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NOI  E  LA  CHIESA - 3

Post n°91 pubblicato il 07 Giugno 2008 da Giles2004
 

UN CONTRIBUTO CRITICO


AL POST PUBBLICATO NEL BLOG "SPLENDORE DI DIO" http://blog.libero.it/amorediCristo/4777283.html


Propongo ai lettori, dopo i post precedenti più "teorici", questo interessante testo, anche in risposta ai commenti ricevuti nel blog "Cuore e Regole" che ringrazio per l'ospitalità - post: http://blog.libero.it/Exprete/4815450.html 

Per evitare eventuali equivoci ... ribadisco lo scopo di questo blog riportato nel sottotitolo; è sottinteso quindi che nel materiale che pubblico non ci sia alcun invito ai visitatori a tentare,  in qualsiasi forma, comunicazioni con l'Aldilà.

Il webmaster


3. QUANDO  L’ALDILÀ  CHIAMA
E  QUANDO  E  PERCHÉ  NON  RISPONDE

di Stelio Semeraro


È giusto “chiamare i morti?”

Molte persone si chiedono: “È giusto cercare di mettersi in contatto con i morti?”
Ma, innanzi tutto, di quali “morti” parliamo?
Poiché, se è vero che si parla di corpi morti e sepolti, è ovvio che con essi non si potrà mai avere alcun colloquio.
Allora è evidente che, per poter parlare con qualcuno, si deve intendere che questo qualcuno sia vivo, e non morto.
Dall’aldilà mia figlia Dilaila, nel corso di uno dei tanti colloqui mentali avuti con lei, mi ha fatto presente che i defunti non sono affatto morti; casomai, dal loro punto di vista, i morti siamo noi!


Quando e perché le entità rispondono
e quando no, e perché

Presenziavo, una volta, a un dibattito su questi argomenti. E fu allora che ebbi una improvvisa illuminazione interiore. Con gli occhi della mente vidi un uomo, che, davanti a una grande casa di sette piani, chiamava qualcuno.
Come ebbi quella visione, subito percepii che era simbolica: l’uomo era uno di noi che, da questa terra, chiamava un’entità dell’altra dimensione, significata dalla grande casa.
La visione durò pochi attimi. Pur tanti furono i pensieri che mi si affollarono nella mente con estrema chiarezza.

Quel che ritengo di avere compreso lo posso precisare in una serie di punti, come segue.

I) Chi chiama non ha forza sufficiente per farsi sentire: quindi l’entità non lo sente e ovviamente non risponde.

Il) Chi chiama ha voce forte, ma il soggetto chiamato non sente, perché:

1) è molto in alto, sente di più l’amore di Dio e sta vivendo un periodo di grande serenità interiore e ha ormai scarso interesse per i problemi terreni;
2) è immerso nel sonno rigeneratore, in quanto ha bisogno di ritemprare le proprie energie;
3) è trapassato da poco e deve superare il trauma del passaggio a questa nuova situazione;
4) è altrove a compiere qualche buona azione, come aiutare chi sulla terra sta male fisicamente o chi è appena arrivato alla nuova dimensione e ha bisogno di qualcuno che lo accolga e lo conforti e l’aiuti ad orientarsi.

III) Chi chiama ha forza per farsi sentire e il soggetto chiamato sente, ma non risponde, perché:


1) è timido, lo era in vita terrena e continua ad esserlo, in quanto il suo carattere non è cambiato e quindi, se nel momento in cui entra in contatto si sente a disagio, egli si allontana;
2) ha paura di rispondere, poiché, per esempio, non conosce chi lo ha chiamato;
3) si preoccupa di non creare dispiaceri ai suoi cari, per esempio violandone preconcetti consolidati e perciò causando in loro traumi psicologici;
4) non vuole, o perché sa che i suoi hanno già abbastanza prove, o perché era da sempre contrario alle comunicazioni medianiche, o infine perché si sente colpevole di aver compiuto cose non facili da raccontare a chi lo sta chiamando;
5) obbedisce a quello che sente come un veto divino.

IV) Il chiamato sente e decide di rispondere: egli sente di far cosa buona, col consenso di Dio.

E chi può dubitare che un contatto, concepito in questi termini, non sia altamente positivo?


Saggezza, prudenza
e anche un po’ di coraggio

Il più sovente siamo noi che non abbiamo forza per farci sentire. Il motivo principale è la nostra ignoranza in materia. C’è, poi, la paura dell’ignoto. Siamo anche inibiti da una certa cultura religiosa che vuol farci credere che tutto ciò venga dal demonio. C’è, infine, la paura di diventare pazzi. Ecco perché ci si guarda bene, in genere, dal comunicare con i defunti.
Ma i morti, che non sono morti ma solo trapassati, sono loro a farsi sentire per primi. Cercano, in mille maniere, di farci capire che continuano a vivere. Compaiono, perciò, in sogni, in visioni ad occhi aperti, nei nostri pensieri. Ci fanno udire le loro voci, inviano profumi, immagini, oggetti e, in certe situazioni particolari, si materializzano.
Chi ignora la provenienza di tali fenomeni, ne è spaventato e cercherà in tutte le maniere di allontanare quei primi timidi approcci.
Non ci vuol tanto all’entità per rendersi conto che non riesce a far capire che i fenomeni provengono da lei: il suo interlocutore umano ha una “fifa” terribile! L’entità decide, perciò, di lasciarlo in pace e il contatto ha presto termine.
Si tenga conto che noi possiamo venire avvicinati anche da entità che non conosciamo e pur vorrebbero aiutarci nel nostro cammino spirituale. Ma che poi ci sono entità le quali si vorrebbero approfittare di noi per continuare a soddisfare le loro passioni, i loro attaccamenti terreni.
Questo accade già sul piano umano, quando incontriamo qualcuno che ci propone la droga o di commettere un furto, o di andare comunque contro la legge, perché può essere molto vantaggioso.
Sta perciò alla coscienza di ciascuno di sapere scegliere l’interlocutore giusto.
Dunque non contatti indiscriminati con qualsiasi trapassato, realizzati magari per gioco, col rischio di imbattersi in entità negative; ma un contatto mirato, posto in atto con amore e con umiltà, con la chiara coscienza che la nostra fantasia può trarci in inganno.
È un po’ come avventurarsi lungo un sentiero che si inoltri in un bosco inesplorato. L’importante è avere la bussola, le provviste, e quanto ci serve per fronteggiare i pericoli, di cui si è ben consapevoli.
Essere saggi e prudenti non vuol dire affatto essere pavidi, quasi che di là dalla collina ci dovesse essere un mostro in agguato, come oltre le Colonne d’Ercole nell’immaginazione degli antichi naviganti.
Ciò premesso, desidero raccontare alcune mie esperienze, per dare almeno un’idea dei problemi che si possono avere nell’aldilà.


Casi di entità che ci vengono incontro di loro iniziativa


1) Nonna Maria

Ecco un primo esempio. Avevo circa quattordici anni, quando mia madre venne chiamata dall’ospedale con la notizia che mia nonna Maria era molto grave. Erano le tre di notte, per cui i miei genitori si vestirono e mi lasciarono insieme a mia sorella.
Stavo pensando come era cara e dolce la mia nonnina e quanto mi sarebbe mancata, quando all’improvviso mi apparve. Tenevo la luce accesa, perché mia sorella mi aveva chiesto di farlo. L’immagine della nonna era bellissima. Sembrava emettere luce anche la sua figura. Per quanto lei fosse vestita con semplicità come sempre, il suo portamento aveva qualcosa di solenne.
Come la vidi, le gridai: “Nonna, cosa ci fai qui?”
Doveva avermi udito perché, guardandomi con dolcezza, mi disse: “Stelio, sei fortunato nel vedermi. Io sto bene, finalmente ho finito di soffrire. Di’ alla mamma di non piangere, io sono felice”. Poi, all’improvviso come era venuta, scomparve.
Quando i genitori tornarono a casa, io già dormivo. Ma al mattino volli raccontare a mia madre l’accaduto, cercando di fermare i suoi pianti, che pareva non dovessero mai cessare.
Per tutta risposta lei disse che erano solo fantasie e che non andassi in giro a raccontare sciocchezze.
Se sono le madri a non credere ai loro figli, come si può sperare in persone sconosciute e per giunta prevenute su tali argomenti?


2) Dilaila

Dopo tre mesi dalla scomparsa di nostra figlia Dilaila, mia moglie mi chiese se credevo che lei avrebbe potuto o meno gradire il fatto di essere stata cremata.
La risposta di Dilaila venne improvvisa nella mia mente: “Neanche un poco!”
Sia io che mia moglie ci spaventammo: io perché era la prima volta che sentivo qualcuno parlare nella mia testa, Chiara perché mi aveva visto trasalire e impallidire.
Dopo lo shock iniziale, tentammo, con domande verbali, di conoscere la motivazione di quella risposta. Dilaila mentalmente spiegò che quel suo corpo le piaceva (era, in effetti, molto bella e sapeva di esserlo) e che le era dispiaciuto vederlo bruciare.
A distanza di alcuni mesi ci venne, però, a chiedere scusa per averci allora fatto piangere. Ora si rendeva conto della fine che, in una maniera o nell’altra, fanno tutti i corpi. Considerava, ormai, quella sua reazione uno sproposito.
Ecco un intervento spontaneo e per noi del tutto inopinato. Da quello ebbe inizio un colloquio, che si protrasse per cinque anni, dal 1986 al 1990. Dilaila viene ancora da me, però occasionalmente, per darmi qualche consiglio o anche solo per “tirarmi le orecchie”, se me lo merito.


3) Luca

Nel maggio 1990 mi trovavo disteso vicino al mare a prendermi beatamente il sole, quando mia figlia Dilaila mi venne all’improvviso nella mente a dirmi che un certo Luca aveva necessità di parlarmi.
Ebbi paura: era la prima volta che mi capitava di entrare in contatto con estranei. Mia figlia mi rassicurò che non c’era di che preoccuparsi, in quanto il contatto era da lei permesso e avrebbe avuto le medesime caratteristiche di quelli con lei stessa.
Io accettai e così venni a sapere che Luca avrebbe avuto il desiderio di scrivere a sua madre e che voleva farlo tramite mio. Però non ricordava né il cognome, né l’indirizzo e tanto meno il numero di telefono. Pare che i defunti dimentichino presto quel che non gli serve più.
Fu alcuni mesi più tardi che Dilaila mi aiutò a trovare i genitori di Luca, cui feci pervenire il messaggio ricevuto. Ebbi, da loro, conferma che i dati ottenuti da Luca in precedenza erano tutti esattissimi.
Da Luca in poi i casi si moltiplicarono. Andai al Convegno del Movimento della Speranza di Cattolica e lì scoprii che io ero tutt’altro che una “bestia rara”. Si può dire che sono proprio tanti che, a seguito di un evento doloroso, hanno avuto un qualche contatto con l’aldilà, o almeno un qualche segno, che ci indica che al di là della morte fisica la vita continua.


Casi di entità
che, chiamate, non rispondono

1) “È immerso nel sonno rigeneratore” - Il ragazzo “in coma

Una signora mi chiese di metterla in contatto con suo figlio e mi consegnò una foto del ragazzo. Ma i tentativi andarono a vuoto. Perciò alla fine dissi alla madre: “Signora, mi dispiace, ma mi accade una cosa mai successa fino ad oggi. Io provo a “sentire” la sua presenza, ma è come se lui fosse del tutto assente. Di solito avverto qualcosa, ma ora proprio nulla”.
In confidenza dirò che mi venne pure il sospetto di essere preso in giro. Ma devo aggiungere che certe percezioni si possono avere anche per le persone vive sulla terra.
Fu con mio grande stupore che la signora replicò: “La sua risposta mi rende felice”.
Non capivo: le dicevo che non riuscivo a mettermi in contatto, e lei ne era felice?! “Sì”, continuò la signora, “io cerco di comunicare con mio figlio con la telescrittura (tabellone e piattino), ma un mese fa lui mi è venuto in sogno e mi ha detto di non cercarlo, in quanto per due mesi sarebbe andato in ‘coma’. Non so che cosa volesse intendere, ma da quel giorno è passato circa un mese e non ho più avuto messaggi e vedo che neppure lei ci riesce. Per me è una conferma del sogno e anche del fatto che lei di solito entra veramente in contatto con loro”.


2) “È altrove” - Enrica

Una signora mi si avvicina, durante l’intervallo di un convegno, e mi prega di mettermi in contatto con sua figlia Enrica. Non appena la signora mi fa questa richiesta io avverto nella mia mente le parole: “Scusa, mamma, in questo momento sono accanto a chi sta soffrendo. È forte il suo dolore e mi sta pensando. Non ho il coraggio di abbandonarla che per pochi attimi. Ciao. Ti voglio bene. Enrica”.
Riferisco il messaggio alla signora, la quale mi conferma che sua suocera, che avrebbe dovuto venire anche lei al convegno, è caduta e si è lussata un’anca, per cui è dovuta rimanere a casa.


3) “È timida” - Anna

Nel corso di un convegno, dopo che ho dato una mia testimonianza in sala, un signore mi prega se è possibile mettermi in contatto con la defunta moglie, di nome Anna. Immediatamente percepisco accanto a me una presenza e una voce femminile, che commenta: “Quanta gente! Non me la sento di parlare con tante persone presenti”.
In effetti c’erano moltissime persone attorno a noi, che erano desiderose di vedere come sarebbe andato il contatto. È emerso che Anna era un tipo molto timido e sensibile, per cui non avrebbe mai e poi mai fatto confidenze in pubblico.
Subito dopo alcuni giovani mi chiesero se era possibile mettermi in contatto con la loro mamma, deceduta da alcuni mesi. Avvertii un formicolio alle estremità inferiori e chiesi se in vita avesse sofferto alle gambe. Avutone conferma, udii mentalmente tutta una serie di raccomandazioni, che riportai ai figli che mi sedevano di fronte.
Da viva sulla terra, la signora aveva un carattere forte e non temeva nessuno. I ragazzi rimasero entusiasti di quel contatto che, oltre a dare conferma della sopravvivenza della madre, costituiva motivo giustificato di rimprovero per un altro fratello che era rimasto a casa perché incredulo.
Anna ritornò invece a casa mia, per scrivere al marito. Nella tranquillità della mia abitazione, mi fece scegliere un quaderno dalla copertina tutta piena di fiori. Venni poi a sapere che lei sul tavolo di cucina faceva sempre trovare un mazzo di fiori freschi: e quindi già nel ricevere il quaderno con quella particolare copertina, il marito capì subito che all’interno doveva per forza esserci uno scritto della sua adorata moglie.


4) “Ha paura di rispondere” - Emanuele

Il caso di Emanuele è indubbiamente tra quelli che più spesso menziono quando desidero far capire quanto siano “loro” a decidere se vogliono mettersi in contatto con noi, o meno.
Erano passati più di due mesi da quando avevo conosciuto i suoi genitori e, pur avendo io da allora la sua foto, non era accaduto nulla.
Un giorno tornavo dall’ufficio ed ero giunto in cima ad una salita, di fronte alla chiesa che sorge davanti a casa mia, quando all’improvviso, dopo essermi fatto il segno della croce, mi venne in mente Emanuele e subito avvertii la sua presenza. Alla domanda mentale “Vuoi scrivere ai tuoi genitori?” ebbi subito la sensazione di una fuga precipitosa, e questo mi lasciò molto meravigliato, poiché di solito le entità sono ben felici quando gli si offre l’occasione di comunicare con i parenti lasciati sulla terra.
La settimana dopo, il fatto si ripeté in modo quasi analogo ed ebbi il sospetto di essere in grave colpa nei confronti “loro”. Mi chiesi per quali cause non riuscissi ad ottenere un contatto per Emanuele e se avessi per caso, magari senza volerlo, commesso una qualche azione scorretta.
Finalmente, ancora una settimana dopo, Emanuele tornò, e questa volta mi fece scrivere una lettera. Ecco la prima parte di quello scritto: “Sono contento, davvero. Sono veramente felice che finalmente mi sia passata la paura! Sì: paura di venire ascoltato da qualcuno che prima non conoscevo. Tu mi hai teso un ponte, ma mia madre mi ha insegnato a non dar confidenza ad estranei. E tu, fino a qualche tempo fa, eri per me un estraneo”.
Seguono considerazioni su di me, che tralascio, ma è interessante riportare le parole che seguono: “Gli insegnamenti umani, se ritenuti giusti, rimangono dentro di noi per molti dei vostri anni”.
Emanuele mi sorprese molto per le sue affermazioni, che in seguito trovarono conferma in quanto mi raccontò poi sua madre. Questa donna, di origine romena, era vissuta per molto tempo a contatto con gli zingari, nei confronti dei quali aveva un sentimento di terrore inculcato in lei dai genitori fin dall’infanzia. Aveva sposato un veneto e vive tuttora nella periferia di Padova.
Erano tranquilli e felici, quando un giorno nei pressi della loro abitazione venne a insediarsi un gruppo di nomadi. Quindi il povero Emanuele fu sottoposto a un bombardamento continuo di raccomandazioni, appunto del tipo “Non farti avvicinare da chi non conosci! Gli zingari rubano i bambini!”
Prima di trapassare all’età di dodici anni Emanuele queste raccomandazioni deve averle intese chissà quante volte. Ora ci si può sorprendere che qualcuno che abbia solcato il confine umano abbia ancora di tali paure.
Ma io penso che noi ne sappiamo ancora troppo poco di quel che avviene della nostra anima una volta che ha lasciato il corpo.


5) “Non vuole” - Tre casi

Non mi resta alcuna documentazione dei tre casi che seguono, ma prego il lettore di credermi come in tutto quel che ho narrato fino a questo momento.
Una volta un padre mi pregò di mettermi in contatto con suo figlio, trapassato quello stesso anno, ma questi si rifiutò nella maniera più decisa dicendo: “Accontentati delle prove che hai. Basta col chiedere ad altri prove della mia sopravvivenza”.
Il signore improvvisamente mi abbraccia e dice: “A lei ci credo, che può mettersi in contatto con l’Aldilà. È la settima persona cui domando la stessa cosa. Posso anche capire che mio figlio sia stanco della mia insistenza!”

Durante un convegno, una signora mi diede la foto di un giovane, figlio di una sua amica, deceduto ormai da qualche tempo, e mi chiese se potevo farle avere un suo messaggio scritto.
Risposi a quella signora che il messaggio glielo avrei fatto avere se e quando l’avessi ricevuto. Se poi fosse trascorso troppo tempo senza esito, sarebbe stata mia cura di restituirle la foto.
Passarono, così, alcuni mesi. Nel frattempo chiesi aiuto anche a Dilaila, che però semplicemnente mi rispose: “Non è possibile!” Deluso e dispiaciuto rinviai la foto alla signora, affermando che purtroppo non avevo alcuno scritto da spedirle.
Ma provai un senso di gioia quando, una settimana dopo, lei mi telefonò per informarmi che la mamma del giovane aveva previsto che non sarebbe arrivato nulla da parte di suo figlio in quanto lui stesso aveva detto, nel corso della sua lunga malattia: “Non ti sognare di venirmi a cercare, una volta morto, perché non ti darò la soddisfazione di risponderti. Vedi, perciò, di lasciarmi in pace”.

Un tale era morto assassinato e, dopo aver rievocato nella mia mente molti fatti del suo passato, allorché infine stava sul punto di venire alle circostanze del trapasso ad un tratto si interruppe. Il distacco dalla mia mente fu talmente improvviso che mi sentii la testa frastornata per alcuni secondi.
La madre, che mi stava di fronte ed aveva seguito le mie parole con grande attenzione, andò su tutte le furie ed esclamò: “Non è possibile che mio figlio non voglia dirmi chi l’ha ucciso! Tutti i sensitivi ai quali mi sono rivolta si sono fermati a questo medesimo punto. Voi vi siete messi d’accordo per non darmi una risposta!”
Mi meravigliò molto la rabbia di quella povera madre, ma quello che mi colpì di più è il fatto riferito da lei: che tutti i sensitivi si erano interrotti in quello stesso punto.
Ritengo che ciò confermi la realtà dell’avvenuto contatto, in quanto è ovvio che tra quelli che forse erroneamente vengono chiamati sensitivi non ci si era potuti mettere d’accordo in nessun caso. Dirò di più: spesso non ci si conosce neppure! L’affermazione di quella madre, insensata che fosse, conferma che suo figlio non voleva, o non poteva, andare oltre a certe spiegazioni del suo passato umano.

6) “C’è un veto” - David

Il 25 maggio 1992 tornò da me, per la seconda volta, un ragazzo di nome David, il quale mi dettò una bella lettera per i suoi genitori. Stavo per chiuderla in una busta, quando sentii di nuovo David, il quale mi disse: “Mi dispiace, ma questa lettera non mi è concesso che tu la invii ai miei genitori. Ti dirò quando potrai farlo”.
Una cosa del genere non mi era mai accaduta e, per quanto mi dispiacesse privare i genitori del messaggio, accettai rispettosamente il volere dell’Aldilà e sospesi la spedizione della lettera.
Nel settembre dello stesso anno decisi di recarmi, assieme a mia moglie Chiara, al convegno di Cattolica. Mi tornò alla mente la famosa lettera e perciò chiamai mentalmente David e gli dissi: “Al convegno di Cattolica ci saranno forse i tuoi genitori. Se li trovo, che dici, la lettera gliela posso dare?”
David replicò quasi subito: “Adesso sì, puoi dargliela”.
A Cattolica incontrai i genitori di David. Nel consegnare il messaggio chiesi loro se fossero in grado di spiegarmi quello strano comportamento.
La madre fermò l’attenzione su un passaggio della lettera dove David diceva: “I miei in questi giorni hanno dei problemi”. E poi, rivolto ai genitori: “Per ora vi basti sapere che gli attuali problemi si risolveranno per il meglio, quindi state tranquilli”.
Con le lacrime agli occhi, la mamma continuò: “È chiaro che David voleva aiutarci in un problema di natura economica che mesi fa, lo scorso maggio, ci assillava. Ci eravamo imbarcati in un’attività commerciale e, da inesperti, abbiamo fatto cose non del tutto regolari dal punto di vista della documentazione fiscale. Durante tutta l’estate abbiamo avuto paura di un controllo e, mentre intorno a noi c’erano state visite della guardia di finanza, noi non abbiamo avuto alcun accertamento. Ma, per timore che ciò possa accadere in futuro, ci siamo subito messi in regola. È quindi evidente che David voleva tranquillizzarci. Ma, se ci fosse riuscito, forse non avremmo più avuto paura e non avremmo messo tutto a posto, e quindi ora non ci troveremmo con la coscienza tranquilla”.
Penso anch’io che David mi abbia permesso di consegnare la lettera dopo aver preso coscienza che i genitori si erano messi a posto con la legge. Questo ci conferma che anche nell’altra dimensione ci sono leggi da rispettare!


Testimonianza

Vorrei concludere questa testimonianza con parole che un po’ riassumano il significato spirituale del mio impegno.
Dal 1990 ad oggi sono entrato in contatto con più di un centinaio di entità, che, grazie alle loro piccole prove, sono state tutte riconosciute dai parenti. Le esperienze paranormali non sono molte, in sei anni di servizio per l’Aldilà; ma sono significative.
Alle mani di Dio mi affido per essere uno strumento della Sua volontà: strumento imperfetto e fallibile, ma volenteroso di aiutare quei fratelli e sorelle che hanno bisogno di conforto.
L’amore divino traspare in ogni scritto e la gioia e la serenità che si avvertono nel leggerli sono un segno, che noi dobbiamo imparare a riconoscere.
I fatti che non riusciamo a interpretare non vanno imputati ad ogni costo, ossessivamente, ad entità demoniache. In qualche misura il diavolo è dentro ciascuno di noi, come la paura, la gelosia, l’odio, i rancori, le ambizioni di potere, l’avidità e ogni altra forma di peccato.
Ma dentro di noi c’è in primo luogo la fiamma divina dell’amore. Ed è questa che deve ardere nei contatti coi nostri cari e in ogni momento di questo nostro cammino terreno verso la vita eterna di Dio.

 
 
 

Dedica

Post n°90 pubblicato il 01 Giugno 2008 da Giles2004
 

Il Guerriero della Luce

Questo video è dedicato al visitatore n. 9000 

che stanotte è entrato nel mio sito

"Un Ponte d' Amore con l' Aldilà"

http://digilander.libero.it/Giles2004/

GRAZIE

 

Un luminoso giugno a tutti

 
 
 

Noi e la Chiesa - 2

Post n°89 pubblicato il 30 Maggio 2008 da Giles2004
 

UN CONTRIBUTO CRITICO


AL POST PUBBLICATO NEL BLOG "SPLENDORE DI DIO" http://blog.libero.it/amorediCristo/4777283.html


2. OBBEDIRE ALLA CHIESA, OBBEDIRE ALLA COSCIENZA

Il Movimento della Speranza nasce dalla manifestazione dei Figli di Luce e di tutte quelle anime che dall’altra dimensione ci attestano la sopravvivenza e la vita eterna. La rivelazione scende a noi per mezzo di un canale nuovo e diverso; conferma, però, in pieno e completo la rivelazione che ci è venuta dai Profeti e dal Cristo e dai suoi Apostoli.
Era necessaria questa nuova manifestazione? Le antiche non erano sufficienti? Direi che forse quel che noi avevamo per fede aveva bisogno, come dire, di una rinfrescata: di una convalida per via di esperienza.
Non si tratta, poi, di una mera conferma, sibbene di una estensione. Dell’altra dimensione noi apprendiamo veramente qualcosa di più. Da una fede nell’aldilà noi passiamo, in certo modo, a una scienza dell’aldilà, a una conoscenza sperimentale e organica.
Certo, è una scienza che muove i primi passi, talmente misteriosa ne è la materia. Sia pure con tutte le riserve che è prudente formulare, possiamo dire che oggi l’aldilà è oggetto di seria indagine, i cui dati vengono confrontati e valutati come in ogni altra branca del sapere.
Bisognava limitarsi a credere? Gesù stesso dice a Tommaso: “Perché mi hai veduto hai creduto? Beati quelli che credono senza aver visto!” (Gv. 20, 29). Ma si tratta di un vero argomento contro la scienza?
Ho chiesto qualche lume allo Spirito Santo e, riflettendoci meglio, penso che Gesù volesse sottolineare che è necessario credere e affidarci a Dio nella massima spontaneità, senza esigere tante prove e controprove, che inibiscono l’atto di fede, o almeno lo impacciano. Il sapiente di questo mondo rimane svantaggiato di fronte a chi procede con la semplicità del fanciullo. Per la necessaria prontezza dell’atto di affidamento starci a pensare troppo sembra costituire una sorta di palla al piede.
Che ne è, allora, dell’esperienza? che ne è della visione? Appartiene alla condizione dell’uomo nel regno di Dio. Lì tutto quel che è nascosto verrà manifestato e tutto quel che è segreto verrà in luce (Mc. 4, 22). Lì vedremo faccia a faccia quel che ora solo scorgiamo come in uno specchio e in un’ombra (1 Cor. 13, 12).
Ma questo regno di Dio verrà solo alla fine dei tempi o forse non porrà certe sue premesse, non manifesterà certe sue primizie già nel corso della storia degli uomini?
Altra domanda: il regno di Dio ci verrà solo e unicamente per grazia divina o potremo noi stessi, creature umane, fare qualcosa per aiutarne l’avvento? Dovremo ridurci a meritare il regno di Dio come un premio offerto in dono o forse potremo anche noi dare una mano a costruirlo?
Il Cristo non si cura di sviluppare il discorso umanistico, il discorso di come noi possiamo cooperare con Dio alla creazione. Egli sottolinea che l’iniziativa sovrana appartiene al Padre celeste, cui dobbiamo affidarci.
Lo afferma con tanta più energia, quanto più i farisei sopravvalutavano l’importanza delle opere umane ai fini della salvezza spirituale. Quali opere? Soprattutto prescrizioni rituali minute, che avrebbero quasi avuto il potere di vincolare l’iniziativa divina: quell’iniziativa sovrana di Dio che è, invece, del tutto libera e gratuita.
Gesù non ci ha lasciato un sistema di teologia completo nelle sue parti. Ha sottolineato l’importanza e l’urgenza delle cose più essenziali. Non si è interessato all’aspetto umanistico. Non si è occupato né della scienza, né dell’arte. Ma che l’umanesimo e quindi la scienza, l’arte, la tecnologia, l’iniziativa politico-sociale siano valori più che affermati, più che ribaditi nella tradizione sia precedente dell’ebraismo, sia successiva della Chiesa cristiana attraverso i secoli, non c’è alcun dubbio.
La manifestazione dei giovani di luce è una rivelazione nuova che conferma le antiche e ci dice sull’altra dimensione qualcosa di più. Ci aiuta a rendere più organiche e sistematiche le conoscenze che abbiamo dell’aldilà. Non solo, ma prefigura e anticipa, in qualche modo, quel pieno incontro dei viventi con i trapassati che avverrà con la resurrezione universale finale.
I figli di luce comunicano con noi al livello medianico. E, siccome per comunicare bisogna essere in due, è necessaria una piena disponibilità da parte di noi umani. La nostra coscienza ci dice che un certo tipo di comunicazione è lecita e doverosa. Fa parte del compito che è stato assegnato a noi quali destinatari dei messaggi dei nostri giovani e di tutte le anime che ci vengono dall’altra dimensione in nome di Dio.
Questo comunicare ha, naturalmente, le sue regole, il suo codice, il suo galateo. Non bisogna abusarne. Non deve generare in noi una forma di dipendenza. Deve aver luogo con le anime che sono nella luce, cui in modo speciale è affidata la missione di rivelarci che l’aldilà esiste ed è l’aldilà di Dio e della vita eterna. Le comunicazioni devono aver luogo in un clima altamente religioso.
Non è lecito, poi, “legare” a oltranza anime che prima o poi dovranno distaccarsi dalla terra per avere ciascuna il proprio cammino spirituale di elevazione. Dobbiamo essere pronti a quel distacco, nell’attesa fiduciosa di riunirci ai nostri cari alla fine e per sempre.
A questo punto, però, bisogna tener presente un altro aspetto della questione. Noi riteniamo di agire da buoni cristiani, da buoni cattolici, ma purtroppo nella Chiesa non tutti sono d’accordo. C’è chi fortemente disapprova qualche nostra iniziativa. Sono tanti fratelli nella fede e, purtroppo, anche sacerdoti. Non c’è ancora, grazie a Dio, una condanna ufficiale da parte dell’autorità ecclesiastica, ma spiace e addolora quel suo atteggiamento di riservatezza estrema che confina con la diffidenza.
Per fortuna un gruppo di sacerdoti più illuminati ci è vicino e ci assiste. Altri simpatizzano più da lontano, senza compromettersi. Non si può pretendere eguale coraggio da tutti. Né possiamo giudicare certi atteggiamenti dall’esterno. Quei sacerdoti hanno i loro grossi problemi e se ci sono in qualche modo vicini in spirito è già qualcosa.
Ci sono poi gli ultrà, quelli che vorrebbero essere “più cattolici del papa”. Giungono a dire che le comunicazioni sono tutte opera diabolica. Si richiamano alle condanne della “divinazione” che lo stesso Antico Testamento contiene (Lev. 19, 31; Deut. 18, 10-12; 1 Sam. 28).
In tutte le epoche, in modo particolare presso popoli con cui gli antichi ebrei confinavano, ci sono state pratiche dirette a conoscere il futuro anche avvalendosi dei trapassati. È un luogo comune, invero molto sbagliato, che i defunti sappiano tutto, compreso il futuro. Ecco allora che il vivo evoca il morto per utilizzarlo ai suoi fini, dal momento che una conoscenza certa del futuro dovrebbe avvantaggiarlo nella vita e negli affari.
Non c’è davvero bisogno di sottolineare come questa utilizzazione del morto ai fini terreni del vivo sia scorretta e riprovevole, al pari del tentativo di evocarlo per pratiche di magia.
Se l’attenzione è la prima forma di carità da usare col prossimo, è mai possibile che certi ecclesiastici siano talmente disattenti, e quindi poco caritatevoli, da confondere il Movimento della Speranza con quegli stregoni e con i loro clienti?
A questo punto il problema si sposta un poco.
Molti sacerdoti sono in disaccordo con noi e dicono che facciamo male. Alcuni ci accusano addirittura di pratiche diaboliche. Altri si limitano a dire che noi in buona fede crediamo di parlare coi nostri cari, ma in realtà, senza avvedercene, colloquiamo col diavolo. Sono tutte opinioni personali. E poi la bocca ci sta per parlare. Ma la Chiesa che dice? Quali direttive, quali incoraggiamenti, o, all’opposto, quali ammonimenti vengono a noi dalla Chiesa?
A questo punto ci si potrebbe chiedere ancora, anzi previamente: che cos’è la Chiesa? chi è la Chiesa?
Penso che la prima risposta da dare, molto semplice, sia questa: la Chiesa siamo noi tutti che ne facciamo parte. Dio si incarna nell’umanità, quindi si può parlare di una Chiesa invisibile che coincide con l’umanità stessa e comprende tutti gli esseri umani come tali. Poi c’è la Chiesa visibile, di cui facciamo parte noi battezzati.
Gesù vive in noi. Sta a noi come la vite ai tralci. La sua linfa scorre in noi a santinicarci e, al limite, a deificarci, fino a farci crescere alla medesima statura del Cristo nella sua pienezza (Ef. 4, 13). Ciascun cristiano è alter Christus. Ciascun cristiano partecipa del sacerdozio, della profezia e della regalità del Cristo.
La Chiesa visibile ha le sue guide. Quello di cui siamo tutti investiti col battesimo è un sacerdozio universale, più lato. Presuppone un sacerdozio ministeriale, più specifico, da conferire a particolari persone. Ai sacerdoti e prima ancora ai vescovi, che del sacerdozio hanno la pienezza, è affidata una missione di guida nei confronti di noi laici. Ora, sul piano storico, sarebbe proprio inesatto dire che essi ci hanno confinati in una condizione di minorità veramente non più tanto rispettosa della nostra dignità di figli di Dio?
Nel corso delle epoche l’autorità ecclesiastica avrà avuto le sue buone ragioni per ridurre noi laici a un ruolo tanto subordinato. Sono ragioni umane e storiche, non certo ragioni teologiche.
Si è praticamente negato al laico la capacità di rappresentare la Chiesa, di parlare in qualche modo anche a nome della Chiesa. Il sacerdote, si dice, rappresenta la Chiesa e parla a suo nome, il laico rappresenta solo se stesso e parla a mero titolo personale. Che ne è di questa moltitudine di sacerdoti, profeti e re, di membra del corpo del Cristo (I Cor. 12, 14-31; Ef. 5, 30), di figli e eredi di Dio e coeredi col Cristo (Rom. 8, 17), di “dèi” come Gesù stesso ci chiama? (Gv. 10, 34-35; SaI. 82).
Chi esercitava l’autorità e il magistero non è riuscito a farci crescere a dovere? La civiltà moderna ci ha inquinati, rendendoci sospetti? L’educazione dei laici è veramente fallita, se viene accordata fiducia ai soli ecclesiastici, malgrado le prove non sempre buone che danno?
A chi mi fa dono della sua attenzione vorrei confessare che io amo profondamente la Chiesa di un amore quasi sviscerato, che nessuna cosa storta che io veda può infirmare. “Se mia madre, per caso, diventasse zoppa”, diceva papa Luciani, “io le voglio più bene ancora” (Discorso sulla Fede, 13.9.1978).
Mi auguro che il nostro amore per la Chiesa ci induca a sentirci sempre più integrati in essa e non, all’opposto, sempre più lontani e indifferenti. La contingenza che ha fatto di noi i destinatari del messaggio dei figli di luce e poi i volenterosi promotori della sua diffusione ci pone di fronte a una nuova responsabilità.
Il Movimento della Speranza è aconfessionale, ma noi sodali della Speranza siamo, di fatto, perloppiù cattolici. Come cattolici laici noi in qualche modo rappresentiamo la Chiesa, anche se non ufficialmente. Comunque siamo una presenza della Chiesa. E quindi ci assumeremo le nostre responsabilità autonome quando non ci sia una presenza di ecclesiastici adeguata. Dico adeguata in mero senso quantitativo, poiché, di fatto, i sacerdoti che si schierano con noi sono ottimi, anche se pochi.
Pur sempre con l’assistenza dei nostri pochi sacerdoti, sta soprattutto a noi, cattolici laici, di rendere la Chiesa presente nell’ambito della ricerca psichica e anche delle forme di spiritualità che si generano a seguito di manifestazioni paranormali come quella dei figli di luce.
È una decisione che ciascuno di noi deve assumere in maniera autonoma. A un certo momento non si possono più chiedere troppe “licenze” ai “superiori”. Bisogna un pochino forzargli la mano, in modo rispettoso e dolce, ma fermo.
Preti, vescovi e papi del futuro ci diranno forse, un giorno, che all’epoca nostra avevamo agito bene, anche proprio a vantaggio della Chiesa, che per merito nostro non si sarà tagliata fuori da un processo evolutivo come quello che ci schiude l’altra dimensione.
Nel secolo scorso il papa Pio IX era contrario all’unificazione politica della nostra penisola: avrebbe comportato la fine di quel potere temporale sul Lazio, sull’Umbria, sulle Marche e sulla Romagna che egli giudicava, a torto, essenziale alla propria spirituale indipendenza. Tanti ottimi cattolici operarono e combatterono per l’unità d’Italia senza chiedere al papa quel permesso che non avrebbero, certo, ottenuto da lui.
Oggi il successore di Pio IX, comunque si chiami, ha pienamente accettato la situazione nuova, ne pare contentissimo: e, ogni volta che si reca al Quirinale, palazzo che fu apostolico per secoli ed ora non lo è più, a far visita al presidente, ha tutta l’aria di ringraziare gli italiani di averlo liberato, col potere politico, di una bella seccatura, di un grosso impedimento a un esercizio più adeguato della sua missione spirituale.
Anche per motivi di spazio, mi limito, qui, a parlare della “Questione Romana”. Ma quanto detto si può applicare ai domini più disparati, per esemplificare tanti casi in cui l’autorità ecclesiastica era contraria a innovazioni, cui in seguito ha aderito.
Magari aveva le sue buone ragioni per opporvisi nel passato. Può essere che tante innovazioni, per la cornice ideologica in cui venivano proposte, potessero suonare non ammissibili. Lo sarebbero apparse di più in un secondo momento, allorché fossero state reinterpretate in una formulazione diversa, più conciliata con le istanze del cristianesimo. I papi del secolo scorso respinsero concetti di libertà e di democrazia e di laicità delle istituzioni, che in seguito il Concilio Vaticano Il accoglierà con pieno convincimento, non senza un certo calore di entusiasmo, ma dopo averli epurati da connessioni che erano chiaramente avvertite come non convenienti.
È intervenuto, insomma, tutto un lavoro di discernimento e di vaglio. Questo lavoro ha richiesto un tempo notevole. Nel frattempo le nuove idee erano state relegate in quarantena.
È stata una quarantena di fatto, per quanto l’intendimento esplicito dell’autorità ecclesiastica fosse, piuttosto, che la Chiesa respingesse quelle nuove istanze. I fedeli sono stati invitati a rifiutare quelle novità in modo puro e semplice, come si fa con qualcosa di negativo. Non tutti, però, hanno obbedito. Si può dire, anzi, che la gran massa non ha ottemperato per nulla. Per limitarsi ancora all’esempio dell’unità d’Italia, la grande maggioranza o quasi totalità dei cattolici l’ha tranquillamente accettata.
Diciamo pure che l’immensa maggioranza dei cattolici ha disobbedito al papa. È forse, per questo, venuta meno la devozione per lui in quelle stesse moltitudini? Ma per nulla. È un pezzo, ormai, che la gente ha imparato e sta imparando sempre più a rifiutare certe imposizioni dell’autorità che scendano troppo dall’alto e appaiano scarsamente convincenti a una coscienza più matura.
Le scomuniche, le sanzioni comminate con l’antica disciplina non servono più e hanno rivelato tutta la loro usura. Né serve più la formulazione di regole in chiave negativa del tipo “Non fare questo”, “Non fare quest’altro”, “Quest’altro ancora è severamente vietato”, “Attento a te, che se ti muovi ti fulmino!” Un certo terrorismo, fatto anche di racconti spaventosi, con minacce continue dell’inferno, non turba più quasi nessuno.
Altrettanto si dica di quel brutto uso del sacramento della confessione che ne faceva strumento di ricatti. Di “pii” ricatti, e spesso nemmeno tanto pii.
Può essere che nelle intenzioni di tanti ecclesiastici questa prassi fosse volta a fin di bene, e chissà quanti barbari, violenti ma ingenui e superstiziosi, e quanti autentici mascalzoni avrà fatto stare al loro posto e avrà così reso, almeno parzialmente, innocui.
Ora però si è divenuti sempre più consapevoli che si rende un cattivo servigio agli uomini quando li si umilia, quando non li si tratta più da soggetti adulti e ragionevoli. È quel che, con malinteso amore protettivo, fanno certe mamme quando, per tenere a freno un bambino irrequieto, minacciano di chiamare il carabiniere.
Per me i dogmi hanno grande importanza poiché hanno ben precisato certe dimensioni della fede cristiana che tanti “eretici”, uomini peraltro spesso geniali ed eccellenti, avevano cercato via via di svuotare. Noto, però, che la formulazione così rigida, e anch’essa in chiave negativa, di tanti dogmi non appare più accettabile in una religione che invece di attruppare e indottrinare gli uomini col timore voglia, al contrario, affascinarli e coinvolgerli con l’indubbia profondità e bellezza del suo messaggio.
“Se qualcuno avrà detto questo e quest’altro, sia anatema” (Si quis dixerit... anathema sit). Anatema vuoI dire esclusione: è togliere a qualcuno il saluto e qualsiasi amicizia, comunione e comunicazione; è rifiutarsi di prendere i pasti con lui e di parlargli. E non per pura cattiveria, beninteso, ma per evitare qualsiasi contaminazione alla purezza della fede ortodossa.
Una volta si faceva così. Tali prassi avevano pure una qualche funzionalità. Servivano governare masse di gente che non si sarebbe riusciti a mantenere sotto controllo con mezzi diversi. Le conseguenze del disordine sarebbero state peggiori del disagio che potevano procurare negli animi gentili i sistemi allora vigenti, finalizzati a mantenere, bene o male, un ordine. Era, certo, un ordine arcaico, oggi inaccettabile, ma accettato dalla mentalità di quei tempi. Dimostreremmo di capir veramente poco la storia se rimproverassimo ai medievali di non essere moderni. I dogmi rimangono pur sempre la chiave di volta dell’insegnamento della Chiesa, del suo magistero. Ma il magistero vivo del papa, dei vescovi, della Chiesa intera viene riproposto in termini più umani, più accessibili, più incoraggianti. Diciamo: in termini più... cristiani.
Il papa viaggia molto, la sua presenza è richiesta in tutti i paesi e dovunque egli porta il suo insegnamento. È un insegnamento non più proposto in forma, diciamo, dogmatica. Certi vecchi armamentari sono stati lasciati in soffitta. Lo stesso capo della Chiesa è un uomo che parla ad altri uomini, i quali possono dissentire, anche se fanno parte della Chiesa stessa. Nessuno li caccia via. Starà a loro decidere quel che sia più coerente, se rimanere nella Chiesa visibile o tenersene a distanza.
Quindi anche il papa, per quanto sia qualificato a parlare ex cathedra, in realtà non usa più farlo. Preferisce esprimersi in modo convincente, usando le parole che il rispetto per i suoi interlocutori gli suggerirà come le più opportune, le più efficaci e anche le più delicate, ogni volta che convenga usare la più sapiente gradualità e la mano più leggera.
Negli ultimi due secoli sono stati pronunciati tre soli dogmi. È quel che viene chiamato il magistero straordinario ed appare sempre più eccezionale, mentre il magistero ordinario viene affidato a discorsi e a lettere (tra cui le famose lettere circolari, o encicliche) in una forma assai meno autoritaria, per quanto la sostanza sia, per il credente, senza dubbio autorevolissima. Se oggi l’insegnamento della Chiesa appare ben autorevole a tanta gente, grande è la sua presa su tanti giovani, per i quali il papa, soprattutto Giovanni Paolo Il, è addirittura “superstar”. Penso che tale appaia per motivazioni tutt’altro che superficiali. Perfino il più sprovveduto comprende che il fascino del papa è ben diverso da quello di una stella del cinema. E anche il più scatenato, motorizzato e rampante dei supergiovani coglie che il prestigio del papa è quello di un grande maestro spirituale: espressione viva della tradizione spirituale più venerabile, vero punto di riferimento e, giacché si parla di stelle, vera stella polare per il difficile cammino dell’umanità.
L’immenso prestigio del papa e la venerazione che suscita ha avuto, per esempio, clamorose conferme alle giornate mondiali della gioventù a Denver e a Parigi.
Nulla, però, deve indurci a concludere che quei giovani, o i cattolici americani, siano proprio tutti d’accordo con tutto quel che il papa afferma. Senza entrare nel merito di quei problemi, e senza nemmeno elencarli, rileverò solo come su vari temi stia prendendo forma un dissenso vivo, profondo e convinto, che impegna una sempre maggiore percentuale degli stessi credenti.
Si diceva: l’autorità ecclesiastica fa fare lunghe anticamere a certe nuove idee, prassi, iniziative. Finché ritiene di mantenere il gran rifiuto, l’autorità invita i fedeli a rigettare quelle innovazioni. Molti obbediscono. C’è tutta una spiritualità, più che rispettabile, praticata da innumerevoli santi, fondata sull’obbedienza al superiore che rappresenta Dio stesso. Si può aggiungere che, sotto l’aspetto pratico, se l’autorità che presiede alla vita della Chiesa non fosse largamente obbedita, la Chiesa perderebbe quella compattezza che è tra i fattori non primi, certo, ma nemmeno ultimi della sua forza.
Guai, però, se non rimanesse spazio alcuno per un minimo di sana disobbedienza. C’è per fortuna, c’è — è il vero caso di aggiungere — grazie a Dio un’altra massa di fedeli in rapido aumento che, pur mantenendosi nella Chiesa con una osservanza più sostanziale, aderiscono alle innovazioni, in piena coscienza e pace con se stessi.
Ed è grazie proprio a questi suoi “figlioli” non veramente “prodighi” ma un po’ diciamo, intraprendenti, che la Chiesa potrà un giorno dire di non essere stata del tutto assente da quelle innovazioni, ma di avere anzi contribuito a promuoverle, magari anche raddrizzandole, come era giusto.
Nel campo del paranormale, e nella connessa spiritualità, dove noi ci troviamo impegnati, il nostro compito è proprio questo. Nel cooperare all’evoluzione umana siamo pure certi di rendere un servizio alla stessa Chiesa.
E anche i monsignori del Vaticano e di altre curie che ci guardano oggi con occhio un po’ sospettoso diranno bene di noi un giorno. Magari non proprio gli stessi, ma quelli che dopo di loro occuperanno le medesime scrivanie.
E i più, che saranno defunti, se ne rallegreranno in cielo, ove, per parafrasare ancora il detto evangelico, tutto quel che era nascosto sarà manifesto e tutto quel che era in ombra emergerà a piena luce.

 
 
 

Il Cuore della Legge

Post n°88 pubblicato il 28 Maggio 2008 da Giles2004
 
Tag: amore, cuore

Il Cuore della Legge

http://blog.libero.it/FraSo/4787863.html

RINGRAZIO IL MIO AMICO ROBY

PER AVER PUBBLICATO QUESTO POST

NEL SUO BLOG "SOLE, LUNA"

http://blog.libero.it/FraSo/

 
 
 

NOI  E  LA  CHIESA

Post n°87 pubblicato il 28 Maggio 2008 da Giles2004
 

UN CONTRIBUTO CRITICO


AL POST PUBBLICATO NEL BLOG "SPLENDORE DI DIO" http://blog.libero.it/amorediCristo/4777283.html

L'occultismo non appartiene all'amore di Dio
Inganni e presenze malefiche

Premesso che la Chiesa non intende mai condannare le persone, specialmente quelle afflitte da sofferenze gravissime per un lutto recente, è tuttavia necessario, anche e soprattutto per questi nostri fratelli, chiarificare che essa ha sempre condannato le pratiche spiritistiche. Già l’Antico Testamento è chiaro a questo proposito (Dt 18,12), così come il Nuovo Testamento (At 13,6-12; 16,16-24; 19,18-20). La condanna dello spiritismo è stata trasmessa ininterrottamente attraverso l'insegnamento dei Padri e dei Dottori della Chiesa.

Conferenza Episcopale della Toscana ha pubblicato la Nota pastorale :

 
"A proposito di magia e demonologia


I QUADERNI
DELLA SPERANZA


a cura di Filippo Liverziani
Il Convivio, centro di studi e comunità di ricerca

Quaderno n. 17


NOI  E  LA  CHIESA

1.  La manifestazione dei “figli di luce” e la Chiesa cattolica

2.  Obbedire alla Chiesa, obbedire alla coscienza  
                   

3.  Quando l’Aldilà chiama e quando e perché non risponde

1. LA  MANIFESTAZIONE  DEI  “FIGLI  DI  LUCE”
E  LA  CHIESA  CATTOLICA

Chi pratica la medianità in maniera non volgare e spicciola, ma spirituale, religiosa, è persona di sensibilità etica abbastanza viva. Nella mente e nel cuore di questo soggetto sensibile viene a porsi abbastanza presto il problema se le comunicazioni siano lecite o meno.
Decenni di studio e vari anni di esperienze dirette, metodiche, portate avanti con tutto il possibile rigore, mi hanno convinto che noi possiamo veramente comunicare con delle anime disincarnate.
Questo per quel che riguarda la possibilità materiale. Per quel che, poi, riguarda la liceità, le repliche ottenute via via dalle entità stesse mi inducono a una risposta un po’ articolata: non si può, invero, concludere che le comunicazioni siano tutte lecite indiscriminatamente in qualsiasi circostanza, o che siano tutte illecite e sconsigliabili in blocco. Ci sono momenti in cui le anime non vanno “disturbate”: soprattutto quando sono impegnate in un cammino di elevazione spirituale che richiede una totale applicazione e concentrazione di energie e, a tal fine, anche un certo oblio temporaneo della vita passata sulla terra. L’anima si deve distaccare dalle antiche passioni, deve lasciar cadere da sé le scorie dei risentimenti. Giova, allora, in quegli stadi di purificazione, che tanti ricordi rimangano sospesi: “Avevo nemici. Ma chi erano? E chi se lo ricorda! Ero attaccato a tante cose. Ma, precisamente, a che?” Questo temporaneo oblio (sottolineo: temporaneo) rappresenta una tale scorciatoia, costituisce un tale aiuto all’ascesi dell’anima che, se non fosse così largamente praticato (come risulta alle nostre ricerche medianiche), bisognerebbe davvero inventarlo!
Ci sono altri momenti in cui un’anima viene a comunicare col pieno “permesso di Dio”, com’ella stessa lo chiama. La nascita del Movimento della Speranza è legata alle manifestazioni di quelli che vengono chiamati i “figli di luce” o “ragazzi di luce” o “giovani di luce”, trattandosi il più spesso di anime trapassate in età assai giovane. Le loro manifestazioni medianiche rappresentano un fenomeno esteso e profondamente significativo di questi ultimi quindici anni.
In un altro mio saggio ho chiamato questi ragazzi i “nuovi angeli”. “Angelo” deriva dal greco ánghelos che vuol dire “messaggero”. I figli di luce vengono ad annunziare ai genitori, e per tramite loro a tutti gli uomini e donne viventi nella condizione incarnata su questa terra, che esiste un aldilà, dove la vita continua dopo la morte fisica.
Un tale annuncio è di grande conforto per chi ha perduto, in apparenza almeno, persone che gli erano carissime, la cui privazione gli ha reso l’esistenza quotidiana vuota e triste.
In luogo di “consolazione” preferisco dire “conforto”. Poiché non si tratta più di un mero fatto consolatorio di natura intima, personale e privata. Qui ci sono esperienze reali, constatabili anche in maniera più oggettiva, e sono esperienze che indubbiamente danno “forza” alla tesi della sopravvivenza.
I fatti non si limitano a suggerire con forza la sopravvivenza. La manifestazione dei figli di luce ha per noi un valore ancora più alto: attraverso di essa si fa strada un messaggio religioso. Questi “nuovi angeli” ci portano divine “parole di vita eterna”. E, poiché Dio si esprime, più che con parole, con potenza, la manifestazione dei nuovi angeli è ricca e potente di segni.
Qual è la sostanza di questo messaggio? Esso ci dice che il vero aldilà è Dio stesso: l’altra dimensione è lo stesso Dio trascendente e creatore, che si incarna nella sua creazione per redimerla e compierla, per renderla perfetta.
Il divino messaggio, di cui sono potenti latori i nuovi angeli, ci ribadisce che noi, creature di Dio, non siamo creati a metà e poi abbandonati. È un messaggio che conferma la prospettiva cristiana: Dio ci ama senza limiti e ci destina alla sopravvivenza, non solo, ma alla vita eterna.
L’aldilà è la dimensione religiosa per eccellenza, dove ciascuno è destinato a purificarsi da ogni scoria di male e di imperfezione per non appartenere più a se stesso, ma a Dio. E Dio, dal canto suo, se è vero che si prende tutto l’uomo, è anche vero che gli rende tutto al cento per uno.
Una volta che ha purificato l’uomo, Dio lo restituisce ai suoi affetti e a tutto quel che gli è caro. Gli restituisce le persone care, da cui non ci saranno più separazioni. Gli rende care tutte le persone, quelle sconosciute come quelle mal conosciute, odiate, o anche solo fraintese, che un diaframma di imperfezioni umane gli impediva di apprezzare nel valore infinito che hanno presso Dio e di amarle come Dio le ama.
Tutto questo è reso possibile dal fatto che Dio, creando ogni cosa con infinito amore, donandosi ad ogni realtà, incarnandosi in ogni realtà, consacra questo stesso mondo.
Le anime dimenticano la terra per un certo periodo, al fine di poter decollare nel cielo dello spirito. All’ultimo, però, la loro istanza di perfezione vuole che esse siano reintegrate nella loro umanità piena, in tutta la loro creatività, in tutto quel che hanno appreso e realizzato.
Dopo la morte fisica le anime sono morte a loro stesse in tutto, anche spiritualmente, nel distacco da ogni cosa realizzato anche attraverso l’oblio. Ma ora alla morte segue la resurrezione, cioè la reintegrazione piena di tutti quei fattori che ormai non possono più rappresentare alcun pericolo per l’attuazione spirituale, ma possono solo completarla.
Resurrezione vuole anche dire che le anime dei defunti verranno, alla fine, a ricongiungersi agli uomini che ancora vivranno su questa terra. Resurrezione vuol dire la discesa finale della Gerusalemme celeste, che agli uomini della terra apporterà i frutti di santità accumulati nel cielo mentre ne assumerà i progressi, le conquiste, le attuazioni della civiltà, delle scienze, delle arti, dell’umanesimo, perché tutte concorrano a completare il regno di Dio.
Alla fine ci incontreremo di nuovo tutti. Corre, al presente, il tempo di grazia della riscoperta dell’altra dimensione. È il tempo, questo, in cui lo stesso aldilà invita e motiva tanti di noi a portare avanti una serie di comunicazioni medianiche. È una necessità di studio. Ed è, prima ancora, la necessità di prendere coscienza che “esiste l’aldilà”, come suona il titolo di un libro di testimonianza: volume che ha ottenuto singolare fortuna, e non a caso.
In una tale prospettiva non c’è alcun dubbio sulla liceità di un certo tipo di comunicazioni medianiche, purché attuate in un certo spirito, con una metodologia corretta e, s’intende, nella giusta misura.
Tanti uomini chiusi in un’angusta visione materialistica scopriranno che, nei fenomeni paranormali, la stessa materia obbedisce allo spirito. Scopriranno la realtà dello spirito, la sua sussistenza autonoma. Il formarsi, nella loro mente, di una concezione diversa del mondo dei fenomeni potrà agevolare a tanti la scoperta di quel che ci può essere oltre.
I credenti trarranno conferma della loro visione spiritualistica. Gli stessi cristiani sì sentiranno confermati nella loro fede. Scopriranno che, sostanzialmente, il vero aldilà è quello che il loro credo già adombrava.
Noi cristiani ci troviamo in una posizione molto favorita. La nostra fede ci predispone a comprendere le nuove esperienze nel modo giusto; e le esperienze medianiche ottenute dalla manifestazione dei figli di luce, di cui siamo beneficiari, ci avviano e coinvolgono, a poco a poco, sempre più nell’impegno di una forte esperienza di fede.
Noi sodali della Speranza perloppiù aderiamo alla Chiesa cattolica. Ed è normale che ci chiediamo quale sia, non solo in astratto, ma veramente in concreto, la posizione della Chiesa nel merito delle comunicazioni medianiche.
Dovrei dire meglio: quale sia la posizione dell’autorità ecclesiastica, poiché la Chiesa siamo noi tutti. E anche perché l’autorità ecclesiastica è indotta ai suoi pronunciamenti da quello che la gran massa dei fedeli crede e sente in comune. Anche un dogma non è che la formulazione ufficiale di una credenza che il popolo cristiano professava già da lungo tempo, se non da sempre.
Sappiamo bene che lo spiritismo è stato fatto segno a condanne e divieti sia nella Legge degli antichi ebrei che nella Chiesa cristiana. È stato soprattutto visto in connessione alla pratica, evidentemente scorretta, di evocare i morti per farsi predire il futuro e per farsi dare consigli nella gestione dei propri affari; e i fedeli sono anche stati messi in guardia dal pericolo di entrare in contatto con entità negative.
Se pur ci sono delle vecchie proibizioni (l’ultima delle quali risale al 1917) oggi, di fatto, noi del Movimento della Speranza siamo seguiti da alcuni sacerdoti, i quali ci assistono con amore e comprensione. In una con i saggi consigli che ci danno, da che cosa ci mettono in guardia? Naturalmente ci ammoniscono di non abusare delle comunicazioni medianiche. Ma davvero non mi risulta che alcuno di essi sconsigli, per esempio, una madre di comunicare col proprio figliolo perduto e poi ritrovato.
È ben vero che ci sono tanti sacerdoti — e magari la grande maggioranza o la quasi totalità — che per difetto di informazione vedono tali comunicazioni medianiche in una luce negativa. Ma è anche vero che ce ne sono altri, i quali, meglio edotti, ne vedono gli aspetti positivi e le consentono, per quanto in una impostazione corretta e nella giusta misura.
Si obietterà che un tale atteggiamento positivo è condiviso da pochi sacerdoti cattolici, mentre la gran massa è negativa. Ma si deve anche tener conto che tutte le innovazioni valide muovono dai pochi.
Non so in quali condizioni vivremmo ancor oggi, se tutte le invenzioni fossero state messe ai voti! Non solo lo spiritismo è stato demonizzato, ma l’anatomia (così importante per il progresso della stessa medicina), le banche, le macchine a vapore!
Se avessimo dovuto ottenere il permesso dai preti prima di far compiere il minimo passo avanti alle nostre istituzioni civili, non ci sarebbe né la libertà, né la democrazia, e nemmeno avremmo unificato l’Italia con Roma capitale! Muovo dall’assunto che si tratti di valori, poiché la libertà è anche quella di parlar male della libertà stessa, come fanno certi amici miei, che per il momento lascio perdere.
Da un bel pezzo il sentimento generale diffuso nella stessa massa dei fedeli cattolici ha determinato l’autorità ecclesiastica ad accettare, via via, le nuove situazioni e le nuove idee che le informano.
E l’autorità ecclesiastica finisce per accettare le nuove idee valide assai di buon grado e le fa proprie e le riscopre anche proprio come idee cristiane.
Certo, ha l’abitudine di fargli fare un po’ di quarantena. E non è il caso, qui, di discutere le ragioni che inducono la gerarchia della Chiesa ad applicare a tante cose nuove un filtro ad effetto così ritardato: che prima pare escludere e respingere tutto in blocco, per passare a discernere il buono solo in un secondo momento.
Possiamo limitarci a osservare che in genere, se l’esame appare un po’ lungo, e magari anche un po’ troppo, alla fine i valori autentici vengono promossi, le proposte valide vengono recepite.
La spinta a questo cambiamento di posizione è venuta dal basso: da quell’opinione pubblica dove trova la sua espressione anche il sentimento della gran massa dei laici della Chiesa cattolica.
E la prima iniziativa da chi mai è venuta, se non dai pochi? Se l’ispirazione che muoveva quei pochi era buona, certamente veniva da Dio. E ben pochi sono stati anche i pastori di anime che hanno riconosciuto l’ispirazione divina di quei nuovi germi di futuro che andavano maturando, di quelle idee nuove che andavano prendendo forma, di quei nuovi movimenti storici che stentavano i loro primi passi.
Sono convinto che, analogamente, noi della Speranza siamo dei pionieri, degli anticipatori. Lo siamo quali membri del genere umano e parimenti lo siamo quali membri della Chiesa. Dobbiamo accettare la nostra solitudine, facendo leva solo sul conforto che ci viene da Dio e dai suoi angeli, oltre che dalla solidarietà che ci lega l’uno all’altro. Ci dobbiamo assumere Le nostre responsabilità di laici anche di fronte al clero.
Dobbiamo ricordare, a questo punto, che, in virtù del battesimo, tutti i cristiani sono sacerdoti. Quello dei diaconi, dei preti, dei vescovi è solo un sacerdozio in un senso più stretto e pieno. Un sacerdozio “ministeriale” specializzato è, certo, assai funzionale alla vita della Chiesa. Questa, nel suo insieme, ha certamente bisogno di uomini investiti della missione di guidarla, di insegnarne la dottrina, di amministrarne i sacramenti. Questi sacerdoti per eccellenza costituiscono un punto di riferimento particolare, che però non è mal esclusivo, poiché, ripeto, la Chiesa stessa ci insegna che sacerdoti siamo tutti in quanto cristiani.
Come laico investito del sacerdozio universale dei cristiani, ciascuno di noi è abilitato a rappresentare la Chiesa e ad agire nel nome di essa. Così, almeno in qualche misura, è abilitato a surrogare il sacerdote in senso stretto ove questi sia assente o mal funzionante.
In varie circostanze i laici hanno non solo battezzato, ma raccolto le confessioni (soprattutto dei morenti in battaglia). Oggi di frequente distribuiscono l’ostia consacrata agli altri fedeli, dove il sacerdote non arrivi.
Tutti sanno, poi, che nel matrimonio i ministri del sacramento sono gli sposi, non il prete. Pur sempre in nome della comunità ecclesiale, il sacerdote si limita a prendere atto che il sacramento, nella sua parte ufficiale e pubblica, ha avuto luogo.
I laici sono molto importanti nella Chiesa. Láos vuol dire, in greco, “popolo”. Ora, la Rivelazione è verità donata da Dio al suo popolo. È il popolo stesso che ha recepito e maturato quell’ispirazione divina, non il clero come casta a sé. Kléros, in greco, significa “la parte”. Il popolo, láos, include il clero nel suo seno, e il clero recepisce e matura le divine ispirazioni in una col popolo. I vescovi passeranno, poi, a definire meglio, a meglio interpretare quel che Dio ha rivelato a tutti. Vescovi e preti non rappresentano affatto una élite aristocratica, né sono per nulla il canale privilegiato di una verità esoterica data ai pochi e trasmessa segretamente tra quei pochi a loro uso e consumo.
Con ogni reverenza e con tutto l’apprezzamento possibile per il clero e per la sua missione altissima, bisogna che i laici prendano coscienza del fatto che ciascuno di essi partecipa al sacerdozio, alla profezia e alla regalità del Cristo. I laici non sono dei preti mancati, né dei cristiani dimezzati.
Di fatto, questa moltitudine di sacerdoti, profeti e re è stata posta e mantenuta sotto una tutela eccessiva. Il clero non gli ha accordato mai tutta questa grande fiducia. Di fatto, e proprio agli effetti pratici, il clero non ha mai considerato il laicato alla luce della sua piena dignità teologica.
Può essere che una tale diffidenza avesse le sue giustificazioni, attesa la scarsa maturazione dei laici in genere, la loro scarsa preparazione dottrinale. Un laicato più maturo, meglio formato, più studioso e colto, soprattutto più santo avrebbe tutti i titoli per autogestirsi in maniera più adulta.
Gli stessi uomini che reggono la Chiesa finirebbero per riconoscere ai laici quell’autonomia giusta che corrisponde al loro esatto molo teologico. I carismi autentici sono stati sempre riconosciuti, prima o poi, dalla gerarchia, seppure tante volte a seguito di lunghi travagli.
Noi confidiamo che l’autorità legittima della nostra Chiesa vorrà alfine riconoscere la positività, almeno sostanziale, delle nostre ricerche e del nostro atteggiamento di fronte all’altra dimensione. Ma intanto bisogna che noi ci assumiamo tutte le responsabilità che ci competono.
L’autorità della Chiesa non ci smentisce, assume un atteggiamento di prudente riserva. Dobbiamo riconoscere che è molto saggio fare così quando le idee non si sono ancora ben chiarite, quando i frutti sono ancora in fase di maturazione e un giudizio prematuro potrebbe dimostrarsi avventato.
Intanto, però, sta di fatto che noi siamo lasciati senza un numero adeguato di sacer-doti. In tali circostanze il laico deve ricordare di essere anch’egli sacerdote della Chiesa in qualche modo e deve sapere assumere questo ruolo per se stesso e per gli altri.
Riconoscere a se medesimo un ruolo sacerdotale significa pure, nei giusti limiti, decidere da sé, proprio come membro attivo della Chiesa, come soggetto che può parlare e agire in nome della Chiesa stessa.
Tra i sacramenti c’è quello della “riconciliazione”, o “penitenza”, come viene chiamato più tradizionalmente. Ha conosciuto le forme più varie attraverso i secoli.
Sono da confessare i peccati: ma, poi, i peccati quali sono? La scelta che noi, in piena coscienza, abbiamo compiuto e manteniamo ci impedisce di considerare in modo negativo le comunicazioni medianiche, in quanto tali. Parlo del fatto in sé, come pura ricerca, motivata che sia da ragioni esistenziali o anche scientifiche; non parlo delle imprudenze, non degli abusi, che ci possono essere e vanno evitati.
Da sempre la Chiesa si attribuisce la competenza di determinare il lecito e l’illecito. Lo fa attraverso i suoi pastori di anime. Questi, però, non sono in grado di anticipare le decisioni che i loro successori assumeranno in futuro, sulla base di valutazioni che possono cambiare col tempo e dar luogo a valutazioni meglio approfondite e perciò diverse.
Ecco, allora, che tanti fedeli dovranno chiedersi, con tutta umiltà, se certe innovazioni non anticipino cose che la gerarchia oggi contesta ma domani approverà pienamente. Dovranno, ancora, chiedersi se non spetti a loro stessi decidere quelle innovazioni in piena autonomia. È quel che, appunto, farebbero proprio in quanto membri della Chiesa, investiti in qualche modo anch’essi di una funzione sacerdotale, oltre che profetica.
La presenza attiva dei sacerdoti nella Chiesa è e rimane elemento di importanza fondamentale. San Francesco d’Assisi, che non era un prete, e che molti vedono in una falsa luce di religioso del tutto libero da condizionamenti clericali, inizia il proprio testamento con queste parole: “Il Signore diede a me, frate Francesco, la grazia di cominciare a fare penitenza... E il Signore mi diede tale fede nelle chiese sue... E poi il Signore mi diede, e mi dà ancora, tanta fede nei sacerdoti, che vivono secondo le norme della santa Chiesa romana secondo il loro Ordine, che, anche se mi dovessero perseguitare, io vorrei ricorrere a loro. E se avessi tanta saggezza quanta ne aveva Salomone e trovassi sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle chiese in cui essi dimorano non vorrei predicare contro la loro volontà. E questi e gli altri tutti voglio temere, amare e onorare come miei padroni; e non voglio in loro considerare il peccato, perché vedo il Figlio di Dio in loro, e sono miei padroni. Faccio così, perché nulla vedo con gli occhi del corpo in questo mondo dell’altissimo Figlio di Dio, se non il santissimo corpo e sangue suo, che fanno scendere dall’altare e amministrano soli agli altri”.
È il momento di concludere questo discorso, che mi sono permesso di rivolgere ai miei correligionari, con ogni considerazione anche per gli altri e in modo particolare per i cristiani di confessione diversa. Dirò allora: noi non siamo protestanti, ma cattolici; e, in quanto cattolici, abbiamo un vivo senso dell’importanza fondamentale del clero per l’esistenza stessa di questa Chiesa visibile e militante sulla terra.
Noi amiamo i nostri sacerdoti, abbiamo un grande bisogno di loro e ce li teniamo ben stretti. Ne abbiamo alcuni, che ci sono vicini con affetto e carità, non solo, ma con vera comprensione. E vorremmo averne molti di più.
Ma anche ci rendiamo conto che ci troviamo a operare in un campo assai delicato, da autentici pionieri. Ci assumiamo, pertanto, le nostre responsabilità autonome, anche proprio di membri della Chiesa.
Così noi crediamo che, se siamo nel giusto, Dio è con noi e la stessa Chiesa di Dio finirà per accordarci il riconoscimento più aperto e pieno. Ci affidiamo intanto al Signore, che misteriosamente guida gli eventi umani per il meglio, fino alla piena attuazione del bene assoluto e totale.

 
 
 

Segnalazione

Post n°84 pubblicato il 21 Maggio 2008 da Giles2004

Il Forum "ANGELI IN TERRA - SACHA VIVE"

Associazione per l'aiuto ai genitori che hanno perso figli - onlus

ha cambiato indirizzo: http://angeliinterra.mastertopforum.com/

 
 
 

CONGRESSO INTERNAZIONALE

Post n°83 pubblicato il 12 Maggio 2008 da Giles2004
 

R E P U B B L I C A   D I   S A N   M A R I N O

Ufficio di Stato per il Turismo

con il patrocinio della Segreteria di Stato per il Turismo
            

12° CONGRESSO INTERNAZIONALE

DI STUDI DELLE ESPERIENZE DI CONFINE

sul tema I L   T R I O N F O   D E L L ’ I G N O T O

misteriose escursioni della mente

fra medicina e parapsicologia 

17 – 18 Maggio 2008

 
 coordinamento  Fulvia Cariglia
 

I N G R E S S O      G R A T U I T O

 
TEATRO TITANO

Piazza Sant’Agata – San Marino Città

REPUBBLICA DI SAN MARINO

P   R   O   G   R   A   M   M  A
 

 

SABATO 17 MAGGIO                                                              

 

ore 10.15:    Saluto delle Autorità                                                                                                                                                                                  

                    e presentazione di                                                                        

                    Fulvia Cariglia                                                            

                                                                                                               

ore 10.45:    Giovanni Iannuzzo

                    “Una provocazione per le scienze

                    della mente chiamata NDE”

 

ore 11.15:    Giuseppe De Pasquale

                    “Finestre sull’aldilà”

 

Ore 11.45:   Laura Campanello

                    “L’anima dopo la morte:

                     riflessioni filosofiche”

 

ore 12.15:   Dibattito con il pubblico

 

               P A U S A   P R A N Z O

 

ore 15.15:   Nerio Bonvicini

                    “ Il fenomeno perimortale negli

                    studi di Ernesto Bozzano”    

 

ore 15.45:   Davide Vaccarin

                   “NDE ed esperienze dissociative”

                  

ore 16.15:   Giorgio Cozzi

                   “Ieri, oggi domani:

                   la consapevolezza del migrante”

 

ore 16.45:   Coffee break

 

ore 17.15:  Cino Tortorella

                  “L’esperienza di premorte

                   che ha cambiato la mia vita” 

 

ore 17.45:  Testimonianze a confronto

                  Interventi di “soggetti protagonisti”

 

                  ____________________________

 

 

ore 21.15:  Proiezione di filmati

                   con tavola rotonda

                   (M. Biondi, G. Cozzi, G. Iannuzzo)

                   e interventi del pubblico

DOMENICA 18 MAGGIO

 

ore 09.00:   Fulvia Cariglia

                   “Ma c’è ancora una parapsicologia?”

 

ore 09.30:  Massimo Biondi

                   “Visioni di conforto:

                   esperienze ai limiti della vita”

 

ore 10.00:   Stefano Siccardi

                    “Riscontri della psicometria:

                    uno studio inedito”

 

ore 10.30:   Coffee break

 

ore 11.00:   Gabriele Mina

                    Presentazione del libro Spiriti inquilini

 

ore 11.15:   Giuseppe Perfetto

                   “L’essenza della realtà:

                   la percezione intuitiva”

 

ore 11.45:   Daniele Gullà

                    “Immagini eidetiche

                    oltre il visibile”   

 

ore 12.15:   Dibattito con il pubblico

 

ore 12.45:   Fulvia Cariglia

                  Conclusioni dal Congresso

 

All’interno dei lavori congressuali viene riservato un momento di partecipazione libera per chiunque desideri dare il proprio contributo con l’esposizione di una testimonianza diretta o di studi personali effettuati sulle materie in programma.

 

                 LA REPUBBLICA DI SAN MARINO

       mette a disposizione dei signori congressisti un servizio di

       prenotazione alberghiera a prezzi di particolare convenienza

       Centro Prenotazioni Alberghiere Consorzio San Marino 2000:

                   tel. 0549 / 99.50.31; fax: 0549 / 99.05.73

                              e-mail: info@@sanmarino

 

PER INFORMAZIONI  SU ORGANIZZAZIONE,  PROGRAMMA E ATTI:

Tel. 347 / 61.62.584

 e-mail: carful@libero.it                   

 

Massimo Biondi. Medico e giornalista scientifico, membro della Parapsychological Association, è autore di ricerche sugli stati modificati di coscienza. Ha pubblicato “Misteriose presenze” (Milano 2005), “Trasformazioni” (Milano 2006); “Parapsicologia” (con P. Tressoldi, Bologna 2007).

 Nerio Bonvicini. Da anni impegnato nello studio delle esperienze di confine, tiene conferenze in argomento ed è  Segretario Generale del CSP (Centro Studi Parapsicologici) di Bologna, prestigioso  centro italiano di parapsicologia.

Fulvia Cariglia. Giornalista, psicologa e sociologa, si occupa da molti anni di studi sull’ipotesi  paranormale dei fenomeni insoliti ed è impegnata nella  ricerca sulle NDE. È autrice di numerosi articoli in argomento e di tre volumi pubblicati presso Mondadori.

Laura Campanello. Filosofa, lavora presso l’Università di Milano ed è autrice del saggio sulla filosofia della morte “Non ci lasceremo mai?” (Milano 2005).

Giorgio Cozzi. Sociologo, svolge attività di direzione aziendale. Presidente dell’AISM (Associazione Italiana Scientifica di Metapsichica) di Milano, è accreditato parapsicologo e autore di numerose pubblicazioni in materia.

Giuseppe De Pasquale. Ingegnere, si dedica allo studio degli stati modificati di coscienza con particolare riferimento alle NDE, a proposito delle quali ha pubblicato articoli e dedicato un sito internet.

Daniele Gullà. Perito fonico e antropometrico, svolge la libera professione ed è consulente tecnico di Pubbliche Amministrazioni. Impegnato nello studio delle esperienze borderline, si occupa in particolare dell’applicazione delle strumentazioni tecnologiche e informatiche a queste indagini.

Giovanni Iannuzzo. Medico psichiatra, è membro della Parapsychological Association e autore di numerose pubblicazioni.  Da tempo si occupa dei rapporti, e possibili implicazioni terapeutiche, tra cultura magica e conoscenze psichiatriche.

Gabriele Mina. Docente di italiano, è impegnato presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Genova.  Nell’ambito di ricerche storico-antropologiche, si è occupato anche di apparizioni. Ha curato il volume “Spiriti inquilini” (2008).

Giuseppe Perfetto. Psicologo, svolge attività di counselor psicosociale. Ricercatore presso il Centro Studi e Ricerche sulla Psicofisiologia degli Stati di Coscienza, è autore di numerosi articoli.

Stefano Siccardi. Laureato in matematica e libero professionista di informatica. È autore di ricerche parapsicologiche sulle OBE e sulla valutazione quantitativa delle affermazioni dei sensitivi.

Cino Tortorella. Noto autore e conduttore di programmi televisivi, ha vissuto in prima persona un’esperienza NDE, della quale testimonia le potenzialità di mutamento interiore ed esistenziale.

Davide Vaccarin. Laureato in Medicina con una tesi sulle NDE, ha raccolto un’ampia casistica italiana ancora inedita, sulla quale sta conducendo una nuova ricerca che segue una metodologia scientifica.

Segretaria del Congresso: sig.ra Rita Napoli Maldera.

   Dopo tanti anni riemerge la parola “parapsicologia” nel titolo del Congresso Internazionale di Studi delle Esperienze di Confine,  dedicato per vocazione alle NDE (Near Death Experience) e ormai conosciuto negli ambienti della specifica ricerca quale momento di approfondimento del fenomeno in sé nonché delle diverse tematiche connesse. Ma non si tratta di un cambiamento tematico e neppure di un ‘tradimento’ culturale, bensì di una nuova apertura a quella che, al di là di ogni approvazione della cultura dominante, senza pregiudizio può essere definita “scienza parapsicologica”.     

   Rimane prioritario per noi l’interesse per tutti quegli studi, sia storici sia di indagine medica, che nel tempo o recentemente ci hanno consentito di inquadrare l’esperienza di premorte in un contesto scientifico, come non perdono d’importanza l’aneddotica e  la casistica, punti di forza per chi debba concepire ipotesi e teorie sulla base di un insostituibile materiale umano. Ancora parleremo dei successi della scienza in quest’ambito, ancora ci soffermeremo sui contributi dati alla ricerca dalla filosofia, dalla psicologia e dalla sociologia, ed ancora – spazio particolarmente gradito ai congressisti – ascolteremo chiunque voglia farci partecipi del proprio ‘viaggio nell’altrove’; ciò senza tuttavia privarci di un’escursione, sia pur  prudente, nel campo minato del paranormale.

   È forse giunta l’ora di riprendere un discorso a suo tempo interrotto, quando è apparso chiaro a molti di noi che la confusione creatasi sull’oggetto vero della parapsicologia ed un suo costante inaccettabile inquinamento ce la rendevano  estranea perché divenuta inaffidabile; forse, superati gli effetti della sua degenerazione, potremmo individuare in essa nuove chance al nostro scopo; forse, soprattutto, esiste un modo – e noi ci proponiamo di trovarlo e praticarlo – di sfruttare quanto può rivelarci sulle sensazioni profonde di un soggetto sottoposto all’indefinibile stress di chi ‘ha vissuto, se n’è andato e poi ha fatto ritorno’. 

   Questo Congresso mantiene dunque fede al proprio impegno, assunto ormai dodici anni or sono, di trattare dei possibili aspetti di quello straordinario fenomeno che è l’NDE, un’esperienza inglobata in uno stato di crisi fisica così grave da far parlare di vicinanza con la morte e, ciononostante, caratterizzata da tanti e insospettati dettagli che fanno pensare soprattutto alla vita. 

 
 
 

11 maggio: festa della mamma

Post n°81 pubblicato il 09 Maggio 2008 da Giles2004
 
Tag: music, video
Foto di Giles2004

A tutte le mie amiche bloggers dedico questo video che si ispira ad una canzone dei Within Temptation "Never Ending Story

Armies have conquered
And fallen in the end
Kingdoms have risen
Then buried by sand
The Earth is our mother
She gives and she takes
She puts us to sleep and
In her light we'll awake
We'll all be forgotten
There's no endless fame
But everything we do
Is never in vain

We're part of a story,
part of a tale
We're all on this journey
No one is to stay
Where ever it's going
What is the way?

Forests and deserts
Rivers, blue seas
Mountains and valleys
Nothing here stays
While we think we witness
We are part of the scene
This never-ending story
Where will it lead to?
The earth is our mother
She gives and she takes
But she is also a part
A part of the tale

We're part of a story,
part of a tale
We're all on this journey
No one is to stay
Where ever it's going
What is the way?
We're part of a story, part of a tale
Sometimes beautiful and sometimes insane
No one remembers how it began

 
 
 

Una proposta anti CICAP sulla metafonia

Post n°80 pubblicato il 02 Maggio 2008 da Giles2004
 
Foto di Giles2004

Una proposta anti CICAP sulla metafonia

(Dott. Nicolò Schepis)

Inizio citando una frase di testata giornalistica di un'intervista al dott. Morocutti del CICAP sulla metafonia pubblicata su Internet dal titolo: "La scienza dice no".
Sotto titolo: "Marco Morocutti è esperto Cicap (Comitato italiano controllo delle affermazioni sul paranormale) per quanto concerne psicofonia e metafonia.
Accanto sulla sinistra dell'intervista la sigla del Cicap, alla fine dell'articolo si nota il Link per accedere al sito ufficiale del Cicap. La prima forma ideologica di quest'articolo che risalta agli occhi è la dicitura del titolo; "La scienza dice no". Una intestazione che considera le parole del Dott. Morocutti come l'appellativo della scienza (insomma, una equivalenza biunivoca tra Morocutti e la Scienza. Morocutti = Scienza - Scienza = Morocutti) In effetti Morocutti è una persona, un ricercatore di una associazione che sostiene un verdetto sulla metafonia. E' il dott. Morocutti a pronunciarsi quale membro del Cicap e non la scienza! Allora invito a chi scrive ad essere più preciso. Il problema di fondo è che né il Cicap, né il dott. Marco Morocutti sono la scienza. Una goccia d'acqua non è il mare intero! Immaginate un medico, che presentandosi in un convegno per affermare le proprie tesi, proferisce un bel momento: io sono la medicina, ovvero, la medicina dice No, mentre è lui ad affermare il No sull'eventuale causa di una malattia ipotizzata da altri suoi colleghi. Con onestà professionale e metodologia non vi sembra pretestuoso questo modo di porsi? Sarebbe stato più giusto esporre diversamente, forse in questo modo: secondo le mie ricerche sono giunto a queste conclusioni da sottoporre sempre ad ulteriori verifiche. Non è accaduto così nell'intestazione sopraindicata? Ecco perché quel titolo mi sembra la chiave di una visione onnipotente della conoscenza. Io sono, personalmente, contro ogni forma di tracotanza della ragione, in opposizione a qualsiasi esasperato razionalismo; ancora sento l'odore del fuoco, il tanfo nefasto dei roghi della Santa inquisizione, l'urlo disperato di Giordano Bruno, ne vedo, oggi, la reincarnazione in alcuni scettici del presente. Personalmente non condivido nessun monopolio culturale da parte di qualsiasi associazione che vuole prevaricare a tutti i costi il suo presunto sapere. Chi pratica la metafonia deve sapere, che pende sulla sua pelle una penale morale da parte di una nuova santa inquisizione, solo chi accetta il martirio psicologico può andare avanti. Chi è accusato per un reato ha sempre una difesa, può, nel caso di un'eventuale condanna appellarsi, inseguito, ad un altro processo. Per la metafonia non è cosi, nessuno dei metafonisti può appellarsi alle decisioni del Cicap, una sottile ironia, pungente di questi operatori investe chi tenta, vanamente, di affermare le ragioni delle sue sperimentazioni. Secondo il Cicap chi pratica la metafonia, se vuole essere credibile, deve, in modo inequivocabile, sottoporsi al suo controllo. Allora mi chiedo: perché presentarsi solo alle supervisioni del Cicap e non ad altre eventuali associazioni di verifica? Se queste associazioni ancora non esistono, perché temono tanto il Cicap, facciamoli nascere, e ora di finirla con la caccia alle streghe! A mio modesto avviso potrebbero essere anche più obiettive, perché indagherebbero senza pregiudizi! Perché, esclusivamente, il Cicap possiede il monopolio sul paranormale? Dove sono gli avvocati difensori, la corte d'appello e la Cassazione dei metafonisti? Non esistono… Allora ci troviamo dinnanzi ad un monopolio culturale, manca una concorrenza di controllo scientifico. Inoltre, da quanto affermano i ricercatori del Cicap, sembrerebbe che essi si considerano la scienza in assoluto, mi sembra di entrare in antiche cattedre di teologia del passato. Uso a tal proposito una frase   biblica, poiché il Cicap tendenzialmente si pone alla stessa maniera del vecchio dio giudaico quello con la barba bianca: " non avrai altra scienza fuori di me"! E se qualche fisico, o medico, o ricercatore afferma il contrario di quanto quella associazione sostiene, subito gli si appiccica la cornice di visionario, d'illuso. Il Cicap è quella parte della vecchia scienza giustizialista; ritengo il suo modo di promulgare cultura un pericolo per la democrazia del sapere, un oscurantismo della ragione d'essere. Quando qualsiasi potere si camuffa in sapere, bisogna essere molto vigili e non permettere che quel potere oscuri le menti, è necessario combattere sino infondo per il diritto di un sapere dialettico, contro ogni presunzione della ragione impudente, per la profilassi dell'obiettività; occorre opporsi, in maniera ferma e decisa, alla stessa maniera di come si lotta l'irrazionalità di certe sette mistiche, i riti delle fattucchiere, i maghi, i prestigiatori imbroglioni. Non possiamo delegare al Cicap il responso massimo sulla veridicità dei fenomeni metafonici, senza che ci siano altri centri di controllo alternativi. Se c'è una cosa da fare, è quella di migliorare la qualità della ricezione delle voci, per renderle più chiare, meno interpretabili, in maniera che ciascun ricercatore potrà dopo anni di verifiche oneste rendersi conto della esistenza o non esistenza della dimensione metafonica.. Riferendomi al Cicap e soprattutto al dott. Morocutti, voglio dire che Ricercare non significa supporre a priori che un fenomeno non esista prima di averlo verificato con la dovuta serietà e con il dovuto tempo, questa forma pregiudiziale non permette al ricercatore d'essere equanime, senza stereotipo alcuno. Ritengo proporre a tutti gli studiosi e investigatori nel campo del paranormale la nascita di una nuova associazione, che indaghi i fenomeni con la massima obiettività, che si ponga come un'agenzia di controllo e di verifica senza preclusioni di fondo. Per quanto riguarda la metafonia, Morocutti afferma e cito le sue parole: "Bisogna avere competenza in elettronica e in tecnica del suono. Per quanto concerne il primo aspetto, si tratta della mia specifica professione. Sono poi un appassionato e un esperto di tecnica audio". Posso convenire con lui in questa sua asserzione, ritengo giusto quello che dice, ma cosa manca nella sua metodologia d'indagine? Egli definisce illusoria la metafonia solo per il fatto di aver verificato di persona in diverse situazioni la provenienza di rumori e messaggi radiofonici mal interpretati da chi vuol sentire quello che, in effetti, non esiste: il rumore di una sedia per una parola, un messaggio navale in codice o radioamatoriale o radiofonico per una voce dell'aldilà. In che modo Morocutti conduce l'indagine? Cito nuovamente le sue parole ritrovate in un'intervista su Internet: "Sì. Da un lato, ho fatto test circa l'interpretazione delle frasi intercettate. Gruppi di controllo che non conoscevano il testo scritto della frase intercettata non erano in grado di interpretarla. Dopo avere visionato una plausibile interpretazione scritta, però, questa s'imponeva fino a determinare una percezione precisa. E' l'effetto della somiglianza con il già sentito o il già saputo. Fondamentalmente si tratta di sintomi indefiniti che vengono chiusi in un'interpretazione quando questa è già presente" Voglio precisare, da quanto si può intendere dalla sua lettura, che il gruppo di controllo è stato formato da un insieme di persone comuni che non hanno fatto alcuna esperienza sulla rilevazione percettiva delle voci. Mi domando, come può competere questo gruppo di controllo con chi ha reso fine, capillare il proprio udito dopo anni d'ascolto, affinando il proprio senso acustico per discriminare le caratteristiche di quelle voci, differenziandole da un fruscio di fondo, che tende a coprile e saturarle? Consideriamo un gruppo di controllo costituito da persone, non musiciste, che vengono invitate dallo sperimentatore ( per es, dal dott. Morocutti che dice di essere tra l'altro "un appassionato e un esperto di tecnica audio") all'ascolto di una Sinfonia, o di una fuga di Bach. Dott. Morocutti le chiedo, quante parti apprezzabili e considerevoli di quella musica resterebbero oscure e non percepite dal suo ipotetico gruppo? Indubbiamente, gli elementi più importanti: trasformazioni armoniche con modulazioni e cambi di modo, contrappunti di voci sovrapposte, sfumature timbriche, richiami formali. Se dovessimo utilizzare in musica questa sua metodologia per un verdetto ( come lei ha fatto per la metafonia) sulla validità di una sinfonia o di una fuga, questo suo criterio, di certo, inficerebbe tutta la musica classica, sicuramente, la musica leggera avrebbe la meglio. Cosa avrebbe ottenuto dalla sua ricerca? Un plauso dai suoi colleghi del Cicap, ma una profonda disapprovazione dai compositori, dai semiologi della musica, dagli psicologi, che certamente in questo campo sono più competenti di lei, perché lei avrebbe  bestemmiato sulla musica, falsando la realtà dei fatti, per giungere a conclusioni rovinose. Non credete che questo modo di procedere sia un limite che vizi ideologicamente l'indagine? Morocutti alla fine dell'esperimento riesce sempre a trovare quello che voleva sapere o che gli serviva già dall'inizio, prima ancora di eseguire il test di controllo, per invalidare la metafonia. Lei non ha tenuto conto dei processi di filtro e di selezione percettiva, (processi ormai saputi e risaputi dalla psicologia), ha isolato le variabili a suo piacimento emettendo un sacro verdetto inoppugnabile. L'uso inadatto di metodologie sperimentali, usate in maniera inappropriata, senza vagliare le variabili dipendenti ed indipendenti più rilevanti, che si presentano di volta in volta in una situazione sperimentale, può apportare grossolani errori interpretativi, come è successo spesso in diverse statistiche sociologiche. " Riprendo la metodologia d'indagine di Morocutti - ecco nuovamente le sue parole: Oltre ai gruppi di controllo, ho effettuato test con radioamatori. L'universo delle comunicazioni in onde corte è enorme e complessissimo: si trasmettono materiali di ogni genere, a volte da migliaia di chilometri dall'apparecchio che li intercetta. Il parere dei radioamatori è stato unanime: le cosiddette "voci dei morti" sono tracce audio di comunicazione radioamatoriale, intercettate con strumenti non adatti alla ricezione (SFB). E questo viene confermato anche dalla più prestigiosa metafonista italiana, Gabriella Alvisi... " Mi sembra di assistere ad un altro aspetto parziale d'indagine, anche s 'è corretto nell'esposizione divulgativa. E' vero che l'etere sia pervaso da onde corte, così molti metafonisti cadono in questa trappola illusoria, quando interpretano voci non definite, in maniera univoca secondo le loro aspettative. Se la maggior parte dei segnali che si captano sono rumori, o trasmissioni radiofoniche o radioamatoriali o messaggi di navi da decriptare, ciò non significa che tutti i metafonisti commettano questi grossolani errori. Mi domando, si ascolta da una radio, esclusivamente, la ricezione di messaggi radiofonici? Morocutti direbbe di si. Dove sta scritta questa sua verità ultima, forse la mia mente va più in là del contingente, va nei sentieri del possibile, sempre nei limiti d'ipotesi, tuttavia da verificare. Non può accadere qualcosa di inspiegato, d'insolito in ciò che si ascolta? Molti studiosi metafonici hanno ottenuti frasi con dati alla mano dai risvolti sorprendenti, che non potevano essere di natura radiofonica ( per i loro contenuti) e che tuttavia si erano impresse, incredibilmente, nel nastro magnetico di un registratore. Sono questi i dati da sottoporre ad un controllo serio e non il resto. Il resto è risaputo, è banale, giova solo a riempire un articolo di giornale, ma non è utile alla ricerca, serve al pensiero dicotomico, che vuole smentire a tutti i costi, ciò che non riesce a catalogare nei propri schemi cognitivi. Un tempo Einstein commise un grave errore nei confronti di Heisenberg, dopo che lui stesso gli aveva delucidato la sua versione dei fatti sulla fisica quantistica. Einstein gli rispose: "ciò nonostante è un non senso". Ma la storia dimostrò alla fine che Heisemberg aveva ragione. Se una mente straordinaria come quella di Einstein aveva sbagliato in quella circostanza, perché a lei ed al Cicap non è concessa nessuna possibilità d'errore? Comprendo che Morocutti da come si esprime esclude questa possibilità, in questo caso di presunta infallibilità, ha tratto poco dagli insegnamenti della storia del pensiero scientifico. Sicuramente l'apparecchio radiofonico è progettato per ricevere alcune bande e non altre, ma nessuno può escludere qualcosa di poco chiaro che s'insinua inaspettatamente in alcuni momenti e non in altri, magari poco ripetibili. Morocutti parte da una premessa scontata, non è possibile!!! Non ricerca con la mentalità di chi vuol sapere, capire, ma di chi vuol soltanto smentire. Ha trovato qualcosa da sconfessare in alcuni metafonisti ingenui, travagliati dal dolore e generalizza quei risultati a tutti i possibili contatti metafonici. Ecco cosa dice a tal proposito: "Il parere dei radioamatori è stato unanime: le cosiddette "voci dei morti" sono tracce audio di comunicazione radioamatoriale, intercettate con strumenti non adatti alla ricezione (SFB)". Questa sua affermazione sa di stonatura, sarebbe stato corretto almeno aggiungere alla frase "sono tracce audio di... in molti casi sono tracce di… oppure, per una maggiore prudenza e rispetto nei confronti di molti metafonisti responsabili, che conducono da anni le loro ricerche, delle quali sa ben poco, avrebbe potuto affermare al posto di quella frase scontata ed imperativa quest'altra: potrebbero essere tracce audio di… E aggiungerei Molte come sostitutivo del vocabolo Cosiddette "molte" delle "voci dei morti" , piuttosto, che le cosiddette, ( questa ultimo lemma sa d'offensivo). Mi scusi, ma non è corretto che un ricercatore serio si appropri di un tale significato lesivo, usato con grossolana superficialità dai radioamatori. Inoltre, posso affermare, da quanto si rileva in diversi suoi articoli, che lei ha controllato soltanto una minima parte dei casi metafonici, quelli più discussi o dubbi, generalizzandoli poi indebitamente a tutto il resto. Sa cosa pensano gli psicologi cognitivisti di queste indebite generalizzazioni? Li considerano delle distorsioni cognitive. Morocutti non può proferire con una semplicità sconcertante che i risultati dei suoi esperimenti siano universali, dimentica che qualsiasi asserzione che non può essere sottoposta ad eventuale confutazione, non può appartenere alla scienza, perché in tal caso non è nè vera, né falsa, è come la fede. Forse voi del Cicap siete i sacerdoti di una nuova religione? I signori del Cicap mi sembrano gli integralisti di uno scentismo religioso, piuttosto, che ricercatori,( non entro in merito alle loro professioni, mi rivolgo solo ai loro giudizi sul paranormale) nessun sperimentare nel campo della psicologia e semiologia musicale è giunto ad affermare con disinvoltura e spregiudicatezza che i dati sperimentali ottenuti dai loro screening e approfondimenti siano definitivi o assoluti, come fa, invece, trapelare lei dalla sua ricerca. Ancora nessuno di loro può ben dire con precisione se c'è una semanticità nella musica e in che termini i significanti musicali possono avere dei referenti significativi. Veda questa è l'umiltà di un ricercatore che lo contraddistingue da un chiromante. Le variabili in gioco sono troppo complesse per pervenire ad un risultato ultimo. Si continua sempre a testare gruppi, sulle abilità percettive, con gruppi perimentali e di controllo, ma senza avere la presunzione di aver trovato alla fine dell'esperimento la pietra filosofale. E' stato geniale il Dott. Morocutti, molto più bravo di Werner Heisemberg, poiché è riuscito in un tempo relativamente breve a liquidare la metafonia. Se attuassimo il suo modo di procedere avremmo risolto la singolarità del "paradosso del gatto di Schrödinger", avremmo messo al bando il grande fisico americano Eugene Wigner per non parlare del sommo Davied Bohm. Saremmo ben lieti se potessimo trovare, nel campo della psichiatria e in altre scienze sperimentali, ricercatori, come Morocutti ed altri del Cicap, che in un tempo molto breve possano riuscire a formulare dei punti d'arrivo precisi e inequivocabili, proprio dove altri grandi ricercatori hanno fallito. Naturalmente se si vuole liquidare il tutto, la cosa più semplice è comportarsi alla stregua del Cicap. Questi procedimenti con applicazioni arbitrarie grossolane ci riportano alla pregiudiziale visione di partenza del ricercatore Cicap, che sa già cosa deve trovare e cosa non deve cercare. Se una ricezione metafonica indica una voce che afferma qualcosa di verificabile e la voce dialoga con l'operatore e proferisce una data, un nome e un cognome sconosciuto, o un evento preciso e incognito, che poi viene confermato da dati oggettivi concreti, e soprattutto, se queste informazioni ignote e verificate, in seguito, come vere non sono poi così rare, come si pensa o si vorrebbe pensare che fossero, mi sembrerebbe gravemente mediocre voler a tutti i costi ricondurle alla banale concettualizzazione delle coincidenze. Il debole castello del dott. Morocutti e del Cicap si schianterebbe in un boato infernale. Allora invito tutti alla prudenza. Ecco un paradosso: nel tentativo di smascherare una pseudoscienza, il Cicap produce una pseudo indagine, selezionando a piacimento le variabili da considerare valide, manipolano in maniera subdola l'esperimento di controllo e generalizzando i risultati a tutto il onoscibile. Ritengo, inoltre, diseducativa la disinformazione del Cicap, perché tende ad utilizzare situazioni grossolane e truffaldine sapute e risapute che si celano nel mondo del paranormale, per coniugarle poi agli studi dei ricercatori seri, che grazie al Cicap devono oggi aver paura di promulgare i risultati ottenuti, per non essere tacciati come stregoni e condannati al rogo della nuova santa inquisizione.

Dott. Nicolò Schepis

 
 
 

1° maggio: festa dei lavoratori

Post n°79 pubblicato il 01 Maggio 2008 da Giles2004
 

Celebriamo questo nostro primo maggio
perchè di precarietà non si muoia più ...

perchè le regole del profitto non uccidano più ...

 
 
 

Ricerche parapsichiche

Post n°77 pubblicato il 23 Aprile 2008 da Giles2004

Newsletter:  ricerche parapsichiche http://convegno-parapsi.helloweb.eu

Grandissimo successo ha riscosso la 14° edizione del convegno internazionale "Il mistero dell'esistenza umana - Dalla mente all'interiorità", organizzato dall'Associazione di Ricerche Parapsichiche e Bioenergetiche, tenutosi a Bellaria dal 3 al 6 Aprile scorsi.

 

Gli sforzi e l'impegno del comitato organizzativo, presieduto dal dr. Nicola Cutolo, sono stati premiati da quasi un migliaio di presenze che hanno fatto da preziosa cornice alla manifestazione. Da ogni parte del mondo ed in tante lingue diverse, Relatori, Studiosi, Ricercatori dello Spirito, hanno condiviso con il pubblico ultime scoperte e profonde analisi degli argomenti affrontati.

Tra loro, ricordiamo Raymond Moody, eminente studioso dei fenomeni di pre-morte ed autore di "La vita oltre la vita"; e William Buhlman, uno dei massimi esperti americani di viaggi extracorporei. Inoltre Braco, straordinario guaritore spirituale croato, per la prima volta in Italia.

Il Convegno si propone come punto di incontro per tutti coloro che avvertono imprescindibile e ineluttabile il desiderio, la spinta, l'attrazione verso la Ricerca, verso un indistinto 'qualcosa' che esiste al di  là della ragione e del quotidiano mondo sensibile e materiale. Attraverso il senso del mistero si intuisce la propria condizione di partecipe dell'Assoluto che è fonte dell'intera esistenza. Alla base della vita c'è il desiderio, la spinta a conoscere, a colmare le proprie  imperfezioni. Da più di vent'anni il dr. Cutolo e l'Associazione da lui fondata si impegnano per l'organizzazione di momenti di incontro tra Anime affini, Anime che vibrano nella tensione della Ricerca e dell'Anelito verso le profondità e le altezze dello Spirito. Ciò che rende unici i nostri Convegni è l'indescrivibile atmosfera che si crea, si sviluppa e vibra con un'intensità che aumenta di giorno in giorno e che si estende anche al di fuori e oltre le attività del convegno, anche nei momenti conviviali o di relax.

È opinione comune tra i nostri Amici, tra tutti coloro che hanno partecipato ad uno o più convegni che "Si cambia ai convegni organizzati dal dr. Nicola Cutolo: coinvolti e quasi contagiati da collettive spinte interiori, da aneliti che si credevano sopiti o affievoliti. Sì, ci si trasforma; i semi che ognuno ha in sé ricevono nuova linfa, le piante già rigogliose si irrobustiscono e tendono verso la luce, e le terre fertili raccolgono nuovi semi, stimoli, inviti alla Ricerca, per intraprendere un cammino di crescita, di luce, di scoperta. Nessuno resta indifferente al clima di fraternità e spiritualità quasi tangibile e nessuno è più lo stesso al suo ritorno a casa. Le amicizie con fratelli e sorelle in spirito nascono e durano." Ci auguriamo di cuore che anche Voi possiate sperimentare quello che le nostre parole hanno imperfettamente tentato di raccontare.

Vi aspettiamo a Bellaria 2009! 

LA REDAZIONE WEB


Cari Amici,
siamo già al lavoro per organizzare la 15a edizione del congresso
internazionale IL MISTERO DELL'ESISTENZA UMANA - DALLA MENTE
ALL'INTERIORITA' che si terrà a Bellaria dal 26 al 29 marzo 2009.

Ci sono dei Relatori particolarmente interessanti che vorreste
incontrare? Tematiche da affrontare?
Per suggerimenti e richieste, scriveteci a ass.parapsi@gmail.com
,
saremo felici di prendere in considerazione le vostre segnalazioni per
offrirvi un programma il più ricco possibile!

Aspettiamo le vostre  idee!

LA REDAZIONE WEB


 
 
 

Un Ponte d'Amore con l'Aldilà

Post n°75 pubblicato il 03 Aprile 2008 da Giles2004

E' on line una nuova edizione del mio sito,

aggiornato nella grafica e nei contenuti.

==> http://digilander.libero.it/Giles2004/

Grazie per la visita 

 
 
 

Pasqua, festa della Resurrezione

Post n°74 pubblicato il 17 Marzo 2008 da Giles2004
 
Foto di Giles2004

Posta al limitare tra l'inverno e la primavera, la festa di Pasqua corrisponde ad un momento di passaggio, di trasformazione e di rinnovamento. Le lunghe notti invernali, il freddo ed il riposo invernale lasciano a poco a poco il posto allo schiudersi della vita. È un momento di risveglio, la fine dell'ibernazione. È un periodo di gestazione e di nascita. Le gemme si liberano facendo scoppiare il loro involucro; i fiori rallegrano la natura con i loro colori puri, freschi e vivi. Il fogliame degli alberi si rinnova. Gli uccelli cantano sinfonie all'apparizione dei primi chiarori del giorno. È il momento della nidificazione, della cova, dello schiudersi delle uova che ogni anno ricorda la resurrezione del Cristo, la sua uscita dal sepolcro.

L'uovo, simbolo di fertilità, contiene tutta la speranza di una vita nuova.L'uovo filosofico degli alchimisti è il luogo in cui avviene la trasmutazione del piombo in oro, che apporta saggezza e potere. I metalli vili, che rappresentano i nostri difetti, debbono essere trasformati in oro (metallo nobile ed inossidabile), simbolo delle nostre qualità.

Ma l'aspetto più importante di questo simbolo si trova in noi stessi, nel nostro tempio interiore. Poco per volta abbiamo la possibilità di preparare in noi, le condizioni che un giorno ci permetteranno di accogliere il Cristo. Ecco uno dei numerosi aspetti della resurrezione. Per esempio, la galvanoplastica spirituale ne è un'altra sfaccettatura.

D'altronde, anche l'abitudine di assistere al levar del sole ci permette a poco a poco di rigenerarci, captando i suoi raggi nel momento della giornata in cui sono maggiormente benefici e respirando l'aria pura del mattino.

Per commemorare la resurrezione di Cristo, si ha l'abitudine di celebrare la Pasqua la prima domenica dopo la luna piena dell'equinozio di primavera, durante il periodo dal 21 marzo al 25 aprile. Spesso per la chiesa Ortodossa, la data di tale festività non si trova allineata al resto della Cristianità in quanto utilizza il calendario giuliano, più antico, che differisce di ben 13 giorni in rapporto al nostro calendario gregoriano.Nella tradizione ebraica, la Pasqua commemora l'esodo. La parola "Pasqua" in ebreo ("Pessah") significa: il Passaggio, l'uscita. La Pasqua ebrea commemora l'uscita dall'Egitto, il passaggio del mar Rosso, la liberazione. La tradizione del sacrificio dell'agnello di pasqua è anche un'allegoria della nostra vita interiore: rappresenta una purificazione del nostro essere per mezzo del sacrificio delle nostre tendenze istintive animali.

Numerosi simboli o allegorie possono rappresentare questo passaggio dall'antico al nuovo. Il bruco racchiuso nel bozzolo non si crea forse un passaggio per poter resuscitare sotto forma di farfalla? Dopo la muta nel suo bozzolo, il bruco abbandona la sua vecchia vita materialista, terra-terra, la sua vita di divoratore di foglie, per rinascere sotto altra forma, quella di farfalla che spiega le proprie ali. Entra in una nuova dimensione. Così la farfalla nasce una seconda volta, resuscita con nuove possibilità: può librarsi in aria, percorrere lo spazio, gustare le nuove e sottili gioie della "spiritualità". Può spostarsi più rapidamente nutrendosi del nettare e del profumo dei fiori.

L'uovo, non è forse un'ulteriore rappresentazione, un altro simbolo di questo "passaggio", di questa "uscita"? Quella del Cristo nel sepolcro (l'agnello sacrificale") di cui ha infranto il "guscio" per potersi manifestare nel suo nuovo corpo di gloria?


"Le feste di Natale e di Pasqua, annualmente celebrate in tutta la cristianità per ricordare, commemorare la nascita e la resurrezione di Gesù, traggono la loro origine da una lunga tradizione iniziatica molto anteriore all'era cristiana. La loro collocazione nel ciclo dell'anno (solstizio d'inverno ed equinozio di primavera) che attribuisce loro un significato cosmico, ci insegna che l'essere umano, data la sua appartenenza al cosmo, partecipa intimamente ai processi di gestazione e di risveglio che avvengono nella natura. Natale e Pasqua, la seconda nascita e la resurrezione, sono in realtà due modi diversi di presentare la rigenerazione dell'essere umano, e il suo ingresso nel mondo spirituale".

Omraam Mikhael Aivanhov

 
"In verità, in verità vi dico
che se uno non è nato d'acqua e di Spirito,
non può entrare nel regno di Dio."

(Giovanni 3, 5)

"In verità, in verità vi dico che
se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo;
ma se muore, produce molto frutto."

(Giovanni 12, 24)

 
 
 

UN ANGELO IN ASTRONAVE

Post n°73 pubblicato il 07 Marzo 2008 da Giles2004
 
Foto di Giles2004

Sulla Terra
c’è  bisogno anche di qualcuno  
che sia ancora tanto bambino
da credere ai sogni …

 

NOT ONLY A DREAM

 

Ti vorrei ritrovare
in una notte d’ autunno
su una spiaggia deserta,
solo tu e la luna

E ascoltare le tue canzoni
attorno al fuoco,
danzando poi con te
tra le onde del mare
Perchè tu
non sei solo un sogno

We were together
in an autumn night,
my guitar near the fire
and your body was mine
Then you disappeared
into the sea ...
I wish you were still here
to love you
because you are
not only a dream

And I’ ll look for you all the days
listening to your voice in the wind
And I’ ll dream you every nights
waiting for the sun again
to look at your return
to the horizon

Because you …
You are not only a dream

 


A mia mamma


 
UN SOGNO (1991)

Sono solo in una piazza della mia città
e osservo il CIELO :
c'è una bellissima e luminosissima
LUNA piena; ma poi esplode …
come un potente fuoco d' artificio.

Dalle scintille infuocate, riversate
sulla TERRA, originano
delle piccole astronavi
posizionate nel cielo a vari livelli
e nel punto più alto
appare una grande astronave,
l' astronave MADRE

E tutte insieme
si dirigono verso di me.
Poi la scena si capovolge :
ha inizio il mio VIAGGIO …
verso l' astronave madre.

Salgo sempre più su,
sempre più in alto,
fino a quasi raggiungerla …

E mi trovo catapultato
nello SPAZIO;
ma, al posto dell' astronave,
appare un grande pianeta, SATURNO.

Sempre volando …
l’ oltrepasso.
E in questo UNIVERSO Infinito,
una mano invisibile scrive
un grandioso, luminosissimo
e dorato numero 17, LE STELLE

 

  

m a m m a   A n g e l o
v i c i n o  a  D I O

i o   d o n o  “ s c r i t t u r a ” 
p o n t e   m a m m a   s o n o

c i a o   m a m m a   c u o r e ,
g i o i a   r i t r o v a r t i ,
m a m m a   r a d i o s a

  

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THE NEVER ENDING STORY
 

Turn around,
look at what you see
In her face, the mirror
of your  dreams
Make believe
I' m everywhere,
living in your eyes
Written on the pages
is the answer
to a never ending story

Reach the stars, fly a fantasy
Dream a dream,
and what you see will be
Lives that keep their secrets
will unfold behind the clouds
There upon the rainbow
is the answer
to a never ending story

Show your fear
for she may fade away
In your hands
the birth of a new day
Lives that keep their secrets
will unfold behind the clouds
There upon the rainbow
is the answer
to a never ending story

Never ending story
Never ending story
Never ending story
Never ending story
Never ending ...
Never ending ... 

  

 the never ending story midi song

 
 
 

8 marzo: a tutte le mie amiche bloggers

Post n°72 pubblicato il 06 Marzo 2008 da Giles2004
Foto di Giles2004

tanti auguri    e un luminoso abbraccio


Sembra che la mimosa sia stata adottata come fiore simbolo della festa della donna dalle femministe italiane. Era il 1946 quando l’U.D.I. (Unione donne italiane) stava preparando il primo “8 marzo” del dopoguerra. Si cercava un fiore che potesse contraddistinguere e simboleggiare la giornata. E furono le donne italiane a trovare nelle palline morbide e accese che costituiscono la profumata mimosa il simbolo della festa delle donne. In più, questi fiori hanno il gran vantaggio di fiorire proprio nel periodo della festa.


Le origini della festa dell' 8 Marzo risalgono al lontano 1908, quando, pochi giorni prima di questa data, a New York, le operaie dell'industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, finché l'8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Allo stabilimento venne appiccato il fuoco e le 129 operaie prigioniere all'interno morirono arse dalle fiamme. Successivamente questa data venne proposta come giornata di lotta internazionale, a favore delle donne, da Rosa Luxemburg, proprio in ricordo della tragedia. Questo triste accadimento, ha dato il via negli anni immediatamente successivi ad una serie di celebrazioni che i primi tempi erano circoscritte agli Stati Uniti e avevano come unico scopo il ricordo della orribile fine fatta dalle operaie morte nel rogo della fabbrica.


Spot della Manifestazione "Libere dalla violenza, libere di scegliere"

 in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza alle donne".

 
 
 

Credere nella vita

Post n°71 pubblicato il 05 Marzo 2008 da Giles2004
Foto di Giles2004

Credere nella vita

Non bisogna aver paura della morte. E' un semplice "passaggio" dalla presente parvenza di vita alla Vita, quella vera senza soluzione di continuità. Occorre, però, dare un "senso" al tempo che fugge, cercando di selezionare al meglio le priorità da scegliere e da seguire. Oltre la porta ci sono la Luce, l'abbraccio con propri cari, l'incontro con il Mistero finalmente disvelato, l'evoluzione verso la pienezza dell' Essere e dell' Esistere. "Sentire" la vita come un dono, rispettarla in tutti, promuoverla sempre, mai e poi mai ucciderla, come spesso tragicamente accade oggi. Amare la vita significa essere in sintonia con se stessi, con gli altri e con l'intero universo. I nostri cimiteri sono il luogo di deposito dei corpi, ma la Vita è decisamente Altrove e da noi non tanto lontana! Ci circola accanto con le varie "vibrazioni che i nostri cari ci offrono e spesso non ce ne accorgiamo ...

 
 
 

Convegno Internazionale di Ricerche Parapsichiche e Bioenergetiche

Post n°68 pubblicato il 03 Febbraio 2008 da Giles2004
 

L'Associazione di Ricerche Parapsichiche e Bioenergetiche
promuove il 14° Convegno Internazionale di Ricerche Parapsichiche e Bioenergetiche

IL MISTERO dell'ESISTENZA UMANA
dalla Mente all'Interiorità

Centro Congressi Europeo - Bellaria (Rimini)
3, 4, 5 e 6 aprile 2008

http://www.convegno-parapsi.helloweb.eu/


Programma


GIOVEDÌ 3 APRILE

Seminari esperienziali gratuiti in sale diverse presso il Centro Congressi Europeo.
 

17.00    Venere Chillemi: Arte psichica: scopri le tue potenzialità creative.

Mirna Bisulli: I colori come energia di guarigione.

Michele Riefoli: Il cibo, l’intelligenza e le percezioni.

Yuliana Arbelaez (Colombia): Il tocco del respiro.

Giorgio Cerquetti: Scopri le tue vite precedenti.

Fiorella Rustici: La mente genetica e la legge del Karma.

 

19.00    Chiusura dei lavori.

 

21.00    Fiorella Rustici: La luce divina, e le gerarchie spirituali.

 

21.45    Yuliana Arbelaez: Il segreto perduto della forza del respiro.

 

22.30    Antonio Fassina: La visione sottile e il cammino dello spirito.

            Dal vivo, l’esperienza vibratoria dei suoni sciamanici di purificazione.

 

23.30    Chiusura dei lavori.

 

 

VENERDÌ 4 APRILE

 

08.50    Apertura dei lavori: introduce Nicola Cutolo.

 

09.00    Nicolas Caposiena (Francia): Il viaggio dell’anima al vaglio della scienza.

 

09.45    Sascha Pölzl (Austria): Gli squilibri energetici che conducono alla malattia.

Eseguirà trattamenti individuali di guarigione, gratuiti, durante il convegno.

 

10.30    Michele Riefoli: La mente, e le percezioni consapevoli.

 

11.15    Intervallo.

 

11.30    Mauro  Giulianini:  Musica  dell’anima:  Vibrazioni trascendentali per l’equilibrio psicofisico.

 

12.15    Giorgio Cerquetti: Scienza spirituale dei chakra per l’equilibrio del corpo.

 

13.00    Chiusura dei lavori.

 

 

15.00    Gian Marco Bragadin: I segni del destino: le coincidenze della tua vita.

 

15.45    Paul Kircher – Eleonora Brugger: Come eliminare lo stress e superare le paure e i blocchi emozionali.

 

16.30    Gabriella Mereu: La malattia è l’espressione della nostra evoluzione.

 

17.15    Intervallo.

 

17.30    Sabrina  Mugnos:  Maya  2012:  cosa  c’è  di  vero?  Parla  la scienza.

 

18.15    Igor Sibaldi: I confini del bene e del male.

 

19.00    Rossella Panigatti: I sintomi e i disagi parlano.

 

19.45    Chiusura dei lavori.

 

 

21.30    Claudio Pisani: I livelli superiori di esistenza.

 

22.15    Patricia Darrè (Francia): Verso la luce: dialoghi con l’altra dimensione.

Esperienze col pubblico in sala.

 

23.15    Chiusura dei lavori.

   

SABATO 5 APRILE

    

09.00    Marino Parodi: Alla scoperta della coscienza: un’avventura che trasforma l’esistenza.

 

09.45    Agnese Sartori: La danza sacra come esperienza sciamanica. Coinvolgimento del pubblico.

 

10.30   Ma Puja Cristina: Mente giovane, corpo intelligente: invertire il processo di invecchiamento cellulare.

 

11.15    Intervallo

 

11.30    Giuditta Dembech: Angeli e arcangeli: la nuova rivelazione.

 

12.15    Emil Dobrea (Romania): La sincronicità del suono – la luce con i corpi sottili.

 

13.00    Chiusura dei lavori.

 

 

15.00    Manuela Pompas: La mente parla con il corpo.

 

15.45    William Buhlman (USA): I benefici e la conoscenza ottenuti dalle esperienze fuori dal corpo.

 

16.30    Raymond Moody (USA): La vita dopo un lutto: sopravvivere al dolore e ritrovare la speranza.

 

18.00    Intervallo.

 

18.15    Giulio Cesare Giacobbe: Un miracolo della vita: il cervello che vede se stesso.

 

19.00    Vittorio Marchi: La chiave dell’universo nascosto.

 

19.45    Chiusura dei lavori.

 

 

21.30    Tavola rotonda: La vita, la morte, l’aldilà.

Con la partecipazione di Raymond Moody, Patricia Darrè e Giampaolo Origlia.

Conduce Franco Carrillo.

 

23.00    Chiusura dei lavori.

  

DOMENICA 6 APRILE

 

09.00    Norma  Van  Oosten  (Olanda): 

Vivere  la  nostra  verità, trasformando il DNA cellulare attraverso l’intelligenza universale.

 

09.45    Braco  (Croazia):  Il  miracolo  della  guarigione  spirituale. Guarigioni col pubblico in sala.

 

10.30    Intervallo.

 

10.45    Fabio Marchesi: La relazione creatrice tra la mente e la realtà.

 

11.30    Nicola Limardo: Geobiologia e geopatie: nuove frontiere per la salute del corpo.

 

12.15    Anna Maria Bona: L’occultamento del principio femminino Divino.

 

13.00    Giorgio Cerquetti: Chiusura con recitazione dei Mantra.

 
 
 

Testimonianze

Post n°67 pubblicato il 02 Gennaio 2008 da Giles2004

CIO' CHE DIVERRETE DOPO LA MORTE
  
Questo brano è tratto dal libro "Vers l'Unite', Sorlot - Lanore, Paris" scritto dalla sig.ra Jeanne Morrannier, e contiene le ultime comunicazioni ricevute per "scrittura automatica" dal figlio Georges,  deceduto nel 1973. M. me Morrannier ha raccolto le comunicazioni medianiche di Georges in sette libri.

La transizione tra il mondo terrestre e il mondo spirituale non avviene sempre dolcemente. Per tutti quelli che sanno che la vita continua dopo la morte, la prova sarà di corta durata. Per quelli che sono pronti, avendo perfettamente compreso che la morte conduce alla vera vita, non vi sarà prova. Arrivando, accetteranno molto naturalmente di andare verso ciò che li attende. L' espressione "lasciare la terra" non è propriamente esatta. Voi non abbandonerete l' Universo che conoscete, per raggiungerne un altro molto lontano o situato chissà dove. Farete ancora parte del vostro, di quello dei parenti e degli amici dai quali avreste dovuto separarvi.
Il termine "separare" è anch'esso errato, poiché voi li vedrete, poiché voi potrete continuare a vivere con essi. Ma per essi, voi sarete invisibili, voi li avrete "lasciati"; lasciati nella sofferenza di non vedervi più (nel senso che loro crederanno di avervi perduto per sempre ndr). Se la morte vi avrà toccato in una via, per la strada o in un ospedale, la vostra prima idea sarà di ritornare al vostro domicilio. E sarà sufficiente pensarlo per esservi. Sul momento non comprenderete come l' avrete raggiunto. E' un po' più tardi che constaterete la potenza dello spirito. Se al posto di pensare al vostro domicilio, penserete ad una persona amata o amica, la raggiungerete subito. Parlo di tutti quelli che sono preparati alla sopravvivenza. Voi riconoscerete il vostro ambiente abituale, ma avrete avuto un cambio di dimensione. Avrete raggiunto la nostra. Il mondo con le tre dimensioni spaziali che voi conoscete sarà sempre là, ma sfumerà progressivamente nel vostro "mentale", per fare spazio - mentalmente, insisto - al mondo spirituale che si colloca essenzialmente su una quarta dimensione che noi chiamiamo pensiero o spirito. Voi coabiterete con le persone terrestri di vostra scelta, potrete rendere visita a chi vorrete, ma vivrete ormai su un altro piano vibratorio, su una frequenza inaccessibile agli esseri terrestri, perlomeno allo stato di veglia. Se sarete pronti a venire da noi, tutto avverrà meravigliosamente. Quelli che hanno fenomeni di sdoppiamento durante i coma, gli svenimenti, le operazioni chirurgiche, gli incidenti e li ricordano, non temono più la morte. Tutti si sdoppiano in tali circostanze, ma pochi lo ricordano. Tali persone hanno avuto un' apertura sul nostro mondo, hanno preso coscienza del campo divino nel quale noi viviamo. Sanno ciò che li attende, hanno compreso il senso della vita terrestre, sono cambiati di comportamento, vedono la loro vita sotto un' altra luce. Qualcosa d' altro è intervenuto, qualcosa che gli permetterà d' esistere ancora. Io so che quelli che li ascoltano non sono sistematicamente convinti (dai loro racconti ndr), ma anche per queste ultime persone il passaggio sarà facilitato. E' sufficiente infatti che nella vostra vita attuale, abbiate inteso parlare della sopravvivenza dell' anima, anche senza credervi, che vi ritorni alla mente tutto a un tratto, nel momento di passaggio, della persona che ve ne ha parlato, o del libro che avete letto a tale proposito ...
Quando i vostri genitori o parenti anziani muoiono e ci raggiungono, riprendono l' aspetto che avevano quando voi eravate dei fanciulli. Infatti dentro voi stessi, nella vostra memoria avete anche senza averne la percezione, il ricordo dell' aspetto dei vostri genitori da giovani e li riconoscerete senza dubitarne.
Di converso, la sostanza del corpo spirituale è totalmente diversa dalla carne. Tutti gli organi fisici sono scomparsi. Il corpo dello spirito non dipende più dalla biologia o dalla chimica, ma solo dalle leggi della fisica. Non possiede ne' muscoli ne' sistema nervoso. Le cellule organiche appartengono al corpo di carne ... E' infatti più preciso parlare di facoltà che di organi, parlando di corpo spirituale ... E' il vostro cervello spirituale che vi condurrà nell' Invisibile e che guiderà totalmente il vostro corpo. Dipenderete da lui come, sulla terra, dipendeste dal vostro cervello fisico. ... L' attività' del pensiero nell' Aldilà e' stupefacente. Esso regge tutto: comanda il corpo e vi permetterà di vivere normalmente sul piano spirituale ... Troverete sempre qualcuno che si prenderà cura di voi, si tratta della vostra guida.
Fa parte del suo compito l' attendervi e l' aiutarvi nel difficile momento in cui abbandonerete il vostro involucro terrestre. L' ho sempre detto, la maggior parte di noi ha bisogno di conforto in quel preciso istante. Troppe poche persone sanno che la vita continua dopo la morte. Lo constato tutti i giorni del vostro tempo. Parlo del "vostro" tempo, in quanto non ha nulla a che vedere con il nostro ... Sarete quindi accolti al vostro arrivo, sia dalla vostra guida che dai vostri cari scomparsi ... La separazione è meno dolorosa per noi che per voi, in quanto noi siamo in grado di vedervi e sentirvi. Ma l' assenza di comunicazione è talvolta molto difficile da sopportare, da una parte come dall' altra. Vi sarà sempre qualcuno per confortarvi e capace di spiegarvi perché siete ancora vivi, perché la vostra famiglia terrestre non vi può vedere, e perché non potete più reintegrare il vostro corpo fisico ... Poi, molto rapidamente, farete il bilancio della vostra vita. Che sarà una sorta di confessione sotto il controllo della vostra guida, la quale conosce tutto di voi. Come in un film tutte le azioni ritorneranno alla memoria, le buone e le meno buone. Ma a differenza di quanto asserivano le religioni dell'antico Egitto, non vi saranno bilanci o giudizi neri e bianchi. Molto presto, se il passaggio non e' stato particolarmente doloroso, vi immergerete in una sorta di sonno sempre necessario per meglio vivere la transizione tra i due mondi. E' il riposo dell' anima. Non e' che un periodo, differente tra individuo ed individuo. I bambini e le persone anziane si risveglieranno molto velocemente, avendo fretta di condividere la vita degli altri. E ciò avverrà nei luoghi a voi conosciuti, non certamente sulle nuvole o "nel cielo" ... Per l' anima ci sarà una profonda impressione di benessere, di calore morale e d' amore. Sarete molto sensibili alla potenza misteriosa del campo divino che ci avvolge, che penetra l' anima rendendola più serena, più adatta al soccorso, all' assistenza, ad amare. Risentirete di questa profonda impressione di calma interiore, di pace con voi stessi e con gli altri dispensata dalle "onde" spirituali ... Non appena avrete appreso a muovervi col pensiero, sarete inviati ad accogliere i morenti della terra, con la priorità verso i vostri familiari, ma anche verso degli sconosciuti. Nello stesso modo in cui voi siete stati accolti al vostro arrivo nell' Invisibile, così voi dovrete accogliere i nuovi venuti. Sarete inviati sulle vie, nelle strade, negli ospedali o al domicilio dei morenti. La solidarietà e l' aiuto reciproco non sono delle parole vuote nel nostro mondo. Aiutare nel passaggio, sarà il vostro primo dovere e voi saprete adempiervi. Inoltre potrete proteggere la vostra famiglia rimasta sulla terra. Vi eserciterete così con grande contentezza al vostro futuro compito di guida ... Voi sarete interamente degli esseri spirituali. Passerete nell' Invisibile con la stessa personalità, le stesse qualità e gli stessi difetti della vita terrestre che starete per abbandonare. E' questo che spiega la presenza, nell' Aldilà di disincarnati così diversi gli uni dagli altri. Voi continuerete ad agire e a pensare, ma con un altro scopo, quello di evolvervi ... Non dovete più temere la morte. Essa non è che una transizione tra i nostri due mondi. E' un passaggio su un' altra dimensione, è il ritorno verso un' esistenza che avevate dimenticato, e che è decisamente più gradevole, esente da preoccupazioni e problemi di sorta. Essa comporta una separazione inevitabile nelle famiglie, ma una separazione provvisoria che per noi non esiste, in quanto noi non vi lasciamo mai veramente. Imparate a vivere con i vostri scomparsi invisibili. Voi non li vedete, ma nonostante ciò essi sono vicini a voi, realmente viventi e perfettamente coscienti. Diventano molto felici quando voi avrete capito che essi continuano a vivere e ad amarvi. Accettate per loro questa nuova esistenza. Sarà la vostra, un giorno.

 
 
 

Movimento della Speranza

Post n°66 pubblicato il 02 Gennaio 2008 da Giles2004

HO PUBBLICATO QUESTO TESTO DEL CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni) PER STIMOLARE IL DIBATTITO. IL WEBMASTER.

Il Movimento della Speranza è una costellazione di gruppi, accomunati dagli stessi intenti, che si caratterizzano come centri culturali, spirituali e, in alcuni casi, si dedicano anche a opere sociali. La nascita di questo movimento è legata alla vicenda della famiglia genovese Moneta, composta da quattro persone: il padre Umberto, la madre Agnese, il primogenito Francesco (detto Frangi) e Gianni, più giovane di sette anni. A 24 anni Francesco Moneta (1952-1976) si ammala gravemente e muore nell’autunno del 1976. A un anno di distanza dalla perdita di Frangi, Agnese Moneta comincia a interessarsi di parapsicologia e, in particolare, del caso della signora Alvisi di Como che, attraverso un registratore, è convinta di sentire la voce della figlia morta. Successivamente, per interessamento del marito, Agnese entra in contatto con la signora Nuccia Malvisi Ghezzi di Genova, una sensitiva che ritiene di ricevere messaggi attraverso la “scrittura automatica”. Per suo tramite Frangi invia il primo messaggio ai suoi familiari nel quale li rassicura dicendo di non essere morto e invitandoli a non piangere. I coniugi Moneta affermano che la calligrafia e la firma di questo primo messaggio sono identiche a quelle di Frangi e si convincono della possibilità di comunicare con il figlio defunto. Egli li spinge a rendere pubblici i messaggi per consolare quanti condividono le loro stesse sofferenze.

Nel 1981 è pubblicato il primo libro di Agnese Moneta – Tu sei tornato –, il “libro di tutte le mamme che hanno perso un figlio”. In seguito alla pubblicazione di questo libro i coniugi Moneta sono contattati da molti genitori colpiti da gravi lutti. Agnese diventa così il polo di attrazione di altre persone con esperienze di “comunicazione” simili alle sue, che trovano il coraggio di parlarne. Seguendo le indicazioni di Agnese questi genitori “ritrovano” i propri figli defunti. In modo analogo, Frangi “riunisce intorno a sé giovani che hanno prematuramente lasciato la Terra” nell’“altra dimensione” e “li aiuta a stabilire un contatto con i loro genitori”. La lettura del libro, nel 1982, ispira la costituzione, a Genova, del “gruppo di Corso Magenta”, formato da alcune persone intorno a una “medium parlante” che si definiscono “amiche spirituali” di Frangi. I coniugi Moneta apprendono l’esistenza di questo gruppo solo nel 1987, quando in un messaggio Frangi promette ai genitori che presto avrebbe “fatto sentire la sua voce”.

Il 23 aprile 1987, attraverso Lina, la “medium parlante”, Frangi fa sentire per la prima volta direttamente la sua voce ai genitori. Negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione di Tu sei tornato, si verificano eventi significativi per la nascita del Movimento della Speranza: incontri, messaggi, testimonianze, medianità, fenomeni “spontanei” che, secondo i sodali della Speranza, attestano la realtà che “aldiquà e aldilà” sono una cosa sola e che si può “comunicare” con i propri cari. In seguito alla diffusione dei messaggi l’interesse per queste “comunicazioni” cresce e porta alla formazione di gruppi di genitori in diverse città. Dal 5 al 7 Giugno 1987 un gruppo di genitori colpiti dalla perdita di un figlio – i genovesi Umberto e Agnese Moneta, i milanesi Mario e Luisa Mancigotti, i romani Tonino e Vanda Mascagna – promuovono il primo convegno, grazie al quale avrebbero potuto confrontarsi con altri genitori nella loro situazione. L’incontro, cui partecipano centinaia di persone, si svolge a Cattolica, con l’intervento, fra gli altri, anche del sacerdote cattolico dell’Oratorio padre Eugenio Ferrarotti (1915-1996). Tema del Convegno, che segna di fatto la nascita del Movimento della Speranza, è “Fede religiosa ed esperienze paranormali”.

Uno dei membri più attivi del Movimento, fin dal suo nascere, è Laura Paradiso di Noto, che comunica con il figlio Corrado attraverso la “metafonia” (registrazioni di voci su nastro magnetico). Laura sente la voce di Corrado e di altri giovani anche quando riceve le “telefonate dall’aldilà” (misteriosi squilli di telefono in seguito ai quali la persona che solleva la cornetta “sente” la voce di un defunto). Un altro esponente di spicco del Movimento è stato anche Lino Sardos Albertini (1915-2005), padre di Andrea (nato nel 1956), un giovane scomparso nel 1981 che, attraverso la medium Anita, rivela al padre di essere stato assassinato a Torino. Porta il nome di Andrea la fondazione (Centro di documentazione escatologica, come è stata definita da padre Pasquale Ulderico Magni) che ha il compito di divulgare i suoi messaggi e studiare quei fenomeni che possono costituire prove o indizi della sopravvivenza delle anime dei trapassati.

Con ritmo annuale, i convegni di Cattolica hanno continuato e continuano tuttora, coordinati da Mario Mancigotti e, dopo il suo ritiro, da Edda Cattani. Ai convegni di Cattolica si sono aggiunti quelli organizzati in altre città italiane.

Il Documento programmatico del Movimento è stilato il 23 Marzo 1990 a Torre Pedrera (Rimini), in occasione del XIII Convegno AISP (Associazione Italiana per gli Studi Psichici). Esso stabilisce che il Movimento della Speranza è una “aggregazione spontanea, apolitica e aconfessionale con una ispirazione religiosa ecumenica”. La sua finalità è quella di “stimolare la solidarietà tra gli aderenti, studiare i fenomeni a sostegno della sopravvivenza per farli conoscere in maniera corretta, approfondire l’esperienza di Dio, anche attraverso la preghiera individuale e collettiva, e il senso della vita eterna, operare per il recupero dei valori dell’altruismo, del rispetto della natura, dello sviluppo di una interiorità più profonda e spirituale”. Sono invitate ad aderire al Movimento della Speranza quelle “persone che, a seguito o meno di gravi lutti, hanno maturato una particolare sensibilità al problema della sopravvivenza e del destino eterno dell’uomo”.

Il Movimento ha due filoni di ricerca: quello della “ricerca psichica” e quello della “formazione spirituale”. Di particolare importanza, in ordine alla formazione spirituale dei membri, sono i “seminari della speranza”, promossi dal Convivio presieduto da Filippo Liverziani, a Roma, che si è pienamente riconosciuto e identificato nel Movimento della Speranza fin dalla sua fondazione. I convegni scientifici promossi dall’AISP di Fermo, presieduta da Lorenzo Mancini Spinucci, sono finalizzati a studiare i fenomeni paranormali per approfondire le ragioni della propria speranza. Il Movimento promuove ogni anno un Convegno nazionale, convegni locali, tavole rotonde, pellegrinaggi a luoghi sacri. L’organizzazione fa capo a un Comitato di Coordinamento Nazionale, composto di tre membri, eletti e confermati dall’assemblea annuale, coordinatori regionali, provinciali, locali o preposti ad aree più limitate. In Italia centinaia di persone che condividono le finalità del Movimento della Speranza si associano dando vita a centri culturali, spirituali e di ricerca e partecipano ai convegni e ai “seminari della Speranza”. Questi centri di aggregazione sono presenti in diverse regioni: Liguria, Trentino, Lazio, Emilia, Puglia, Marche, Sicilia, Piemonte, Lombardia, Campania. All’estero il Movimento è presente in Spagna e in Francia, dove si articola in due diverse espressioni.

La manifestazione dei “figli di luce” da cui nasce il Movimento della Speranza è un fenomeno di vasta portata “destinato a creare tra Cielo e Terra un ponte stabile perché i rapporti tra le due dimensioni possano divenire qualcosa di assolutamente normale”. I “figli di luce” ci dicono che la sopravvivenza è certa e la resurrezione è una speranza, quella di “riassumere in tutto la nostra umanità con tutti i suoi valori, con tutto quel che ci è caro”. I “figli di luce” sono in gran parte giovani e giovanissimi che, a causa di una malattia o di un incidente, sono “passati all’altra dimensione”. Queste morti premature, la cui apparente “ingiustizia” è talora spiegata nei messaggi medianici attraverso la dottrina della reincarnazione, non sono né volute né permesse da Dio, poiché il Creatore è solo datore di vita. La dipartita di questi cari, dunque, è dovuta unicamente a “cause naturali terrene”. È vero, invece, che il trapasso immaturo e traumatico dei “figli di luce”, che in sé resta un “male” non voluto da Dio, è da lui trasformato in bene. I giovani trapassati (anime disincarnate dell’altra dimensione) diventano “angeli” di Dio cui è affidata la missione di manifestare, annunciare ed essere “veicoli” della divinità, formando con Dio un tutt’uno. Nel mondo terreno, preoccupato solo dell’“aldiquà”, il Vangelo di Cristo si rinnova attraverso questi messaggeri, scelti da Cristo senza alcun merito, se non quello di rispondere alla chiamata con prontezza e generosità, così come è accaduto ad Abramo, a Maria, agli apostoli.

Fatte le dovute eccezioni, sono proprio i giovani quelli più disponibili a dare una risposta pronta e totale, i più adatti a dare la certezza di un mondo migliore, un mondo di luce; una caratteristica di privilegio per questi giovani è quella di aver ricevuto in famiglia una sana educazione: i loro genitori (grazie al vincolo affettivo che li lega ai figli) esercitano su di loro una sorta di “influsso mentale” che i membri del Movimento della Speranza identificano con il concetto, presente nella dottrina cattolica, della “comunione dei santi”. La sofferenza dei genitori patita in seguito alla perdita dei figli “disturba la loro quiete”: per questo essi li esortano a essere sereni nonostante il dolore che potrebbe bloccare la loro “ascesi spirituale” e rendere più difficile il contatto. I “figli di luce” sono accolti da altri giovani con i quali diventano “parte del grande pascolo di anime al seguito della Divina Luce Infinita”.

I primi attimi dopo il passaggio sono descritti come un periodo di “riposo” in cui l’anima rimane “in uno stato di purificazione passiva e spesso molto sofferente” talvolta definito “purgatorio”. Nel tempo l’anima si evolve attraverso vari stadi (per esempio, nel caso di Frangi, egli – da “entità felice” – dopo dieci anni diviene “spirito elevatissimo” che può “benedire” i suoi cari). Una volta entrati nella beatitudine, lo stadio successivo è il passaggio nel Paradiso riservato alle anime totalmente purificate. A questo punto l’anima comincia a prodigarsi in aiuto di altre anime sia viventi sia defunte e si eleva sempre più verso il “volto di Dio”.

Coloro che sono rimasti sulla Terra affermano di ricevere “segni” della presenza dei “figli di luce”: profumazioni, lampadine che si accendono e spengono da sole, colpi contro mobili e pareti, voci inspiegabili che rimangono registrate su nastri, campanelli che suonano, apparizioni, sogni, e così via. Questi e altri eventi contribuiscono a infondere nei genitori un senso di felicità e una forza interiore che li spinge ad agire, per migliorare la società attraverso il loro fattivo impegno nelle realtà umane. Per loro il contatto con l’altra dimensione è un modo non solo per appagare il desiderio di ritrovare i propri cari, ma anche per elevarsi spiritualmente e preparare l’anima al futuro incontro con loro. I “figli di luce” ispirano i giovani che sono sulla Terra a compiere azioni buone, a progredire spiritualmente, soccorrono nei pericoli, curano i mali fisici. La loro missione si attua anche nella “comunicazione” con i loro genitori che essi stessi definiscono “conforme alla volontà divina”, purché non se ne abusi.

Per evitare gli abusi bisogna attenersi a un “codice etico” nel quale si precisa che non bisogna “evocare” i defunti (forzare la persona defunta a rispondere chiamandola per nome), ma “invocarli” in nome di Dio. Si consiglia anche di far precedere la comunicazione da una preghiera che esprima la volontà di accettare soltanto “presenze di luce”. Dopo la preghiera la medium (qui nel senso etimologico di “persona che fa da tramite”) e gli altri presenti si pongono in ascolto delle entità: spesso i presenti vi riconoscono un proprio caro; tali riconoscimenti sono basati su qualche particolarità espressiva o su altri “segni”. In altri casi è l’entità stessa che dice di essere una determinata persona e i presenti la riconoscono da qualche particolare. Non bisogna prolungare eccessivamente il “dialogo medianico”, né esigere prove a oltranza e a tutti i costi. È bene concentrare le domande su argomenti spirituali (come la condizione dei morti nell’altra vita, quello che c’è alla fine della vita), evitando gli interessi terreni. In sostanza, tra defunti e viventi “più della comunicazione vale la comunione”. Sono diverse le modalità attraverso le quali i sodali del movimento ritengono di comunicare con i trapassati: la “telescrittura” (un oggetto che due persone toccano e alimentano di “energia psichica” si muove su un tabellone componendo parole e frasi, attribuibili all'entità comunicante), la “scrittura automatica” (ottenuta astenendosi da ogni influenzamento, lasciando semplicemente scorrere la penna sul foglio), la “transcomunicazione strumentale”, che consiste nell’“influenzamento” paranormale di strumenti tecnici.

I promotori del Movimento della Speranza si dichiarano perlopiù cattolici convinti e impegnati; essi intendono promuovere una forma di comunicazione con l’aldilà “compatibile” con la religione, alla ricerca del dialogo e del consenso da parte della gerarchia ecclesiastica. Segno tangibile di questo orientamento è anche il fatto che i convegni del movimento si concludono con una messa celebrata da sacerdoti cattolici. Gli aderenti al sodalizio, pur conoscendo le proibizioni riguardanti lo spiritismo, le considerano limitate alla pratica scorretta dell’evocazione dei morti al fine di farsi predire il futuro e per meglio regolare i propri affari. Tali evocazioni appaiono legate alla reale possibilità di entrare in contatto con entità negative. L’assistenza spirituale da parte di un piccolo gruppo di sacerdoti cattolici li conforta, poiché spesso nella Chiesa – dicono – “le innovazioni valide muovono dai pochi” e inizialmente sono guardate con sospetto.

I membri cattolici del Movimento della Speranza si considerano, quindi, “pionieri” all’interno della Chiesa, chiamati a essere laici maturi e responsabili. La “manifestazione dei giovani di luce” è una “nuova rivelazione” che conferma quella dei profeti, di Cristo e dei suoi apostoli e aggiunge qualcosa sull’“altra dimensione”; essa inoltre “prefigura e anticipa il pieno incontro dei viventi con i trapassati che avverrà con la resurrezione universale finale”. Pur non intervenendo direttamente sul caso del Movimento della Speranza, la Conferenza Episcopale Emiliana ha pubblicato il 23 aprile 2000 una nota pastorale sui “movimenti che presumono di comunicare con l’aldilà” nella quale – avanzando seri dubbi sulla ortodossia di tali movimenti e ricordando l’inconciliabilità con il messaggio evangelico della dottrina reincarnazionista (la quale, nella spiritualità dei movimenti che propongono forme di comunicazione con l’aldilà, si può mescolare con la spiritualità cristiana) – si ribadisce la condanna di tutte le forme di spiritismo e si afferma che la ricerca di contatto con i propri defunti “trova oggi più facilmente accoglienza nel diffuso fenomeno dei movimenti che presumono di comunicare con l’aldilà”, sottolineando inoltre la non liceità di celebrazione della messa e coinvolgimento da parte di sacerdoti cattolici in occasione di convegni promossi da questi movimenti. Ciò nonostante, accanto ai pochi sacerdoti che si esprimono apertamente, altri solidarizzano con il Movimento della Speranza senza manifestare pubblicamente tale sostegno.

B: Fra le molte opere scritte dai genitori dei “figli di luce” appartenenti al Movimento della Speranza si vedano alcuni esempi particolarmente significativi: Agnese Moneta, Tu sei tornato, Fagua Editrice, Genova 1981; Eadem (a cura di), Noi, figli di Luce, Fagua Editrice, Genova 1986. I messaggi di Andrea Albertini sono stati raccolti nei libri di Lino Sardos Albertini, Esiste l’al di là, Reverdito, Trento 1985; Dall’Aldilà la Fede, Rizzoli, Milano 1988. Successivamente, a cura della Fondazione Andrea Sardos Albertini, è stato pubblicato Prove e indizi dell'Aldilà. Il “caso Andrea” e i suoi sviluppi, Rizzoli, Milano 1996. Il Movimento della Speranza ha ricevuto fin dall’inizio grande impulso al proprio sviluppo dal libro di Paola Giovetti, I Messaggi della speranza, Mediterranee, Roma 1987. Notizie sullo sviluppo del movimento si trovano in Eadem, Il Cammino della Speranza, Mediterranee, Roma 1995. I Quaderni della Speranza, a cura di Filippo Liverziani, sono un servizio che Il Convivio offre al Movimento della Speranza per le finalità comuni. Fino a oggi sono stati pubblicati ventotto numeri, che possono essere reperiti sul sito Internet del Convivio. Notizie delle attività del Movimento sono fornite nel periodico mensile L’Aurora, organo ufficiale del “Centro di Camerino” (diretto da Raul Bocci: Largo Pietà 9, 62032 Camerino [Macerata], tel. 0737-632401), che dedica una pagina al Movimento della Speranza ed è considerato una pubblicazione del movimento stesso. In chiave critica, si veda Jean Vernette, I Misteri dell’Occulto, trad. it., Mondadori, Milano 2000. Per quanto riguarda la posizione della Chiesa cattolica si fa riferimento alla Nota Pastorale della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna, del 23 Aprile 2000, La Chiesa e l’Aldilà, Nota pastorale, EDB, Bologna 2000.

Fonte: http://www.cesnur.org/religioni_italia/s/spiritismo_12.htm

 
 
 

Transcomunicazione strumentale

Post n°65 pubblicato il 01 Gennaio 2008 da Giles2004

La transcomunicazione strumentale è la comunicazione con i "morti" per mezzo di strumenti quali la radio, il registratore, il telefono, la televisione, il videoregistratore e il computer.

Transcomunicazione : realtà o fantasia ? - Mario Mancigotti


Non solo l’ateo, ma anche colui che crede nell’immortalità dell’anima e in un aldilà inimmaginabile è incredulo di fronte all’ipotesi che sia realizzabile un contatto, un concreto rapporto fra la nostra dimensione di spiriti ancora prigionieri della materia e quella dei puri spiriti disincarnati.

Tale atteggiamento è comprensibile perché solo chi ha faticosamente avuto esperienze personali di natura paranormale può pervenire, tra inevitabili momenti di dubbio, di incertezze, di riscontri, alla ferma convinzione che tale possibilità esiste e che il contatto, il dialogo con i nostri cari che hanno varcato la fatidica soglia, è realizzabile, purché nei disegni imperscrutabili di Dio tale dono sia previsto.

Ma non può non sorprendere che anche il cristiano dubiti di tale possibilità anche nel momento in cui dichiara di credere nella Comunione dei Santi, cioè nell’intima unione e nel mutuo influsso esistenti tra i membri della Chiesa militante formata dai fedeli in terra, della Chiesa purgante formata dagli spiriti dei trapassati nel loro cammino di evoluzione purifi­catrice e della Chiesa trionfante di coloro già ammessi alla visione beatifica della luce di Dio.

Questo dogma mi richiama alla memoria quella stupenda liturgia pittorica rappresentata dall’affresco raffaellesco delle stanze vaticane impropriamente detto “Disputa del Sacramento”; perché in quella vasta composizione inondata da una meridiana luminosità atmosferica si avverte la comunione dei santi nell’incontro fra l’empireo tripudiante di angeli di luce tra cui troneggia Dio padre, il Cristo nella sua umanità gloriosa e la colomba mistica dello Spirito Santo nella zona alta; i testimoni del Vecchio e Nuovo Testamento nella zona intermedia; la folla dei fedeli, dei padri della Chiesa, dei cenobiti, dei poeti, degli artisti nella zona inferiore. Tre mondi concentrici e paralleli ma intimamente uniti nel segno dell’amore in una perfetta simbiosi: la comunione dei santi che significa dunque possibilità di contatto spirituale, di transcomunicazione tra cosmo ed ultracosmo.
Ecco che il contatto tra le due dimensioni non solo si rende credibile ma addirittura trova l’avallo in sede teologica.
In un prezioso libro di messaggi “ispirati”, donatomi da un sacerdote di Milano, leggo questo pensiero: “Quando uno chiede preghiere per qualcuno di voi, abitanti del mondo, tutti si uniscono per attuare questo desiderio; questa preghiera comunitaria è per il bene di uno, ed il bene di uno diventa bene di tutti: questa è la comunione dei santi. L’amore che circola dall’uno a tutti, da tutti all’uno”.

Ed è per questo, amico lettore, è per questa inestinguibile forza dell’amore che io credo fermamente nella continuazione del mio dialogo con Daniela, del vostro dialogo con i vostri cari, nel nome della “Comunione dei Santi”.

 Tratto da : "Carezze di Dio",  Mario Mancigotti  -  Editore Hermes

 
 
 
 
 

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