Creato da odio_via_col_vento il 03/11/2005

Abbandonare Tara

abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui

 

Messaggi di Giugno 2016

La polvere del tempo - strane dimore 9

Post n°888 pubblicato il 30 Giugno 2016 da odio_via_col_vento
 

 

Istvan Sandorfi, Apparition

 

Era una vecchia signora di 101 anni, così vecchia da essersi ritirata, quasi mummificata, incartapecorita come una tartaruga, piccolissima e se possibile ancora più piccola perché incurvata nella sua nicchia, camera, letto e poltrona, da cui non usciva più.

Vedeva soltanto di lato, in tralice, e dovevi metterti accanto a lei per lasciare che la luce pallida del suo residuo visivo ti inquadrasse e la memoria potesse partire alla ricerca di un brandello, all'interno di quella lunga vita, di cui avevi fatto parte, in un certo momento.

Sentiva poco, ma amava raccontare tante storie, storie di tempi lontanissimi, strade polverose e assolate, lei che guidava un'auto aperta e rumorosa, la prima donna siciliana che avesse mai guidato. O almeno così raccontava: sono primati difficili a contestarsi o ad accertarsi, ma importanti ad affermarsi, nel costruire la propria storia come la storia di un mito.

Non raccontava mai niente di amori passati: ma c'era stato un marito, le carte di famiglia lo attestavano. Un uomo più anziano di lei, un matrimonio combinato, un facoltoso possidente che l'aveva accontentata in tutto, ma che era finito presto nella dimenticanza di quella polvere, di quelle strade bianche, di quel passato troppo lungo.

Incontrarla era un rito, non spiacevole, ma un po' imbarazzante. Come sentirsi sotto esame, nonostante la quasi totale cecità e la sordità. Dietro gli occhi vuoti percepivi il fantasma di una mente acuta e di una ferrea consapevolezza di stirpe.

Adesso in quelle stanze, talvolta, nei controluce estivi e tra il pulviscolo opalescente, sembra di intravedere una figuretta lenta, che si sofferma. A scrutare il vuoto, trafiggendomi e oltrepassandomi. Il fantasma di una antica giovinezza, quell'orgoglio proprio di una certa terra, il sole e la polvere che si fanno alone di luce.

Gli occhi vuoti.

 

 

 
 
 

Sottosopra

Post n°887 pubblicato il 20 Giugno 2016 da odio_via_col_vento
 

 

Hyeronimus Bosh, The Garden of of Earthly Delights (detail)

 

Tu ti affezioni e loro spariscono.
Tu hai creduto che fosse famiglia e invece.....?
Se Troisi diceva "Credevo fosse amore ed invece era un calesse", cos'è l'invece di famiglia? Come trovare una descrizione dell'assurdità dell'investire nei sentimenti e nella rete delicata e fragile dei rapporti e poi trovarsi con un pugno di mosche?

Le fragole in tavola; i piani per la vacanza; le ore notturne d'estate serene e pacate a vedere un film; i gatti arruffati e i cani da portare al parco; la gioia di tornare da ogni viaggio con un regalo in più; gli inviti e le visite a sorpresa; il sorriso largo e gli occhioni blu sgranati.
Adesso invece c'è un ragazzo scontroso (QUATTRO) che lo è ancora di più, la luce accesa anche di notte, il magone che sale, i pianti e il passare davanti a quella strada (ineluttabilmente vicina, inevitabile) e sentirsi stringere lo stomaco.
Adesso c'è da ricostruire, da consolare chi non vuol farsi vedere sofferente; c'è la delusione e il lungo pianto di questa strana primavera.
C'è la ragione che dice: va bene così, sono ragazzi. Ma c'è il dispiacere e la ferita di tuo figlio che chiama ad altri sentimenti.
L'impotenza: che siamo genitori a fare, se poi non sappiamo difendere?
Le foto da "epurare", da sfogliare velocemente per non soffrire.
La mia voglia di fare famiglia, di allargare i confini, di includere: è eccessiva, si dimostra tale, fa soffrire. Me, anche me.


Credevo fosse famiglia ed invece era.... ?

 

 
 
 

La barca a vela - un'altra vita 3

Post n°886 pubblicato il 16 Giugno 2016 da odio_via_col_vento
 

 

Vittorio Matteo Corcos, In lettura sul mare

 

Avevo un innamorato con una barca a vela.

Anzi, erano due fratelli ed erano un po' tutti e due innamorati di me. E io un po' di loro. Il più piccolo perché era bello, alto, abbronzato, e gli ridevano gli occhi, un po' infossati e nascosti da un ciuffo lungo di capelli. Ricordo che giocava bene a calcio e mi dedicava i suoi gol, nelle partite sulla spiaggia, in quelle luminose estati in cui certi innamoramenti leggeri si interrompevano con l'autunno ed erano poi pronti a ricominciare l'estate dopo, un appuntamento. Non a caso c'era una canzone: "stessa spiaggia, stesso mare".

Il fratello più grande era ovviamente più serio, un po' filosofo, con quel fascino che i ragazzi più grandi esercitano sempre sulle adolescenti. Era lui quello della barca a vela, era lui quello con la patente, era lui quello che andava e veniva, già libero di fare vacanze da solo. Mi sembrava che tornasse per me; forse me lo faceva credere, anche. Mi portava in barca a vela, una barca minuscola, un guscio. Ma era emozionante, mi sentivo prescelta. Erano gite assolutamente innocenti: parlavamo, mi interrogava un po' su suo fratello, credo volesse sincerarsi di non essere un rivale per lui.

La splendida costa della Versilia di allora, vista dal mare, era maestosa: le montagne che brillavano di chiazze di marmi, le pinete, la spiaggia sinuosa. Il mare calmo di settembre ci avvolgeva, si facevano bagni lunghissimi al largo, si seguiva il nuotare misterioso delle meduse.

Una volta l padre dei ragazzi, un signore compitissimo ed elegante anche nel suo antiquato costume da bagno, disse esplicitamente che sarei stata una nuora perfetta. 

Molti anni dopo mi ricordai di quel signore perché mio suocero gli somigliava. Anche lui pensava che ero una nuora perfetta.

 

 
 
 

e poi c'è l'odore dei tigli

Post n°885 pubblicato il 08 Giugno 2016 da odio_via_col_vento
 

 

Conrad Kiesel, Manuela, detail.

 

Penetrante, dolcissimo, quasi eccessivo.

Ti prende per stanchezza, non evadi, lo trovi ovunque ed ovunque ti sfinisce.

Puoi essere nella periferia più fredda e più cementificata, eppure sembra emergere dalle buche dell'asfalto, dai bui terrazzini dei palazzi a dieci piani, nel riverbero di un sole che a mala pena si affaccia da dietro i tetti.

Lo senti e ti sembra che dietro le cortine di case ci sia un giardino segreto, uno di quei giardini folti e selvaggi, proibiti e chiusi a chiave, delle fiabe di un tempo.

Un profumo intenso, che la pioggia non disperde, ma anzi diffonde e fa penetrare ovunque, attraverso i mille rivoli e le mille pozzanghere tinte di un bianco giallastro. Un profumo che ha corpo, che ha colore, che quasi ha un volto.

E anche questo, il profumo dei tigli, è un segno della prepotente stagione che avanza.

 

 
 
 

piccole gelosie fra grandi

Post n°884 pubblicato il 02 Giugno 2016 da odio_via_col_vento
 

 

Questo disegno di Leonardo da Vinci DOVREBBE raffigurare il David di Michelangelo.

Di tutt'altro genere gli schizzi con cui Michelangelo pensa il "suo" David":

 

 

 

Secondo me Leonardo era geloso marcio del più giovane artista di cui sentiva il fiato sul collo. E dà una versione caricaturale dell'opera con cui si era affermato, esasperando la definizione anatomica, la muscolatura scattante, facendone una specie di Omino Michelin del Rinascimento.

 

Francesco De Molfetta

 

 

 

 
 
 

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