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Counselling di Yaris

Relazione, crescita, sviluppo del potenziale più autentico

 

 

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Epitaffio d'Autore

Post n°1117 pubblicato il 03 Maggio 2015 da Yaris167
 

L'incontro con la morte implica necessariamente il  confronto con la vita. Con la propria vita e la vita dell' Altro giunto ormai all'epilogo...

Yaris

 


JONATHAN SWIFT SOMERS

 

After you have enriched your soul
To the highest point,
With books, thought, suffering, 
The understanding of many personalities,
The power to interpret glances, silences,
The pauses in momentous transformations,
The genius of divination and prophecy;
So that you feel able at times to hold the world
In the hollow of your hand;
Then, if, by the crowding of so many powers
Into the compass of your soul,
Your soul takes fire,
And in the conflagration of your soul
The evil of the world is lighted up and made clear 
Be thankful if in that hour of supreme vision
Life does not fiddle.

 



 

Quando vi sarete arricchiti l’anima
il più possibile, 
con i libri, la riflessione, il dolore, la conoscenza degli uomini,
la capacità d’interpretare sguardi, silenzi,
le pause nei grandi mutamenti,
il genio della divinazione e della profezia;
sicché vi parrà a volte di tenere il mondo
nel cavo della mano;
allora, se per l’affollarsi di tanti poteri
entro il cerchio della vostra anima,
l’anima prende fuoco,
e nell’incendio dell’anima
il male del mondo è illuminato e reso intelligibile –
siate grati se in quell’ora di visione suprema
la vita non v’inganna.

 

Dall'Antologia di Spoon river di Edgar Lee Masters

 

Commenti al Post:
aldo.giornoa64
aldo.giornoa64 il 03/05/15 alle 11:55 via WEB
CIAO YARIS, COMPLIMENTI PER IL POST. UNA BUONA DOMENICA ED UN CARO ABBRACCIO ALDO.
 
donadam68
donadam68 il 03/05/15 alle 12:12 via WEB
..e dopo aver arricchito l'anima tra pagine e sorrisi, lacrime e tempeste, il silenzio darà vita a ciò che siamo, ascoltando i propri battiti ed a tratti tra pause e riflessioni si vivrà pennellando solo ancor emozioni , attendendo poi l'epilogo di quelle poche ultime parole :)D
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 03/05/15 alle 12:28 via WEB
Sì, l'ultima avventura dell'uomo:la sua morte. Una avventura divenuta oramai asettica. Non si muore più circondati dai propri cari, nel proprio letto... ma in ospedale tra estranei spesso ostili e in solitudine. In sommatoria negativa l'accompagnamento al morente non è più praticato nè da "curanti", nè da religiosi. Nessuno si occupa dei fantasmi che infiltrano la mente di chi sta per morire. Siamo ancora fermi al quesito se è bene "dire la verità" al paziente.
 
 
Yaris167
Yaris167 il 04/05/15 alle 10:52 via WEB
Dici bene, Giuliana. penso anche che " la cura" non si possa insegnare, semmai trasmettere come approccio.. Si pensa all'elaborazione del "dopo", di quel "vuoto" che segna tangibilmente la vita con "un'assenza" immanente... mentre il lutto ha inizio prima della separazione dal morente e del morente dai suoi cari..Negli Istituti specializzati all'assistenza di malati terminali si parla di "accompagnamento"...
 
   
Yaris167
Yaris167 il 04/05/15 alle 11:27 via WEB
... ma permettimi, in questo caso, di potermi esprimere semplicemente come persona che esterna il personale sentimento nei confronti della perdita del caro parente cui ha dedicato, l'Epitaffio d'Autore"..
 
g1b9
g1b9 il 03/05/15 alle 15:07 via WEB
Negli occhi e nelle parole di chi muore c'è tutta la sua vita, vivere questo momento è il completamento di un percorso fatto insieme, è l'unica consolazione per chi resta a raccogliere l'ultimo battito di un cuore!
 
 
Yaris167
Yaris167 il 04/05/15 alle 10:28 via WEB
Mia cara Giovanna, avrei desiderato astenermi dall'aggiungere qualsiasi altra parola ai commenti inoltrati, invece mi ritrovo ad iniziare dal tuo... Il motivo è presto detto, sono le tue parole e il sentimento che traspare..amore. Amore per l'Altro, per la Sua propria Vita e per ciò che ha significato, la sua Presenza nella nostra..che non teme vivere quegli attimi preziosi...
 
   
Yaris167
Yaris167 il 04/05/15 alle 10:29 via WEB
Con tutta la mia partecipazione e affetto... Ti abbraccio. Rossella
 
gabbiano642014
gabbiano642014 il 03/05/15 alle 15:43 via WEB
Che cosa ci spaventa? Il "nulla".In quel nulla diamo un significato alla nostra vita.Rimanere nel Silenzio della morte.E' il non sapere che ci spaventa.Ci preoccupa più il non sapere,che il non esiste nulla.La morte è una sfida al nostro essere.Perche' quando la persona amata muore,muore anche una parte di noi.La morte non è la paura dell'aldilà,ma restar privo della conoscenza,della propria famiglia,dei nostri affetti più cari.Abbiamo timore del nulla,non rendendoci conto che la vita scorre veloce e ad un tratto ci ritroviamo da dove siamo partiti..dal nulla.Lo spazio vuoto è unicamente ciò che siamo.E quando moriamo siamo "noi",privati di ogni conoscenza.
 
Nuvola_vola
Nuvola_vola il 03/05/15 alle 17:38 via WEB
Un testo che non ha bisogno di aggiungere altro...siamo noi l'unica forza per camminare ovunque noi vogliamo...noi possiamo esplodere in bene e possiamo farcela,ma noi siamo l'unica convinzione .vivere la vita,ribellarsi ,amarla,rispettarla e ....un abbraccio
 
elisa.r79
elisa.r79 il 03/05/15 alle 18:30 via WEB
Meravigliosa "siate grati se in quell’ora di visione suprema la vita non v’inganna." Buona Domenica Cara Rossella ^_^
 
monellaccio19
monellaccio19 il 04/05/15 alle 11:58 via WEB
Io pretenderò di sapere la verità!!! Solo così potrò tentare inutilmente, di giocarmi la partita alla...dispari!!!! Buon giorno.
 
 
Yaris167
Yaris167 il 05/05/15 alle 09:02 via WEB
Le tue parole, caro Monello, mi ricordano una famosa canzone di Fabrizio de Andre. Forse la più ironica sul tema ma anche la più vera, di questi tempi, sulla disparità della vita... Il Testamento.
 
   
Yaris167
Yaris167 il 05/05/15 alle 09:13 via WEB
Se riesco più tardi inserisco il link, intanto ricevi il mio buongiorno e l'augurio di una splendida giornata.
 
un_uomonormale
un_uomonormale il 04/05/15 alle 16:19 via WEB
Credo fermamente che non è la morte, in quanto tale ad incuterci timore e quant'altro, ma la sofferenza che la precede. Solo il dolore, la sofefrenza ci presenta l'esistenza della morte. In assenza del dolore non pensiamo alla morte! Sono andato fuori tema ! Ciao, Rossella !
 
 
Yaris167
Yaris167 il 05/05/15 alle 08:49 via WEB
No, caro amico, non sei andato fuori tema. Il dolore, e non sto parlando del dolore fisico che ottunde ogni sentimento, ci pone di fronte alla realtà del distacco, della perdita e del conseguente vuoto. Pone però anche il morente alla rivisitazione della propria vita. È' in quegli attimi che il significato profondo della vita trova compimento nell'ultimo desiderio o in un piccolo saluto che può sopraffare ma può anche donare coraggio a chi resta....
 
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CARL ROGERS: UN RIVOLUZIONARIO SILENZIOSO

Punto focale è l'individuo, non il problema.
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