Creato da betulla64 il 22/12/2005
Il coraggio non mi manca. E' la paura che mi frega. (Antonio Albanese)

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immagineVergine (23 agosto - 22 settembre)


"La mia ferita emotiva più profonda è stata anche una fonte inesauribile di gioie". Non ti rivelerò perché questa frase è molto importante per me: è una questione troppo personale. Ma tu, Vergine, potresti fare un'affermazione simile? Potresti interpretare la tua vita in modo da vedere un'esperienza dolorosa come una fonte di intuizione, ispirazione e vitalità? Il 2009 sarà l'anno ideale per compiere questo cambio di percezione. E il periodo intorno al solstizio d'inverno è il momento perfetto per cominciare. (Rob Brezsny)

 
 

Blo(g)cco Note

Sulla via che mi porta al lavoro c'è una casa abbandonata che, mi hanno detto da qualche giorno, è abitata dai fantasmi.
Non lo sapevo. Ma appena me l'hanno detto ho pensato: la compro io.
 

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"El canto tiene poder,
tiene la fe que alucina,

la voluntad colectiva,
puede ser ola en el mar"

(Josè Seves)


 
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Messaggi del 02/02/2006

 

Post n°96 pubblicato il 02 Febbraio 2006 da betulla64
 
Foto di betulla64

M'agradavo vioure ilamoun. L'aire ero bono, l'aigo ero bono. L'aigo ero noste vin. Avian tout acò que butà 'nsemo se sono libertà. Ero coumo aver les ales. Isì a l'espidal me sentou en paou coumo en prezoun. La nuech, couro sumìou, sumìou ilamoun. Ma meizoun, ma premiero meizoun, es na meizoun touto niero, ma tutun m'agradavo. Ilamoun l'aiguio volo...

Mi piaceva vivere lassù. L'aria era buona, l'acqua era buona. L'acqua era il nostro vino. Avevamo tutto cio che messo insieme si chiama libertà. Era come aver le ali. Qui all'ospizio mi sento un po' come in prigione. La notte, quando sogno, sogno lassù. La mia casa, la mia prima casa, è una casa tutta nera, ma mi piaceva. Lassù l'aquila vola...

(da un'intervista a Giovanna Giavelli, nata a Ferìeros, Valle Stura (CN) - classe 1886 in: Nuto Revelli "Il mondo dei vinti")

(Foto: betulla64)

 
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Post n°95 pubblicato il 02 Febbraio 2006 da betulla64
 
Foto di betulla64

L'è stâ incoei, 'n calànd la scalinâda, am sai trafarmâ sintànd le tzambe tramoulâr, lou coer smigiâva c'al vourghesa niscir da n'goula. La finisc peu, l'è scou arboutâr a vâl 'n sabànd nìnt cosa la gi sìa ar soun.
Ina pour arfantâ 'd saber, 'd vaijri, 'd vivvri.

(Foto: betulla64 - Vallone dell'Abisso)

 
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Post N° 94

Post n°94 pubblicato il 02 Febbraio 2006 da betulla64
 
Foto di betulla64

Ero a Roma per la prima volta e quando mi si chiese "cosa vuoi vedere?" e io spiazzai tutti rispondendo "Il mercato di Testaccio". Uscimmo sotto un sole che a Roma di maggio sa essere implacabile e mi incamminai sicura, impaziente di arrivare. Non so cosa mi aspettassi, forse un mercato come sono qui dalle mie parti, grandi piazze piene di tende colorate e mercanzie di ogni genere. Testaccio non è così. E' un mercato alimentare ed è coperto, cosa che alle orecchie di noi esperti di panico suona come "chiuso" e quindi infrequentabile. Ma quel giorno il mio Angelo era con me.
Arrivata al mercato sostai un attimo, i miei accompagnatori certi che avrei fatto dietro front, presi il lettore musicale, infilai le cuffie e partì a tutto volume nei miei timpani "El mercado Testaccio" degli Inti Illimani. Mi inoltrai tra le bancarelle, tra odori di pesce e verdure strane agli occhi nordici, guardando i venditori urlanti ma muti alle mie orecchie. Camminavo spedita, sicura come mai ero stata in vita mia. Respiravo la libertà che viene dal non avere paura, la libertà di camminare in strade, piazze, mercati senza sentirsi minacciati e avevo nelle orecchie quella musica che ora acquistava un significato speciale, ora era davvero colonna sonora di un tratto di vita. Uscimmo dal mercato e fui inondata di sole, tolsi le cuffie e cominciai a ridere. La rara bellezza di una risata al sole. Il raro piacere della felicità condivisa lì fuori, nel Mondo.

(Foto: betulla64 - Roma - Piramide Cestia)

 
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 "Laudato sie, mi signore,
cun tucte le tue creature..."


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"El bosque precede al ombre
pero le sigue el desierto"
 

"Grande importante malattia quella di Basedow!... tutti gli organismi si distribuiscono su una linea, ad un capo della quale sta la malattia di Basedow che implica il generosissimo, folle consumo della forza vitale, il battito di un cuore stremato, e all'altro stanno gli organismi immiseriti per avarizia organica..."

da "La coscienza di Zeno"
 
 

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