Creato da odio_via_col_vento il 03/11/2005

Abbandonare Tara

abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui

 

Messaggi di Marzo 2016

La saggezza

Post n°876 pubblicato il 29 Marzo 2016 da odio_via_col_vento
 

 

Alice Neel, Julie Hall

 

Io: "Ma come? Credevo che mi avresti presa in giro all'infinito per via del mio compleanno....".

Cognato pazzo: "Non ho voglia: mi è venuto in mente che fra 2 anni tocca a me".

La saggezza, nonostante tutto.

 

 
 
 

Pasqua

Post n°875 pubblicato il 25 Marzo 2016 da odio_via_col_vento

Ford Madox Brown, Pretty Baa-Lambs, 1851-9. Oil _n canvas. Birmingham Museums & Art Gallery.

Ford Madox Brown, The Pretty Baa-Lambs

 

Voglia di bianco.
Di purezza e novità.
Di sole e gioia che brilla negli occhi e intorno.
Voglia di perdere i contorni delle cose e delle persone, voglia di vedere solo quello che emerge da un alone di luce.
Voglia di nuovo.

Tutti gli anni la magia della Pasqua, della primavera e della rinascita mi cattura, mi tira fuori dal buio dell'inverno del mio scontento, mi restituisce vita e speranza, anche nella disperante nostra realtà odierna.

Voglia di fiaba, voglia di incanto, voglia di crederci. 

 

 
 
 

I decenni volano, sono certi pomeriggi che non passano mai

Post n°874 pubblicato il 18 Marzo 2016 da odio_via_col_vento
 
Tag: di me

 

Dante Gabriel Rossetti, Helen of Troy

 


I giorni passano veloci e diventano settimane.
Poi ti accorgi che il calendario ha svoltato un mese....quanto manca all'anno nuovo?

Ma certi pomeriggi, certi pomeriggi non passano mai.
E quando li conti e li metti in fila ti accorgi perché non hai avuto voglia di parlarne, né qui né altrove.

Un lunedì pomeriggio di belle speranze, di ingenuità, ma anche di necessità di inghiottire ancora una volta un tronfio trombone che deve sempre emergere e proporre la sua esperienza, datata e personalistica, come modello altrui. Sforzarsi di sorridere e farsi scivolare di dosso tutto. Diventerò anche io così?

Un martedì pomeriggio perso intorno ad un tavolo, una riunione in cui sono stata incastrata e che svela le meschinerie, le cattiverie, gli abissi di immoralità delle nostre università, cattedratici che rubano lo stipendio, cui non affiderei nemmeno l'educazione di un canarino tanto sono immorali e vigliacchi.

Un mercoledì pomeriggio che si comincia in ritardo, per il prolungarsi degli impegni della mattina, in cui giri e rigiri intorno a file che non si aprono, programmi da aggiornare, piccole incomprensioni dovute al nervosismo, mail arretrate: tutto tempo sche scorre senza lasciare una traccia sensibile di sé.

Un giovedì pomeriggio a contare i fantasmi del passato: chissà se davvero ce n'è uno anche "materiale", per così dire, anche se sembra una contraddizione in termini.
I fantasmi della mente sono tutti miei, appaiono e scompaiono mentre scrivo: nomi che evocano storie del mio passato, antiche paure che oggi guardo con condiscendenza, antichi rivali, antichi amici, antichi padri putativi.
O i fantasmi del presente: il telefono che si fa veicolo di voci e presenze, messaggi che non vorresti leggere.
E poi c'è il fantasma forse vero, un ometto vestito di grigio, serio, in giacca e cravatta, compito e silenzioso, che ogni tanto qualcuno vede. Nessun luogo è mai totalmente vuto, ma nelle sere di pioggia alcuni sembrano quasi desiderare che i vivi facciano compagnia a chi rimane nel ricordo e nel tempo sospeso.

Un venerdì pomeriggio che sembrava perso, difficile, da rimandare: ed invece è diventato caldo, di amicizia, di chiacchiere, di vecchi mobili lucidi, di tè con i biscotti, di promesse per il futuro. E di un piccolo, gentile, richiamo: scrivi!

Ed ecco allora come sono e come saranno anche il sabato e la domenica pomeriggio: scrivere. Qundo finirà questo rosario di scrittura che rende uguale tutto il tempo di questi mesi, di questo inizio d'anno che si sta già trasformando in una fetta sensibile, di spessore, dell'anno: un trimestre, forse un quadrimestre prima della conclusione. Talmenta densa la nebbia di questi pomeriggi uguali a se stessi che nemmeno ne intravedo i condini. 

 

 I decenni volano, sono certi pomeriggi che non passano mai 
(Adriano Sofri)

 
 
 

domenica c'è il sole

Post n°873 pubblicato il 12 Marzo 2016 da odio_via_col_vento
 

2345 Going There | Figure painting, Art painting, Portrait drawing

 Corinne Hartley, Going There

 

Com'era quella domenica mattina di molti anni fa?
Credo di non averlo mai saputo. Non avere mai saputo quanto era freddo o nuvoloso o ventoso quel marzo. Posso solo immaginare, perché ero entrata in ospedale il giorno prima e mi ero immersa in quella spirale di doglie cominciate, interrotte, riprese e di nuovo cessate. Una fine gravidanza in carattere con tutti quei nove mesi al limite dell'assurdo, le continue capriole di quell'esserino nel mio grembo, i mesi a letto, i sussulti di gioia e di paura.

Com'era quella domenica mattina?
Era una domenica di sole, ne sono certa, almeno dalle 9 in poi, da quando hai scelto di fare capolino nel mondo: deciso, buffo, forte e tenero, curioso.
Diversissimo dai tuoi fratelli, quasi biondo, occhioni gialli da civetta.

C'eri tu: un sole bizzarro, talvolta nuvoloso, quel sole che cerchi ovuque, dal cui tiepido apparire vuoi finalmente farti scaldare. Un sole delicato e un po' ruvido, un sole molto maschio e molto insofferente delle regole; saggio e pazzo, pigro come un gatto e attivissimo come un'ape.

Sei tu: con il colore simbolico che mi viene sempre in mente pensandoti e parlando di te, il giallo (anche se, ne sono certa, tu preferisresti il viola....).

Del resto un figlio nato di domenica è un figlio speciale, una festa per sempre. 

 

 
 
 

Il campione

Post n°872 pubblicato il 03 Marzo 2016 da odio_via_col_vento

 

James Henderson, Plains Indian | Native american artwork, American indian  history, Native american history

James Henderson, Plains Indian

 

Era seduto al bar, i bei capelli bianchi, ancora ricciuti, un piumino blu, gli occhiali, sorseggiava un cappuccino e parlava molto animatamente con altri anziani come lui.
Avresti detto amici della bocciofila o compagni di partite a tresette.

Mi dice il mio collega: "Guarda chi c'è". E me lo indica di nascosto, col gesto del mento, appena ammiccando.
Devo dire che faccio fatica a capire a chi si riferisca.
Quasi non lo riconosco. "Ma chi è?".
"Ma non lo riconosci?".
"Dammi un indizio".

Il mio amico si stringe nelle spalle e commenta: "Sic transit gloria mundi".

Guardo il gruppo di anziani e piano piano un volto emerge fra gli altri, sì, mi ricorda qualcuno.
"Ecco, se proprio dovessi dire, visto anche che siamo in zona stadio... quello potrebbe essere...ma no! non può essere....ma dove è andato il tempo?"

"E' andato: che vuoi? Credi che la celebrità risparmi? Che il tempo passi solo per noi?".
 
E' vero. E non è nemmeno passato troppo male per lui: un signore ben più distinto del ragazzotto un po' impacciato che fu per anni un simbolo della città.
E' seduto qui, sembra a casa sua in questo bar di periferia.
"Sembra faccia il suo ufficio, qui", dice il mio collega.


Eppure è stato anche un campione del mondo.
Altri tempi. 

 
 
 

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