Le origini del fiordaliso sono antichissime, alcuni fossili di questo fiore risalgono al neolitico. E’ soprannominato “erba degli incantesimi”.
Una leggenda racconta che la dea Flora, avendo ritrovato morto in un campo pieno di fiordalisi il corpo dell’amato Cyanus, volle chiamare quei fiori proprio con il suo nome. Il nome scientifico è, infatti, Centaurea cyanus. Centaurea deriva dal nome del centauro Chirone che, ferito al piede da una freccia avvelenata, si curò con il succo del fiore.
In Oriente, gli innamorati lo regalano all’amata nella speranza di ottenere la felicità da lei.
Nel linguaggio dei fiori significa felicità e leggerezza.
« alla vigilia del voto europeo | io non respingo e tu, eu... » |
Sabato e domenica si vota: per le europee e per molte province e comuni. Forse può tornare utile, al momento di decidere se e chi andare a votare, una citazione di Franco Basaglia, lo psichiatra che chiuse i manicomi, citata dal filosofo Umberto Galimberti nella rubrica che tiene ogni settimana su «D La Repubblica delle donne»: «Noi, nella nostra debolezza, in questa minoranza che siamo – scriveva Basaglia in «Conferenze brasiliane» – non possiamo vincere, perché è il potere che vince sempre. Noi possiamo al massimo convincere. Nel momento in cui convinciamo, vinciamo, perché determiniamo una situazione di trasformazione difficile da recuperare».
Può essere che le sinistre, e i movimenti sociali del Novecento, abbiano troppo affidato le loro speranze alla vittoria – elettorale o rivoluzionaria – e invece trascurato di cercare i modi per convincere. Il potere vince sempre, dice Basaglia: anche nel senso che andare al potere vuol dire trasformarsi in potere, e l’esperienza sciagurata dell’ultimo governo Prodi sta lì a dimostrarlo. E viceversa, la grande ondata che in Italia fu provocata dal Sessantotto ha sì perso, nel confronto con il potere, ma ha cambiato tanto profondamente questo paese da spingere il potere – come sostiene Guido Viale nel suo ultimo libro, «Prove di un mondo diverso» – a mutuarne le forme per rovesciarne il senso.
Ecco, di fronte alla domanda se e chi votare credo in tutta modestia che bisognerebbe chiedersi se abbiamo fatto abbastanza – noi che amiamo le «città africane» e pensiamo che la democrazia sia una relazione concreta tra le persone – per convincere, o se per caso non ci siamo mimetizzati, liste tra liste e candidati tra candidati, con chiunque altro.
Pierluigi Sullo (direttore di Carta)
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