici. I poliziotti di questi luoghi lontani lanciano un primo avvertimento in una lingua musicale, così che, quando ripassano e puntellano la loro affermazione con una manganellata davvero lieve, simile a una pacca fraterna sulla spalla, lasciano attoniti ragazze e ragazzi, che fino ad allora quasi mai avevano subito un ordine dichiarato e perentorio, incomprensibile. Quando le ragazze e i ragazzi tornano in Italia, anche solo dopo quattro settimane, hanno varcato una piccola ma significativa soglia cognitiva, l’essenza di ciò che dovrebbe essere un viaggio. Sul mobile della cucina, nella casa dei genitori, sfogliano le pagine di settimanali pubblicati durante la loro assenza. Il mondo appare congruo, alla fine di una strada c’è qualcosa di accogliente: le fotografie delle vacanze in Italia, uomini e donne di ogni età, ritratti in costume, stretti attorno a presentatrici televisive, calciatori, cabarettisti, la riproducibilità sistematica degli idoli. Le ragazze e i ragazzi bevono una birra nella cucina di casa davanti alle foto, alla tv, si passano la lingua sulle labbra, per assaporare la schiuma, e ricordare meglio l’oscenità del potere. Giorgio FalcoLa Repubblica 19 luglio 2009 Io non ho potuto farlo se non per qualche mese l'anno e solo dopo aver trovato un lavoro. Non ho potuto farlo per motivi familiari, esistenziali e altro che non sto a dire adesso, ma considero l'andar via per un anno oppure per sempre un fantastico modo di essere e soprattutto di divenire. Beh il nick che ho scelto, anche a scanso di possibili equivoci, lo dimostra :)))) |
...e appena tornata dal viaggio in Baviera, le cose belle si contano e sono più di tre. Procediamo con ordine: 1) La prima cosa bella è lungo la Romantische Strasse la Weiskirirke, alle pendici delle Alpi Bavaresi, non molto lontano dal confine austriaco. La chiesa è sito Unesco dal 1983 e la cosa più strana è che da fuori si possono fare splendide immagini, ma non ha nulla di spettacolarmente straordinario, se non le mucche che pascolano appena fuori le mura della chiesa. Appena però si varca il portone, il suo interno si presenta in tutta la sua magnificenza. Un rococò talmente ricco e ornato da rimanere a bocca aperta. 2) Ho provato a far delle foto all'interno, le ho riguardate, niente da fare orribili rispetto alla bellezza e alla ricchezza di tutto l'interno, colonne, stucchi, affreschi che sembrano arabeschi e partono da una parte iniziale bianca, semplice dipinta a calce e man mano che si procede verso l'alto la ricchezza si esprime in tutto il suo bellissimo splendore. 3) Ancora procedendo verso il confine con l'Austria ci sono castelli costruiti dalla famiglia di Ludwig di Baviera e splendidi anch'essi. La giornata era splendida e quindi da godere con gli occhi. Stavo dimenticando di dire che per gli amanti della bicicletta e del cicloturismo in genere, questo percorso è consigliato e volendo si può fare anche la parte nord fino a Wurzburg.
foto dal web, ma se non volete perdervi gli interni visitate il sito PERSONALMENTE
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NY 1997 foto angela
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