Salvini li ha sputtanati tutti (compreso se stesso)

Ave Socii

Il battito d’ali di una farfalla può generare uragani. Perfino in politica. Ma raramente in politica si vedono uragani simili a quello scatenato negli ultimi giorni dalla Lega. Innescato dal battito d’ali di una mozione anti-Tav targata Cinque Stelle, conclusosi con le dimissioni del Presidente del Consiglio e con la caduta del governo. Ma non solo… Nel giro di una settimana o poco più, praticamente tutti i principali attori di questo teatrino hanno cambiato posizione. Con la mossa della sfiducia al Presidente del Consiglio, Salvini è riuscito a mostrare l’incoerenza che regna nel sottobosco delle trame di partito. A quanto pare, quasi nessun partito è immune a simili voltagabbana.

Fino al giorno prima della mozione di sfiducia della Lega, tutti dicevano di non aver paura del voto anticipato… Che questo governo doveva andare a casa… Che Lega e Cinque Stelle erano “divisi su tutto” e che bisognava restituire la parola ai cittadini… Poi è arrivata la mozione della Lega… Finalmente l’occasione per concretizzare ciò che da tempo tutti affermavano a parole: subito al voto! E invece…

Con una singola mossa, che difficilmente trova eguali nella storia della politica, Salvini ha sputtanato quasi tre quarti del Parlamento costringendoli a gettare la maschera e a mostrare il loro vero volto. A sinistra come a destra. Chi vuol mantenere ben salda la poltrona ora prega per un governo istituzionale… Anche a costo di governare con chi criticava (e talvolta insultava) fino a pochi giorni prima… Il Presidente del Consiglio affermava che il governo gialloverde sarebbe stata per lui la sola esperienza politica… Il suo discorso al Senato, invece, ci è parso tutto fuorché un discorso di commiato… Perfino la Lega, ignara forse della portata degli effetti che la sua devastante mossa avrebbe scatenato, sembra ora in difficoltà e destinata a perdere il ruolo di primo piano avuto finora.

Forse la vera preoccupazione di tre quarti del Parlamento non è quella di interpellare la volontà popolare. Per loro, oltre la poltrona, la preoccupazione più grande si chiama Salvini. Probabilmente da più di un anno attendevano la prima occasione utile per buttarlo fuori. I recenti fatti, secondo noi, dimostrano e rendono evidente una verità che da tempo aleggiava nell’aria: Salvini è visto come il vero nemico da battere. E, pur di batterlo, molti partiti sono disposti a perdere la faccia e la coerenza. Di qui il possibile colpo di mano di Cinque Stelle e Pd. Possibilità che ha spiazzato (ma forse nemmeno troppo) lo stesso Salvini, convinto ormai di poter agevolmente capitalizzare i consensi acquisiti in questi mesi.

Secondo molti, la mozione di sfiducia è stato il più grave errore di Salvini… E se, invece, alla lunga si dimostrasse il suo più grande investimento politico? Da un lato, Pd e Cinque Stelle avrebbero l’occasione di rifarsi dopo le recenti sconfitte. D’altro canto, c’è il rischio che questa occasione di governare insieme si trasformi in una tomba per entrambi. E la Lega, a quel punto, non avrà più alcun ostacolo di rilievo che le impedirà di tornare al potere. Più forte, molto più forte di prima. Concentrare tutti gli attacchi verso un unico obiettivo può sortire l’effetto esattamente opposto a quello preventivato. Specie se chi attacca si dimostra, a lungo andare, poco credibile in quello che promuove e fa. A tutto vantaggio dell’obiettivo degli attacchi: in questo caso, Salvini.

Ora la palla passa nelle mani del Capo dello Stato. Sarà lui a dover decidere se affidare le sorti del Paese alla volontà popolare, o piuttosto a un governo di trombati. Qualora si verificasse questa seconda ipotesi, auspichiamo che il governo nascituro non si fondi prevalentemente sull’anti-salvinismo. E che non abbia come preoccupazione primaria quella di cancellare quanto fatto dal governo precedente. In particolare dalla Lega. Perché ciò, lungi dal relegare Salvini ai margini della scena politica, potrebbe al contrario restituirgli linfa e vigore. Perché Salvini, oltre a “parlare alla pancia” degli italiani, è anche abile a intercettare il buon senso e la mentalità comune. Qualità oggigiorno tutt’altro che scontata, anzi spesso perfino snobbata da certi buonisti di professione, prigionieri come sono di complicate sovrastrutture e schemi rigidi. Se costoro pensano di attaccare Salvini pure quando va in spiaggia, a nostro avviso non se ne libereranno facilmente…

Ci sono principi che non dovrebbero appartenere ad una singola fazione politica, come la lotta alle droghe o all’immigrazione incontrollata. Si tratta di principi di semplice buon senso. Perché oggi sembra invece che il buon senso regni prevalentemente a destra, sostituito da un asfissiante buonismo a sinistra? Se la sinistra non imparerà a riconquistare un po’ di buon senso, combattendo seriamente l’immigrazione incontrollata ad esempio, la destra tornerà al governo e ci resterà per i prossimi cinquant’anni. O forse ci sbagliamo… Per i prossimi cento anni!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Governo in crisi, partiti in confusione

Ave Socii

Alla fine è accaduto. Dopo ben quattordici mesi di vita precaria, il governo gialloverde è imploso. Forse la crisi doveva essere aperta prima, in modo da evitare i tempi stretti della manovra economica. Magari in occasione della spaccatura fra Lega e Cinque Stelle sulla nomina del Presidente della Commissione Europea… Così non è stato. Ma quando il peggio sembrava ormai passato, ecco che i Cinque Stelle presentano una mozione contro l’alta velocità… Una mozione suicida. Una mozione, per di più, in aperto contrasto con le posizioni assunte sull’argomento dal Presidente del Consiglio. Una mozione che dunque, di fatto, costituisce una sfiducia verso lo stesso da parte di quella medesima forza politica che lo aveva proposto, ormai molti mesi fa, come Presidente del Consiglio. Però se il governo è caduto, dicono, la colpa è della Lega…

Una crisi a ferragosto rende la situazione molto più incerta e alquanto interessante. Prima tutti sono pronti per le elezioni, poi qualcuno ci ripensa… Chi prima non ha mai voluto un governo coi Cinque Stelle, ora auspica un governo istituzionale che tagli i parlamentari e eviti l’aumento dell’Iva… Comici che non si vedevano e sentivano da mesi, in polemica con l’esecutivo, ora dicono che il governo deve durare perché ha troppe cose da fare… Il Presidente del Consiglio, che prima diceva di non voler “vivacchiare”, ora fa fatica a dimettersi di sua iniziativa… Benvenuti al festival dell’incoerenza! Molto più realisticamente, qualcuno forse sente tremare la poltrona sotto le terga.

Molti dei Cinque Stelle sono al secondo mandato e, in ossequio alle attuali regole interne, non potrebbero più ricandidarsi… Il Pd si barcamena tra le opzioni di elezioni anticipate e governo istituzionale con i Cinque Stelle… Comunque la si veda, con ogni probabilità è la scelta del male minore. E forse “elezioni subito” sarebbe, nonostante tutto, il male minore sia per il Pd che per i Cinque Stelle. Un governo insieme potrebbe decretare il definitivo tracollo di entrambi, a tutto vantaggio della Lega. Un governo del genere dovrebbe solo sperare che non arrivino altri barconi o navi cariche di migranti…

Gli avversari della Lega ora tremano: ovunque si muovano, rischiano di compiere passi falsi. Eppure ormai pure diavolo e acqua santa sembrano disposti ad allearsi, pur di combattere quei “barbari” dei leghisti. Senza molto successo, secondo noi… Potremmo benissimo sbagliarci, per carità… Forse il successo della Lega è davvero solo un inciampo del progresso, uno scherzo della Storia, un imbarbarimento della civiltà… Se davvero molti pensano questo, dimostrino che il loro ragionamento è giusto. E facciano in modo che anche il popolo comprenda questo suo madornale errore. Perché in democrazia ogni popolo, dopotutto, ha l’onore e l’onere di scegliere il governo che merita. Nessuno vieta che la scelta del popolo possa ricadere su governanti favorevoli alla diffusione delle droghe o all’immigrazione incontrollata… Ma perlomeno lasciate che sia il popolo a scegliere!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Abbiamo bisogno di ritrovare la nostra identità

Ave Socii

Mai come oggi la nostra identità è messa così in seria discussione. L’identità dell’Italia, l’identità dell’Europa, l’identità della cultura occidentale tutta. E forse alcuni fingono di non accorgersene. Le urne del 26 maggio ci hanno mostrato un’Europa che, lungi da fantomatici scossoni sovranisti, desidera tuttavia che qualcosa cambi. Evidentemente chi sinora ci ha governato non ha soddisfatto le nostre aspettative, visto che adesso non ha più la maggioranza all’Europarlamento.

Forse il primo fra i desideri emersi dalle recenti elezioni è quello di ricostruire un’identità. Quanti in Europa si sentono davvero europei? O piuttosto solo francesi, inglesi, tedeschi, italiani o ungheresi? Quanto possiamo sentirci europei, ad esempio, noi italiani che forse ancora ci vantiamo di essere polentoni piuttosto che terroni? Prima di costituire un’identità europea, dobbiamo raggiungere un’identità nazionale.

Il tentativo di aprirci a tutto e a tutti, in nome del “non avere limiti” o “non avere frontiere” o “non innalzare muri” o “non avere pregiudizi”, ha sortito l’effetto esattamente opposto a quello sperato. Magari non siamo ancora pronti. Magari un giorno riusciremo a raggiungere una tale apertura mentale. Ma non è ancora arrivato il momento. Non si possono saltare i passaggi: prima gli italiani, poi gli europei, infine tutti gli altri. Se non raggiungeremo noi stessi un’identità forte, avremo sempre timore di confrontarci apertamente con le identità di chi è diverso da noi.

Quando l’apertura mentale diviene un’imposizione, il “diverso” ne approfitta. Specie quando la sua è un’identità forte e spregiudicata, a discapito della nostra. La globalizzazione è certo un bene in quanto arricchisce tutti, tuttavia realizza un inevitabile scontro fra culture. Se una cultura ha un’identità più debole di altre, soccombe. L’integrazione è opportuna quando si ha da offrire qualcosa della nostra cultura alle altre. Se la nostra identità culturale si indebolisce, le altre prevarranno su di essa.

Prima del confronto alla pari con i “diversi”, dunque, è necessario e opportuno radunare gli “uguali” sotto un’unica bandiera. L’Europa sarà grande se e solo se riuscirà a realizzare questa ardua riunificazione. Finché non ricostruiremo la nostra comune identità, dapprima nazionale e poi europea, i “diversi” saranno sempre visti da noi come “nemici”. Avere un’Europa unita solo perché i conti tornino, per quanto detto, non è certamente la strada giusta da percorrere.

Se noi siamo deboli, gli altri acquistano forza ai nostri occhi. Se gli altri si rafforzano e noi ci indeboliamo, nel giro di qualche decennio subiremo vere e proprie invasioni culturali. Dobbiamo dunque rinforzare anzitutto la nostra appartenenza, rivendicando i valori che ci accomunano e senza vergognarcene. A volte si ha come l’impressione che ci si debba far da parte per accogliere l’altro, come spinti da una sorta di indistinto senso di colpa… Provare vergogna per la nostra identità ci rende ridicoli e manipolabili agli occhi degli altri: questa è la realtà che alcuni non vogliono capire.

Dei nostri valori democratici dovremmo andare fieri. Dov’è garantita la libertà d’espressione, per esempio, se non nelle democrazie? Eppure ancora oggi ci troviamo in difficoltà ad ammettere idee di un certo colore politico alla Fiera del Libro, o a prorogare l’attività di radio storiche che per anni hanno raccontato il nostro Parlamento. Abbiamo bisogno di riaffermare con forza i nostri valori, per difenderci dalle moderne dittature che rischiano di ridurci in schiavitù.

Oggi forse i veri dittatori non sono quelli che ai fascio-buonisti piace denunciare. Incominciamo a fare nomi e cognomi senza vergognarci. Oggi i veri fascisti vengono in primo luogo dalla Cina, dall’Islam e dall’Africa. Dalla Cina, quelli che vorrebbero conquistarci a livello economico, attraverso concorrenza sleale nel mercato dei beni e del lavoro. Dall’Islam, quelli che vorrebbero soggiogarci a livello religioso, attraverso guerre sante o forme di conflitto più subdole. Dall’Africa, quelli che vorrebbero imporsi a livello demografico e sociale, attraverso immigrazione incontrollata e guerre fra poveri. Questi tre fascismi sono talvolta alleati fra loro e cercheranno in ogni modo di distruggere la nostra cultura occidentale, loro comune nemico.

I fascisti del Sol Levante sono i più spregiudicati. Da decenni sono presenti in Europa e stanno inquinando i nostri mercati con prodotti taroccati e manodopera priva di qualsiasi tutela. In silenzio, come se non bastasse, stanno pure colonizzando intere zone dell’Africa. E poi l’Africa emigra in Europa… Secondo alcuni ne avremmo bisogno, visto che il nostro tasso di crescita demografica è pressoché nullo. Se poi non abbiamo modo di integrarli cosa importa? Per non parlare della cultura rom, che spesso non vede di buon occhio noi “stanziali” (invece loro, “nomadi”, che vivono nei campi e pretendono di ottenere delle case? Da quale pulpito…). Infine gli Islamici, che vorrebbero conquistarci alla maniera classica (guerre sante, attentati, terrorismi vari…) o in maniere più subdole… Magari inculcandoci idee ambientaliste che facciano il gioco dei petrolieri (provenienti in gran parte proprio dalla cultura islamica, guarda caso).

Non possiamo permetterci di chinare il capo di fronte a questi moderni dittatori. Dobbiamo rispondere con forza a chi proviene da certe culture e magari, beffa nella beffa, vorrebbe insegnare a noi come integrare il “diverso”. Ci fossero più persone a difendere i nostri simboli! Invece ci scandalizziamo pure se qualcuno bacia un rosario in pubblico… Oppure diamo ai cristiani l’appellativo di “adoratori della Pasqua”… Fino a quando dovremo subire questa autentica “politica del senso di colpa e del pudore”? Quando torneremo finalmente padroni della nostra identità? Recuperiamo i nostri valori, vantiamoci di essere parte di una democrazia e di appartenere alla cultura occidentale. Ricominciamo a sventolare le nostre bandiere, non quelle degli altri.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Uno spettro verde s’aggira per l’Europa

Ave Socii

Le elezioni europee appena conclusesi ci hanno consegnato un risultato chiaro. Gli equilibri sono cambiati in tutta Europa, è indubbio. Tuttavia il pericolo della famigerata “avanzata dei sovranisti”, paventato dai fascio-buonisti, è stato in buona sostanza evitato. La musica è evidentemente cambiata anche qui in Italia, come era prevedibile. Ciò avrà sicuramente ripercussioni all’interno della maggioranza di governo. In Europa… beh, lì è tutta un’altra vicenda. Staremo a vedere come evolverà la situazione, sia dentro che fuori l’Italia.

Oggi intanto i giornaloni dei fascio-buonisti parlano di “onda nera”, come se l’avanzata in Europa di determinate forze politiche fosse quasi una cosa di cui vergognarsi. Una cosa riprovevole. Come se le persone che si schierano da una certa parte non meritassero di essere accostati alla civiltà. Come se credere in certi ideali o in certi partiti facesse tornare indietro l’orologio della Storia. In compenso, però, sono arrivati i salvatori: proprio loro, quelli dell'”onda verde”. Intendendo per “verde” non il “verde leghista”, non sia mai, bensì il “verde ambientalista”. Colore scelto soprattutto dai giovani dell’Europa. Colore che va alla grande, in particolare nei Paesi dell’Europa del Nord. Un buon auspicio, secondo molti.

L’attenzione all’ambiente è uno dei cavalli di battaglia del progressismo moderno. Con esso i fascio-buonisti potrebbero seriamente sperare di tornare a competere alla pari coi populisti e i sovranisti (il cui consenso è, come abbiamo visto, tutt’altro che dilagante in Europa). Nessuno si sognerebbe di trovare pecche nella sacrosanta battaglia a favore dell’ambiente. Eppure non tutto quel che riluce potrebbe essere oro. Forse l’ambientalismo non è tutto candido e innocente come vorrebbero farci credere. Forse troppo ambientalismo potrebbe addirittura nuocere all’Europa.

Quanti si domandano chi c’è veramente dietro i sostenitori dell’ambientalismo? La lotta contro i cambiamenti climatici, contro le emissioni inquinanti, contro lo scioglimento dei ghiacci, contro il buco nell’ozono… Tutte bellissime cose, chi lo metterebbe in dubbio? Ma le belle forme fanno abbassare la guardia, inevitabilmente. L’energia non si crea a chiacchiere, ma sfruttando comunque l’ambiente. Responsabilmente, certo. Starete sicuramente pensando alle fonti rinnovabili e allo sviluppo sostenibile. Sappiate che le fonti rinnovabili, da sole, non riusciranno mai a coprire il fabbisogno di una Nazione intera. E’ impensabile, perlomeno con l’attuale stato della tecnologia.

Eppure in questi anni si è investito molto in rinnovabili… Vero. E spesso a rimetterci sono stati interi agri di terreno fertile, espropriati e resi sterili per ospitare pannelli fotovoltaici. La bellezza e l’attrattività dei nostri paesaggi, sovente messe in discussione dall’installazione di pale eoliche lungo i versanti collinari. E, ovviamente, le nostre tasche: i colossali investimenti sulle rinnovabili ricadono soprattutto sulle bollette che paghiamo. Ma perché investire tanto sulle rinnovabili, se poi non potranno comunque coprire il fabbisogno nazionale? Per fare un favore ai mafiosi? Può darsi, ma potrebbe esserci anche dell’altro. La verità, che nessuno vuol ricordare, è che le rinnovabili non possono funzionare senza combustibili fossili. Forse un giorno la tecnologia cambierà, ma per ora così è. Aprite bene le orecchie: a finanziare i promotori dell’ambientalismo sono i petrolieri.

Nei negoziati internazionali non c’è spazio per i buoni propositi, a meno che non servano a qualcuno per far cassa. L’ambientalismo rientra fra questi casi. Avere un mondo pulito è bellissimo, chi potrebbe negarlo? Eppure non esistono produzioni che non siano inquinanti, mettiamocelo in testa. Immaginare un futuro pulito è un diritto sacrosanto, ma guai se si tentasse di perseguire un fine (incrementare l’influenza dei petrolieri) facendo credere che si stia combattendo per un fine palesemente contrario (un mondo che non utilizzi più energia da fonti fossili). Magari servendosi pure di ragazzine sedicenni che facciano leva sul bisogno dei giovani di credere in un futuro diverso. E, perché no, anche sul senso di colpa dei meno giovani per la loro scarsa attenzione sui temi ambientali.

Non ci sembra giusto (ma purtroppo così funziona il mondo degli affari) che alcuni adoperino simili strategie ipocrite di manipolazione, per favorire i detentori e gli sfruttatori del fossile. In maggioranza, guarda caso, provenienti da Paesi arabi: quei Paesi, in buona sostanza, che fanno dell’Islam (= sottomissione) il loro credo. Le loro ambizioni di conquista dell’Europa cristiana, infatti, non si sono mai del tutto sopite. Invece che con una guerra santa, potrebbero sottometterci proprio attraverso i buoni propositi dell’ambientalismo. In maniera silenziosa, senza destare troppi sospetti. In questo modo l’ambientalismo, da bandiera in cui credere, potrebbe trasformarsi in un cavallo di Troia per l’Europa.

Abbiamo detto no al nucleare non certamente per gli elevati costi d’impianto, ma soprattutto perché nell’immaginario collettivo il “nucleare” non è ben visto. Di questo dobbiamo ringraziare gli ambientalisti, ovvero i petrolieri: così saremo sempre costretti a dipendere da qualcuno che ci fornisca l’energia. Se proprio non vogliamo il nucleare perché è brutto, almeno pensare agli inceneritori sarà lecito? No, nemmeno quello… Fino a che punto saremo succubi del volere dei petrolieri? Prima si dice no agli inceneritori, si paga per trasportare e far incenerire all’estero i rifiuti che produciamo, si paga un’altra volta per comprare dall’estero l’energia proveniente anche dai nostri rifiuti… Poi magari si incendiano i cassonetti, o si sotterrano i rifiuti tossici, e ci si lamenta delle “terre dei fuochi”. Si parla tanto di “economia circolare”, ma allo stato attuale sembrano solo parole.

Quanto detto potrebbe essere annoverato tra le semplici “opinioni” o “chiacchiere da bar”. Crediamo sia comunque lecito esprimerle, pure se ad alcuni può non piacere. Speriamo che le nostre siano davvero solo opinioni! Qualora vi fossero anche riscontri nella pratica, saremmo seriamente preoccupati per il futuro dell’Europa. Un’Europa che crede di essere libera e aperta e all’avanguardia, ma in realtà succube dei petrolieri e, magari, pure sottomessa alla Mecca.

Vostro affezionatissimo PennaNera