Creato da odio_via_col_vento il 03/11/2005

Abbandonare Tara

abbandonare le sicurezze, i luoghi comuni, alla scoperta di cosa c'è fuori di qui

 

 

Hostess - consigli di viaggio 40

Post n°878 pubblicato il 10 Aprile 2016 da odio_via_col_vento
 

 

Caravaggio, Giuditta ed Oloferne, particolare

 

La parola avrebbe la radice stessa di ospitalità.
Un concetto sacro nell'antica Grecia.
Ma, appunto: un mondo e una cultura antiche.

Poi la parola aveva nell'immaginario di qualche secolo fa (del secolo scorso, almeno) l'idea di fanciulle belle, gentili e sorridenti.

Ma il mondo è cambiato, tanto.
Spesso le hostess sono signore ageè che di leggiadro, ma anche di gentile, hanno poco.

Mi trascino un trolley pesante, diventato sempre più pesante lungo il viaggio intercontinentale: appesantito da fatica, notte insonne, cibo orrendo, voglia, disperata voglia di una doccia, di casa, di sonno (nell'ordine).
Un trolley: perché col cavolo che lascio che Air France mi perda anche un secondo bagaglio, dopo il buco nero che ha inghiottito il primo.

E la dolce e gentile signor* preposta all'accoglienza a bordo guarda con malcelata impazienza i miei sforzi per issarlo nella cappelliera: evidentemente le rallento le operazioni di imbarco. E invece di aiutarmi mi dice fredda e sferzante: "Non porti un bagaglio così pesante se non è in grado di gestirlo".

Brutta strega! - lo porto pesante quanto mi è consentito, visto che la tua compagnia fa acqua ovunque. E tu mi aiuti, altrimenti te lo lascio nel corridoio e poi stiamo a vedere.
Mi si erano anche rotti gli occhiali, nel frattempo, ed è stato difficile vedere il tuo nome sul cartellino, ma un reclamo all'Air France non te lo leva nessuno!

 

 
 
 

Seguire l'istinto - consigli di viaggio 39

Post n°877 pubblicato il 03 Aprile 2016 da odio_via_col_vento
 

 

Stephen Wright, Drift

 

Le perdite vanno messe in conto
Ma quando ne hai avuto un presentimento e non hai dato retta alla parte irrazionale di te, stringendoti nelle spalle e rifiutando la sensazione che faticava a definirsi, il malesserre preventivo?
Quando non hai valutato come importante l'insolita (unica) per te spinta a partire solo col bagaglio a mano?
Quando ti sei fatta prendere dalla prevedibile fatica di trascinarti un bagaglio per scalette di aerei e corridoi sfinenti degli areoporti? Dalla paura di incorrere nella sfacciata noncuranza dei compagni di viaggio, delle hostess, per cui nessuno ti avrebbe aiutata a issarlo nella cappelliere?

E ora stai qui, a pettinarti con una spazzola di fortuna, a lavarti i denti con uno spazzolino tascabile, a dormire in una tishirt di cotone, inesistente tanto è trasparente.

Con l'ansia della telefonata di avviso, col pensiero di quell'inutile bagaglio con l'inutile fiocco verde di riconoscimento, di quelle cose scelte con cura che rischi di non rivedere mai più: scarpe comprate a New York, adorabile giacca beige e azzurra, cardigan elegante....e poi? poi quasi non ricordi. C'era un ombrello giallo e viola, sì; occhiali di riserva; pantaloni di seta.
Tanti piccoli pezzetti di vita che non ritroverai. E pazienza.

Ma non avere seguito l'istinto, perché?

 

 
 
 

La saggezza

Post n°876 pubblicato il 29 Marzo 2016 da odio_via_col_vento
 

 

Alice Neel, Julie Hall

 

Io: "Ma come? Credevo che mi avresti presa in giro all'infinito per via del mio compleanno....".

Cognato pazzo: "Non ho voglia: mi è venuto in mente che fra 2 anni tocca a me".

La saggezza, nonostante tutto.

 

 
 
 

Pasqua

Post n°875 pubblicato il 25 Marzo 2016 da odio_via_col_vento

Ford Madox Brown, Pretty Baa-Lambs, 1851-9. Oil _n canvas. Birmingham Museums & Art Gallery.

Ford Madox Brown, The Pretty Baa-Lambs

 

Voglia di bianco.
Di purezza e novità.
Di sole e gioia che brilla negli occhi e intorno.
Voglia di perdere i contorni delle cose e delle persone, voglia di vedere solo quello che emerge da un alone di luce.
Voglia di nuovo.

Tutti gli anni la magia della Pasqua, della primavera e della rinascita mi cattura, mi tira fuori dal buio dell'inverno del mio scontento, mi restituisce vita e speranza, anche nella disperante nostra realtà odierna.

Voglia di fiaba, voglia di incanto, voglia di crederci. 

 

 
 
 

I decenni volano, sono certi pomeriggi che non passano mai

Post n°874 pubblicato il 18 Marzo 2016 da odio_via_col_vento
 
Tag: di me

 

Dante Gabriel Rossetti, Helen of Troy

 


I giorni passano veloci e diventano settimane.
Poi ti accorgi che il calendario ha svoltato un mese....quanto manca all'anno nuovo?

Ma certi pomeriggi, certi pomeriggi non passano mai.
E quando li conti e li metti in fila ti accorgi perché non hai avuto voglia di parlarne, né qui né altrove.

Un lunedì pomeriggio di belle speranze, di ingenuità, ma anche di necessità di inghiottire ancora una volta un tronfio trombone che deve sempre emergere e proporre la sua esperienza, datata e personalistica, come modello altrui. Sforzarsi di sorridere e farsi scivolare di dosso tutto. Diventerò anche io così?

Un martedì pomeriggio perso intorno ad un tavolo, una riunione in cui sono stata incastrata e che svela le meschinerie, le cattiverie, gli abissi di immoralità delle nostre università, cattedratici che rubano lo stipendio, cui non affiderei nemmeno l'educazione di un canarino tanto sono immorali e vigliacchi.

Un mercoledì pomeriggio che si comincia in ritardo, per il prolungarsi degli impegni della mattina, in cui giri e rigiri intorno a file che non si aprono, programmi da aggiornare, piccole incomprensioni dovute al nervosismo, mail arretrate: tutto tempo sche scorre senza lasciare una traccia sensibile di sé.

Un giovedì pomeriggio a contare i fantasmi del passato: chissà se davvero ce n'è uno anche "materiale", per così dire, anche se sembra una contraddizione in termini.
I fantasmi della mente sono tutti miei, appaiono e scompaiono mentre scrivo: nomi che evocano storie del mio passato, antiche paure che oggi guardo con condiscendenza, antichi rivali, antichi amici, antichi padri putativi.
O i fantasmi del presente: il telefono che si fa veicolo di voci e presenze, messaggi che non vorresti leggere.
E poi c'è il fantasma forse vero, un ometto vestito di grigio, serio, in giacca e cravatta, compito e silenzioso, che ogni tanto qualcuno vede. Nessun luogo è mai totalmente vuto, ma nelle sere di pioggia alcuni sembrano quasi desiderare che i vivi facciano compagnia a chi rimane nel ricordo e nel tempo sospeso.

Un venerdì pomeriggio che sembrava perso, difficile, da rimandare: ed invece è diventato caldo, di amicizia, di chiacchiere, di vecchi mobili lucidi, di tè con i biscotti, di promesse per il futuro. E di un piccolo, gentile, richiamo: scrivi!

Ed ecco allora come sono e come saranno anche il sabato e la domenica pomeriggio: scrivere. Qundo finirà questo rosario di scrittura che rende uguale tutto il tempo di questi mesi, di questo inizio d'anno che si sta già trasformando in una fetta sensibile, di spessore, dell'anno: un trimestre, forse un quadrimestre prima della conclusione. Talmenta densa la nebbia di questi pomeriggi uguali a se stessi che nemmeno ne intravedo i condini. 

 

 I decenni volano, sono certi pomeriggi che non passano mai 
(Adriano Sofri)

 
 
 

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