Le origini del fiordaliso sono antichissime, alcuni fossili di questo fiore risalgono al neolitico. E’ soprannominato “erba degli incantesimi”.
Una leggenda racconta che la dea Flora, avendo ritrovato morto in un campo pieno di fiordalisi il corpo dell’amato Cyanus, volle chiamare quei fiori proprio con il suo nome. Il nome scientifico è, infatti, Centaurea cyanus. Centaurea deriva dal nome del centauro Chirone che, ferito al piede da una freccia avvelenata, si curò con il succo del fiore.
In Oriente, gli innamorati lo regalano all’amata nella speranza di ottenere la felicità da lei.
Nel linguaggio dei fiori significa felicità e leggerezza.
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Semplice come una volta era la tua vita ![]() La mostra di Chris Evans - Semplice come una volta era la tua vita - presenta il più recente progetto commissionato nell’ambito della serie Viva Roma! curata da Cristiana Perrella per il Contemporary Arts Programme della British School at Rome. La Roma di Chris Evans (Eastrington, Yorkshire, UK, 1967) è la sede del governo, quella della politica e dei compromessi necessari dell’esercizio del potere. L’artista ha intervistato quattro importanti uomini politici, la cui carriera ha attraversato la storia dell’Italia repubblicana: Giulio Andreotti, Giulio Caradonna, Emanuele Macaluso, Oscar Mammì. Evans ha chiesto a ciascuno di loro di definire il concetto di sacrificio e di dire come i loro pensieri potessero essere immaginati sotto forma di sculture per una scuola romana. Da queste conversazioni ha poi prodotto una serie di immagini e maquette allegoriche. >>> (l'immagine non è un'opera di Evans) lo ammetto, mi pervade una sensazione di profondo disagio |
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Un ritaglio da carmilla (vorrei accorciarlo ulteriormente, ma non so cosa togliere):
Prima di discutere qualunque tratto del ragionamento di Priore, vorrei convocare prima i vivi, quindi i morti. Ecco cosa dichiarò Corrado Guerzoni, ex segretario di Aldo Moro, a proposito di un celebre faccia a faccia tra il leader democristiano e Henry Kissinger, durante un party alla Casa Bianca:
L'on. Moro "fu molto scosso dal viaggio compiuto a New York nel settembre del 74, quando, accompagnando l'allora Presidente della Repubblica, credo per iniziativa dello stesso Presidente o di ambienti dello stesso, ci fu un incontro con il Segretario di Stato Kissinger, durante un ricevimento presso l'Ambasciata d'Italia, volto ad appianare i vari punti di vista. In quella sede ci fu una conversazione molto aspra. Kissinger disse: non sono un cattolico e non credo nei dogmi. Non posso credere alla sua impostazione politica e quindi la considero un elemento fortemente negativo. Dopo questo fatto, il giorno seguente, nella chiesa di S. Patrick Moro si sentì male e quando ritornò disse ripetutamente che non intendeva per molto tempo riprendere l'attività politica. Ma proprio in quel momento maturava la sua candidatura alla Presidenza del Consiglio, che avrà, poi, nel dicembre del '74".
A complemento di quanto testimonia Guerzoni, cito le vive parole del cadavere in questione, quello di Aldo Moro che, mentre le scriveva, era già un dead man walking. Ecco cosa ha da dire il presidente Dc in una lettera dalla prigionia, un passo che segue, di poche righe, i supposti "apprezzamenti" che Moro esprime nei confronti degli ambasciatori americani:
Seppi poi, ed il fenomeno divenne sempre più vistoso, che non mancarono all'ambasciata occasioni d'incontro politico-mondano, al quale peraltro, senza alcun mio dispiacere, non venivo invitato. Si trattava di questo, per quel che ho capito, di una direttiva cioè del Segretario di Stato Kissinger, il quale per realismo continuava a puntare sulla D.C., ma su di una nuova, giovane, tecnologicamente attrezzata e non più su quella tradizionale e non sofisticata alla quale io appartenevo. Cominciarono a frequentare sistematicamente l'ambasciata giovani parlamentari (io so, ad esempio, di Borruso e Segni; ma immagino che il De Carolis, Rossi ed altri fossero volentieri accettati), insomma si ebbe qui, non per iniziativa dell'Ambasciatore, ma dello stesso Dipartimento di Stato, un mutamento di rapporti, che prefigurava un'Italia tecnocratica che tra l'altro parla l'inglese, più omogenea ad un mondo più sofisticato e, per così dire, più internazionale che si era andato profilando.
Mi ha molto impressionato la questione della legge che rimuove il segreto sui documenti "sensibili" della storia contemporanea italiana. Ad ottobre si compiranno i "fatidici" trent'anni e Prodi era d'accordo perché il velo potesse finalmente essere sollevato. Ma una contromossa della destra ha bloccato il procedimento. Secondo loro i trent'anni si raggiungono non dalla data degli eventi, ma da quella di entrata in vigore della legge. Perciò, dovremmo attendere il 2038. Come intendere? I protagonisti di allora erano molto giovani e sono ancora in piena attività. Spostare così in avanti le lancette della "resa dei conti" significa assicurarsi che tutti i responsabili siano nel 2038 belli che morti!
Penso, comunque, che se per gli storici e i magistrati sono necessarie le fonti certe e le prove provate per noi semplici cittadin* è sufficiente un po' di buon senso per capire che il nostro futuro avrà ancora il fetore del passato. Quel fetore un tempo lo chiamavamo: PAMM = Politica, Affari, Mafia, Massoneria.