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Post n°261 pubblicato il 15 Dicembre 2017 da Vasilissaskunk
Sul ciglio di un deserto emotivo provo quella strana sensazione di esplosione un po' come negli anni 90 quando iniziavo saltare per ballare un pogo scatenato e cercavo il mucchio da colpire... il mondo era grunge e io non avrei potuto farlo perché il mio ginocchio poteva uscire fuori posto ... ma tanto fu ...insomma dicevo sento montare quella frenesia che ti rende insopportabile la staticità, perdonami o dio, insomma, non ci sono poi grossi problemi se non una latente insoddisfazione mirata e centrata soprattutto sulla qualità con cui si utilizza il tempo a disposizione... e quindi ti buttavi alla cieca nel mucchio cercando il contatto fisico con altri satelliti umani ...sbatacchiata urtata talvolta capitava di cadere....Urlavano gracchianti i Nirvana Ma si tratterà poi di esplosione o invece di implosione? Diite voi :"cosa cambia ? " cambia cambia, eccome se cambia. L'esplosione io la vedo meno dolorosa: un attimo e poi brandelli disperdersi. L'implosione invece la percepisco molto dolorosa: comincia a contrarsi e rimpicciolirsi per primo il cuore e poi tutte il resto si raggrinzisce e accartoccia su stesso e ti senti piano piano soffocare ... piano piano sino a rimanere un puntino di molecole agglomerate lo spazio seppur minimo di cui richiedi ora nella nuova forma ti manca e non è abbastanza ... Arriva il momento dei conti ? o No, no, no no, non sono mai stata brava in matematica, sono tra le due incognite e non ricordo piu' come si calcola la traiettoria della linea ... niente retta , che come dice Ferretti la retta è per chi ha fretta" devia il risultato attuale e come dicono i subsonica SALLLLLLLLLTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA La solitudine è uno stato mentale, un vuoto che proviamo a colmare, qualcosa di ereditario e atavico che ci accompagna per tutto il percorso pungendo ai fianchi piu o meno in modo prepotente o languidamente .... C'è un antro e oscuro profondo da scoprire il fondo del se ...dell'essenza .... Ci sono altresì invisibili catene che ci legano a circostanze stanziali ... ci sono missioni parentali ed altre circondariali.... E i sogni che non si realizzano vanno a completare l'album delle illusioni trascinate nello scorrere del tempo ... cosa c'è di sbagliato a voler che il cuore vibri in armonia? Forse giusto il verbo volere ... se si annulla il desiderio non è scontato per niente che arrivi la pace ... o forse si? Din DONG ! Circuito emotivo sovraccarico instabile: respira e conta fino ad un miliardo ... non esplodere e tieniti stretta le tue molecole non lasciare che ti smembrino ! E quando si tengono per le manine fai si che non litighino l'una con l'altra e non tendano a microscopizzarsi ...ricorda no esplosione nemmen implosione ..fluttua leggere Lo senti il vento furente urla porte le voci di chi è stato ... ti spinge furente nell'ora ...seguilo e vola altrove e altrove non è mai abbastanza ecco appunto, die dice chi si accontenta gode ... eppure voglio ANCORA qualcosa in più ... per ora mi accontento di affondare il palato in un sopraffino cioccolato .... "When I was an alien ..Cultures weren't opinions I Never met a wise man If so it's a woman " Nirvana
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Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare ...
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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.
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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA
(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.