Le origini del fiordaliso sono antichissime, alcuni fossili di questo fiore risalgono al neolitico. E’ soprannominato “erba degli incantesimi”.
Una leggenda racconta che la dea Flora, avendo ritrovato morto in un campo pieno di fiordalisi il corpo dell’amato Cyanus, volle chiamare quei fiori proprio con il suo nome. Il nome scientifico è, infatti, Centaurea cyanus. Centaurea deriva dal nome del centauro Chirone che, ferito al piede da una freccia avvelenata, si curò con il succo del fiore.
In Oriente, gli innamorati lo regalano all’amata nella speranza di ottenere la felicità da lei.
Nel linguaggio dei fiori significa felicità e leggerezza.
« no soy de aqui ni soy de alla | rovine, topi, porci... e... » |
Srebrenica, 11 luglio 1995 - 11 luglio 2011
Le lacrime delle madri di Srebrenica
Abdulah Sidran
Sarebbe meglio non fosse piuttosto che sia così come oggi è la nostra Srebrenica
Nulla di morto né di vivente in lei può più abitare
Sotto un cielo plumbeo l'aria di piombo mai nessuno ha imparato a mettersi nei polmoni
Da lei fugge tutto ciò che ha gambe con le quali possa e sappia dove fuggire
Da lei fugge tutto anche ciò che da nessuna parte se non sotto la terra nera può fuggire
Gli ortodossi fuggo no i nuovi come i vecchi i musulmani fuggono i vecchi come i nuovi
E chi in qualche modo è rimasto vivo andato via e poi tornato neppure un inverno con l'estate ha messo insieme né un autunno con la primavera ma ha cercato quanto prima di andarsene da Srebrenica
E quei cattolici nostri vicini e per loro Srebrenica per centinaia d'anni è stata l'amata e bellissima sede principe della loro buona e nobile comunità se ne sono andati da tempo
Come se nella loro saggezza avessero saputo che sarebbe arrivato un tempo in cui non ci sarebbe più stata la buona Srebrenica
Ci dicono da dieci anni ce lo dicono che in Bosnia la guerra è finita
A noi spiegano e inviano istruzioni scritte che nel nostro Paese Bosnia Erzegovina la guerra è finita e che nessuno deve più guardare al passato
Credono forse davvero che siamo vivi noi che stiamo qui e da questo luogo parliamo così come se davvero fossimo vivi
Davvero pensano che si chiami salute davvero pensano che si chiami ragione ciò che in noi è rimasto della salute e della ragione di un tempo
Non vedono, non sentono forse non sanno forse che noi, quelli rimasti, siamo più morti di tutti i nostri morti, e che qui oggi, con la loro voce, la voce dei nostri morti, dalle loro gole, gridiamo e con il loro grido - noi parliamo?
Non ci permettete di guardare al passato! E noi non lo guardiamo, ma è lui a guardarci!
Voi dite: guardate al futuro!
Ma noi, nessun futuro in nessun luogo riusciamo a vedere né vediamo che lui con un sol occhio guardi noi e neppure che ci veda e che di noi si preoccupi
Noi abbiamo un presente che con occhio umano non si può guardare
Noi la stessa aria di piombo nella nostra Srebrenica che non c'è più respiriamo con quelli i cui occhi l e cui mani le cui anime del nostro sangue grondano
E solo loro possono rallegrarsi del vostro comandamento di non guardare al passato
Ma noi cos'altro oltre a lui abbiamo che cos'altro se non il passato abbiamo da guardare?
Davvero potete dire a una madre di non guardare il figlio?
Davvero a una sorella potete impartire l'ordine di non guardare il fratello
Prendeteci gli occhi ma più non insegnateci, non inviateci più tali consigli, istruzioni e ordini!
Forse davvero, come voi dite, la guerra è finita! Ma per noi, nella nostra Srebrenica, la guerra è finita appena un poco, e noi stessi, di giorno, ci inganniamo che è così, che è finita davvero! Ma, d'estate e d'inverno - e così da diciassette anni! - i giorni sono troppo brevi, e lunghe, troppo lunghe le notti.
Al primo annuncio del crepuscolo, noi i nostri portoni col ferro rinserriamo, che non venga e non entri colui che allora venne ed entrò, e tutto ciò che di nostro amato e caro era - separò dalla vita!
Proprio lui, oggi, veglia sulla Pace a Srebrenica!
Come può dormire una madre di Srebrenica? Appena chiude gli occhi, ecco la guerra alla porta, ecco quel secondo in cui vide, sotto il coltello cetnico, separarsi dal corpo la testa di suo figlio! Solo qualche volta, fra mille Jasin(1) mormorati nell'insonnia, ne ha pietà il Buon Dio! E quando il sonno sugli occhi le posa, lei, in sogno, continua a riunire la testa al corpo del Figlio insepolto!
Come possiamo vivere nel presente?
Come possiamo non guardare al passato?
C'è una sorella nostra, non è con noi, eppur è viva! In una tomba ha trasformato una casa, qui a Sarajevo, finestre non apre, non osa guardare fuori, e ancor meno uscire in strada! Quattro figli ha perso! Se per strada un ragazzo o una ragazza incontrasse, e le apparisse somigliante a uno dei suoi figli - il cuore le scoppierebbe, in quattrocento pezzi!
È questa la Pace? È così che finisce la Guerra?
Quando tacciono le armi di ferro e fino al cielo grida il cuore materno
Quando il criminale cambia la camicia e con la nuova addosso sotto le nostre case e le nostre finestre nella nostra Srebrenica veglia sulla nostra pace
Per voi il vostro è trascorso ma per noi il nostro passato non è per nulla passato!
Né passerà né può passare fintanto che il cielo plumbeo la nostra Srebrenica di argento ricopre.
Fintanto che sotto il suo cielo di piombo l'aria plumbea e plumbee d'aria boccate respiriamo e inghiottiamo con quelli che hanno sì cambiato la camicia ma che il cuore sotto la camicia e nel cuore l'odio non hanno cambiato né pensano di cambiare
Per voi il vostro è trascorso ma per noi il nostro passato non è passato!
Non fateci ritornare non fateci ritornare in questa fatta di piombo Srebrenica
Piuttosto per un istante almeno guardate dov'è che nelle vostre anime nei libri si è perso un granello di Verità e Giustizia
Se nel vostro cuore un solo granello di Giustizia e Verità trovate
Del bene e d'argento l'argentea e buona Srebrenica la bella - a Srebrenica restituite!
Un briciolo di Giustizia e un granello di Verità trovate!
Srebrenica - a Srebrenica restituite!
E noi con l'aiuto di Dio chi viva chi morta subito ci ritorneremo
Possa no con l'aiuto di Dio riunirsi e placarsi tutte di tutti i tempi le anime di Srebrenica
e così le nostre anime afflitte e morte con le anime vive di tutti i nostri morti.
1) Jasin la 36ma sura del Corano che spesso si recita per i morti
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È così chiamata la prima delle cinque preghiere giornaliere del musulmano praticante.
È considerata la più accetta a Dio perchè recitata al sorgere del sole mentre tutti gli altri ancora dormono.
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