Messaggi del 29/01/2021
Post n°324 pubblicato il 29 Gennaio 2021 da Vasilissaskunk
( trad titolo il gattuccio la paura e la balena spiaggiata)
Tre flashback ...il primo è l'incontro o meglio lo scambio di sguardi con un gattuccio un piccolo squaletto ...questa era una mamma che stava in una piccola grotta e il mio istruttore mi fece cenno di affacciarmi a questo piccolo rifugio e al contempo fece il cenno di silenzio per dirmi di non disturbarla lei era li' e ci guardo' e pensai che non fosse proprio vero che lo sguardo dei pesci fosse inespressivo ... era vicina alle suo ova che pendevano come piccole torrette dal soffitto ..sembravano candele ma piu' gelatinose e trasparenti ... la sua tana si trovava nella parete che dalla superfice di Punta Chiappa digradava a sprofondare nel nulla o così mi parve considerando che pur essendo a 25 metri di profondità ne percepii almeno almeno altri 25 o forse piu' per arrivare al fondale .... Ed è li che le recondite paure insorsero ...e se dal quel blu fosse spuntato un mostro marino e a trascinarmi negli abissi ? Oppure le fauci di un'enorme squalo bianco ? ... Flashback tre sempre la mia amica bombola ... immersione con ingresso da riva ...sempre mar Ligure ma non ricordo bene da che spiaggia ma il mare era bello incazzereccio ... mi dissero " Cogli la risacca ! Cogli la risacca quando entri " e io "OK !" ...bene la risacca colse me e io rantolai a terra, non è che mi feci male ... è che le pinne mi si accartocciarono sotto i piedi ed io non riuscivo piu ad alzarmi ....allora non ricordi chi dell'allegra combriccola testosteronica mi disse " Forza alzati !" e poi rivolto gli altri " Non aiutatela ! ma per quanto mi sforzassi beh non riuscivo proprio a liberarmi dalla morsa su cui mi ero accartocciata dissi allora " Ue' raga andate pure che io via spetto qui " e pensai " deve sentirsi così una balena spiaggiata o un otaria fuori dall'acqua "... fu allora che il mio allora fidanzato venne compassionevole a raccattarmi .... Ma non finì certo la mia disavventura ... perché quando tentai di scendere sgonfiando il gav la valvola impazzì, e invece di buttare fuori, aria gonfiava il giubbotto furentemente a stritolandomi .... io non riuscivo a raggiungere la cordicella della valvola di scarico ...e vagando fantonzzianamente per le onde sentivo ormai il respiro mancarmi ... fu sempre il mio istruttore che mi salvò facendo scaricare l'aria ... Ovviamente non vi furono solo disavventure ma anche tanti tantissimi bei ricordi che mi compaiono come visioni in un lampo ma così nitidi da farmi tremare ancora di emozione per l'incanto del mondo sommerso ....dove l'umano solo fino ad un certo punto puo' arrivare ....
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ICH BIN EIN GOTTESANBETERIN
Piccole storie e riflessioni ed immagini bucoliche di viaggi di una piccola impiegatina aSburgica che all'occorenza puo anche diventare ...
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(CXX DEL CANZONIERE CINIANO)
o ver d’altra manera viandante,
cogli occhi sì dolenti per cammino,
né così greve di pene cotante,
com’i’ passa’ per lo mont’Appennino,
ove pianger mi fece il bel sembiante,
le trecce biond’e ’l dolce sguardo fino
ch’Amor con l’una man mi pone avante;
e coll’altra nella [mia] mente pinge,
a simil di piacer sì bella foggia,
che l’anima guardando se n’estinge.
Questa dagli occhi mie’ men’ una pioggia,
che ’l valor tutto di mia vita stringe,
s’i’ non ritorno da la nostra loggia.
ULTIMI COMMENTI
CANZONIERE DI CINO DA PISTOIA
(CXII canto)
Oimè, lasso, quelle trezze bionde
da le quai riluciéno
d’aureo color li poggi d’ogni intorno;
oimè, la bella ciera e le dolci onde,
che nel cor mi fediéno,
di quei begli occhi, al ben segnato giorno;
oimè, ’l fresco ed adorno
e rilucente viso,
oimè, lo dolce riso
per lo qual si vedea la bianca neve
fra le rose vermiglie d’ogni tempo;
oimè, senza meve,
Morte, perché togliesti sì per tempo?
Oimè, caro diporto e bel contegno,
oimè, dolce accoglienza
ed accorto intelletto e cor pensato;
oimè, bell’umìle e bel disdegno,
che mi crescea la intenza
d’odiar lo vile ed amar l’alto stato;
oimè lo disio nato
de sì bell’abondanza,
oimè la speranza
ch’ogn’altra mi facea vedere a dietro
e lieve mi rendea d’amor lo peso,
spezzat’hai come vetro,
Morte, che vivo m’hai morto ed impeso.
Oimè, donna d’ogni vertù donna,
dea per cui d’ogni dea,
sì come volse Amor, feci rifiuto;
oimè, di che pietra qual colonna
in tutto il mondo avea
che fosse degna in aire farti aiuto?
E tu, vasel compiuto
di ben sopra natura,
per volta di ventura
condutta fosti suso gli aspri monti,
dove t’ha chiusa, oimè, fra duri sassi
la Morte, che due fonti
fatt’ha di lagrimar gli occhi miei lassi.
Oimè, Morte, fin che non ti scolpa
di me, almen per li tristi occhi miei,
se tua man non mi colpa,
finir non deggio di chiamar omei.
Inviato da: cassetta2
il 26/03/2024 alle 20:29
Inviato da: Marion20
il 08/09/2023 alle 01:13
Inviato da: Vasilissaskunk
il 10/03/2023 alle 12:51
Inviato da: zapata71
il 02/03/2023 alle 16:13
Inviato da: je_est_un_autre
il 01/03/2023 alle 18:18