Le origini del fiordaliso sono antichissime, alcuni fossili di questo fiore risalgono al neolitico. E’ soprannominato “erba degli incantesimi”.
Una leggenda racconta che la dea Flora, avendo ritrovato morto in un campo pieno di fiordalisi il corpo dell’amato Cyanus, volle chiamare quei fiori proprio con il suo nome. Il nome scientifico è, infatti, Centaurea cyanus. Centaurea deriva dal nome del centauro Chirone che, ferito al piede da una freccia avvelenata, si curò con il succo del fiore.
In Oriente, gli innamorati lo regalano all’amata nella speranza di ottenere la felicità da lei.
Nel linguaggio dei fiori significa felicità e leggerezza.
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le persone devono vedere, devono vedere la differenza tra il loro benessere e la disperazione di chi subisce una tragedia
se non vediamo non ci crediamo e magari giriamo le spalle.
e non scuotevano le coscienze nemmeno le bare di ritorno negli USA a scuotere le coscienze perchè (come per l'IRAQ)nessuno le vede e il dolore dei familiari è un dolore intimo difficilmente socializzabile
Ci volle qualche giornalista che arrivò fino lì (immergesse l'obiettivo nell'orrore) per scuotere l'opinione pubblica
Non mi preoccupa più di tanto se il media è inadeguato, se tra una strage di civili ed un uragano mi infilano uno spot.... mi basta che si scuoti solo qualche coscienza, non posso pretendere che lo siano tutte..
L'esistenza dei poveri e dei senza-voce non ha bisogno di "dimostrazioni" visive, giacché l'imperfezione della vita umana ce ne ha consegnato e ce ne consegnerà a iosa per gli anni a venire (ahimè!). Purtroppo l'esistenza dei "poveri" è una delle certezze dell'esperienza terrena. Ciò che conta, a mio parere, è decidere da che parte stare, e per chi adoperarsi, mettendo in campo intelligenza, sentimenti, tempo, e fors'anche denaro. Tutto fatto nonostante la nostra cecità.
A mio parere è questo non-giornalismo che fa male al giornalismo, quello inteso come racconto della realtà. (P. Dick, avete presente oroscopi precedenti?)
Ricordo ancora, con forte emozione, l'unica volta in cui ho dovuto occuparmi di cronaca nera per il quotidiano di cui ero corrispondente (illo tempore!). Era una vicenda brutta, bruttissima. Di una donna che appena partorito aveva messo il bambino in un sacchetto di plastica e poi l'aveva nascosto nell'armadio. Fu trovato qualche giorno dopo dal marito il quale non si era accorto neppure della gravidanza della moglie. Sembra assurdo, invece è una storia vera.
All'epoca i pezzi si dettavano ancora al telefono, al dimafono che trascriveva direttamente per l'impaginazione, i quotidiani di provincia chiudono presto, tutto va veloce... Ed io dovevo raccontare il fatto. Io e il fotografo del giornale, io lui e la polizia, io loro e gli avvocati...
Quando vedo le ragazzine free-lance/stagiste (perché i titolari sono in ferie d'estate) buttate lì sulla strada per raccontare i "gialli estivi", provo solo una gran pena per noi che stiamo ad ascoltare o a leggere quelle cronache. Per piacere non mi citate Vespa, ora...
Per le questioni più internazionali magari appuntiamoci che il mercoledì alle 23.30 (o giù di lì) in questo periodo su Rai3 possiamo seguire "C'era una volta" di Silvestro Montanaro. Magari in sostituzione di qualche cazzeggiamento e commento-tanto-per sul proprio e sugli altrui blog. (attenzione: non mi riferisco a nessuno in particolare, né tanto meno a quelli qui contenuti, è un richiamo che faccio innanzitutto a me stessa). E se proprio non vogliamo fare il passo verso il telecomando, rimaniamo in zona e oltre a magnificare le doti artistiche di shad chiediamole (più in privato, forse, che non in pubblico) come e cosa c'era dietro il suo obiettivo e come ha fatto - lei - a riprendere quel che vedeva e toccava, perché noi potessimo sapere e capire.
Scusate il tono un po' rude. Succede - a volte - anche a Fajr. :o)