Per una volta si puo’

Quando sei in un gruppo assortito individui la persona con la quale attaccare bottone.

Tra i tanti che si conoscono da sempre, ci sei tu,
ultima arrivata, che te ne stai da sola in disparte.

Non che mi dispiaccia. Ormai ho imparato a convivere con questa mia ‘estraneità’ e non mi pesa (forse perché gli argomenti trattati nelle conversazioni ormai sappiamo dove vanno parare).

E poi c’è chi, come te, è arrivata tardi e cerca qualcuno con cui entrare in sintonia.
Inizia a parlare di se. Tu azzardi qualche intervento e annuisci, paragoni la tua storia alla sua, ma poi capisci che il confronto non regge e pensi ‘proprio disgraziata questa qui’ .

Il tempo scorre e tu, dopo un po’, vorresti essere altrove,
ma poi pensi ’volevi la condivisione, la confidenza? È anche questo. Armati di pazienza e ascolta!’

E così è andata. Qualcuno ne è uscito più leggero,
qualcuno meno.

Spero sia servito. Con gli estranei ci si confida meglio.

E poi ognuno per la sua strada.

 

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Perché scegliere una platea virtuale?

 

A volte ammettere le proprie debolezze risulta davvero difficile con persone cosiddette ‘reali’.

Per questo capita di affidarsi ad una platea virtuale. Non perché essa non sia altrettanto reale, ma liberarsi dei propri crucci con un lettore incorporeo da l’illusione di essere protetti dall’effetto che le reazioni altrui possono esercitare sulla nostra emotività.

Ad esempio…Ho dovuto declinare un invito proposto con entusiasmo da qualcuno a cui ero stata raccomandata, ed è stato particolarmente imbarazzante perché mi sono sentita costretta a rifiutare motivando la cosa esponendomi, rivelando le mie debolezze, come scusante per non poter accettare l’entusiastica proposta (commerciale ma non troppo)

Lo sforzo impiegato mi ha scatenato un rimuginare che mi ha rovinato la giornata.

Ed eccomi qua a parlarne con la mia platea virtuale, sperando di alleviare il disagio che provo.

Uffa!

Galleggiare o nuotare?

Ci sono volte in cui sei costretta a vivere come in apnea.

Ti muovi, corri, ti sposti, fai quel che devi

con la paura di respirare troppo profondamente

di emettere aria che possa scompaginare

quel minimo di equilibrio che cerchi con fatica di mantenere.

In un angolo della tua mente senti che il castello è molto fragile

soggetto a minacce di crollo continue.

Ma vai avanti

Ignorando la stanchezza (tanta)

il malessere

e il desiderio di lasciarsi andare

e galleggiare inerte sulla corrente

 

 

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Sul perdono

Perdonare se stessi è la parte più difficile

Qualunque proposito nel diventare più indulgenti con gli altri

Comprenderne le debolezze e le eccentricità

Può essere impegnativo, ma si può fare.

Con se stessi no, è davvero arduo.

Riemerge sempre quella parte arrabbiata, intransigente

Quella che ci fa inveire contro quell’immagine allo specchio

Che non soddisfa mai le nostre aspettative.

 

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Il dopo

La vita ti cambia.

Non sempre sono le nostre scelte a determinare il nostro cammino.

Le cose capitano.

Quando si esce da esperienze provanti è inevitabile non sentirsi più gli stessi.

E’ un pensiero piuttosto comune.

Ma ora che l’ho sperimentato sulla mia pelle ho capito quanto sia vero.

E te ne accorgi dalle piccole cose quotidiane.

Ciò che avevi sempre dato per scontato diventa quasi miracoloso

poterlo fare di nuovo.

Apprezzare un dettaglio, accorgersi di essere ancora in grado

di portare a termine qualcosa.

Imparare ad osservare vedendo davvero ciò che hai davanti.

La normalità spesso ci rende ciechi.

Le batoste non si augurano a nessuno.

Ma la rinascita che ne consegue non ha prezzo.

 

 

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