Angolo nascosto

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Messaggi di Aprile 2020

Riflessioni da quarantena

Post n°1736 pubblicato il 07 Aprile 2020 da surfinia60


Mi tornano in mente certe mie considerazioni passate, quando lo stress da lavoro e il disinteresse delle persone erano oggetto dei miei pensieri più cupi.

Ecco perché, tutto sommato, questa vita sospesa mi pesa meno che ad altri.

O almeno, così credo.

La quarantena, per le persone che osservavo da lontano, significa uscite ridotte all’essenziale, niente abbracci e risate con gli amici, serate al pub o a teatro, in pizzeria o al cinema, nelle piazze ai concerti….

Che mi fa a me la quarantena!?

Sì, qualche camminata in meno, meno scelta su quale supermercato fare la spesa, su quale negozio entrare (e spesso non prendere niente ed uscirne delusa).

Non dover prendere l’auto per andare a lavoro (dove anche lì mi sentivo spesso inadeguata) e fare ‘smart working’!

Cosa rimane? Forse l’apparente libertà di poter pensare ”non faccio o non vado perchè lo scelgo e non perché non posso’. Invece poi dovrò ricominciare a raccontarmi bugie sul perché resto a casa invece di uscire.

Adesso almeno ci pensa l’ultimo DPCM a trovare scuse per me.

Ho fatto un pout-pourri di frasi sconnesse, ma non ho voglia di studiare più di tanto la sintassi, tanto sto già pensando di cancellare tutto, e forse lo farò, alla fine.

E’ il momento dell’autocommiserazione, a quanto pare, e mi do la nausea da sola.

E quando qualcuno comincia a pensare al ‘dopo’ quarantena, io mi chiedo: “Come sarà il mio ‘ritorno’?” Graduale come per tutti, certo.

Ma graduale come dopo una convalescenza oppure graduale come dopo la permanenza in un centro di riabilitazione per tossici?
Dovr
ò fare anch’io i 12 passi? (l’ho visto solo nei film, non so di preciso quanti siano).
Avr
ò paura di indossare di nuovo la “normalità”? Sarò in grado di tornare a respirare normalmente, ad avvicinarmi e toccare?

Cos’è questa  ‘normalità’ tanto anelata se non un compromesso di vita necessario anche se non del tutto gradito?

Come le scarpe strette al momento dell’acquisto, alle quali dopo un po’ non fai più caso anche se continuano ad essere scomode.


Sì. Credo che dovrà essere parecchio graduale la mia fase 2.

 
 
 

Topi

Post n°1735 pubblicato il 02 Aprile 2020 da surfinia60

Sono confusa... sì, e anche un po’ arrabbiata.

Sta lentamente montando in me un’inquietudine, 

figlia dell’iniziale, supina rassegnazione 

con la quale ho/avevo accettato questa reclusione imposta.

Mi capitava, anche in un passato recente, 

di darmi un virtuale calcio in culo e catapultarmi fuori di casa per mettermi a camminare furiosamente (non sono tipo da corsetta),
con gli auricolari ben ficcati nelle orecchie e “musica e il resto scompare’, con l'intento di svaporare la rabbia.

Ma adesso non si può più (così imparo ad essermi fatta spesso vincere dalla pigrizia!)

Sto cominciando a reagire all’apatia, via via che da lontano (geograficamente parlando) vengo a conoscenza di situazioni che coinvolgono persone care, alle quali non posso essere vicina se non con un dannato telefono.

E così sondo la rete, a caccia di risposte,
maledicendo la mia scarsa capacità di capire quali considerare attendibili e quali ‘fake’.
Ma poco cambia. Mi illudo di dare un contributo a trovare soluzioni.

Se poi restiamo nella sfera della salute, meglio scordarsi che qualsivoglia problema diverso dal Covid 19 possa ricevere attenzione.
Non è una critica, ma un’amara constatazione.

Ed ecco che dalla mia cella d’isolamento, che fino a un momento fa non mi appariva poi così male,
comincio a sudare improperi e anatemi verso i santi del calendario, per questo senso di impotenza che mi schiaccia.

Mi sento un topo da laboratorio, in una teca priva di vie di fuga visibili, che corre convulsamente sperando di trovarne una.


Alla fine di questo post non avrò concluso niente,
già lo so.

Ma scrivere baggianate è l’unica libertà che mi/ci rimane.

 
 
 

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