Quando sei in un gruppo assortito individui la persona con la quale attaccare bottone.
Tra i tanti che si conoscono da sempre, ci sei tu,
ultima arrivata, che te ne stai da sola in disparte. Non che mi dispiaccia. Ormai ho imparato a convivere con questa mia ‘estraneità’ e non mi pesa (forse perché gli argomenti trattati nelle conversazioni ormai sappiamo dove vanno parare).
E poi c’è chi, come te, è arrivata tardi e cerca qualcuno con cui entrare in sintonia. Inizia a parlare di se. Tu azzardi qualche intervento e annuisci, paragoni la tua storia alla sua, ma poi capisci che il confronto non regge e pensi ‘proprio disgraziata questa qui’ .
Il tempo scorre e tu, dopo un po’, vorresti essere altrove,
ma poi pensi ’volevi la condivisione, la confidenza? È anche questo. Armati di pazienza e ascolta!’
E così è andata. Qualcuno ne è uscito più leggero,
qualcuno meno.
Spero sia servito. Con gli estranei ci si confida meglio.
A volte ammettere le proprie debolezze risulta davvero difficile con persone cosiddette ‘reali’.
Per questo capita di affidarsi ad una platea virtuale. Non perché essa non sia altrettanto reale, ma liberarsi dei propri crucci con un lettore incorporeo da l’illusione di essere protetti dall’effetto che le reazioni altrui possono esercitare sulla nostra emotività.
Ad esempio…Ho dovuto declinare un invito proposto con entusiasmo da qualcuno a cui ero stata raccomandata, ed è stato particolarmente imbarazzante perché mi sono sentita costretta a rifiutare motivando la cosa esponendomi, rivelando le mie debolezze, come scusante per non poter accettare l’entusiastica proposta (commerciale ma non troppo)
Lo sforzo impiegato mi ha scatenato un rimuginare che mi ha rovinato la giornata.
Ed eccomi qua a parlarne con la mia platea virtuale, sperando di alleviare il disagio che provo.