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... come fiordalisi in un un campo di grano. (D. Bonhoeffer)

 

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Arbejdsglæde

Post n°99 pubblicato il 31 Gennaio 2008 da Fajr
 



Nelle lingue scandinave, e solo in quelle, c'è una parola
impronunciabile che significa "felice di lavorare".
L'ho scoperto visitando il sito di Alexander Kjerulf, un danese che si è inventato il mestiere di consulente di felicità sul lavoro (e sembra che riesca pure a mantenersi).
Oggi Kjerulf ha pubblicato un commento sul Christian Science Monitor in cui cerca di convincere gli americani che il lavoro non serve solo a fare soldi e che quando siamo in ufficio (di solito, per la maggior parte della nostra giornata) dovremmo cercare di essere felici invece di avere il muso lungo e l'aria funerea. Secondo lui è nell'interesse del datore di lavoro avere degli impiegati felici e produttivi.
Anche se le sue affermazioni possono suscitare almeno un miliardo di obiezioni (come posso essere felice se fuori il cielo è sempre grigio? come fare quando la collaborazione cede al posto alla competizione? e quando ti rompono veramente le palle?), il suo blog è molto carino.
Tra le cose più interessanti, un elenco di dieci posti dove si lavora veramente bene. Ed è così che veniamo a scoprire che gli uffici della Pixar sembrano un mercatino di Natale, che una famosa blogger ha il suo quartier generale in una roulotte e che, udite udite, alla sede della Red Bull di Londra per andare da un piano all'altro non si prende l'ascensore ma lo scivolo. Per chi, invece, volesse incontrare i colleghi all'aperto c'è una bici a sette posti per fare conferenze.
Francesca Sibani su Internazionale


non nego la mia dose di invidia, specie dopo un pomeriggio di lavoro a Taranto. Uffi!
confesso, su tutto, vorrei la bici...riunioni

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Commenti al Post:
MacRaiser
MacRaiser il 31/01/08 alle 08:47 via WEB
Il lavoro rende felici? Come no.. anche liberi, giusto? Le strampalate teorie di studiosi provenienti da nazioni che hanno il piu' alto tasso di suicidi al mondo, le prenderei "cum grano salis". Insomma, il mio motto e': "avete gia' il mio tempo, le mie braccia e la mia mente. L'anima, se permettete, me la tengo". Ciao, Fajr :)
 
 
Fajr
Fajr il 31/01/08 alle 19:09 via WEB
"cum grano salis", io prenderei anche i commenti che provengono da nazioni con i più alti tassi di incidenti e morti sui posti di lavoro. Le "loro" teorie saranno strampalate, muja, ma le morti per tumore a Taranto sono, ahimè, troppo reali per essere liquidate con un motto! ciao.
 
   
MacRaiser
MacRaiser il 31/01/08 alle 21:27 via WEB
Non avevo letto niente sulle morti bianche, nel tuo post. Ho quindi commentato su quello che era scritto, non su altro. Insomma, sviato forse dalla foto (che invece pare scattata apposta per ispirare pensieri cruenti e dolorosi), ho pensato di trovarmi davanti un post "leggero". Mea culpa; mi e' certamente sfuggito qualche riferimento che devi ancora postare :p
 
     
Fajr
Fajr il 01/02/08 alle 00:22 via WEB
benedetto ragazzo, guarda che a rendere "cruenta" la faccenda sei stato tu con la storia dei suicidi... e come se non bastasse hai pure gettato "sale" nella ferita... perciò ora non mi disconoscere la paternità del cambio di rotta dato alla "bici"... che già, solo a vederla, è complicato capire che direzione può prendere... :p
 
     
MacRaiser
MacRaiser il 01/02/08 alle 10:33 via WEB
Mai sentito parlare di humor nero, eh?
 
     
Fajr
Fajr il 01/02/08 alle 10:38 via WEB
non è aria, edo! ci risentiamo tra qlc giorno. ciao :)
 
elioliquido
elioliquido il 31/01/08 alle 20:41 via WEB
Credo che un tipo di intervento orientato in questo senso sia piu possibile e probabile a beneficio di categorie già elitarie. Provo a figurarmi un'acciaieria, gli addetti al forno o alla colata continua. Se l'azienda assolda il consulente ci sono due sbocchi: 1) il consulente individua delle soluzioni realmente applicabili e realmente efficaci, che poi l'azienda non attua, oppure 2) il consulente, per compiacere il committente, individua soluzioni che sono acqua fresca, che l'azienda attua facendosene poi pubblicità sui mezzi d'informazione, senza sortirne alcun effetto sui presunti destinatari. Ci sarebbe una terza soluzione, in cui il consulente individua soluzioni efficaci e l'azienda le attua. Ma in un'azienda siffatta non ci sarà mai bisogno di quel consulente, dato che l'unico suo possibile apporto è la bici a sette posti o lo scivolo red bull, cose inattuabili nell'ambiente di lavoro che ho portato ad esempio. Per quel che riguarda la questione felicità, sempre parlando di lavoratori che non sanno nemmeno (se non per sentito dire) cosa siano le conferenze, le riunioni di lavoro, la "creatività", eccetera, incide pur sempre inevitabilmente che un certo lavoro va fatto perché va fatto, che ti piaccia o no. E se non gli piace, non ha nessun sottoposto (diretto o indiretto, anche molto indiretto) cui farlo fare per essere, lui, più felice. Poi ci sono settori (che non sono quelli della pixar) in cui la concorrenza è significativa e non c'è spazio per allargarsi molto. Che la produttività dei lavoratori aumenti col renderli più felici è anche forse vero. Ma può darsi di no e comunque è difficilissimo da verificare, perché ci saranno sempre gli insoddisfatti (un metodo non può andar bene a tutti), perché per ottenere un risultato anche solo parziale ci vuole una certa sensibilità da parte di capi/direttori di livelli intermedi, che un'azienda non può imporre anche perché potrebbe esserne incapace, perché all'infelicità sul lavoro contribuiscono fortemente anche aspetti della vita privata, nonché fisime, paranoie, tendenze isteriche, e via dicendo. Insomma, sensibilizzare ad una qualità del lavoro, ma anche della vita (che socialmente non sia data dalla crescita del Pil), tutto questo è buono. Qualunque azione in questa direzione può fare la sua parte, può smuovere qualcosa. Ad ogni modo servirebbe anche qualche consulente intermedio, tipo consulente del non morire troppo spesso sul lavoro (cosa cui accenni anche tu), giusto perché conosco alcuni imprenditori che a questo forse lo ascolterebbero, mentre al consulente di felicità o gli ridono in faccia, o lo fanno correre a gambe levate già al solo sentire come si qualifica. Magari in questo aiutati anche dai propri operai. Bisogna parlare la stessa lingua, a coloro cui si vuol proporre qualcosa di nuovo, e nella stra maggioranza di realtà imprenditoriali-aziendali-lavorative questo svedese sarebbe visto come un extraterrestre, un furbacchione, o un buffone.
 
 
elioliquido
elioliquido il 31/01/08 alle 20:52 via WEB
In sostanza, penso che per la maggior parte degli uomini valga: maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra. E non "perché" lo dice la bibbia. È la bibbia che lo dice perché sa che è così. Ogni uomo felice (100%, 7 days a week) del proprio lavoro significa forfettariamente un altro uomo reciprocamente infelice. Per essere felici (come detto, non momentaneamente ma sempre) nel proprio lavoro, è indispensabile aver modo di fare solo ciò che piace, delegando ad altri il resto.
 
 
Fajr
Fajr il 01/02/08 alle 00:37 via WEB
Non che mi interessi questo o altri consulenti-venditori-di-fumo, ma varrebbe la pena farsi un giro intorno all'Ilva di Taranto e attraversare il quartiere Tamburi che gli è adiacente per capire che qualcosa non quadra... mentre le stelle stanno a guardare!
 
   
ildemonologo
ildemonologo il 01/02/08 alle 17:07 via WEB
Anche noi del borgo non è che stiamo tanto meglio...smontando la maniglia di una finestra è uscito un polverino che si è polarizzato sul cacciavite...capito che respiriamo? Ed io non ci sono neanche nato...ma i miei bimbi si, e non si vogliono spostare:(((
 
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