Silena DalFinestrino

caboclo

Ero andata all'ufficio culturale e mi avevano fatto parlare con un certo Luis, siamo rimasti che sarebbe passato l'indomani dalla mia pousada per informarmi su dove si teneva la cerimonia, sabato.

Poi all'ufficio del turismo mi ero fatta dare una cartina e delle informazioni, le avevano in portoghese e in inglese, la signora che mi ha ricevuto, mi ha dato i fogli inportoghese, non ho insistito.

Poco dopo mi ferma un ragazzo, Marcos, mi dice che lui è una guida e mi porta per 30 reali alla cerimonia che si tiene all'indomani, di rito caboclo, uno dei tanti del candomblè.

Gli dico che ho parlato con Luiz, lo conosce, ma lui non sa niente del candomblè. Gli parlera lui e mi dà appuntamento per la sera alle 21 e50.

Lo incrocio per strada varie volte durante i due giorni e l'appuntamento viene anticipato alle 21 e 40, per essere puntuali alle 10 della notte.

Arrivata l'ora sono in strada ma non c'è nessuno. Arriva dicendo che ha altre tre persone alla pousada del convento e che passerà con loro alle 22 e 10.

Giro per strada e ci sono due uomini, uno di colore con i capelli intrecciati e uno bianco, faccia alla falcao. Quello di colore mi chiede se sono un'antropologa. Rispondo di no e che lui ha lavorato qualche anno fa con una giornalista spagnola. L'ha portata alla cerimonia del candomblè. Dico che anch'io sto per andare. Aspetto Marcos, dice che lo conosce e che sarà a bere.

Poco dopo arriva con tre donne, sono loro le tre persone che stava aspettando. Sono di San Paulo, una madre e due figlie ventenni. La ragazza deve cercarsi un appartamento perchè sta facendo il dottorato di ricerca in botanica a Cachoeira e hanno approfittato dell'occasione per visitare la città.

(A vent'anni da noi nessuno gira più con i genitori al seguito, penso. I miei che vent'anni non ce li hanno ancora, non si sognerebbero di portarsi la mamma in giro.

Non perchè non mi vogliano bene, ma per una questione di indipendenza.)

Camminiano tutti e cinque, saliamo su una collinetta, è lì il "terreiro", una casa adornata con tende bianche e blu al soffitto e lune e stelle. Nell'angolo una capanna di frasche adornata con frutti vari.

Dei ragazzi dall'altro lato suonano le percussioni.

Ad un certo punto entra una signora, anziana, dicono che si chiama la "madre dos santos", entrano altre donne, un uomo intona delle canzoni sui ritmi completamente afro. Le donne danzano e cantano lasciano al centro della stanza attorno ad un simbolo scolpito sulla mattonella, il caboclo cosparso di foglie verdi.

I ritmi si fanno più accesi e dopo c'è una pausa.

La madre dos santos e l'uomo dei canti danzano sul caboclo stavolta. Il dio si impersona nella madre dos santos.

Ancora pausa e la donna vestita e adornata con piume adesso danza e canta da sola.

Chiama alla danza alcuni della sua famiglia e soprattutto gli uomini sono come impossessati da una presenza. Li si vede straniti gli occhi e qualcuno devono anche tenerlo perchè non faccia qualche gesto inconsulto.

Dopo le varie donne e gli uomini che hanno ricevuto l'invito dalla madre, danzano uno per volta e poi tutti insieme in cerchio. Una donna giovaneporta un cappello di penne e un gonnellino di penne come gonnellino sopra il suo abito.

E' la figlia dos santos, l'iniziata.

Stupisce come una cultura vecchia di secoli sia rimasta così viva in queste persone. Questa non è una cerimonia per turisti. Il caboclo unisce rifi africani con quelli dei nativi del Brasile.

Commuove come conquistatori e schiavisti possono portare croci e seminare idee ma nulla possono nei confronti dell'anima.

Commuove oltre ogni parola la cerimonia.