Il sussulto del cuore

 

Il sussulto del cuore

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Sof 3,14-18

Salmo: Is 12,2-6

Vangelo: Lc 1,39-56

 

Il Vangelo di oggi, è l’incontro di due donne: Maria ed Elisabetta, entrambe incinte, fanno festa per la gioia di questo evento. È il brano della gioia che risuona ridondante nel testo, poiché quanto sembrava impossibile è divenuto possibile, reale e concreto.

L’incontro si può sintetizzare in una sola parola: sussulto. In quel sussulto, c’è il miracolo di due vite nascenti, e la consapevolezza delle meraviglie da Dio compiute. Entrambe le donne, sono custodi della creatività di Dio che si manifesta generando.

Dare vita, rinascere, rigenerare, sono il desiderio di Dio per noi, anche quando tutto ci sembra impossibile. Le preoccupazioni, le lotte quotidiane, a volte ci lasciano come nelle sabbie mobili, ma il Signore nasce in quest’umanità fragile, affaticata, delusa, per dire che è possibile rialzarsi e ricominciare.

È possibile nascere in condizioni di sterilità, di mancanze, perché nelle mani di Dio non conta ciò che abbiamo, ma ciò che siamo, e anzitutto siamo figli. Se non avessimo niente da offrirgli, Egli del nostro nulla farà qualcosa, perché anni fa è nato Qualcuno per dimostrarcelo.

Oggi è Maria a visitarci, e lo fa come madre, per fare sussultare i nostri cuori, così da riconoscere che sono creati da Lui, e ci ama così come siamo, perché tutto di noi fa sussultare il cuore di Dio. Preghiamo Maria, lasciamoci visitare da Lei, Ella come Madre, conosce i suoi figli e non temiamo più nulla, perché l’impossibile è diventato una via in cui poter vivere e credere in Dio.

 

 

 

C’è una novità

 

C'è una novità

 

 

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Prima lettura: At 19,1-8

Salmo: Sal 67 (68)

Vangelo: Gv 16,29-33

 

Con la gioia ancora nel cuore per la festa di ieri, il Vangelo di oggi sembra quasi smorzare questa felicità, ma non è così, leggiamo: “Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”.

Il Signore non annuncia quello che accadrà, dice: “Nel mondo avete tribolazioni“, è un verbo al presente, esprime la Sua conoscenza di ciò che viviamo, con una novità: esortare a renderci consapevoli che Lui ha vinto il mondo. Le preoccupazioni, gli affanni, e tutto ciò che ci portiamo nel cuore, di questo tempo presente, sono già nel cuore di Dio.

L’invito è ad aver coraggio, e spesso ci vuole più coraggio a percorrere le stesse strade in novità di vita, che cambiare rotta, ma Gesù è quella novità nella nostra realtà.

Quando non sappiamo dove trarre la forza, Lui ci sta indicando in chi possiamo confidare. Egli è accanto per dare coraggio, lì in quella situazione dove pensiamo non ci sia nessuno. Lui non desidera lasciarci soli, vuole farci sentire il Suo amore e aiutarci a credere.

Probabilmente non cambieranno immediatamente le cose, ma riscopriremo in noi una nuova forza, che allontanerà quella sensazione di solitudine, per dare spazio a uno sguardo nuovo: quello delle piccole cose che donano sollievo e riposo al cuore.

Egli ha vinto il mondo, perché l’ultima parola nella vita non sia il dolore, ma l’amore, l’ultima risposta non sia il rifiuto o l’abbandono, ma la fede. La fede in Chi ci ha creato, la fiducia del cuore del Padre accanto ai Suoi figli.

 

 

 

Benedetti

 

Benedetti

 

 

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Prima lettura: At 1,1-11

Salmo: Sal 46 (47)

Seconda lettura: Eb 9,24-28; 10,19-23

Vangelo: Lc 24,46-53

 

Il Signore prima di venire portato in cielo, fa un ultimo gesto: benedice.

In Gesù siamo benedetti per sempre, ed è proprio la Sua benedizione ad unirci con Lui, così ora, possiamo portare un po’ di cielo su questa terra.

Il Vangelo di oggi, inizia facendo memoria dell’annuncio della passione, morte e Risurrezione di Gesù, e conclude dicendo: “di questo voi siete testimoni”. Testimoni di che cosa? Della volontà del padre attraverso la storia del Figlio, ovvero: che tutti, nessuno escluso, possano fare esperienza dell’amore di Dio; che il peccato, l’errore non sia più visto come un ostacolo per incontrarlo, perché nella Risurrezione di Gesù, Egli vuole risorgiamo anche noi con le nostre idee, i nostri preconcetti, e soprattutto le nostre paure.

A quaranta giorni dopo la Pasqua, l’invito è sentirci invasi dalla gioia di aver scoperto l’amore di Dio, non perché non sbaglieremo più, ma poiché siamo inabissati da un amore che precede. Questo dev’esserci di incoraggiamento per “mettercela tutta”, e cercare di fare del bene sempre e allo stesso tempo, credere che siamo nel cuore di Dio malgrado tutti gli inciampi.

Siamo benedetti da Dio, Gesù ci saluta così, e lo siamo nonostante i nostri peccati, per dono Suo. Egli desidera lasciarci un segno che rimarrà in noi per sempre.

Sia la Sua benedizione a guidare i nostri passi, sia la forza del Suo amore a renderci più forti e soprattutto, sia la Sua Misericordia ad essere memoria e segno di perdono in noi e attorno a noi. Essere benedetti da Dio è portare nel mondo il Suo amore, è far scoprire ad altri la propria benedizione.

 

 

 

Tutto l’amore del Padre

 

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Prima lettura: At 18,23-28

Salmo: Sal 46 (47)

Vangelo: Gv 16,23b-28

 

Le parole di Gesù toccano direttamente il nostro cuore: “Il Padre stesso vi ama”.

Non ci sono mediazioni, convincimenti o sforzi da fare, Dio, nostro Padre ci ama e vuole comunicarcelo. Tutta la storia di Gesù, il Vangelo, si riassume in quest’unica parola: amore. Sì! Perché è la Parola di cui abbiamo bisogno per credere, andare avanti, comprendere, e che comunque ci sorprende.

È il Padre stesso ad amarci, ad aver cura di noi, a non lasciarci soli nel cammino, ma a volte le parole non bastano, abbiamo bisogno di concretezza ed è per questo che manda Suo Figlio, così da poter vedere attraverso i suoi gesti, fino a che punto arriva l’amore: “Li amò sino alla fine”. (Gv 13,1)

Sentirsi amati fa tirare fuori il meglio di sé, è quell’energia proveniente dall’aver sperimentato oltre all’errore, qualcosa che lo supera. E Dio creduto lontano a causa dei nostri peccati, ci è vicino e ama tutto, persino quello che non amiamo di noi stessi.

L’amore di un padre, non si basa su quello che il figlio può dare o fare, ma per quello che è, e noi siamo Figli di Dio. Solo scoprendo il nostro essere sapremo credere nel Suo amore.

L’amore di Dio è per sempre, affinché ogni giorno possiamo affermare: è il Padre stesso che mi ama, perché io sono Suo Figlio ed ora ci credo! Ciò non annullerà le difficoltà, le preoccupazioni o le paure, ma sarà la forza da cui attingere per affrontarle!

 

 

“Nessuno potrà togliervi la vostra gioia”

 

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Prima lettura: At 18,9-18

Salmo: Sal 46 (47)

Vangelo: Gv 16,20-23a

 

La gioia che proviene da Cristo non sarà mai tolta: è una promessa!

Il dolore che stiamo vivendo, o abbiamo vissuto è circoscritto e non dura per sempre. Gesù per farcelo capire, ci fa l’esempio della donna che al momento del parto prova dolore e poi la gioia della nascita, prevale su quella sofferenza.

Ci sono, però, dei dolori difficili da superare, e non portano a una vita che nasce, per questi Egli è venuto: per essere sollievo nei cuori chiusi da tanta sofferenza, perché a volte, siamo proprio noi ad aver bisogno di rinascere da quel dolore.

Quanto è dura Egli lo sa, ha sperimentato per primo il dolore, la fatica, lo smarrimento, e parlare ora della gioia, non è dimenticare cosa vuol dire soffrire o non aver tatto per chi soffre, anzi è un incoraggiamento alla speranza. C’è una possibilità accanto a noi ed è Cristo stesso, Lui che ha fatto della morte una vita, ora fa del nostro dolore una rinascita. L’ostrica che non è stata ferita non produce perle.

Il Signore è Colui che vuole garantirci una vita, dove il dolore non sia l’ultima parola, e se anche i ricordi riaffioreranno, nessuno potrà toglierci la nostra gioia. La gioia che proviene dall’aver incontrato Colui che desidera riportarci non indietro, al momento del dolore, ma avanti, così che l’esperienza di Dio possa risanarlo. Sarà quella gioia scoperta, riconosciuta come un dono, a essere la forza per non domandare più nulla.

Affidiamo a Dio il nostro dolore, affinché lo trasformi. Lasciamo che il Suo amore entri nel cuore per risanare, lenire, curare e tocchi profondamente ogni momento della vita, così da sperimentare la Sua gioia e credere che non ci sarà mai tolta e sarà la nostra forza!

 

 

La gioia promessa

 

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Prima lettura: At 18,1-8

Salmo: Sal 97 (98)

Vangelo: Gv 16,16-20

 

Danno coraggio le parole di Gesù: “Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia”.

C’è una gioia che ci attende, il saperlo già solleva il nostro cuore dalla fatica del momento.

Quando ci sentiamo tristi è difficile a volte uscirne, poi arriva quella parola giusta, un sorriso, un incoraggiamento e ciò spazza il cielo dalle nubi. Gesù con la Sua Parola desidera fare questo: rendere limpido il nostro cielo!

Siamo fatti per la gioia, non quella fugace e passeggera, ma la gioia di Cristo, essa nasce dall’amore di Dio che si fa incontro nel nostro quotidiano, affinché anche nei momenti non facili, andando in profondità si possa provare un po’ di pace.

Ci sarà sempre gioia per tutti i suoi figli, è la Sua promessa! Spesso la gioia non è assenza di fatiche, coabita con le difficoltà ed è la forza per affrontarle.

La gioia nasce dal riconoscere che non siamo soli, Egli ci è accanto per rendere il nostro cielo limpido e oltre le nubi c’è un sole che sorge prima di noi.

Colui che ha creato il giorno e la notte, ha fatto di noi una creatura benedetta, amata, voluta, oltre ogni merito, inciampo, ed errore. Dio ci fa la grazia di donarci la possibilità di rinascere con il Suo perdono ad una vita dove la gioia non è una scelta o un’opportunità, ma la conseguenza del Suo amore per noi!

 

 

Una vita nello Spirito

 

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Prima lettura: At 17,15.22-18,1

Salmo: Sal 148

Vangelo: Gv 16,12-15

 

“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso”.

C’è una cura in queste parole di Gesù, ci conosce e viene incontro nella nostra fatica a capire. La Sua Parola a volte difficile da interpretare, non rimane sospesa tra il nostro percepire e il suo reale messaggio, ma sarà guidata alla nostra comprensione dallo Spirito della Verità.

Siamo all’interno di un cammino di fede, che comporta anche una crescita e come tale, avviene nella gradualità del tempo.

Il tempo che viviamo, è quello annunciato da Gesù, siamo già nel momento in cui lo Spirito è con noi e ci parla di Lui. Molte volte non lo sappiamo e attendiamo come quei discepoli lo Spirito che deve ancora venire, quando invece è già qui.

Il nostro presente è quel futuro precedentemente letto, dove Egli sarà glorificato; ci sarebbe da chiedersi se viviamo in attesa di quell’annuncio, oppure se siamo consapevoli fin da ora della Sua presenza?

Il Signore non aspetta altro che farci sentire forte la Sua vicinanza e il Suo amore. Il quotidiano è il luogo che ha scelto per amarci e la Sua dimora è il nostro cuore.

La nostra storia seppur ferita, frammentata, è amata da Dio. Tutta la storia di Gesù, vuole dirci questo amore di un Padre che ci desidera suoi Figli.

Ogni vita nelle Sue mani non sarà mai persa, dimenticata o abbandonata, bensì raccolta e rivestita di dignità e splendore, dove nessun dolore o offesa potrà mai oscurarla, perché risplende della luce del Padre e ora lo Spirito è qui per annunciarlo!

 

 

Peccato, giustizia, giudizio

 

Peccato, giustizia, giudizio

 

 

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Prima lettura: At 16,22-34

Salmo: Sal 137 (138)

Vangelo: Gv 16,5-11

 

Prosegue nel Vangelo di oggi il discorso di Gesù ai discepoli, l’annuncio del suo andare dal Padre e la promessa del dono dello Spirito. Egli coglie la tristezza dei suoi e rassicura che non saranno abbandonati e come loro, neanche noi, ci sarà lo Spirito mandato da Gesù.

Peccato, giustizia, giudizio, è un brano quello di oggi, con dei termini “impegnativi”, e proprio per questo che il Signore non ci lascia soli ad affrontarli nel mondo. Il Signore dona il Suo Spirito, affinché possiamo confrontarci con una Verità che disarma: l’amore di Dio.

La prima esperienza che Gesù vuole farci fare è questa: essere amati.

Soltanto davanti all’amore, possiamo comprendere quanto nonostante i nostri errori, Egli non ha smesso di volerci bene, al punto da mandarci lo Spirito ad orientare le nostre vite.

Gesù conosce i nostri sbagli e persino il perché abbiamo scelto quella via, forse a volte, manca a noi capirne la motivazione. A differenza di altri, non punta il dito, non dà colpe, ma opportunità, affinché attraverso di essa possiamo ripartire e riconoscere in noi quella forza che deriva dal Suo amore.

Invochiamo lo Spirito di Dio ogniqualvolta ci sembra di non farcela, in tutte le scelte faticose, o che non sappiamo fare; Lui è presente, ci accompagna ed illumina, anche quando non lo percepiamo, così che la nostra vita in Dio abbia sempre una possibilità.

 

 

Lo Spirito della Verità

 

Lo Spirito della Verità

 

 

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Prima lettura: At 16,11-15

Salmo: Sal 149

Vangelo: Gv 15,26 – 16,4a

 

I discepoli sono in grado di dare testimonianza di Gesù, perché dal principio sono stati con Lui. Si può testimoniare solo quello che si vive, si sente e si vede, ed essi concretamente hanno potuto ascoltarLo e confrontarsi con Lui.

Anche a noi il Signore lascia il suo segno: lo Spirito della Verità che ci parla di Lui, e abilita il nostro cuore alla Sua Parola, così da poter concretamente farne esperienza di vita.

Lo Spirito della Verità, è l’amore di Dio che illumina la nostra storia e ci mette di fronte al Volto umano e divino di Gesù. Dio Padre, manda Suo Figlio, per farci comprendere quanto è grande il Suo amore e chi realmente Egli è: Padre! Poi ci dona il Suo Spirito, a sigillare l’avvento del Figlio.

Grazie allo Spirito, l’incontro tra Dio e l’uomo avverrà per sempre. Costantemente Dio cercherà i suoi figli e incessantemente li accoglierà nel Suo amore e noi diventiamo testimoni di un tempo che passa, ma anche di un Amore che resta e permane nel tempo.

Il Vangelo della liturgia odierna comincia: “Quando verrà il Paràclito”, oggi però, noi sappiamo che questa promessa di Gesù è già avvenuta. L’invito è a vivere in quell’ora, dove la memoria del cuore si manifesta.

Lo Spirito della Verità, abita già in noi e desidera donarci quella forza generata dal cuore del Padre, Dio, che ci ama con tutto se stesso, attraverso il Figlio, per mezzo dello Spirito.

Lo Spirito della Verità darà testimonianza di me, dice il Signore, e noi adesso possiamo fare di quella testimonianza un dono, ora che abbiamo conosciuto e riconosciuto, l’amore di Dio per noi.

Una Parola che precede

 

 

una Parola che precede

 

 

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Prima lettura: At 15,1-2.22-29

Salmo: Sal 66 (67)

Seconda lettura: Ap 21,10-14.22-23

Vangelo: Gv 14,23-29

 

 

C’è una Parola che precede: una Parola che attende di essere osservata quando incontra un cuore che ama, il dono dello Spirito Santo dato dal Padre, per aiutarci a ricordare tutto quello che Gesù ha detto, e infine una promessa: “Vado e tornerò da voi”, e quando accadrà aiuterà a credere.

Il nostro cammino, comincia con una Parola, la quale indirizza, consola e ci fa muovere i primi passi.

Prima di iniziare a parlare, diventiamo capaci di ascolto; è il percorso della vita, è il naturale corso degli eventi e ci indica quanto sia magnifica l’umanità, dove si innesta e cresce in noi l’amore di Dio.

La nostra vita scorre nel tempo, giorno dopo giorno, Parola dopo Parola, ci troviamo di fronte quel Qualcuno, Dio, che smuove, orienta, ma anche comprende e perdona il nostro essere, a tratti oscillante e si mette in relazione con noi.

Siamo creati per vivere di questa Parola, per amare Colui che ci ha promesso una forza per credere: lo Spirito Santo!

Perché credere? Perché abbiamo bisogno durante il viaggio, da pellegrini sulla terra di ritrovarci e solo in Lui davvero, la nostra persona arriverà all’unità. Soltanto scoprendo il Suo creatore, la creatura troverà se stessa, perché toccherà con mano l’Amore che l’ha creata, voluta, desiderata, prima ancora che potesse udire e parlare.

Al sorgere di ogni sole, c’è una Parola che precede prima che tu ti alzi, ti accompagnerà e forse non lo saprai, ma essa piena dell’amore del Padre, attenderà il tuo ritorno: il momento in cui la riconoscerai come vita, luce e conforto.