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Post n°309 pubblicato il 17 Novembre 2007 da ilike06
 

scusate amici e grazie di tutti commenti
un po' preoccupati per la mia assenza!
ho avuto problemi di connessione per 3 giorni
e crisi di astinenza da blog, ovviamente!
l'esame è andato bene e domani mi aspetta la breve esibizione di cui al post 307

per farmi perdonare.....
vi posto la promessa tesina eh eh...

spolpatevela:

Le Nozze di Figaro

La scelta del soggetto fu dovuta a Mozart come Da Ponte stesso afferma nelle sue Memorie.
Scelta abbastanza moderna visto che la commedia di Beaumarchais da cui egli trasse il soggetto era stata criticata dal Re Luigi XVI che dovette poi cedere al fatto che la sua messa in scena riportò un grande successo di pubblico fatto di quella stessa gente di mondo e intellettuali che ne avevano richiesto la messa in scena dopo aver letto il lavoro. In realtà era una satira politica e, assistendo allo spettacolo, gli stessi oggetti della satira si divertivano e applaudivano.
Non essendo Mozart impegnato in lotte sociali, nè particolarmente informato sulla nuova letteratura francese è ancora più inspiegabile questa scelta. Probabilmente fu spinto da ragioni musicali e operistiche sostenute dal successo ottenuto da Il Barbiere di Siviglia di Paisiello.
Da Ponte attribuisce a se stesso il merito del convincimento di Giuseppe II nell’appoggiare l’opera, promettendogli di sfrondare il testo di tutte le punte più audaci della polemica di Beaumarchais cosa che gli fu facile fare anche per motivi musicali al fine di adattare il testo al canto.
Restringe quindi il terzo e quarto atto della commedia in un unico atto e taglia il monologo di Figaro che aspetta la Contessa in giardino e nel quale rievoca le tappe della sua vita di popolano vissuta tra ingiustizie e soprusi. Per compensare questo taglio, inserisce la cavatina di Figaro “Se vuol ballare Signor Contino” che è un sarcastico invito alla danza rivolto al suo padrone (che corteggia la sua promessa sposa Susanna) che è l’unico momento in cui Figaro si pone in posizione avversaria rispetto al suo padrone.
Altre trasformazioni dalla commedia all’opera sono un maggiore carattere comico dei personaggi minori e un maggiore rilievo al personaggio della Contessa che nel Barbiere era una vivace e furba ragazza e ora è una affascinante bella donna che pare vicina all’età matura che, trascurata dal marito, si abbandona a qualche facile avventura ancillare e contadina.
In verità, definire la reale età anagrafica della contessa è un po’ un enigma: parrebbe una matura signora di circa quaranta anni, ma in realtà alcune fonti vedrebbero un periodo di soli 3 anni dai fatti de Il barbiere di Siviglia, altre circa 10 anni. Di certo la contessa non ha più di 30 anni. Anche Figaro sembra essere maturo, ma non molto più vecchio di Susanna e, se la contessa avesse quaranta anni, Bartolo e Marcellina dovrebbero essere decrepiti.
Mozart, quindi, spoglia la trama di gran parte della sua “attualità” per portarla in quell’eterno sempre valido dove vivono i capolavori. Da ponte ha trasformato Figaro da rappresentante del terzo stato al ruolo di solito servitore di commedia. Mozart ne ha fatto non un politico, ma un personaggio vitalissimo e senza maschera.
La commedia di Beaumarchais è una tipica commedia di intrigo fondata sul concetto di comico di posizione e non di carattere. L’arte dell’imbroglio ne è la sostanza. L’intrigo ha l’effetto di porre i personaggi in perpetuo movimento e ciò permette loro di spiegare sempre nuovi aspetti del loro carattere. Le figure di Mozart hanno la mobilità cangiante e imprevedibile della vita. Il movimento perpetuo in cui l’intrigo getta l’azione e sospinge i personaggi delle Nozze è l’essenza stessa, la natura della musica, arte, come nessun’altra, di movimento. Qual è la forza che genera questo movimento perpetuo? È l’amore, l’amore come forza della natura che mescolandosi con altri impulsi, mostra facce nuove.
Nella Contessa, mescolandosi con rassegnazione, dà autentica grandezza.
È certo che l’opera in questione è contraddistinta da un diverso tipo di comicità rispetto a quello dell’opera buffa. Tutto il clima comico è più soft anche rispetto al barbiere rossiniano. Ciò è attribuibile allo spirito tedesco di Mozart portato a mitigare gli elementi buffi anche se, infine, la critica è d’accordo nell’affermare che questa opera mozartiana è “un teatro di così alta concezione che tutte le vecchie categorie di serio e di comico di commedia e di tragedia, si spuntano contro la sua natura artistica di assoluta autenticità, non imprigionabile nelle formule di generi prestabiliti”.
È facile credere che musicare un’opera il cui testo è comprensibile e completo senza musica non sia un’idea felice e che sia, anzi contro la natura stessa dell’opera. Pertanto si può pensare che Mozart abbia scelto questo testo di Beaumarchais, che già contiene spunti comici e battute a doppio senso e situazioni scenicamente efficaci, proprio perché, non avendone un altro sottomano, il suo genio poteva riuscire nell’impresa di musicare un testo di per sé chiaro e comprensibile.
Ma alla fine, l’originalità delle Nozze di Figaro sta proprio nell’efficienza teatrale derivata dal mestiere di Beaumerchais che risulta essere una difficoltà, se non un ostacolo, per il compositore. Ma l’elogio che Busoni fa al Don Giovanni di essere un “capolavoro di fusione tra testo e musica” va ripetuto anche per le Nozze dio Figaro ancor più meritato per la minore permeabilità musicale cha aveva la commedia che di per sé è già una riuscita teatrale.


La Contessa

La Contessa è per certi versi il personaggio principale dell’opera. Il personaggio a cui è affidata la catarsi dell’opera. Mozart e Da Ponte si sono staccati dall’originale francese nel quale la contessa appare nel corso del primo atto insieme ad altri personaggi e ne hanno ritardato l’ingresso all’inizio del secondo atto per dare maggiore risalto al personaggio stesso.
Ella, infatti, è l’unico personaggio che esce totalmente dagli stilemi “comici” dell’opera buffa per utilizzare invece quelli elegiaci e quelli dell’opera seria.
La Contessa ci appare, all’apertura del sipario, pensosa e malinconica nell’intimità della sua stanza in uno di quei momenti intimi e introspettivi in cui si scava in se stessi attuando un bilancio della propria esistenza.
Nessuna didascalia sulla partitura ci dice come deve essere atteggiata la Contessa. Probabilmente in piedi visto che poi dovrà sedersi all’inizio della scena successiva e forse vicino alla finestra. È ferma. L’essenza di questo personaggio, infatti, è l’equilibrio nella tenerezza e nella malinconia (il Conte, di contro è sempre in movimento derivante da una agitazione interiore).
La contessa pensa al proprio matrimonio le cui gioie sono così presto sfiorite. Invoca l’amore che porga qualche ristoro al suo dolore o che alfin la lasci morire. Qui ella canta il diafano “Porgi amor”, struggente capolavoro formale e perfetto lamento dell’amante condotto in quella malinconica atmosfera “agrodolce” tipicamente mozartiana.
In quest’opera, la vispa Rosina de Il barbiere di Siviglia è diventata un’affascinante signora che appare matura anche se poco più che ventenne e trascurata dal marito. Porgi amor è una “cavatina” anche se spesso viene definita “aria” sullo spartito italiano per canto e pianoforte. L’apparizione della contessa avviene dopo la scena in cui il Conte condanna Cherubino a partire soldato piuttosto che espellerlo dal castello e dopo l’aria “Non più andrai farfallone amoroso” di Figaro. Il canto della contessa, dunque, dopo tali eventi, pare venire “da un altro mondo”, dal paradiso della poetica mozartiana testimoniata proprio da creature come la Contessa, Pamina e Costanza: pezzi di questo paradiso contrapposto al nostro mondo pieno di prepotenze e soprusi in cui bisogna lottare con i gomiti come castigo del peccato originale. La Contessa, quindi, come Pamina, Costanza e anche Ilia, rientra in quel tipo femminile che nella concezione drammatica di Mozart è promessa e garanzia di Paradiso.
L’aria è breve. È in mib maggiore con la parte centrale alla dominante e l’orchestrazione, specie nelle battute introduttive evidenzia, grazie all’uso dei clarinetti, i tanti sentimenti che ondeggiano nell’animo della Contessa senza che nessuno prenda il sopravvento: nostalgia, fiducia, presentimento angoscioso, tenera speranza.
La melodia riposa in se stessa: il ritmo si increspa appena in una sincope quasi impercettibile a causa della lentezza del movimento, procede per lo più per gradi congiunti e i gruppi di 2 note sulle sillabe MOR (di amor) e STO (di ristoro) danno l’effetto classico del sospiro. Nella quartina di semicrome sulla sillaba DUO di duolo è percepibile il lento vortice di dolcezza ripreso dai clarinetti. Nella sezione centrale alla dominante il canto acquista una connotazione di invocazione e di dolore che nella prima parte non era prevedibile. In quest’aria, riconducibile nello schema ad una qualsiasi aria di gusto italiano, il sigillo mozartiano è dato dalla frase in semicrome che reitera il porgi amor iniziale e che, sulla sua ultima nota (la naturale) vede un inciso dolente di fagotto. Dopo la scaletta di semicrome, la tonica viene raggiunta ben due volte: la prima dalla dominante con un salto troppo carico di tensione per essere il finale e poi, dal basso, dalla sensibile.
In quest’aria tutto rispecchia l’equilibrio interiore del personaggio che non è di quelli che si impongono sul destino stesso, ma tendono ad accettarlo con serafica dolcezza. Essa ha, con Susanna un rapporto alla pari, quasi da amiche e non da serva e padrona. Delusa dall’amore finito col marito, accetta volentieri di preparargli l’inganno insieme a Susanna e Figaro preoccupandosi più della gelosia del marito che della sconvenienza di scriver biglietti ad altri uomini. Non è insensibile alla velata corte del Paggio Cherubino.

Ad ogni modo, verso la fine dell’opera il personaggio della Contessa, rimasto un po’ nell’ombra, inizia a prendere il sopravvento: ella affronta con dolcezza ma con tenacia la lotta per recuperare l’affetto del marito. E qui, l’aria “ Dove sono i bei momenti”, ci riporta allo stile nobile dell’opera seria di gusto italiano preceduta da un recitativo accompagnato. In questo recitativo si evidenzia la sua impazienza nell’attesa di Susanna e l’inquietudine per il complotto ordito ai danni del Conte che poi si placano nel prendere coscienza del proprio diritto a lottare per la propria felicità.
Nella prima sezione il canto della contessa si muove perlopiù per gradi congiunti quasi come un’aria sacra che descrive la felicità. Anche se il personaggio si sta lamentando, l’oggetto della prima parte dell’aria e la ricerca della felicità perduta. La parola menzogner, già turba questo equilibrio. Nella ripresa torna il clima sereno ma malinconico della felicità che non c’è più. Nell’allegro è come se una nuova idea riscuotesse la Contessa: la speranza. Forse non tutto è perduto. La voce raggiunge per 2 volte un la. In questa aria si “canta” realmente.
Nel duetto con Susanna “Canzonetta sull’aria” emerge ulteriormente il suo nuovo carattere deciso a riconquistare il marito. La contessa infatti insiste per portare a termine lo scherzo al conte nonostante le reticenze di Susanna che teme per il suo matrimonio di quella stessa sera nel caso Figaro lo scoprisse. Nel recitativo vi era un altro verso, che poi Mozart tagliò, che poneva ulteriormente le basi per una svolta della trama visto che la trama delle nozze di figaro sta per esaurirsi e nel IV atto prende piede la lotta della contessa alla riconquista del marito. Nel duetto la contessa detta la lettera da far pervenire al conte e le frasi tra le due voci si alternano proprio come durante una dettatura nella quale chi scrive ripete le frasi di chi detta in po’ a mezza voce. Nella seconda strofa, invece le due donne rileggono insieme e pertanto le voci sono più ravvicinate e si accavallano in una coloratura che per l’Abert rappresenta un risolino di complicità, mentre per l’Hocquard, in quell’arrotolarsi della linea sonora vi è una tristezza pensosa, mescolata alla speranza (il capirà). La musica rende benissimo questa doppia interpretazione. Di sicuro in questo duetto vi è tutta la complicità delle 2 donne che pregustano anche l’aria di seduzione che aleggerà nel bosco durante l’incontro. La contessa fa sigillare la lettera con una sua spilla.
Dopo l’incontro nel bosco la situazione tra Susanna e Figaro si chiarisce, ma i due continuano a “recitare” la corte di figaro alla Contessa (Susanna, infatti indossa i panni della Contessa) per prendersi beffe del Conte. Questa recita sortisce l’effetto di far infuriare il conte che seppure sta corteggiando la finta Susanna, poi chiama le guardie per arrestare Figaro che sta corteggiando quella che lui crede essere la contessa. Segue una scena un po’ caotica nella quale il conte scopre tutti i personaggi nascosti nel bosco e si rende ridicolo continuando a carezzare la mano di sua moglie che crede Susanna. Nel caos di tutti i personaggi che chiedono perdono appare all’improvviso la Contessa che pronuncia la frase “almeno per loro perdono otterrò”. La sua comparsa e il suo perdono mettono pace e conducono al lieto fine. La contessa perdona il Conte e invita tutti festeggiare le Nozze di Figaro e Susanna.

 

 
Rispondi al commento:
donnaisabella
donnaisabella il 18/11/07 alle 21:46 via WEB
Letto tutto d'un fiato... ora come faccio a cantare senza? :-)
 
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