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... come fiordalisi in un un campo di grano. (D. Bonhoeffer)

 

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della prossimità

Post n°158 pubblicato il 06 Aprile 2008 da Fajr
 


Il filosofo occidentale si pone ben poco la questione di un rapporto di parola fra soggetti. È la relazione fra un soggetto e un oggetto o una cosa che egli cerca di parlare o di analizzare soffermandosi appena sul modo di rivolgersi all'altro, soprattutto a partire dal suo ascolto. Va allora cercato il vocabolo per dire, ma anche il silenzio. Nel collegare il mondo grazie alla sola parola, l'altro non può dirsi e parlargli è diventato impossibile. Perché esistono mondi differenti che richiedono il silenzio per dirsi, ascoltarsi, comunicare. In questo senso, trovare i termini adeguati è opera in-finita e non è certo che questi termini designino sempre delle cose. Sono talvolta semplici cammini dell'uno verso l'altro che possono essere dimenticati. Essi conducono verso, e la direzione da prendere è allora più importante della cosa detta.

Succede che la parola sia necessaria per creare un silenzio nel quale avvicinarsi. Ma è anche ciò che può incarnare del corpo, della carne che si vuol dire dell'altro. O della carne nella quale avviare uno scambio con lui, o con lei. Non una parte del corpo ma una carne che eccede il corpo senza distruggerlo, senza amputarlo: fisico trasmutato che consente una comunicazione prima e dopo un toccare immediatamente fisico. I vocaboli danno carne prima di entrare in corporei scambi carnali. Sorta di ostie ingeribili ma nelle quali si ascolta la carne di chi propone di avvicinarsi.
Niente consumazione dunque ma dono di un segno di riconoscimento che indica in modo sensibile l'irriducibilità del/all'altro: attraverso un colore, un tono di voce, una tattile scelta di vocabolo, o semplicemente una vibrazione.

Luce Irigaray
La via dell'amore
Bollati Boringhieri, 2008



If thy soul check thee... >>>

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Commenti al Post:
marea14
marea14 il 06/04/08 alle 19:25 via WEB
Sembra facile per trovare le parole giuste per comunicare, ma non lo è …
Ciao, buona serata :-)
 
 
Fajr
Fajr il 07/04/08 alle 13:30 via WEB
Già... I agree. Buona giornata a te. :)
 
elioliquido
elioliquido il 06/04/08 alle 19:43 via WEB
Questo passaggio esprime un concetto che mi sembra di facile comprensione, ma lo fa con un linguaggio che non mi appartiene. Non mi basta neppure un silenzio, perché oltre al silenzio devo ritradurre con schemi mentali miei. Inizialmente questo mi procura fatica, e non sono disponibile per lunghi trasferimenti di dati. Se poi ho l'occasione di frequentare spesso una forma espressiva diversa da quelle di cui ho acquisito il "codice", allora un po' alla volta l'assimilo e la traduzione non è necessaria, perlomeno non al livello della parola o suo prossimo. Come quando s'impara una lingua straniera, per cui agli inizi si traduce pari pari, e poi si comincia gradualmente sempre di più a ragionare in quella lingua, così che la comunicazione diventa più diretta. Insomma, non l'ho capito del tutto, ma solo mi pare che dovrebbe essere facile da capire. Eh eh... Cii Mirii
 
 
Fajr
Fajr il 07/04/08 alle 13:33 via WEB
Come dire: che si capisce... a (il) senso! Cii, Frì.
 
Esposito36
Esposito36 il 07/04/08 alle 10:24 via WEB
complicato ma intenso.ciao
 
 
Fajr
Fajr il 07/04/08 alle 13:34 via WEB
ed è giusto la prima paginetta del libro.... ;o) ciao Esp.
 
le_corps
le_corps il 07/04/08 alle 11:16 via WEB
La mia parola è carne che eccede il mio corpo. Ma quando io, donna, dico carne, dico qualcosa più del corpo, dico qualcosa che comprende in sé lo spirito, il mio spirito. Ed ogni mia parola contiene una direzione, quand’anche sia implosa o esplosa, falsa o veritiera (ma il binomio vero/falso già non ci interessa più, attiene ad un sapere logico-scientifico, mentre a noi interessa un altro tipo di sapere, quello narrativo). Ogni mia parola contiene un movimento - che sia in potenza, dispiegato o terminato: è una parola che sta, magari ripiegata su di sé, ma che nondimeno dice questo ripiegamento, lo indica, lo traccia per me e per l’altro. E’ una parola che traccia cammini, è una parola difficile nel silenzio ché i silenzi sono fatti anch’essi di parole, di parole mute ma sempre con il loro tempo e la loro direzione e il loro movimento. La parola non dovrebbe essere consumazione, sì; ma la consumazione, con relativa distruzione e scorie, è nel nostro orizzonte…occidentale? E’ nella nostra finitezza malgrado aspiriamo e aneliamo all’in-finito. E la tentazione di divorare la parola-carne è anch’essa nella nostra indole in cui la cultura s’è calcificata per opposizioni per consumazione per illusione(di relazione). Nutrirsi e nutrire è cosa diversa dal divorare e divorarsi, ma lo sforzo richiesto è per noi uno sforzo millenario. L’importante è conoscere la direzione, l’importante è impegnarsi, l’importante è farci ostie che consumate si moltiplicano, cibo senza scorie. Che ognuno si faccia ostia di se stesso e si doni senza perdersi senza finire ingerito. Che ognuno faccia vibrare la sua parola irriducibile, come la sua carne come il suo spirito, che faccia della sua parola un varco aperto all’altro, ognuno nella sua ‘ineffabile’ irriducibilità all’altro. Quando una donna dice carne non può che dire tutto. Credo.
 
 
Fajr
Fajr il 07/04/08 alle 13:38 via WEB
@->--
 
 
MacRaiser
MacRaiser il 08/04/08 alle 12:54 via WEB
Intuisco che non hai mai visto la piece della Massironi nei "Corti" di Aldo, Giovanni e Giacomo :p
 
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