Le origini del fiordaliso sono antichissime, alcuni fossili di questo fiore risalgono al neolitico. E’ soprannominato “erba degli incantesimi”.
Una leggenda racconta che la dea Flora, avendo ritrovato morto in un campo pieno di fiordalisi il corpo dell’amato Cyanus, volle chiamare quei fiori proprio con il suo nome. Il nome scientifico è, infatti, Centaurea cyanus. Centaurea deriva dal nome del centauro Chirone che, ferito al piede da una freccia avvelenata, si curò con il succo del fiore.
In Oriente, gli innamorati lo regalano all’amata nella speranza di ottenere la felicità da lei.
Nel linguaggio dei fiori significa felicità e leggerezza.
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Post n°38 pubblicato il 25 Novembre 2007 da Fajr
Di pomeriggio, le quattro e un quarto. Sole in questa veranda, e un vento lieve che fa fremere il gelsomino. Vedi, dunque, un altro giorno è appena cominciato - quanti ne sono trascorsi da stamattina alle sette? Ora rimango ancora dieci minuti presso il gelsomino; e poi, sulla bicicletta permessaci, vado dal mio amico, che è nella mia vita da sedici mesi e che mi sembra di conoscere da mille anni - anche se a volte mi appare in una luce così nuova da farmi restare senza fiato. Com'è esotico il gelsomino: in mezzo a quel grigio e a quello scuro color di melma è così radioso e così tenero. Non capisco niente del gelsomino. Del resto non c'è bisogno. Si può benissimo credere nei miracoli in questo ventesimo secolo. E io credo in Dio anche se tra breve i pidocchi mi avranno divorato in Polonia. |
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Up, a proposito del "post nucleare", non ne ero autore. Perciò la mia "F" è autentica. :)
che dire dell'intestazione del tuo blog?! esperto sarai tu di tale arte, che hai preso un po' di qua e un po' di là?! 8)
maaaadreeeee?!
e ti avevamo affidato la difesa anti-mine.... ah, così va il mondo! sì. 8(
La testimonianza dei sopravvissuti dice anche altro, e mi pare che serva più dell'empietà dei carnefici e rende giustizia del codardo silenzio dei vivi.
Quando Elisa Springer raccontava la sua storia di deportata e sopravvissuta ad Auschwitz (ed io ho avuto il privilegio di ascoltarla diverse volte), è vero - sì - che te la faceva "vedere" quella sua borsetta di velluto verde costretta a lasciare sul carrello, insieme a tutto il resto e alla sua giovinezza, è vero - sì - che ha continuato a vivere ad Auschwitz per quasi cinquant'anni, portando dentro di sé il peso di ciò che aveva subito, senza poterlo rivelare agli altri, ma perché gli altri non volevano ascoltare e capire. Eppure ha saputo andare oltre il suo dolore per quel dovere di "consegna ai posteri", perchè quel dolore da lei vissuto non si ripetesse per gli altri.
L'incipit del suo libro "Il silenzio dei vivi":
«Oggi più che mai, è necessario che i giovani sappiano, capiscano e comprendano: è l'unico modo per sperare che quell'indicibile orrore non si ripeta, è l'unico modo per farci uscire dall'oscurità. E allora, se la mia testimonianza, il mio racconto di sopravvissuta ai campi di sterminio, la mia presenza nel cuore di chi comprende la pietà, serve a far crescere comprensione e amore, anch'io allora, potrò pensare che, nella vita, tutto ciò che è stato assurdo e tremendo, potrà essere servito come riscatto per il sacrificio di tanti innocenti, amore e consolazione verso chi è solo, sarà servito per costruire un mondo migliore senza odio, né barriere. Un mondo in cui, uomini liberi, capaci e non schiavi della propria intolleranza, abbattendo i confini del proprio egoismo avranno restituito, alla vita e a tutti gli altri uomini, il significato della parola Libertà. Oggi ho compreso che Dio mi ha concesso di liberarmi dalla prigionia del passato, attraverso le pagine di questo libro.»
E di lei, sempre da quelle pagine (135-137), ti riporto alcune parti che per sintesi avevo omesso e che meglio di ogni mio povero commento possono forse rispondere alla tua domanda: "e parliamo di dignità?" e a quella che chiami ASSURDITA'.
"... è un vivere la vita mille volte minuto per minuto, e anche lasciare spazio al dolore, spazio che non può essere piccolo, oggi. E fa poi gran differenza se in un secolo è l'Inquisizione a far soffrire gli uomini, o la guerra e i pogrom in un altro? Assurdo, come dicono loro? Il dolore ha sempre preteso il suo posto e i suoi diritti, in una forma o nell'altra. Quel che conta è il modo con cui lo si sopporta, e se si è in grado di integrarlo nella propria vita e, insieme, di accettare ugualmente la vita. Sto teorizzando dietro la mia scrivania, dove ogni mio libro mi circonda con la sua familiarità, e con quel gelsomino là fuori? E' solo teoria, non ancora messa alla prova da nessuna pratica? Non lo credo più. Tra poco sarò messa di fronte alle estreme conseguenze. (...) sono certa che la vita è bellissima, degna di essere vissuta e ricca di significato. Malgrado tutto. Il che non vuol dire che uno sia sempre nello stato d'animo più elevato e pieno di fede. Si può essere stanchi come cani (...), ma anche questo fa parte della vita, e dentro di te c'è qualcosa che non ti abbandonerà mai più."