Creato da Fajr il 30/10/2007

FAJR

... come fiordalisi in un un campo di grano. (D. Bonhoeffer)

 

strano come il rombo degli aerei

Post n°725 pubblicato il 29 Marzo 2015 da Fajr
 

E sulle biciclette verso casa,
la vita ci sfiorò

 

Il re del mondo

 

"Pedalavamo sulla via di Marina con tanta più foga man mano che, avvicinandoci al mare, il vento si opponeva di più. Ma quando sbucammo dall'ombra degli ultimi platani nella luce accecante della foce ci fermammo tutti insieme. Cielo, mare, fiume palpitavano di bianco. Bianca era la spiaggia deserta sull'altra sponda, bianchi nel baluginio di schiuma e di schizzi i due puntoni di scogli che si allungano nell'acqua, per un tratto, oltre la foce. Issate, laggiù, su gambe da trampoliere, due vecchie bilance alzavano in quel momento, con le braccia adunche contro il cielo, le reti luccicanti, in un vortice di gabbiani. Se penso all'attimo in cui colsi tutto questo, in un grande respiro di speranza, di libertà, e rivedo tutti noi sulle biciclette ferme, un piede in terra e uno sul pedale, le teste volte dalla stessa parte, i vestiti mossi, le camicie gonfie di vento, ho una pena improvvisa delle nostre giovinezze. Era la mattina del 10 giugno 1940."

(Da "Le dorate stanze" di Luisa Adorno Sellerio Editore, 1985)

 
 
 

aspettando newroz

Post n°724 pubblicato il 03 Marzo 2015 da Fajr
 

E' primavera, sbocciano i fiori
Dolci gli odori, caldi i colori
Radici forti nei nostri cuori
Dure le spine per gli oppressori
Newroz

 

Lo stato islamico. Mappa Limes

Dentro Kobane

 
 
 

se i profeti irrompessero

Post n°723 pubblicato il 11 Febbraio 2015 da Fajr
 

Beirut - Yohan storm, 11.02.2015

Beirut. Storm

 

Se i profeti irrompessero

Nelly SACHS
da” Le stelle si oscurano”, 1944-46
traduzione di Ida Porena

 

Se i profeti irrompessero
per le porte della notte,
lo zodiaco dei dèmoni
come orrida ghirlanda
intorno al capo,
soppesando con le spalle i misteri
dei cicli cadenti e risorgenti,
per quelli che da tempo lasciarono l’orrore.

Se i profeti irrompessero
per le porte della notte,
accendendo di una luce d’oro
le vie stellari impresse nelle loro mani,
per quelli che da tempo affondarono nel sonno.

Se i profeti irrompessero
per le porte della notte,
incidendo ferite di parole
nei campi della consuetudine,
riportando qualcosa di remoto
per il bracciante
che da tempo a sera ha smesso di aspettare.

Se i profeti irrompessero
per le porte della notte
e cercassero un orecchio come patria.
Orecchio degli uomini
ostruito d’ortica
sapresti ascoltare?

Se la voce dei profeti soffiasse
nei flauti-ossa dei bambini uccisi,
espirasse l’aria bruciata da grida di martirio,
se costruisse un ponte
con gli spenti sospiri dei vecchi.
Orecchio degli uomini
attento alle piccolezze,
sapresti ascoltare?

Se i profeti entrassero sulle ali turbinose dell’eternità
se ti lacerassero l’udito con le parole:
chi di voi vuole far guerra a un mistero,
chi vuole inventare la morte stellare?

Se i profeti si levassero
nella notte degli uomini
come amanti in cerca del cuore dell’amato,
notte degli uomini
avresti un cuore da donare?

Photo: M. Azakir, Daily Star

 
 
 

non è dipeso da me scherzare col mare

Post n°722 pubblicato il 10 Febbraio 2015 da Fajr
 

... there is no tomorrow

The Dice Player

Il giocatore d’azzardo
Mahmoud Darwish
(1941-2008) 
tit. orig. Lā‘ib al-nard
dalla raccolta Lā ’urīdu li-haḏihi al-qaṣīda an tantahī
(Non voglio che questa poesia finisca, 2009)

Chi sono io per dirvi
quel che vi dico?
Non una pietra levigata dalle acque
per diventare volto,
né una canna forata dai venti
per diventare flauto.
Io sono un giocatore d’azzardo,
a volte vinco, a volte perdo,
sono come voi
o poco meno. Sono nato di fianco al pozzo
e a tre alberi solitari come monache,
sono nato senza fanfare né levatrice.
Mi hanno dato questo nome per caso,
ho fatto parte di una famiglia
per caso,
ereditandone fattezze, caratteri e malattie:
primo: problemi arteriosi e ipertensione
secondo: soggezione verso la madre, il padre, la nonnaalbero
terzo: illusione di guarire dall’influenza con una tazza di
camomilla bollente
quarto: pigrizia nell’evocare l’antilope e l’allodola
quinto: noia nelle notti d’inverno
sesto: inettitudine eclatante al canto.
Non è affatto dipeso da me quel che ero,
è stato un caso che fossi maschio,
un caso aver visto una luna,
pallida come un limone, stuzzicare donne ancora in veglia,
né ho dovuto sforzarmi
per trovare un neo nelle mie parti intime.

Avrei potuto non esserci,
mio padre ha sposato mia madre per caso,
avrebbe potuto non essere lui mio padre,
o avrei potuto essere
come mia sorella che ha urlato poi è morta
senza conoscere la madre
senza accorgersi
di essere nata per un’ora soltanto.
O avrei potuto essere come l’uovo di un piccione
frantumato prima di schiudersi.

Per caso, sono sopravvissuto
all’incidente d’autobus,
facendo tardi alla gita scolastica.
La notte prima, sprofondato nella lettura di una storia d’amore,
avevo vestito il ruolo dello scrittore
e quello dell’amante-vittima,
dimenticandomi dell’esistenza e delle sue vicissitudini.
Eccomi, dunque, martire d’amore nel romanzo,
e superstite nell’incidente di percorso.

Non è dipeso da me scherzare col mare,
ma ero un bambino sventato,
di quelli attratti dal magnetico
richiamo dell’acqua.
Non è dipesa da me la salvezza,
un gabbiano umano mi ha salvato
dopo aver visto l’onda darmi la caccia e paralizzarmi le braccia.

Avrei potuto non impazzire
per le Mu‘allaqat preislamiche,
se il portone di casa fosse stato a nord
e non avesse guardato il mare,
se la pattuglia non avesse avvistato il fuoco dei paesini
cucinare la notte,
se quindici martiri
fossero tornati a costruire ancora barricate,
se questa fattoria non fosse stata distrutta,
forse, sarei diventato un ulivo
o un professore di geografia
o un esperto del regno delle formiche
o un guardiano dell’eco!

Chi sono io per dirvi
quel che vi dico
presso la porta della chiesa?
Nient’altro che un lancio di dadi
tra preda e predatore.
Ho vinto in lucidità,
non per godermi la notte al chiaro di luna, no,
ma per essere testimone del massacro.

Mi sono salvato per caso: ero più piccolo di un obiettivo militare
e più grande di un’ape che svolazza tra i fiori della siepe,
ho avuto molta paura per i miei fratelli e per mio padre
ho avuto paura per un tempo di vetro
ho avuto paura per la mia gatta e il mio coniglio
per una luna ammaliatrice sopra l’alto minareto,
ho avuto paura per i grappoli della vigna
penduli come le mammelle della nostra cagna.
La paura ha camminato in me e io in lei,
scalzo, dimenticando quel poco che desideravo allora
dal futuro – non c’è tempo per il futuro.

Cammino / mi affretto / corro / salgo / scendo / grido / abbaio / guaisco / chiamo / gemo / accelero / rallento / crollo / divento leggero / divento secco / vado / volo / vedo / non vedo / balbetto / divento giallo / divento verde / divento azzurro / mi spacco / scoppio a piangere / ho sete / sono stanco / sono affamato / cado / mi alzo / corro / dimentico / vedo / non vedo / ricordo / sento / guardo / deliro / vaneggio / bisbiglio / grido / non posso / piagnucolo / impazzisco / mi perdo / diminuisco / e aumento / cado / mi alzo / e ricado / sanguino / e svengo [...]

 

 
 
 

il paradiso assoluto del rifugiato

Post n°721 pubblicato il 09 Febbraio 2015 da Fajr
 

jordan_mrajeebalfhood_2015.jpg

(di Estella Carpi, per SiriaLibano*). Lo scorso gennaio mi dirigevo a 20 km a nord dalla città giordana di Zarqa, dove si trova il mukhayyam – campo profughi – di Mrajeeb al Fhood, amministrato e finanziato dalla Mezzaluna Rossa degli Emirati Arabi Uniti fondata il 10 aprile 2013. Il sito è oggi considerato un campo “a cinque stelle”. Ospita attualmente quasi 5 mila persone, dando priorità ad anziani, donne sole o con bambini, e a famiglie. Gli uomini singoli non sono ammessi. (continua >>>)

 
 
 

per capire non si deve mai smettere di ricordare

Post n°720 pubblicato il 27 Gennaio 2015 da Fajr
 

27 gennaio 1945

 

 

"Non sono i fatti che contano nella vita, conta solo ciò che grazie ai fatti si diventa".

Etty Hillesum
Diario 1941-1942 

 
 
 

se manhattan....

Post n°719 pubblicato il 12 Gennaio 2015 da Fajr
 

prova ad immaginare....

 

nei giorni della grande ipocrisia

 
 
 

la ricerca della verità

Post n°718 pubblicato il 02 Gennaio 2015 da Fajr
 

L’incontro è finito. La gente che affolla la pieve di Romena è tutta in piedi ad applaudire don Luigi Ciotti. Ma lui sente che manca ancora qualcosa. Mi chiede di nuovo il microfono:“Scusatemi - dice – ma vorrei dirvi un’altra cosa. Vorrei augurarvi il coraggio di essere eretici…”
E’ un augurio inusuale, vivo, aperto. Un augurio che parte quel giorno, durante il nostro incontro “Rischiamo il coraggio”.
Un augurio da rilanciare proprio oggi, alla vigilia di un nuovo anno, in un giorno dedicato alle promesse, alle speranze, alla voglia di cambiarsi e di cambiare…

 

Vi auguro di essere eretici.
Eresia viene dal greco e vuol dire scelta. Eretico è la persona che sceglie e, in questo senso è colui che più della verità ama la ricerca della verità. 
E allora io ve lo auguro di cuore questo coraggio dell’eresia. Vi auguro l’eresia dei fatti prima che delle parole, l’eresia che sta nell’etica prima che nei discorsi. 
Vi auguro l’eresia della coerenza, del coraggio, della gratuità, della responsabilità e dell’impegno. 
Oggi è eretico chi mette la propria libertà al servizio degli altri. Chi impegna la propria libertà per chi ancora libero non è. 
Eretico è chi non si accontenta dei saperi di seconda mano, chi studia, chi approfondisce, chi si mette in gioco in quello che fa. 
Eretico è chi si ribella al sonno delle coscienze, chi non si rassegna alle ingiustizie. Chi non pensa che la povertà sia una fatalità. 
Eretico è chi non cede alla tentazione del cinismo e dell’indifferenza.
Chi crede che solo nel noi, l’io possa trovare una realizzazione.
Eretico è chi ha il coraggio di avere più coraggio.


Luigi Ciotti

 
 
 

battere le mani davanti ai dolori

Post n°717 pubblicato il 02 Dicembre 2014 da Fajr
 

« Non ricordare il giorno trascorso e non perderti in lacrime sul domani che viene:
su passato e futuro non far fondamento vivi dell'oggi e non perdere al vento la vita. »

 

Kamkars
(gruppo di musicist* kurdo-iranian*) 

Affinché possiamo battere le mani davanti ai dolori,
dobbiamo alzarci prima dell'alba.
L'alba spesso interrompe i sogni.
Ci vogliono tanti baci sulla fronte, dedizione e spirito
per poter fabbricare una coppa (di vino) perfetta.

(ʿUmar Khayyām, Rubʿayyāt, 1048-1131)

 

quando i matematici erano anche poeti... e viceversa

ʿUmar Khayyām. Equazione cubica

 

 
 
 

moving albania. immagini dell'albania rurale

Post n°716 pubblicato il 08 Novembre 2014 da Fajr
 

favole dal mondo

F. Buyckx, Albania

LE BUGIE DI NASREDIN (ALBANIA)

Tutti conoscevano Nasredin e tutti sapevano che era un bugiardo colossale. Nessuno riusciva a smascherarlo, perché Nasredin era già pronto con un’altra bugia e poi con un’altra ancora... Un giorno capitò in città un forestiero che proclamò: - So che abita qui Nasredin il bugiardo, che ha imbrogliato tutti voi. Ma vedrete che non riuscirà a imbrogliare anche me. L’uomo si mise ad aspettare il gran bugiardo e il giorno di mercato Nasredin arrivò in città come al solito. - So che tu racconti bugie a tutti, ma con me non ci riuscirai, lo sfidò il forestiero. Mi accorgo subito se una persona dice il vero o il falso. Nasredin si mise a ridere e poi disse: - Accetto la tua sfida, ma devo prima andare a casa un momento perché ho dimenticato lì il sacco delle bugie. Aspettami, non ti muovere, sarò di ritorno fra poco. Nasredin se ne andò. E l’uomo si mise ad aspettare. Passò la mattina, passò il pomeriggio, venne il tramonto. Un passante vide il forestiero fermo ormai da ore nella piazza ad aspettare e gli disse: - Non te la prendere. Come vedi, Nasredin è riuscito a imbrogliare anche te!

Photo: F. Buyckx - Moving Albania

 
 
 

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