C’è un’idea perniciosissima che ha preso piede da non so quando nella media delle persone, un’idea sbiadita e buonista del cristianesimo.
Come se Gesù fosse il biondino slavato e dal dolce sorriso dei santini della nostra infanzia, un dio a buon mercato, un dio da “volémose bene” e da “tarallucci e vino”.
Si è accreditata l’idea che tutto il Vangelo sia riconducibile a frasi ad effetto del genere “porgi l’altra guancia”, “perdona chi ti fa del male”, “non giudicare”, “ama il prossimo tuo”.
Nessuno nega che questo faccia parte del messaggio evangelico.
Ma purtroppo, o per fortuna, questo messaggio è anche molto più.
E’ una miniera senza fine di scoperte, una stratificazione di contenuti anche controversi, o che per lo meno sembrano tali ai nostri orecchi moderni, incapaci di percepirne e viverne la valenza forte e centralizzante, difficilmente riconducibile a pratiche consuetudinarie, cattolicesimo di maniera e di facciata, addomesticate interpretazioni ad usum delphini, fatte cioè per tenere dentro tutto e di più.
Il messaggio radicale del Vangelo, invece, annuncia un rigore e una fermezza difficili, certo non politically correct, non "un lesso da brodo" (come si dice a Firenze), cioè non un qualcosa di gommoso e molliccio che ognuno tira dalla sua parte per cercare di accreditare le proprie convinzioni.
E così qualcuno, qui a Firenze, dovrà fare i conti anche con questa (scomodissima) frase, ripetuta in tutti e 3 i Vangeli sinottici, inespuntabile, quindi, alla luce di ogni rigorosa critica esegetica.
Che è condanna, netta e totale di ogni pedofilia.
Che non può lasciare spazio a nessun compromesso, che impone (per chi a questo messaggio vuole conformarsi) anche l’azione, la condanna intransigente e rigorosa.
Così colpevole è anche chi non condanna, chi insabbia, chi sa solo pronunciare, e troppo tardi, solo nonsense buonisti: come se si dovesse sempre perdonare e sempre difendere. Ma chi, poi? Difendere il colpevole? E alle vittime, chi ci pensa alle vittime?
E colpevole proprio alla luce di questo Vangelo.
Colpevole il pastore che non sa difendere le proprie pecore.
Colpevoli anche quelli che lo hanno preceduto e hanno lasciato passare colpevolemente il tempo.
Colpevole l'ex enfant-prodige che non sa staccarsi dal suo ruolo e dal suo passato; che sa solo invocare la sua sofferenza. Chi te la nega? Ma da un adulto mi aspetto che sappia superare le sue disillusioni ed esercitare il mandato che gli è stato dato.
Colpevole chi non ha creduto, chi non ha saputo ascoltare, chi non ha difeso.
Grazie invece a chi ha parlato e ha fatto uscire la vicenda allo scoperto: grazie ai vicari che hanno scritto una lettera aperta.
Grazie a Telefono Antiplagio.
Grazie al procuratore Ubaldo Nannucci che comunque, anche se sono passati 30 anni, ha aperto un'inchiesta.
Non c'è molto altro da dire.
Vorrei potermi fidare di quelli che hanno a che fare con i nostri figli. Vorrei potermi fidare di insegnanti, di allenatori di squadre, di vicini di casa. Di preti. Vorrei che le leggi fossero adeguate, severe. Vorrei che nessuno rimanesse incredulo e non prestasse ascolto.
Vorrei che nessuno si dimenticasse di questa pesantissima, definitiva, straordinaria invettiva: un delitto che fa raccapriccio anche agli occhi di Dio, per il quale anche la misericordia trova più misericordiosa "una macina da mulino appesa al collo".
Vorrei non continuare a leggere sui giornali di questa ombra nera che si allunga.
Ci sarebbe solo TANTO da fare. Difendere i nostri figli non ha prezzo.