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Messaggi di Maggio 2014
Post n°8873 pubblicato il 30 Maggio 2014 da cile54
La radiografia di un paese sull’orlo del baratro
Rapporto Istat 2014. Sei anni di crisi e di politiche dell’austerità hanno strangolato un paese dove più di 6 milioni di persone non lavorano, dove i giovani scappano per cercare fortuna all’estero, dove ci sono famiglie che non hanno di che sfamarsi, dove si fanno sempre meno figli e dove le disuguaglianze di reddito sono le più alte d’Europa. E non ci sono segnali che fanno pensare ad una inversione di tendenza.
Si dice che le politiche di austerità ammazzeranno il paese. Già fatto. Sembra un cadavere l’Italia radiografata dal rapporto Istat 2014, un paese incapace ridistribuire ricchezza, dove la disoccupazione è ai massimi storici con più di 6 milioni di persone senza lavoro, dove più che emigrare ormai si scappa — sia gli italiani che gli stranieri — dove i poveri aumentano e milioni di persone non hanno di che sfamarsi. Un paese sempre più vecchio dove non nascono bambini.
Detta con una considerazione che le comprende tutte, spiega l’Istat, “l’Italia è uno dei paesi europei con la maggiore diseguaglianza nella distribuzione dei redditi”. Il fallimento di qualsivoglia democrazia. I dati indicano anche “deboli segnali positivi”, ma è solo un mezzo punto di crescita che dopo anni di crisi conferma il declino di un paese strangolato da tutti i governi, passati e presenti.
Tra disoccupati cronici, e persone che secondo l’Istat sono inattive ma più vicine al mercato del lavoro, la somma è presto detta: sono 6,3 milioni le persone in cerca di una occupazione. Un record storico, dentro cui si individuano 1 milione e 427 mila “scoraggiati”, cioè persone che un lavoro non lo cercano più. I giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano (i cosiddetti Neet) sono 2 milioni e 435 mila (576 mila in più rispetto al 2008). Ma se per giovani si intendono gli under 35, allora nei cinque anni di crisi gli occupati sono scesi di 1 milione e 803 mila unità; le differenze territoriali sono molto marcate (al nord il tasso di occupazione giovanile è pari al 50%, contro il 43,7% del centro e il 27,6 del sud).
L’altra categoria mortificata, i cinquantenni, è vittima di un paradosso: se da una parte gli over 50 che hanno un lavoro aumentano statisticamente (ma solo per effetto dell’inasprimento dei requisiti per andare in pensione) dall’altra sono oltre un milione quelli che non riescono più a rimediare una forma di reddito. Significa che nel 2013 almeno 2 milioni di famiglie non hanno al loro interno né un occupato né un pensionato, cui bisogna aggiungere 1 milione di famiglie composte da più persone mantenute unicamente da una pensione da lavoro: 3 milioni di famiglie in difficoltà.
Altro dato significativo: tra il 2008 e il 2013 le famiglie in cui l’unico occupato è donna sono aumentate di 591 mila unità (+34,5%), superando i 2,3 milioni. Se la passano appena poco meglio i cosiddetti “atipici”, quelli che non hanno il posto fisso: più della meta ha un contratto che dura meno di un anno e per molti (20%) la precarietà si è cronicizzata da cinque anni. Infine, “particolarmente grave”, sottolinea l’Istat, l’aumento dei genitori disoccupati: tra il 2008 e il 2013 si registra un aumento di 530 mila persone tra padri e madri che non riescono più a mantenere i figli.
Dato il quadro, la fuga è logica conseguenza. Nel 2012 hanno cercato “fortuna” all’estero oltre 26 mila giovani tra i 15 e i 34 anni (10 mila in più rispetto al 2008); negli ultimi 5 anni sono scappati in 100 mila. “Il numero di emigrati italiani — si legge — è pari a 68 mila unità, il più alto degli ultimi dieci anni, ed è cresciuto del 35% rispetto al 2011”. Rimane invariato ma costante il dato della migrazione interna: 87 mila persone all’anno lasciano il sud per cercare lavoro nel nord. La crisi allontana anche gli immigrati dall’Italia: nel 2012 gli ingressi sono stati 321 mila (-27,7% rispetto al 2007), mentre aumenta il numero di chi lascia il paese (+17,9%).
Non si fanno figli. Nel 2013 sono nati 515 mila bambini, circa 64 mila in meno in cinque anni e 12 mila in meno rispetto al minimo storico delle nascite registrato nel 1995. Le donne italiane in età feconda fanno pochi figli, in media 1,29 per donna. Il calo delle nascite riguarda anche le donne straniere, pur rimanendo su livelli di fecondità più elevati (2,37). Infine, l’Italia si conferma uno dei paesi più vecchi al mondo. Si contano 151,4 persone over 65 ogni 100 giovani con meno di 15 anni (solo la Germania ha un valore più alto, mentre la media europea è di 116,6). La speranza di vita, nel 2012, è arrivata a 79,6 anni per gli uomini e a 84,4 per le donne. C’è da rallegrarsene, e nello stesso tempo di che essere molto preoccupati. Luca Fazio 29/5/2014 www.ilmanifesto.it |
Post n°8872 pubblicato il 27 Maggio 2014 da cile54
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Post n°8871 pubblicato il 27 Maggio 2014 da cile54
“Fuga all’estero del pensionato medio”
Il Presidente Fipac: “400mila over 65 in cura all’estero costretti dai tempi biblici delle liste d’attesa, 270 mila percepiscono meno di 1000 euro”
“Ripartire dall’Italia per cambiare l’Europa, iniziamo dai diritti degli over 65”. Con queste parole Massimo Vivoli presidente di Fipac Confesercenti commenta il dossier sui costi della sanità per gli anziani presentato a Roma in occasione della presidenza di categoria. “I dati sono impietosi”, spiega. “Circa 9 milioni di italiani hanno ormai rinunciato alle cure mediche, di questi 2 milioni sono anziani e cioè coloro i quali necessitano di maggiori cure.
Ad oggi, è stato stimato che 270 mila anziani coinvolti nelle fughe all’estero percepiscono una pensione che va da 650 a 1000 euro al mese. Stiamo parlando del pensionato medio, che ormai non riesce più a sbarcare il lunario, rimane stritolato fra tasse e rincari di ogni tipo e costretto dai tempi biblici delle liste d’attesa a emigrare per curarsi. Ci sono più di 7 milioni di pensionati – continua- che vivono con meno di mille euro al mese, molti dei quali costretti a rinunciare alle cure mediche, alla salvaguardia della propria salute e spesso impossibilitati a fare la spesa.
Chiediamo dunque al Governo di impegnarsi, affinché la condizione dei pensionati italiani possa raggiungere gli stessi standard europei. Di partire, innanzitutto, con una riforma in grado di superare la Legge Fornero e con essa i contraccolpi subiti da welfare e mercato del lavoro.
Crediamo – conclude Vivoli- indispensabile un graduale adeguamento dei trattamenti minimi di pensione e l’innalzamento della no tax area, uno strumento necessario per ridare un po’ di ossigeno ai pensionati. Certamente, un buon punto di partenza potrebbe essere quello di garantire un bonus necessario per integrare le pensioni e un sostegno ai lavoratori autonomi”.
‘Nonni in fuga’, il dossier sanità di Fipac Fonte: Confesercenti |
Post n°8870 pubblicato il 27 Maggio 2014 da cile54
Maria Baratto Una donna di 47 anni, addetta al Wcl di Nola, polo logistico Fiat, dal 2008 in cassa integrazione, si e' suicidata ieri. Maria Baratto, questo il suo nome, e' stata trovata dai vigili del fuoco riversa sul letto nella sua abitazione di Acerra, una mansarda al quarto piano dove i pompieri sono entrati sfondando la porta d'ingresso, chiamati dai vicini di casa che non la vedevano da giorni. La donna, che faceva parte del Comitato mogli dei cassaintegrati di Pomigliano, si e' uccisa con un coltello colpendosi l'addome. I vicini hanno raccontato ai carabinieri, cui e' affidato il caso, che da tempo la 47enne soffriva di crisi depressive. Nessun biglietto che spiegasse il gesto e' stato trovato nell'appartamento. Non è il primo caso di suicidio tra i lavoratori del reparto-fantasma di Nola. L’ultimo era avvenuto nel febbraio di quest’anno. Un dramma che proprio per il suo impegno sindacale Maria conosceva molto bene. A proposito del tragico gesto di Giuseppe, scrisse: “Stava da sei anni confinato assieme ad altri 300 operai nel reparto “fantasma” della logistica di Nola. Era in cassa integrazione a zero ore dal 2008, da quando è stato trasferito dalla Fiat da Pomigliano al nuovo reparto logistico di Nola, il Wcl. Il reparto che “non c’è”, quello non è mai entrato in funzione. La storia di Giuseppe si somma alla storia di tanti altri volti Fiat: in bilico e con una cig in scadenza”. Fiat di Pomigliano, "due suicidi in due mesi sono veramente troppi": la protesta di Fiom e Slai Cobas "Sono veramente troppi due suicidi in pochi mesi nello stesso luogo di lavoro, con meno di 300 addetti, specialmente quando si tratta di un reparto-fantasma, quello del WCL di Nola oggi in dismissione e cambiamento della destinazione d'uso". Il Comitato delle mogli degli operai di Pomigliano, dopo la notizia del suicidio di una operaia in cassaintegrazione al Wcl di Nola, punta il dito contro l’azienda e lancia un appuntamento di lotta: mercoledi' 28 maggio alle 10.30 al presidio alla Regione Campania, a Santa Lucia, indetto da Slai cobas e Fiom. ”Con la rabbia che ci monta in testa vogliamo unirci agli operai ed a quanti ancora pensano che le cose si possono e si devono cambiare”. "Il preteso 'Polo Logistico'... di eccellenza, mai decollato e che, nelle promesse di Marchionne di fine 2007, avrebbe dovuto supportare la 'logistica' Fiat degli stabilimenti del centro-sud (Melfi, Cassino e Pomigliano)- continua la nota- Inoltre, la cinica decisione della Fiat di tenere sotto stress lavoratori e lavoratrici non rinnovando ancora (a differenza di Pomigliano) la cassa integrazione in scadenza il prossimo 13 luglio sta contribuendo ad innalzare a livelli estremi la tensione essendo, tra l'altro e di fatto, il reparto impossibilitato ad alcuna missione produttiva in quanto la 'logistica' (che serve all'alimentazione diretta delle linee in fabbrica con i particolari provenienti dall'esterno e da assemblare al montaggio) e', per definizione, un'attivita' che si svolge all'interno degli stabilimenti come in effetti sta avvenendo a Pomigliano e nelle altre fabbriche della Fiat". Il reparto di Nola, definito senza mezzi termini “confino”, rievocando quei reparti punitivi per comunisti e sindacalisti degli anni ’50 e 60, per i quali la Fiat fu condannata, rappresenta quindi "un semplice paravento strumentale per la delocalizzazione dei lavoratori 'scomodi' (invalidi e sindacalizzati) e non delle attivita' produttive. E questo lo sanno tutti, sindacati confederali, politici, ministri del lavoro e istituzioni, ma tutti tacciono! Maria Baratto, e prima, Giuseppe De Crescenzo, hanno rinunciato a vivere dopo aver denunciato per anni la loro drammatica situazione non diversa da quella dei loro colleghi del Polo Logistico, discriminati e deportati a Nola proprio come ai tempi di Valletta". "Non si puo' continuare a vivere per anni sul ciglio del burrone dei licenziamenti, l'intero quadro pollitico-istituzionale che, da sinistra a destra, ha coperto le insane politiche della Fiat e' responsabile di questi morti insieme alle centrali confederali" scriveva Maria in quello che consideriamo il suo testamento politico a noi tutte/i. Parole che devono far riflettere sul vero e proprio disastro industriale e sociale prodotto dalle scellerate politiche della Fiat. Il grido di dolore che parte dalle fabbriche della Fiat, da Maria a Giuseppe ad Agostino e tanti altri operai della Fiat che si sono suicidati, o hanno tentato in suicidio, e' il grido di dolore 'di tutti' i lavoratori del privato e del pubblico, del mondo dei precari e dei piccoli commercianti, tutti accomunati dal rischio- licenziamento e/o fallimento. "Anche per questo la lotta dei lavoratori Fiat contro il piano Marchionne ed a tutela dei diritti e dell'occupazione rappresenta un forte presidio di tenuta democratica per l'intera societa'": siamo con te, Maria che oggi vivi in noi col tuo estremo e forte messaggio Fabbrizio Salvatori 26/5/2014 www.controlacrisi.org |
Post n°8869 pubblicato il 25 Maggio 2014 da cile54
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Nel Paese della bugia la verità è una malattia
(Gianni Rodari)
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
omicidio di Stato
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