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infinito Schubert...

Post n°738 pubblicato il 29 Novembre 2010 da ilike06
 

Nel mese di marzo del 1817 Schubert scrive un quartetto vocale su un testo assai impegnativo di Goethe, Gesang der Geister über den Wassern. Aveva anche provato a musicarlo per sola voce e pianoforte e, poi, nel 1820, aveva aggiunto al quartetto vocale un quintetto d’archi (due viole, due violoncelli, contrabbasso), considerando tale versione come definitiva. Anche Schubert si inserì e perfezionò la consuetudine di scrivere per trio e quartetto vocale sorta nei primi dell'Ottocento con le associazioni dette Liedertafel. Infatti il Lied Gesang der Geister über den Wassern non è un vero e proprio lied, in quanto è scritto per coro maschile a cappella.

E' musica imponente generata dall'imponenza della poesia di Goethe.

Il coro a cappella ha di per sé  una «sacralità laica» e fa di questo Lied un vero e proprio mottetto laico.

La struttura formale è in tutto e per tutto simile (con una sola piccola eccezione) a un mottetto antico, rinascimentale. È costituita infatti da episodi separati da corone e non collegati da alcun nesso tematico. Ogni episodio è fondamentalmente a sé stante dal punto di vista melodico-armonico e non ci sono ritorni tematici, proprio come nella polifonia quattro-cinquecentesca.

E' una struttura armonica a blocchi tipicamente schubertiana nella quale il passaggio da un episodio all’altro è contrassegnato talvolta da un cambio di tonalità piuttosto netto. Alla fine del Lied, le ultime sei battute ripropongono l’idea dell’inizio (ma non possiamo considerarla una vera "ripresa") seppure non nota per nota.

Ogni immagine poetica è realizzata con situazioni musicali chiare, nitide, riferite in modo talmente trasparente ai versi, da far sì che ogni episodio divenga una specie di struttura simbolica, anziché struttura descrittiva, il riferimento finisce per assumere l’aspetto di simbolo dell’immagine che si fa musica.

  

GESANGE DER GEISTER ÜBER DEN WASSER

 

Des Menschen Seele

Gleicht dem Wasser:

Vom Himmel kommt es,

Zum Himmel steigt es,

Und wieder nieder

Zur Erde muß es,

Ewig wechselnd.

 

Strömt von der hohen,

Steilen Felswand

Der reine Strahl,

Dann stäubt er lieblich

In Wolkenwellen

Zum glatten Fels,

Und leicht empfangen,

Wallt er verschleiernd,

Leisrauschend

Zur Tiefe nieder.

 

Ragen Klippen

Dem Sturz entgegen,

Schäumt er unmutig

Stufenweise

Zum Abgrund.

 

Im flachen Beete

Schleicht er das Wiesental hin,

Und in dem glatten See

Weiden ihr Antlitz

Alle Gestirne.

 

Wind ist der Welle

Lieblicher Buhler;

Wind mischt vom Grund aus

Schäumende Wogen.

 

Seele des Menschen,

Wie gleichst du dem Wasser!

Schicksal des Menschen,
Wie gleichst du dem Wind!

 

CANTO DEGLI SPIRITI SOPRA LE ACQUE

L'anima degli uomini

È simile all'acqua:

dal cielo proviene

al cielo ascende

e ancora di nuovo

ritorna alla terra

in eterna vicenda.

 

Sgorga dall'alto,

erto dirupo,

il puro zampillo,

si frantuma leggiadro

in nuvole cangianti

sulla liscia roccia,

e dolcemente accolto

fluttua nascosto

e con lieve sussurro

giù nel profondo.

 

Rocce si levano

Contro la cascata,

che spumeggia furiosa

di roccia in roccia

verso l'abisso.

 

Scorre in piano letto

Lentamente lungo la valle,

e sulla liscia superficie del lago

nutrono il loro riflesso

tutte le stelle.

 

Il vento è dell'onda

Amante leggiadro;

e dal fondo rimescola

onde spumose.

 

Anima dell'uomo

come somigli all'acqua!

Destino dell'uomo

come somigli al vento!

 

 

 

La prima strofa, di sette versi, è un episodio diviso in tre sotto-episodi: i primi due versi, praticamente uguali agli ultimi, esprimono il concetto base: “l’anima dell’uomo somiglia all’acqua”, cui segue: “viene dal cielo, risale al cielo e di nuovo alla terra deve tornare, eterna vicenda”. La tesi viene espressa in maniera non immaginativa come se il coro fosse una sola voce collettiva, che, ribattendo un accordo omofonico, assume un tono di “recitato”.

Qui è già prsente la figuralità della musica che comincia con il percorso alto-basso-alto (“viene dal cielo, risale al cielo e di nuovo alla terra deve tornare”).

Il terzo sottoepisodio, che completa la prima strofa, si colloca sulle parole  “ewig wechselnd”, eterna vicenda.  Il coro si spezza in due parti, tenori e bassi, e mette in scena un doppio percorso di discesa-salita.

Alle battute 5-7, ai versi “vom Himmel kommt es, zum Himmel steigt es”, le due voci riproducono quella concatenazione d’intervalli che prende il nome di quinte dei corni, cioè l'antico comportamento dei corni naturali che da sempre è sinonimo di partenza e, quindi, di lontananza. (Lo troviamo infatti, nel 1704, nel Capriccio sopra la lontananza del fratello di J.S. Bach diciannovenne, poi, nel 1809, nella Sonata in mi bemolle detta «degli addii», di Beethoven.) In questo Lied, le quinte dei corni richiamano la Sehnsucht, la nostalgia, il desiderio del ritorno, quella stessa sensazione dell’inadeguatezza del luogo ove si è, che si trova nel Wanderer,  che in questo caso si riferisce alla condizione del trovarsi o dell'essere «precipitato a forza» nel percorso eterno cielo-terra. Alle parole “und wieder nieder zur Erde muss es” (e di nuovo alla terra deve tornare) coincide un gioco di terze minori, quasi una nenia, re-si-re-si,  che evidenzia la nostalgia.

L’episodio successivo, imperniato sulla parola “ewig”  sottolinea la vicenda eterna, il concetto dell’Eterno soprattutto. Qui tutto rallenta, tutto è molto dolce, molto melodico. Si allarga in un canto ricco di avvincenti cromatismi interni che condurrà al sol maggiore dell’episodio successivo.

La seconda parte, Etwas geschwinder, è in sol, tonalità lontana dal la maggiore iniziale. Qui ha inizio l’immagine del rapporto con l’acqua, con la cascata impetuosa che sgorga e precipita dall’alta rupe.

La prima parte di questo episodio, da “strömt von der hohen” (diroccia dall’alto) a “zum glatten Fels” (sul levigato masso), comprende tredici battute in cui il flusso dell’acqua è reso da movimenti discendenti di crome che scendono nel registro, ma che continuano a ripartire dall’alto; disegnando una circolarità che fa pensare ancora al Wanderer.

In questo caso l’immagine è quasi madrigalistica. Meno madrigalistica è la seconda parte della strofa. L’acqua prima precipitava in modo felice, si frantumava gioiosa, senza drammaticità, sul levigato masso. Sulle parole “und leicht empfangen” (e dolcemente accolta), vi è una fermata  realizzata alla stessa maniera che alla parola “ewig”: stessi tipi di valori, stessi dolci cromatismi, che ne fanno un corale, abbastanza mosso al suo interno, anche dal punto di vista armonico.

Vi sono simmetrie evidenti nel Lied: alla staticità dell’“ewig”  (eterno), corrisponde la prima fermata dell’acqua discesa dal monte; al primo movimento, non drammatico, dell’acqua che scaturisce e fluttua, corrisponde l’esplosione drammatica del testo che dice: “Rocce si levano Contro la cascata, che spumeggia furiosa di roccia in roccia verso l'abisso”.

Qui le prime tre voci sono in forte, e il secondo basso in fortissimo, con ampi intervalli che arrivano al salto di nona minore e persino a quello di undicesima.

I movimenti interni sono di grande drammaticità pur non essendoci  nulla, armonicamente parlando, di particolarmente audace. E' l’unico momento in fortissimo del Lied; le immagini hanno un grande peso simbolico, sono semplicemente accostate senza un vero collegamento, sono metafore delle stazioni della via crucis della vita.

Nell’ Adagio (Langsam) in pianissimo, sulle parole “Im flachen Beete” (nel disteso corso), tutto di nuovo si placa e la calma del lago è descritta con «movimento statico», cioè, semplici oscillazioni, senza direzione.  Le analogie e i contrasti che legano le singole sezioni, quindi, sono realizzate a livello figurativo e mai tematico.

Nell’Etwas geschwind, alle parole rapide e incalzanti, che animano poi la musica “Wind ist der Welle lieblicher Buhle” (il vento è dell’onda tenero amante), torna il movimento.

L’andamento va a rappresentare giochi imitativi veloci tra il vento e l’onda, in rapide botte e risposte che rispettano il rapporto di causa-effetto esistente tra i due fenomeni naturali che stanno a simboleggiare il movimento stesso della vita.

Anche questa volta non possiamo parlare di ripresa sebbene nelle ultime sei battute si ripresenti L’Adagio (Langsam)  perché è proprio l’assunto iniziale che torna dopo aver esaurito la sua realizzazione interna.

Questo Lied è uno dei capisaldi di Schubert, un vero capolavoro, un poema dell’acqua e della vita di enorme peso simbolico che non sembra avere affatto il bisogno del sostegno strumentale alle voci; è la tipica musica da cantare a cappella, proprio per il peso specifico della condotta delle voci, decisamente autosufficiente e maggiormente astratto e simbolico.

 

(io però vi propongo la versione con il quintetto insieme al coro maschile).

 
Rispondi al commento:
ilike06
ilike06 il 03/12/10 alle 22:56 via WEB
ma lo sai che sono astemia ;-)
 
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