Le origini del fiordaliso sono antichissime, alcuni fossili di questo fiore risalgono al neolitico. E’ soprannominato “erba degli incantesimi”.
Una leggenda racconta che la dea Flora, avendo ritrovato morto in un campo pieno di fiordalisi il corpo dell’amato Cyanus, volle chiamare quei fiori proprio con il suo nome. Il nome scientifico è, infatti, Centaurea cyanus. Centaurea deriva dal nome del centauro Chirone che, ferito al piede da una freccia avvelenata, si curò con il succo del fiore.
In Oriente, gli innamorati lo regalano all’amata nella speranza di ottenere la felicità da lei.
Nel linguaggio dei fiori significa felicità e leggerezza.
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Post n°108 pubblicato il 13 Febbraio 2008 da Fajr
Nei giorni scorsi il Parlamento turco ha approvato due emendamenti costituzionali che di fatto aboliscono il divieto di indossare il velo da parte delle studentesse universitarie. G. Sgrena, "Il prezzo del velo", Feltrinelli |
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Però provo a fare un parallelismo ardito, e se fosse una castroneria perdonami. Sto andando a ruota libera e ragionando di getto qui sul tuo blog. Va bene, non è una palestra, ma per una volta concedimelo.
Veniamo a un tema attuale per noi. La 194. Per arrivarvi ci furono lotte, battaglie e compromessi. E una parte osservante e religiosa del nostro Paese (parlo di allora, ma parlo anche di ora, epurandola evidentemente dalle convenienze pre-elettorali) non si riconosce in una legge che consente di porre fine a qualcosa che nel loro vivere e sentire è già vita.
Ora di 194 si torna a parlare e lo spettro che tutte/i evochiamo e quello di una messa in discussione della legge stessa.
Ok mi sono persa.
In realtà no. Credo che in fondo il parallelismo stia anche un po' in piedi. Si ritorna a quanto scrisse qualche settimana fa Magris sul Corriere quando discusse di laicità. Con tutte le implicazioni etiche che la questione comporta. etiche e morali. Ricondandosi che le convinzioni personali non hanno necessariamente forza di legge.
ok. cancellalo pure.
Per quanto riguarda la "scelta" del velo da parte delle donne musulmane mi chiederei innanzitutto chi sono questi "loro" di cui parli. In società fortemente maschiliste, come quelle a prevalenza islamica (ma non c'è da stare allegr* neppure con le nostre "radici cristiane"!), questi "loro" sono, ahimè, solo uomini. E scavando scavando si scopre che l'Islam, in quanto espressione di una fede e non come insieme di codici e codicilli, c'entra poco, come c'entra poco il cristianesimo. Non mi entusiasmano i cosiddetti "relativismi culturali" in virtù di una generica difesa delle differenze. Qui si parla di diritti della persona/individuo (ognun* scelga la definizione che più gradisce!). Se la donna musulmana sceglie di indossare il velo per manifestare pubblicamente l'appartenenza ad un insieme di valori e ad una fede, non ho nulla da eccepire. Ma se quel "segno" è nato per stabilire gerarchie di potere, per ribadire sottomissioni a volontà esclusivamente maschili che risalgono a ben prima di Maometto e del Corano, non ci sto proprio. A questo punto dovremmo anche accettare le mutilazioni genitali inferte a centinaia di migliaia di donne africane (anche per le mgf l'Islam c'entra ben poco e si fa un po' di confusione), anche queste fan parte e danno senso a certe culture (salvo poi definirle "primitive").
Per la questione della 194, il mio ragionamento è lo stesso. Chi sta decidendo ancora una volta cosa è giusto e cosa no per le donne? La legge, con tutte le sue imperfezioni, fu "concepita" per la tutela della donna e per il riconoscimento di un suo diritto a decidere che farne del suo corpo e di ciò che esso può accogliere oppure no. Ora, come credente e cattolica, sicuramente non smetterò mai di difendere il diritto alla vita dal suo concepimento fino al suo ultimo respiro, ma mi chiedo - alla luce anche di quanto la scienza ci offre con conoscenze inimmaginabili fino a pochissimo tempo fa - cos'è "vita"? chi dice questa sì è "vita", mentre questa non lo è mai stata o non lo è più? come si interviene e quando per dare e per togliere la "vita"? Non saranno certo figuri come Ferrara o Casini (quello del Movimento per la Vita) o quattro urlatrici in piazza a darmi le dritte per discernere. Mi pongo in una posizione di ascolto, di non-condanna, di interrogazione rispetto a ciò che concretamente - con i miei mezzi, ruoli, saperi e responsabilità attuali - potrei fare (in un commento sul tuo blog, scrivevo di un mio coinvolgimento nel campo delle politiche sociali locali). Per il resto rifuggo qualsiasi posizione di giudizio netto e tranciante e provo a non essere cieca e sorda verso le situazioni, le persone concrete che mi vivono accanto. La 194 è una legge incompiuta, perché tutto l'intorno (consultori, agenzie educative, famiglia, genitorialità responsabile, sostegni economici, servizi sociali in genere...) sono rimasti terribilmente inadeguati, non sostenuti, non realizzati. Io lì agirei, probabilmente "facendo" lì avremmo qualche dritta in più anche per definire concettualmente la "vita" e svincolarla da astrattismi filosofici e teologici di varia origine.
Me ne sono andata via coi miei pensieri... Ciao :o)
La vita di ciascuno si dipana nel tempo del possibile non nell'eterno della perfezione... pur se a questa tende.
io ho visto, direttamente, cosa succede nell'applicazione della b194. che fin dall'inizio e ovunque, è stata solo aborto e null'altro. non c'è nessuna consulenza psicologica, nessun aiuto a pensare e valutare serenamente la propria posizione. la settimana di valutazione che intercorre tra la crrtificazione e l'intervento è solo il buco nero delle attese della nostra sanità: non è altro. adesso e subito (dato che all'epoca ero abbastanza grande da sapere e conoscere) c'è stato l'assimilazione dell'aborto alla contarccezione. (e ovviamente non dico da parte delle molte donne che vi ricorrevano, ma da parte delle strutture - il fattob è che questo ingenera, come si pronosticava all'epoca, la mentalità. ciò che è facile, rutinario come un prelievo di sangue, banale, lo diventa anche nella mentalità corrente. si chiama infrazione del tabbù- non per niente le inchieste ti dicono che aumenta il numero di chi ricorre all'aborto più di una volta nella vita. allora, per favore, parliamo anche di questo, non solo dei casi limite, non solo -come sempre si fa, mistificatoriamente- di malòattie genertiche, di stupri- parliamo anche di correre dietro all'ultima risorsa dela contaccezione. perché c'è anche questo, nell'aborto, eccome se c'è-
Il punto è capire quanto è alto il prezzo e chi deve per l'ennesima volta pagare.
Vi consiglio di leggere anche: "Leggere Lolita a Teheran" di Azar Nafisi, Adelphi.