Le origini del fiordaliso sono antichissime, alcuni fossili di questo fiore risalgono al neolitico. E’ soprannominato “erba degli incantesimi”.
Una leggenda racconta che la dea Flora, avendo ritrovato morto in un campo pieno di fiordalisi il corpo dell’amato Cyanus, volle chiamare quei fiori proprio con il suo nome. Il nome scientifico è, infatti, Centaurea cyanus. Centaurea deriva dal nome del centauro Chirone che, ferito al piede da una freccia avvelenata, si curò con il succo del fiore.
In Oriente, gli innamorati lo regalano all’amata nella speranza di ottenere la felicità da lei.
Nel linguaggio dei fiori significa felicità e leggerezza.
« lullaby | SID » |
Stamane avrei voluto parlarvi della - distrazione -, di quel muoversi indistinto che ci fa apparire esistenti, ma che in realtà nasconde il vuoto dei nostri pensieri e l'evanescenza delle nostre azioni. Coglierò per te l'ultima rosa del giardino, la rosa bianca che fiorisce nelle prime nebbie. Le avide api l'hanno visitata sino a ieri, ma è ancora così dolce che fa tremare. È un ritratto di te a trent'anni, un po' smemorata, come tu sarai allora. Attilio Bertolucci |
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La riflessione di stamane è scaturita dopo una serie di letture (anche dei vostri e di altri blog) e di fatti molto concreti che mi sono capitati nell'ultima settimana. Non c'è alcuna nota di rimprovero nè giro di parole metaforiche.
La distrazione di cui parlo non è quella sana divagazione che ogni tanto ci deve pur prendere se non vogliamo rimanere pietrificati dalla negatività della realtà, e non è l'ignoranza inconsapevole del bisogno, personale o altrui.
È semmai la consapevole disattenzione, l'omissione di chi, pur avendo gli strumenti e le capacità della conoscenza e dell'azione, si sottrae volontariamente alla messa in gioco personale a favore dell'altro, in ciò mosso da quell'egoismo che nell'esterno da sè non cerca che se stesso, fosse anche solo come riflesso. Tutti gli altri a mia immagine e somiglianza, altrimenti chi se ne frega! Sono quelli che corrono immediatamente quando c'è qualche vittoria da celebrare, inventandosi legami e pure ruoli determinanti per la riuscita. E sono gli stessi che nel tempo della cura, della presenza faticosa e fors'anche compromettente si fanno sostituire dalla voce metallica della tim/o altro (l'utente da lei desiderato non è al momento raggiungibile).
Nullità, perché non contribuiscono a spostare il mondo (almeno il loro piccolo mondo) neppure di un millimetro.
Mi sono chiesta spesso quale possa essere il significato del loro esistere. Me la sono risolta così: la loro nullità "serve" perché possa emergere la nobiltà di chi subisce le conseguenze della loro distrazione, del loro omettere.
E mi sono accorta che il più delle volte questa nobiltà si manifesta nella delicatezza del tacere l'errore, quella nostra distrazione. E dico nostra, perché nessuno è esente dal rischio di omissione.
Con ciò non intendo che non si debba reagire, anzi, ma pongo la mia attenzione, piuttosto, alla scelta del metodo da adottare per la reazione.
Poiché questo fine settimana ho "incontrato" una persona (dei nostri) capace di tale delicatezza è a lei che stamane all'alba ho offerto quella rosa bianca.