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Post n°348 pubblicato il 15 Settembre 2021 da Vasilissaskunk
un sussulto nel buio ... si aprono gli occhi sul niente ... fuori le tenebre dentro il BI_sogno do andare nel bosco ... pila forntale e via ... mi colpisce sempre il silenzo del bosco di notte appena ci entri ...una surreali stasi che ti inghiotte sul momento ...per pou risuptare furoi ataviche ansie a ricordati che si, sei un animale , manon sei tu li dentro al vertice della catena alimentare ... Tutto è primordiale lo sbuffo del rispiro ...l'odore delle prime foglie in decomposizione, le stelle che brillano in cielo anche quando io non vi saro' piu' ad osservarle...IL SILENZIO .... Un bene prezioso ... non ho mai pensato che la mia opinione fosse legge e da sempre ho ripudiato l'arroganza .... ma nel reale mi spiace mi ripromettto di tacere e non parlar piu' ... perchè potrei cantar rabbia ma preferisco tramare amore ... La radura è fuori dal tempo ... eppure esso per chi lo conteggia scorre ... ricordo mi son sopresa a apensare che lo squalo della Groenlandia potesse vivere per ben 400anni ...mi son chiesta cosa avesse fatto in quel mare freddoe buio per così tanti anni ... l'attimo dopo mi son resa conto della stupidità della questione ...che ne so io come è il tempo per lui ... so solo che nel nome di salvare l'economia tutta l'empatia se ne è volata via .... sorrido ...l'ergia ribolle fervida e avvolge l'anima calda scorre una lacrima ... non temo le tenebre ...anzi...le trovo confortevoli e ame piu' consone poichè densamente spopolate dei miei simili... La transumanza emozionale continua.... |
ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN
Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare ...
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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.
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CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA
(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.