Il tuo dilemma

Nell'ora del vespro

Nell'ora del vespro quando il rosso del tramonto invita alla quiete,quando la frenesia del giorno trova pace
lasciamo andare i nostri pensieri al mare,liberandocene come fa il fiume quando cerca di ripulirsi dalle scorie
che accumula durante il suo lungo tragitto,come acque che si rompono nel grembo gravido di creature che vengono
alla luce naturalmente.

Naturalmente perchè la natura che ci circonda è stata creata perchè possa sempre far restare in equilibrio e sintonia
le sue risorse che possano dare frutto senza venir private o ostacolate dalla mano dell'uomo.
 A me non è mai piaciuto scrivere a tema ma c'è stato un tempo in cui poesia riusciva a destare il mio interesse
riusciva a farmi dimenticare le preoccupazioni che sono di noi esseri umani,riuscivo a scrivere anche in mezzo a una folla di gente che sta facendo chiasso,come potesse accadere non so,so che ora che la mia mente comunque è invecchiata
devo comunque liberarmi dalle sovrastrutture degli altri, far si che il mio grembo rompa le acque e poesia possa nascere in mezzo al frastuono e alla curiosità.

Perchè ,per chi scrive e spero incontri questo mio pensare il consenso dei miei estimatori,poesia è figlio che nasce,spesso dopo un lungo e doloroso travaglio ma è così per ogni pensiero.
Nel mio passar ramingo e sconosciuto come se io fossi una creatura che serba tante storie che poi svelerà ho sempre cercato il contatto con la natura.
Il contatto con la terra favorita spesso dallo stare a contatto con la terra,sono stata seduta sia sullo spicchio di luna mentre osservavo la vita degli esseri umani,mentre osservavo dall'alto invasa dalla mia apatia
che in ogni posto che mi abbia confortato,chi non si è mai seduto su una panchina?

Davanti al mare,sulla piazzetta medievale come è accaduto a me,nel centro di una città,in tutti i posti dove potevo pensare e attendere
chi stavo aspettando.

Quando però non si vuol stare in solitudine si condivide ed
E' come sedersi tutti attorno a una tavola dove l'unica ricchezza è il poco cibo che ci si è procurati per il sostentamento ,poco ma sufficiente per tutti e il pane quella posata che serve per cibarsi con cui si portano alla bocca il condimento e il cibo stesso.

E alla mente i pensieri.

Oggi per cibarci abbiamo bisogno di molte sovrastrutture,poco della semplicità della convivialità
Comprendo anche che ciò sia proprio di una cultura e che ogni popolo abbia le sue tradizioni.
Perchè non avvicinarsi a ciò che riteniamo lontano da noi?

A me accade da sempre di andare a destra mentre tutti vanno a sinistra e viceversa,non sempre mi ripaga di felicità ma non ha importanza questo,ha importanza a volte solo il singolo sguardo,colui che lascia la fila e si accorge di me.

Ho ricevuto in dono una Tajine che è una pentola di terracotta di origini Marrocchine e ne ho esperimentato
il marchingegno,qualsiasi cosa mi avvicini alla terra ha la capacità di sanare ciò che guasta la mia serenità.
Perchè di marchingegni viviamo e non sempre è possibile guarire dei marchingegni degli altri se non dei nostri.

Bisogna prima procedere nella preparazione del tegame affinchè possa ricevere il cibo da cucinare
Immergere la Tajine nell'acqua a bagno come si fa con le pentole di terracotta che specie nel meridione d' Italia si utilizzano
per la cottura dei legumi,o della carne,farle prendere calore dal forno per poche ore sino a raffreddamento avendo l'accortezza di proteggerne il fondo dall'eccessivo calore per il primo utilizzo.
Io sono una donna molto antiquata e ormai non più al passo coi tempi che corrono sempre più veloci ma quel senso di inadeguatezza non lo percepisco più tanto da quando ho compreso il mio valore per me stessa prima che per gli altri.

Ve la straconsiglio come si usa dire oggi nel modo di comunicare di quelle giovani donne sempre piene di entusiasmo e giovialità.
Come me e come voi.

Bon appétit.

Vi auguro un lieto pomeriggio e una buona settimana

un abbraccio di bene

Mari...:-))