Farò finta

Farò finta di non sentire il disappunto

di non ascoltare gli acciacchi

il corpo  diventato un ingombrante fardello

la mente che offre sensazioni sgradite

da tenere a bada con artifizi vari.

Farò finta di non avvertire il sottile disagio

che mi spinge ad allontanarmi

a non cercare, a isolarmi.

Per oggi.

Penserò solo a quel treno

che sto per prendere, verso un luogo noto.

L’unico movente che mi fa uscire dalle solite cose.

Farò finta che tutto si eclissi, per un giorno,

dietro quell’unica cosa che conta davvero.

Ricordo

Vivere un ricordo.
Con piene percezioni, come ad essere lì.
Pochi ci riescono.
Io ne ho perso la capacità.
Ci vuole molta concentrazione
e imparare ad estraniarsi dal tempo presente.
Come nella meditazione.
Forse mi fa un po’ paura.
A volte certe cose è meglio lasciarle nel passato.

 

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Riflessioni domenicali

Stanno succedendo molte cose spiacevoli,
nel mondo, non lontano da casa nostra.

Ma non mi dilungherò su questo.

C’è già chi lo fa, più volte al giorno.

Si avverte come un peso in più sul cuore.

Sommato agli altri, di cui si parla meno ormai.

I più giovani forse riescono a trovare un po’ di spensieratezza.

Guai se non potessero, almeno loro!

Sommare le preoccupazioni generali
e quelle dettate dall’età…

i bicchieri mezzi vuoti…

il mio carattere non proprio solare…

mi causa un volermi ritrarre da tutto.

Mi viene più facile soffermarmi su ciò che non va

invece di cercare la forza per stare e far stare meglio.

Penso alla mia nipotina, che è motivo di gioia

subito però attenuata dalla lontananza
e dai problemi condivisi da mio figlio

nel corso delle nostre telefonate.

Penso a quante cose volevo fare,
solo fino a pochissimi anni fa

e a come adesso nutro scarso interesse

quasi indifferenza.

Solo il desiderio di alleviare il disagio, in qualche modo.

A volte ci riesco.

Altre…

 

 

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Epifania – Una bella storia

Un tempo i gatti erano tutti tigrati, solo uno era di colore nero: era quello della Befana e la accompagnava nei suoi lunghi viaggi; a cavallo della scopa vedeva luoghi meravigliosi, ma sempre dall’alto. Il micio ogni tanto si chiedeva come era la vita degli umani: quando il periodo dell’Epifania si concludeva, lui infatti viveva una specie di letargo e dormiva con la strega tutto l’anno in attesa del 6 gennaio.

Una notte il gatto, nel suo viaggio attorno al mondo assieme alla vecchina, si sporse per tentare di vedere più da vicino il mondo, il sacco era aperto e un regalo volo via. Dopo un po’ la strega se ne accorse: “Mai era successo un errore così in millenni di viaggi!” Il gatto taceva, ma la vecchia era magica e disse: “Vecchio micione sei stato tu, non mi arrabbio…la vita è stata noiosa e solitaria con me. Ma a questo bambino bisogna pur dare qualcosa: andrai tu!”.

Così il gatto fu catapultato in un camino e quando arrivò nel grande salone cominciò a tossire per la gran cenere e la famiglia lo guardò stupita, ma il bambino urlava di gioia: “Che bello un amico tutto per me!” Ed i genitori non ebbero coraggio di separarli e da quel giorno i gatti non furono più solo tigrati, perché, a ricordo di quel dono, ci furono gatti neri. E per questo i gatti neri portano fortuna, perché sono un regalo della magica notte in cui i sogni si avverano.

Fonte:  Mariarosa Bugini

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