Abbandonare Tara
abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui
Messaggi di Agosto 2014
Karin Jurick, A Casual Look
C'è una pittrice la cui produzione mi diverte molto: non tanto per la qualità, buona ma non eccelsa, ma per un filone che coltiva con passione, quello del rapporto casuale che spesso si instaura tra i visitatori di un museo e il quadro di fronte al quale si fermano in osservazione o contemplazione. Si possono dare "gemellaggi" strani, assimilazioni o contrasti, davvero degni di essere immortalati. Ecco il suo blog. La pittrice, un'americana, si chiama Karin Jurick. Si diletta anche di scene colte al volo per la strada, immagini di corpi non esattamente glamour abbandonati al riposo estivo sulla spiaggia, primi piani molto suggestivi. Anche se è in inglese, leggere non serve: basta guardare.
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Paolo Veronese, Nozze mistiche di Santa Caterina, particolare
Ha innegabilmente ragione lui (dico io) Siamo stati involontari testimoni di una grossa scenata familiare di due dei nostri più cari amici. Niente di violento, né di irreparabile. Ma di quelle cose che scavano baratri, in una coppia, che poi non è facile colmare. O che forse si crede di colmare, ma ogni tanto di riaprono sotto i piedi, a tradimento. Come le sabbie mobili. Il casus belli è scoppiato durante una cena, per colpa di una "cara" parente avvelenatissima. E noi, fra di loro. Un po' da commedia, un po' da dramma. Abbiamo offerto amicizia e silenzio. Che altro fare?
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Joseph Moncada
Immersa in questa terra e in questo mare, dove finalmente l'estate c'è: tardiva, opaca, altalenante. Insolita, quindi, anche qui. Ma c'è. E meglio di tant commenti voglio copiare qui questa sua "Geografia Emotiva": "Con il mare sono troppo esigente Questo è un concetto che leggendo le mie cose dovete tenere costantemente presente Io sono stato abituato male e le esperienze di bambino prima e ragazzo poi mi hanno educato il palato in maniera esagerata. Per capirci, la mia arroganza e il mio esagerato snobismo, quello di cui sono accusato un giorno sì e l’altro pure, nei riguardi dell’argomento MARE sono veramente evidenti. Io non mi accontento, non posso. Da bambino ho fatto bagni per lunghissime e interminabili estati sotto l’acropoli di antiche città greche (Selinunte) o su spiagge di 6 chilometri sul canale di Sicilia alle foci del Belice avendo come compagnia 3 o 4 persone in tutto ( fatte salve qualche pecora e un paio di cani). Adolescente quando la forza del fisico giovane mi faceva sentire onnipotente ho imparato il rispetto per la magia suprema degli abissi nella acque cristalline delle Egadi. Ho vibrato di una musica che solo il contatto col mare “vero” può regalare. Vorrei portarvi dentro i miei occhi e mostrarvi i fondali di Levanzo o Marettimo, la ghiaia bianca perfettamente visibile e nitida 30 metri sotto la superficie di cala Bianca o il branco di ricciole da 40 chili l’una che solcano maestose il blu delle acque diLinosa, il senso di gioia e di pulizia primordiale che un bagno alla spiaggia dei conigli di Lampedusa restituisce a chi vi si immerge. No, non posso più accontentarmi: ho visto il sole annegare in uno sciame di oro e le stelle diventare l’unica luce sul velluto della notte ed era Filicudi 30 anni fa, era il sogno, la vita e il richiamo del mare anche di notte aspettando il regalo di un nuovo giorno. Ho tremato di eccitazione a 15 anni uscendo al sole impietoso del Tirreno dopo aver attraversato la prima galleria dello Zingaro quando la riserva naturale non c’era ancora e per 12 chilometri le calette caraibiche, con un’acqua così trasparente da sembrare inesistente, risuonavano soltanto dei sussurri di tre ragazzi… Non riesco ad accontentarmi: guardavo scendere il corpo sensuale della mia ragazza di allora, la vedevo filare sicura verso i 20 metri in apnea nelle acque di Capo Murro di Porco a Siracusa e mi dicevo: è una dea ed io scenderò laggiù con lei per baciarla. I giorni e le notti erano allora il palcoscenico di una giovinezza eterna il cui alito fu così forte da sorreggermi ancora oggi, da permettermi di scriverne così ancora con le lacrime agli occhi. E’ al mare che ho conosciuto che devo la mia vita, al suo scintillio dorato lungo la spiaggia di Vendicari, alla sua eco nel solitario e ventoso arco di sabbia di Capo isola delle Correnti che devo il mio senso del tempo che mal si adatta ai ritmi sciocchi di quest’altra vita. Quel mare, il mare della mia terra non somiglia in nulla ai succedanei che vedo dappertutto attorno a me: stona in modo terribile con ciò che il mare ( anche quello siciliano) è diventato. Non riesco sulle spiagge con migliaia di ombrelloni in fila a leggere la metafisica della terra che abito e, senza di essa, io sono nulla, non esisto. E non scrivo. Quindi non voglio accontentarmi e mi incammino da solo lungo i 300 e passa chilometri di costa che guardano L’Africa sull’altra sponda: a metà strada circa c’è il bagliore accecante di Balata dei Turchi e, attorno, solo la miseria più antica e silenziosa. Se è questa che volete conoscere, questa quella con cui volete parlare per scoprirne gli immensi tesori, fermatevi dunque. Immergetevi dove l’azzurro si mescola col candore immacolato della roccia e lasciate che sia il mare a raccontarvi, meglio di me, la storia infinita del nostro trascorrere quaggiù."
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Timothy Easton, Beach Walk
C'era quell'ora magica in cui arrivare sulla spiaggia: quando il sole cominciava ad abbassarsi, la sabbia a colorarsi d'oro, la luce a frangersi in mille frammenti a pelo d'acqua, le ombre ad allungarsi. Arrivando incrociavamo gli stakanovisti dell'abbronzatura, i patiti della vita tropicale a buon mercato che arrancavano facendo il nostro percorso al contrario, lungo le dune, coperti di polvere, salsedine, trascinando bambini stanchissimi e piagnucolanti o con la pelle irrimediabilmente arrossata che di notte avrebbe chiesto ragione dello stress cui era stata sottoposta. Noi eravamo invece freschi e riposati, col lieve sorriso di consapevolezza di chi non deve sottoposri a tour de force, di chi vive un'estate lunghissima, senza fine, tre mesi filati, e quindi può dipanare il suo tempo come crede. Sembra un tempo così vicino, ma se provi a contarlo ti spaventi. Mi resta questo gusto del bellissimo mare serale.
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George Goodwin Kilbourne, The Letter
Bene: annichilitevi, amanti di Facebook. Sono frasi già pronte, corredate anche di quelle foto a effetto, popolate di bambini, gattini, belle fanciulle serie o decisamente meste, nature morte, paesaggi a effetto. Credo che certo qualcuno prenda sul serio frasi, falsi aforismi e banalità come queste.
Welcome to my life, per esempio, di cui cito, come esempio, il folgorante:
Altre raccolte random, QUI: O la raccolta di FRASI IMPROBABILI di PERSONAGGI FAMOSI (sempre rigorosamente made in Facebook) Mi viene un dubbio: sarà che molti, invece, navighino su internet alla ricerca di queste perle prendendole sul serio e per usarle davvero su facebook?
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Spesso qui non c'è posto per il mio personale rapporto tra pensiero e immagine.
E allora ho deciso di aprire un FOTOLOG:
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