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Messaggi di Ottobre 2010

SOMMARIO SETTIMANALE 24/31 OTTOBRE 2010

Post n°3969 pubblicato il 31 Ottobre 2010 da cile54

31- Un satrapo dallo stile orientale dell’harem travestito da capo di governo di un Paese marcio, ad iniziare da chi lo vota

31- "1994", un libro-inchiesta di Grimaldi e Scalettari su vicende cruciali nella nascita di un regime politico

30- Petrolchimico e salute: neppure la Regione Puglia ha risposto all’appello di "Salute Pubblica" e della figlia di una vittima

30- Da Acerra Silvio Mastro Lindo parla di "euro-balle". Ma non si tratta di un lapsus. I cittadini in piazza: «Basta»

30- L'inceneritore di Acerra in 510 giorni le centraline hanno superato di 250 volte il limite di emissione delle polveri sottili

29- Sentenza contro la Clinica degli orrori. Comunicato di Medicina Democratica, Parte civile al processo

29- La clinica degli orrori Santa Rita è il caso più crudele di una sanità sempre meno pubblica e dedita all'affarismo. Anche in Sicilia e Calabria...

29- Sentenza contro la Clinica degli orrori a Milano. L'arringa dell' avv.ssa Pisapia Parte Civile per Medicina Democratica

29- La democrazia organizzata e conflittuale configurata nella Costituzione è aspramente attaccata dal governo P2. Magistratura Democratica a congresso

29- Politiche economiche. Puntuale come un orologio arriva la presa di posizione del nostro Presidente della Repubblica

28- Mai successo nella storia Repubblicana, un golpe striciante da Programma P2. E' l'opposizione parlamentare giochicchia

28- Lucio Babolin presidente del Coordinamento nazionale comunità d'accoglienza, a sostegno del quotidiani Liberazione

28- Donne e sesso: l’Italia sta tornando indietro addirittura peggio di alcuni paesi arabi. L'ultima sentenza della cassazione docet

28- Il menefreghismo delle istituzioini aumenta la solitudine delle persone e delle famiglie che vivono una disabilità

27- "Ci tolgono la salute" A colloquio con Antonio Di Luca operaio della Fiat di Pomigliano, direttivo Fiom di Napoli

27- Ritorniamo sull'orrore giudiziario della Sentenza choc a Torino con un magistrato che riduce il risarcimento per i familiari

27- Nonostante l'accanimento violento contro di loro, portato dallle politiche governative e dal megafono dei media, i migranti portano ricchezza

27- Con la scusa della sicurezza si terrorizza centinaia di migliaia di operai, muratori, infermieri, ecc

26- Dopo il "collegato lavoro" prossimo obbiettivo di governo e confindustria è lo Statuto dei Lavoratori

26- Accanimento contro i precari. Un calcolo cinico e vile, del tutto degno di quel gruppetto di transfughi ex sindacalisti strumenti del berlusconismo

26- Sempre morti e feriti sul lavoro, mentre un giudice civile a Torino decide che la vita di un operaio morto sul lavoro vale meno perché albanese

25- Italia sotto regime. La vicenda di Damiano Piccione, operaio trentenne, licenziato per aver contestato il segretario della Cisl

25- Rischiano il licenziamento i macchinisti che denunciano l'insicurezza per salvaguardare la loro vita e quella dei viaggiatori

25- Un ricordo di un operaio morto sul lavoro, nonostante l'età avanzata doveva lavorare. Una storia quotidiana in Italia

24- Napoli, capitale dell'acqua pubblica. Nulla è ciò che sembra al Sud dove anche fare buona politica è difficile. Contro il malaffare: politica pulita e ribellione

24- Terzigno: picchiano la gente sfruttata, disoccupata, derubata di speranze, di un futuro, del diritto, alla vita, al dissenso

24- Non esce più in edicola il settimanale dei cantieri sociali. Il governo vuol finire lo sporco lavoro con Liberazione e Manifesto

SOMMARIO SETTIMANALE 17/23 OTTOBRE 2010

SOMMARIO SETTIMANALE 9/16 OTTOBRE 2010

SOMMARIO SETTIMANALE 1/8 OTTOBRE 2010

 
 
 

Un satrapo dallo stile orientale dell’harem travestito da capo di governo di un Paese marcio, ad iniziare da chi lo vota

Post n°3968 pubblicato il 31 Ottobre 2010 da cile54

I baccanali moderni del premier e la miseria del Paese

Miserevole. E’ questo l’aggettivo che viene meglio alla mente se si pensa alla vicenda che in queste ore interessa nuovamente il presidente del Consiglio in fatto di incontri, festini e quanto d’altro a base di donne più o meno giovani. Tutto questo assomigliava, e assomiglia sempre più, a quei “baccanali” che il Senato romano aveva preso in considerazione nella repressione penale dura, intransigente per riportare l’ordine nella res publica, per ristabilire la sicurezza nelle strade, nelle piazze e nel contado della capitale di uno Stato che non era moralisticamente bacchettone, ma che si spingeva agli arresti delle baccanti e dei partecipanti maschi ai festini nei boschi.

Tito Livio la racconta molto dettagliatamente la vicenda: all’inizio fu il contrasto tra la tradizionale religione romana e il nuovo “Culto di Bacco” a fare sì che i padri coscritti emanassero un “senatus consultum” contro sacerdoti, adepti e anche templi eretti in onore al dio del vino. Poi le cose si diversificarono, un po’ come nella politica italiana di oggi, e dal culto si passò all’esercizio laico del festino in onore di Bacco: si passò in sostanza alle orge e a un caos tale che ancora una volta il Senato intervenne per impedire congiunzioni carnali tra patrizi e plebei, tra uomini e uomini, tra donne e uomini, tra donne e donne. Di tutto, di più. Forse era solo “amore libero” in un sistema politico fondato sulla tradizione e, pertanto, sullo sguardo severo in merito alle novità: di qualunque tipo si trattasse, di qualunque genere si parlasse.

Ora, noi siamo abituati alla tradizionale condotta moralistica, purtroppo del tutto umana, che fa sì che i vizi siano privati e le virtù siano pubbliche. Per cui nei secoli dei secoli si può assistere ad una ricchissima letteratura che gioca e ironizza sulle passioni dei potenti, sulle loro cadute, sugli scivoloni presi per amore di una donna: partiamo da Paride ed Elena, passiamo per Enrico VIII e la povera Anna Bolena per arrivare sino ai giorni nostri con i contrastati amori piegati alla “ragion di Stato”, i regali matrimoni imposti dalle casate europee e la sopportazione di amanti e controamanti più o meno noti (o note…) su cui la stampa “rosa” ha investito gran parte dei suoi profitti.

Può investirli anche oggi, in mezzo ad una desolante e miserevole (e ritorno all’aggettivo iniziale) politica governativa che fa parlare di sé tutta la nazione per via delle propensioni amorose del presidente del Consiglio. Non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che questi appare, da quanto si evince dai giornali (che sono notoriamente tutti bolscevichi e di sinistra estrema…), e dalle indagini svolte, più che altro un satrapo dallo stile orientale dell’harem piuttosto che un capo di governo. Famiglia Cristiana arriva a parlare di “malattia”, quasi di un vizio, quindi di un irrefrenabile comportamento volontario che eccede e trascende norme etiche e anche legali. Queste ultime sarà la Magistratura ad appurare se sono state infrante o meno, ma quello che è certo è che qualunque presidente del Consiglio invischiato in questi fatti, messo al sole del più alto garantismo possibile, è comunque screditato agli occhi del Paese.

Lo è perché il Paese si trova in una fase economica disastrosa, con generazioni che non conosceranno un futuro stabile e il Cavaliere nero di Arcore cosa ha di meglio da dire: “Nessuno mi farà cambiare la mia vita privata.”. Con la solita sequela di descrizione della defaticante giornata del capo dell’esecutivo che dorme cinque ore per notte e che già alle due del mattino legge i giornali e resta con l’amaro in bocca e non si fa una ragione di questi “attacchi della sinistra”.

Avremmo cose un po’ più serie a cui pensare. Qualuncuno del PDL, per favore, lo dica al presidente del Consiglio, svegliandolo dal sogno che la sua era sia eterna, che lui stesso sia imperituro, che non si possa mai mettere la parola “fine” ad una politica che distrugge i diritti sociali e civili mentre attorno cantano le baccanti e nelle ville si fa il “bunga bunga”… Ma ancora più in basso si può andare?

Marco Sferini

30/10/2010

www.lanternerosse.it

 
 
 

"1994", un libro-inchiesta di Grimaldi e Scalettari su vicende cruciali nella nascita di un regime politico

Post n°3967 pubblicato il 31 Ottobre 2010 da cile54

No, la Seconda Repubblica non è un fantasy, purtroppo

Se ci fosse la legge bavaglio un libro come questo potremmo scordarcelo. 1994 è un mosaico di storie, di inchieste (mai portate a termine), di omissioni e depistaggi, di vicende che a prima vista non hanno nulla a che fare l'una con l'altra, di luoghi lontani tra loro (la Sicilia, Roma, la Somalia, Livorno), di personaggi noti e meno noti, di omicidi rimasti a lungo irrisolti (alcuni lo sono ancora), da Mauro Rostagno a Ilaria Alpi fino alle 140 persone morte nell'incidente del traghetto Moby Prince.

Però 1994 non è solo un libro di tante storie. Lo scrivono chiaramente i suoi autori, Luigi Grimaldi e Luciano Scalettari, giornalista freelance il primo, già autore di Traffico d'armi. Il crocevia jugoslavo, oltre che collaboratore di Liberazione, inviato di Famiglia cristiana il secondo, da lungo tempo alle prese col caso Ilaria Alpi. Il volume che porta la loro firma (chiarelettere, pp. 482, euro 16,60) è un libro su una storia, anzi su «una storia che non è mai stata raccontata», che si dipana, per la precisione, lungo l'arco di sei anni, dal 1988 al 1994. Detta in altro modo: il loro è un libro sulla Seconda Repubblica. «Che relazione c'è tra l'omicidio Rostagno e le bombe della mafia, tra gli accordi firmati a Nairobi e un ufficiale di Gladio, tra ciò che avviene a Roma e le faccende italo-somale che si svolgono nel paese africano? Partiremo da lontano, almeno dal punto di vista geografico, dalla Somalia, per arrivare a Trapani, Livorno, Milano. E infine a Roma. In questo libro viene ricostruita la faccia nascosta della Seconda Repubblica. Non con tutti i pezzi, naturalmente. Ma ce n'è abbastanza per cogliere il disegno finale».

Quando si parla di storie nascoste c'è chi storce il naso, chi sente puzza di dietrologia, chi pensa che sia tutto frutto di una perversione, quella di volere a tutti costi rintracciare trame invisibili. Per carità, non è che non esista la paccottiglia complottistica, le librerie abbondano di libri usa-e-getta che riscrivono la storia come fosse lo scenario di complotti orditi nell'oscurità, da esseri infidi, solitamente raffigurati secondo lo stereotipo razzista dell'ebreo massone banchiere. Paranoie che inducono a vedere dietro le vicende storiche lo svolgimento di un unico piano, all'interno del quale tutti i fatti s'incastrano come le tessere di un puzzle. La potenza del genere complottistico è d'essere un dispositivo totalizzante, in grado di contenere ogni dettaglio, ogni fatto, ogni particolare, quale esso sia, senza che possa mai essere falsificata l'ipotesi di fondo.

Nulla a che vedere col volume di Grimaldi e Scalettari. Prendere a pretesto la letteratura complottistica per bollare come dietrologica ogni "revisione" critica della storia ufficiale di questo paese è operazione metodologicamente sbagliata, oltre che niente affatto "innocente". Molto più utile, invece, chiedersi come mai il filone delle storie nascoste riscuota un discreto successo editoriale. Più che prendersela con gli autori di inchieste - soprattutto in televisione, basta pensare ai casi di Report e Presa diretta - vale la pena interrogarsi sulle cause oggettive che hanno lanciato il genere in vetta ai gradimenti di lettori e spettatori. La risposta, non ci vuol molto a intuirla. La letteratura d'inchiesta compensa un vuoto di verità, arriva lì dove non può arrivare la magistratura, supplisce alla difficoltà di stabilire in sede storiografica una verità sulle tante vicende irrisolte di questo paese, le stragi, gli omicidi, gli intrecci tra politica e mafia. In un paese governato a botte di depistaggi, omissioni e segreti di Stato continueremo ad aver bisogno di libri come 1994.

C'è una giornalista, non a caso, tra gli attori principali della scena ricostruita da Grimaldi e Scalettari. E' Ilaria Alpi, inviata Rai, uccisa assieme al collega Miran Hrovatin il 20 marzo 1994 in Somalia, dove si trovavano per raccontare la conclusione della missione militare italiana. «Sulle ragioni del duplice omicidio si è sempre guardato indietro, alla ricerca di ciò che i due giornalisti potevano aver scoperto. Non si è invece guardato abbastanza al dopo: alle conseguenze dello loro scoperte. L'esecuzione è avvenuta il 20 marzo 1994. Il 27 e 28 marzo in Italia si è votato. E' cambiata la storia del nostro paese. Berlusconi ha vinto le elezioni. Ilaria Alpi indagava su qualcosa che avrebbe potuto turbare il voto?». Ilaria e Miran raccoglievano informazioni «su alcuni progetti della nostra peggiore cooperazione», nella fattispecie sullo smaltimento di rifiuti lungo la strada Garowe-Bosaso e su una compagnia di pescherecci, la Shifco. La stessa cui appartiene la nave che tre anni prima è presente - per «operzioni mai chiarite» - sul luogo della più grave tragedia della marineria civile italiana, quando al largo di Livorno il traghetto Moby Prince si scontra con una petroliera. Dei 141 passeggeri a bordo solo uno si salva. Torniamo a Ilaria Alpi. «La giornalista italiana stava seguendo indizi che conducevano a una pista di traffici d'armi e rifiuti tossico-radioattivi a cui quegli pseudoprogetti di cooperazione avrebbero fatto da copertura». "Roba che scotta", dice Ilaria nell'ultima telefonata al suo caporedattore. «Un servizio che non vedremo mai». Che cosa avrebbe potuto provocare quel servizio al Tg3? «Probabilmente un terremoto elettorale». Armi e rifiuti tossici, «Ilaria e Miran finiscono inavvertitamente per toccare un nervo scoperto, un segreto. E per "ficcare il naso" in uno degli ingranaggi che avrebbe potuto far risalire al motore principale. Abbiamo cercato di ricostruire questo percorso. A ritroso, ovviamente», scrivono gli autori.

Lungo questa strada incontriamo il progetto Urano, un gigantesco programma di smaltimento di rifiuti tossico-nocivi e radioattivi con destinazione Africa. Alle spalle, una grande organizzazione per lucrare e riciclare denaro. In sostanza, rifiuti tossici in cambio di armi e soldi. «Tra gli ideatori e gli organizzatori di Urano troviamo personaggi legati ai servizi segreti, italiani e americani, piduisti e massoni. E collegamenti con la destra eversiva italiana». Quadretti edificanti. Nei mesi di agosto e settembre 1992, il responsabile dell'Agenzia dell'Onu per la protezione dell'ambiente a Nairobi, Mustafa Kamal Tolba, getta l'allarme su un imminente operazione gestita in grande stile da imprese italiane e svizzere per smaltire in Somalia ingenti quantità di rifiuti tossici. Partono le indagini dei magistrati, c'è anche un'inchiesta discreta del ministero degli Esteri. «Emerge così il nome di una società romana, la Fin Chart, con sede in via Fauro 43 - proprio di fronte al luogo dove nel maggio 1993 esploderà una delle bombe della strategia mafiosa di attacco allo Stato (l'esplosione aprirà un cratere tra il civico 41 e il 43) - che, attraverso la società Interservice, avrebbe infatti anticipato al ministro somalo della Sanità, Nur Elmi Osman, 13 miliardi di lire, scontando titoli di credito di proprietà somala». Si forma un «comitato d'affari» composto da politici e signori della guerra somali, da un lato, e imprenditori che si gettano nell'affare armi-rifiuti, dall'altro. I nomi che fanno parte dell'entourage sono quelli di Ali Abdi Amalow, un politico somalo con le mani in pasta dappertutto, che controlla il commercio estero e la banca centrale; Roberto Ruppen, l'uomo chiave per lo sviluppo del progetto Urano in Somalia, collettore dei fondi provenienti dall'Italia; Marcello Giannoni, imprenditore livornese; Giancarlo Marocchino, «l'italiano che firma la lettera di intenti riservatissima del progetto Urano», una delle ultime persone ad aver incontrato Ilaria Alpi a Mogadiscio.

«C'è però un altro versante, non meno importante, che lega alcuni dei protagonisti di Urano all'estrema destra italiana e a figure di Ordine Nuovo. E, ancora, taluni esponenti di area neofascista con le mafie del Sud». In quel periodo si diffondono formazioni leghiste al Centro e nel Sud dell'Italia, in concomitanza con la fase d'espansione della Lega Nord. Le aspirazioni separatiste «non nascono dal nulla». Un progetto, noto come Eurotopia, finanziato dall'industriale olandese Heineken (quello della birra), simula un piano di smembramento degli stati nazionali europei in 75 mini-stati, di cui otto nella penisola italiana. Bush definì l'idea «innovativa e intrigante». «Per quanto riguarda l'Italia si può parlare di un progetto forse delirante, ma che in molti hanno preso sul serio. Nel 1994 anche la Lega Nord ha avanzato proposte federalistiche del tutto simili». Dal Somaliagate alla Sicilia, il salto non è indebito. Le dichiarazioni di due personaggi, Massimo Pizza e Antonio D'Andrea, aprono collegamenti tra i traffici italo-somali e la mafia. «Dal 1992 e dal 1993, gli anni delle stragi, e dall'anno del cambiamento della scena politica italiana, il 1994, è passato tanto tempo», scrive nella postfazione Salvatore Borsellino, «eppure una verità completa, esauriente sulle stragi e sulla morte di Paolo e dei ragazzi della sua scorta non c'è ancora». Erano gli anni della famosa trattativa tra Stato e mafia. Era il laboratorio della Seconda Repubblica.

Tonino Bucci

30/10/2010

leggi www.liberazione.it

 
 
 

Neppure la Regione Puglia ha risposto all’appello di Salute Pubblica e della figlia di una vittima

Post n°3966 pubblicato il 30 Ottobre 2010 da cile54
Foto di cile54

Petrolchimico: la faccia delle aziende, delle istituzioni e la salute dei lavoratori

  

A distanza di quasi dieci anni arriva un altro provvedimento di sequestro a carico del petrolchimico di Brindisi.

Allora si trattava di un impianto dismesso, quello di produzione di CVM e PVC, oggi di impianti in marcia.

Allora le ipotesi di reato riguardavano le malattie ed i decessi dei lavoratori. Poi il tutto fu archiviato a differenza di Venezia. Ma le malattie ed i decessi dei lavoratori non cessano di manifestarsi e gli interessati continuano a vedersela da soli contro l’INAIL e contro le aziende chimiche.

Neppure la Regione Puglia ha risposto all’appello di Salute Pubblica e della figlia di una vittima, per una rianalisi della coorte dei lavoratori che a Venezia, dove è stata condotta, ha dato forza alle vittime in sede giudiziaria civile.

Ma tutti tacciono, politica e sindacato.

 

Se non fosse stato per i finanzieri intossicati, per la Digos e soprattutto per il precedente presidente della Provincia, Michele Errico, defenestrato dal suo partito, il PD, per fare spazio ad un presidente di Confindustria, neppure questa vicenda di inquinamento e di smaltimento illegale di rifiuti sarebbe emersa.

Vicenda beffarda perché per anni, mentre le centraline dell’Arpa misuravano picchi elevatissimi di benzene in coincidenza con l’accensione delle torce, ci veniva propinata la storiella dell’emergenza, poi del topo intrappolato.

Ora il Sindaco dice flebilmente che lui aveva chiesto spiegazioni. I sindacati, dopo che avevano spergiurato sulla sicurezza dell’impianto, sono atterriti dallo spettro del fermo. Noi tutti siamo atterriti da questo pericolo, ma evidentemente senza questo spauracchio non c’è possibilità di un esercizio salubre dell’attività industriale.

Se non si è fermi sulla sicurezza interna ed esterna accade puntualmente che le attività si fermano.

Niente paura per i dirigenti. Le pene previste per i reati contestati sono irrisorie, sono tutte ammendabili ed arrivano ad un massimo di ventiseimila euro.

Chi paga sono i lavoratori ed i cittadini. Come sempre.

Certo le aziende ci perdono la faccia.

Ma di fronte a tutto ciò cambierà qualcosa? Intendo, si cominceranno a misurare i danni?

La falda dell’area industriale è inquinata, ma gli enti locali quando chiederanno i risarcimenti, quando sarà sopraggiunta la prescrizione?

Perché non si misurano i danni in termini di salute sui lavoratori e sulle popolazioni? Perché ci vuole tanto a mettere in piedi un registro tumori?

 

Maurizio Portaluri

Medicina Democratica Puglia

 
 
 

Da Acerra il premier parla di "euro-balle". Ma non si tratta di un lapsus. I cittadini in piazza: «Basta»

Post n°3965 pubblicato il 30 Ottobre 2010 da cile54

I TRE GIORNI DI SILVIO MASTRO LINDO

Altro che balle, qui si tratta di "euro-balle". Persino il premier parlando, appunto, di balle ha confuso le eco-balle con le euro-balle, un lapsus forse, anche se, a detta di molti, per non dire di tutti, la sostanza non cambia. «I rifiuti? Scompariranno entro tre giorni». A Giugliano, appena udita l'ultima promessa del Presidente del Consiglio, sono scesi subito in strada. A Terzigno, alla Rotonda, sono cominciati a circolare altri cartelli con su scritto: «Basta balle». Il fatto è che al premier sembra non credere davvero più nessuno. «Il re è nudo» commenta Claudio Saroufim, esponente del Pdci.
Certo, non si può dire W il re!
Ieri era ad Acerra con Bertolaso. Un incontro a sorpresa, così come del tutto improvvisa è stata la conferenza stampa. Qualcuno tra i cronisti ci ha anche provato a chiedergli un commento sul "bunga-bunga" ed anche su Ruby, la ragazzina minorenne accompagnata alle feste del premier da Emilio Fede ora indagato insieme a Lele Mora per induzione alla prostituzione, ma, naturalmente, nessuno ha avuto risposta. Come nessuno, in verità, è riuscito, a parte le "euro-balle", ad intuire che fine farà l'intero territorio del Vesuvio. Cava Vitiello, secondo il premier, verrà chiusa «a tempo indeterminato». Cava Sari di Terzigno verrà utilizzata solo per i rifiuti della zona vesuviana ed un tecnico, un ingegnere naturalistico, sarebbe, per Bertolaso, già a lavoro per far tornare al parco un bel profumo di confetti. I fatti sono, come ovvio, ben altri.
Il termovalorizzatore di Acerra non funziona o meglio funziona solo in parte. A Napoli la raccolta differenziata non riesce a decollare come in altre città. E si è già disposto che oltre 10mila tonnellate di spazzatura dovrebbero essere stoccate a Taverna del Re. Tanto che, a Giugliano, è scoppiato un altro focolare con gente scesa in strada.
E' questo per lo meno quel che prevede l'ordinanza del presidente della provincia Cesaro che ha riacceso la protesta. Anche perché, a Giugliano, le balle, quelle vere, ci sono davvero, circa 6 milioni, poste a «caso» e senza che nessuno possa sapere quando e come saranno rimosse. Secondo l'ordinanza, a far data dal trentunesimo giorno dalla firma della stessa, i rifiuti dovrebbe essere trasferiti nello Stir di Giugliano o in altri impianti. Tutte le operazioni dovrebbero essere completate entro il 45mo giorno dalla firma. Disposizioni che, come prevedibile, non convincono i rappresentanti dei comitati di protesta e gli amministratori locali perché - fanno notare - «il sito di Taverna del Re era stato chiuso per legge» e, pertanto, ogni successiva decisione «non può andare certamente in senso contrario». Il sito di Taverna del Re, ribattezzato con il nome di «cittadella della munnezza», si estende su una superficie di circa 4,5 chilometri quadrati, una estensione pari ad uno dei comuni della zona. In tutti questi anni - denunciano gli ambientalisti - sull'emergenza rifiuti in Campania è stata organizzata la più grande truffa della storia della Repubblica con effetti devastanti sulla vita dei cittadini. «Invece di dire le cose come stanno - commenta Bonelli (Verdi) - abbiamo assistito all'ennesimo show di Berlusconi che è andato a dire che in tre giorni Napoli sarà pulita: come se gli italiani non sapessero che lo aveva detto già tre anni fa. Nulla, invece, è stato detto sul fallimento del piano di Bertolaso che è Commissario straordinario per l'emergenza campana dal 2006 e con diversi governi». La richiesta mossa anche a Caldoro da parte dei sindacati confederali uniti è di una soluzione definitiva e condivisa. Così Cgil-Cisl e Uil Campania hanno chiesto un incontro urgente al presidente della Regione al fine «di affrontare congiuntamente le problematiche ancora aperte». Anche perché una precedente missiva spedita qualche tempo fa resta lettera morta. E, da oggi, a Terzigno «riprenderanno le operazioni di conferimento» ha annunciato il sottosegretario all'ambiente Roberto Menia. E, secondo il sottosegretario, la giacenza attuale di spazzatura è pari a 1.830 tonnellate, mentre per il momento l'area di Napoli conferisce a Chiaiano e negli Stir (impianti di separazione e imballaggio rifiuti) di Giugliano e Tufino. Per cui gli sversamenti potranno riprendere, cittadini permettendo. Gli stessi che tutti i giorni urlano contro le balle. Quelle vere.

Castalda Musacchio

29/10/2010

leggi www.liberazione.it

 
 
 
 

L'informazione dipendente, dai fatti

Nel Paese della bugia la verità è una malattia

(Gianni Rodari)

 

SI IUS SOLI

 

 

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G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

DARE CORPO ALLE ICONE

 
 
 
 

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