RACCONTI & OPINIONIPagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti |
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Messaggi del 14/02/2011
Post n°4353 pubblicato il 14 Febbraio 2011 da cile54
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Post n°4352 pubblicato il 14 Febbraio 2011 da cile54
Insulti contro i bimbi rom morti nel rogo
«Rom -4» e «Rom Raus» con accanto alcune svastiche. Sono le scritte apparse ieri mattina su un muro della periferia nord di Roma e che si riferiscono ai 4 bambini rom morti nell'incendio della loro baracca. Le scritte sono state fatte nella notte con una bomboletta spray in via della Pisana, all'atezza della scalinata che porta a Vicolo del Fontanile Arenato. Unanimi e bipartisan (anche se «i responsabili di queste scritte - osserva Fabio Nobile, consigliere regionale Fds - si annidano certamente in quella estrema destra romana che continua, indisturbata e legittimata, ad agire in città») le reazioni di sdegno contro un «episodio vergognoso come questo». Dopo che la Polizia scientifica ha effettuato i rilievi del caso, le squadre del Decoro urbano del Campidoglio hanno provveduto a cancellare le scritte».
13/02/2011 |
Post n°4351 pubblicato il 14 Febbraio 2011 da cile54
Addio a un “maestro” che mi ha onorato della sua amicizia
Ci sono momenti in cui, per esprimere compiutamente una condizione di sbigottimento e di dolore, non sarebbero sufficienti tutte le parole del mondo e il silenzio resta l’unico modo per manifestare al meglio la condizione emotiva che ci travolge. E’ quanto ho vissuto appena pochi giorni or sono; nell’apprendere, in modo del tutto inaspettato, della scomparsa di Fabio Mazziotti. Pressappoco nel 2002, grazie ad un suo ex allievo - dopo averlo (già) ampiamente apprezzato attraverso la lettura di alcuni dei suoi numerosi testi - lo avevo conosciuto personalmente. All’epoca, ancora intensamente impegnato nell’attività sindacale, con particolare interesse alle politiche del lavoro, mi avvicinai con grande timore reverenziale all’illustre docente di Diritto del lavoro, ma non impiegai molto per realizzare di essere stato particolarmente favorito dalla sorte. Dopo poche battute, “il Professore” m’invitò al più familiare “tu”, s’interessò concretamente ad alcuni aspetti specifici dell’incarico sindacale affidatomi e, con mio grande imbarazzo, volle - addirittura - conoscere il mio parere su di un suo saggio “Sull’età dello Statuto” che si apprestava a concludere e che qualche anno dopo avrebbe riscosso grande successo - di pubblico e tra gli “addetti ai lavori” - in occasione della presentazione presso la Stazione marittima di Napoli. Alcuni altri incontri, nello “studiolo” nel quale accoglieva i suoi allievi, presso la facoltà di Giurisprudenza della “Federico II”, rappresentarono altrettante occasioni per chiacchierare quasi “alla pari”. Infatti, Fabio - con particolare disponibilità al confronto, rara signorilità e altrettanta saggezza - rendeva possibile coniugare ed elevare le mie conoscenze pratiche ed esperienze “sul campo”, al suo non comune livello di teorico del diritto. Fu quindi per me naturale, qualche anno dopo, chiedergli un contributo di merito che “arricchisse” un mio testo di commento al decreto legislativo 276/03. Le sue argute e brillanti considerazioni sulla “Ricaduta sociale della flessibilità, esigenza di tutela dei lavoratori precari e mutamento di tendenza della più recente legislazione” determinarono il successo (altrimenti immeritato) della prima edizione de: “Le tipologie contrattuali”. Anche nel 2004, in occasione della pubblicazione della seconda edizione, il mio lavoro fu impreziosito dal suo fondamentale apporto. I contenuti del suo breve saggio e le considerazioni espresse, rispetto ai processi di “Esternalizzazione: appalto e trasferimento d’azienda”, rappresentano, ancora oggi, alcune delle pagine più pregevoli della letteratura di merito. Il tutto, offerto con sincero affetto, disinteresse assoluto e inusuale modestia. A ulteriore conferma della sua generosità e disponibilità umana e professionale, vale la pena di ricordare una pagina ai più poco nota. Nel lontanissimo, 1979 Fabio diede la sua disponibilità a guidare da capolista una delle tante, purtroppo fallimentari, esperienze di aggregazione della sinistra. Fu candidato alla Camera per la lista di Nuova Sinistra Unita. Si lanciò senza risparmio nella campagna elettorale, percorrendo per settimane le strade del sud della provincia di Salerno, dando, anche in quell’occasione, una lezione insieme di stile e di vita. La gratuità, allora come oggi, non appartiene a tutti. Anche di questo dovremmo fare tesoro onorando un “maestro”, prima ancora che un eccellente ed esemplare docente universitario.
breve ricordo in onore del caro compagno (ed amico personale) Fabio Mazziotti di Renato Fioretti Collaboratore redazione Lavoro e Salute |
Post n°4350 pubblicato il 14 Febbraio 2011 da cile54
Anonymous, oscurati siti Governo e Camera
"Abbiamo attaccato e resi inaccessibili per diverso tempo i siti del governo e di camera.it": lo afferma Anonymous, il network telematico per la libertà di internet, rivendicando gli assalti informatici di oggi contro i siti istituzionali italiani. Il gruppo afferma di aver reso "inaccessibile per alcune ore" diversi siti, in particolare quello della Camera dei deputati.
"Anonymous non accetta che alla Camera durante un dibattito ci siano politici che si addormentano o peggio iniziano a usare un linguaggio scorretto, con cori da stadio o addirittura venendo alle mani", recita una comunicazione del gruppo sulle ragioni della scelta del sito camera.it tra gli obiettivi dell'attacco informatico. A.B. precisa all'ANSA che nel mirino sono finiti anche governo.it, senato.it e parlamento.it, "hanno partecipato in almeno 1.400, e la decisione è stata frutto di un lungo dibattito che ha coinvolto i non-italiani". "Mentre loro litigano fuori da quella sede istituzionale centinaia di migliaia di famiglie non arrivano a fine mese - prosegue Anonimous - e non è rispettoso per nessuno offrire uno spettacolo del genere. La 'campagna italiana' di Anonymous "crede che questa penisola di storia, di cultura, di tradizione di grandi personaggi non possa decadere nel baratro. Anonymous non dimentica, Anonymous non perdona le ingiustizie, aspettateci sempre!", dicono, preannunciando nuove iniziative finché "non ci saranno cambiamenti radicali".
"Abbiamo oscurato per circa trenta minuti oggi anche il sito mediaset.it": ha anche affermato il gruppo Anonymous.
Il sito del governo italiano ha subito diversi attacchi nel corso della giornata che hanno provocato "momenti di criticità" ma le misure di contrasto messe in atto dalla polizia postale hanno impedito agli hackers di bloccare completamente il sito. Lo si apprende da fonti investigative secondo le quali i pirati informatici hanno tentato anche di attaccare altri siti istituzionali tra cui quelli di Camera e Senato, senza però riuscirci.
"Sapevamo dell'attacco e abbiamo predisposto delle contromisure che ci hanno consentito di rispondere in maniera adeguata", dicono le fonti, sottolineando che in alcuni casi sono state proprio le difese alzate a 'bloccare' per brevi periodi i siti istituzionali. Ad esempio, nel corso della giornata è stato deciso di bloccare l'accesso dall'estero al sito del governo. Nei giorni scorsi un attacco informatico al governo era stato annunciato dagli hackers di Anonymous, il network di sostenitori di Wikileaks.
13/02/2011 Fonte: ansa |
Post n°4349 pubblicato il 14 Febbraio 2011 da cile54
Donne! E' arrivato l'arrotino...
Eh sì.. l'arrotino deve aver saputo che in piazza ci siamo anche noi, con le nostre parole e le nostre pratiche. Noi che vogliamo affilare le lame della nostra intelligenza e della nostra passione politica perché pensiamo che l'indignazione non basti per produrre una radicale trasormazione. Noi che in piazza porteremo l'ombrello rosso per ripararci dall'ombra, dall'ombra lunga del Cupolone. Noi che speriamo che mille riot ci aiutino a riannodare il filo della "rivoluzione più lunga", quella femminista, che ha prodotto non solo un avanzamento dal punto di vista legislativo, ma soprattuto un radicale cambiamento nel senso comune: appunto una rivoluzione nella società, nella cultura, nella politca diffusa ancor prima che nelle istituzioni. Noi che, come scriveva Carla Lonzi, «cerchiamo l'autenticità del gesto di rivolta, e non lo sacrificheremo né all'organizzazione né al proselitismo». Tantomento al perbenismo. Noi che siamo tutte egiziane, perché pensiamo che dalla società, e non dagli accordi di Palazzo, possa partire un cambiamento reale della politica. In Egitto come in Italia. E quindi sentiamo su di noi quotidianamente («se non sempre, quando?» recita giustamente il documento di alcuni collettivi femministi) la responsabilità di agire il cambiamento. Noi che siamo tutte egiziane, perché non lasciamo sola nessuna, neanche la nipote di Mubarak. Perché rifiutiamo ogni distinzione tra donne perbene e donne permale. Noi che non siamo indignate, ma furiose tutti i giorni, per i casi di femminicidio relegati alla cronaca nera. Perché siamo precarie e vogliamo reddito per tutte. Perché siamo anziane, siamo giovani madri e la mancanza di welfare ci toglie libertà. Perché siamo lesbiche, e quindi ci tolgono diritti. Perché ci stuprano in casa, nei Cie, e rispondono "sicurezza". Perché la violenza maschile è condotta di Stato. No care, questa non è una mignottocrazia. Magari lo fosse! No, il problema è il potere dei nani, non la premiata "buona condotta" delle onorevoli ballerine. La regressione sociale, culturale, politica che viviamo si può capire davvero solo indagando il nesso fra neoliberismo autoritario e nuove forme del dominio maschile, tra crisi del capitalismo e crisi del patriarcato. Come il capitalismo, il maschile in crisi non smette di produrre dominio, anzi diviene più violento proprio perché non più egemone. Sia chiaro: per noi la fine del governo Berlusconi è esigenza primaria. E infatti vogliamo uno sciopero generale (questo sì, se non ora, quando?) e generalizzato, diffuso, che blocchi i flussi di merci e i flussi di comunicazione, le strade, i binari. La nostra rivoluzione quotidiana non prevede deleghe, ma partecipazione e conflitto nella società, nei luoghi di studio, di lavoro, nei partiti, nelle case. Perché sappiamo che non basta mandare a casa Papi, ma occorre produrre un nuovo senso comune: Berlusconi è una icona del maschio italiano, il berlusconismo è un'autobiografia della nazione, dell'italietta sessista e perbenista. I corpi che diventano merce ci parlano non solo di un processo onnivoro di mercificazione, ma anche di una sessualità maschile incapace di relazione tra soggetti, e che ha bisogno di esibire potere, di renderti oggetto. Per noi la relazione tra i sessi è questione politica, e la questione morale non è indagine scandalistica nel privato, ma connessione tra personale e politico: è critica del potere, trasformazione della politica da luogo di dominio maschile in spazio pubblico, processo di liberazione di donne e uomini. Vi chiediamo allora, quando passa l'arrotino, di non fare le brave bambine italiane, di non restare in casa, ma di scendere in piazza, affilare gioiosamente le lame, e andare ovunque. Dobbiamo far vibrare tutti i giorni questa oscena italietta con le nostre dita affilate, per etica della responsabilità e principio di piacere. La libertà è sempre nelle nostre mani. Per questo oggi, come sempre, siamo in piazza indecorose, libere e ribelli. Siamo tutte ladies riot, più autoderminate che mai.
Eleonora Forenza 13/02/2011 Leggi www.liberazione.it |
L'informazione dipendente, dai fatti
Nel Paese della bugia la verità è una malattia
(Gianni Rodari)
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
omicidio di Stato
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