salsedine del sogno

funerale del trasporto pubblico

Visto dal treno stamattina mi sembra un ingorgo disordinato di auto parcheggiate provvisoriamente, uomini con casacca gialla fosforescente, madri con bambini portati come borse della spesa. La strada era bloccata dalle auto con sportelli aperti.

Ma quale dolce ricordo del primo giorno di scuola! È il funerale dei servizi pubblici, degli autoscuola gialli, degli autobus di linea, non esistono più.  E allora meritiamoci questo vomito di auto private, del “ti accompagno io amore che è pericoloso, ti possono rapire, ti possono dare la droga, ti possono violentare, amore di mamma io voglio essere sicura e mi raccomando cellulare sempre acceso!”. Vi giro ho visto genitori accompagnare anche in macchina anche i figli all’università!!! Lo so’ è facile retorica, lo è meno quando la gente s’incazza che il biglietto dell’autobus aumenta e che non ci sono più le linee di un tempo ma sono farfalle dalla vita breve e silenziosa.

Il servizio pubblico è morto perché è morto il sociale inteso come stare insieme per essere collettività. E allora ci meritiamo le orge di lamiera davanti alla scuola, sul parcheggio di un super-iper-mercato, e ovunque ci piaccia fare la fila magari con qualche idiota che fa il footing lungo i marciapiedi respirando il piombo.

Il servizio pubblico è morto perché negli autobus insieme a sconosciuti si possono prendere le malattie contagiose, possono accadere tutte le tragedie inimmaginabili, mentre dentro un automobile no, è PRIVATA, ha la sicura, ha il recinto di lamiera che è mio e non è dello Stato inteso non come noi, ma come altro da noi e con un tono magari snob lo si apostrofa come “ladro”.

La libertà non ha bisogno di recinti, la retorica della sicurezza si, sempre!

"Personal Way Out" questa foto appartiene a Stefano Corso