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"La mia ferita emotiva più profonda è stata anche una fonte inesauribile di gioie". Non ti rivelerò perché questa frase è molto importante per me: è una questione troppo personale. Ma tu, Vergine, potresti fare un'affermazione simile? Potresti interpretare la tua vita in modo da vedere un'esperienza dolorosa come una fonte di intuizione, ispirazione e vitalità? Il 2009 sarà l'anno ideale per compiere questo cambio di percezione. E il periodo intorno al solstizio d'inverno è il momento perfetto per cominciare. (Rob Brezsny)

 
 

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Post N° 467

Post n°467 pubblicato il 20 Giugno 2007 da betulla64
 



Ormai lo sanno anche i sassi. Sono montanara. Badate bene, montanara e non valligiana. La differenza sostanziale tra le due cose è che i valligiani vivono "sotto" la montagna, mentre io vivo "sulla" montagna. Questa differenza, quando ero bambina, stava ad indicare che i valligiani vivevano in paese nelle case belle e io sui monti nella casa rurale con stalla annessa e mosche al seguito; ora significa che abito in una zona di pregio ambientale e che se voglio risistemare il cortile, che un tempo era l'aia con tanto di galline razzolanti, devo farlo secondo i deliri del sindaco, ipotecando mezza casa. Questo per dire i punti di vista...
Questi pensieri sono spuntati come funghi nella notte, ripensando ad un post di Ossimora e ad alcuni commenti che ne sono seguiti riguardo al rispetto della montagna e ad una sorta di ecocompatibilità tra essere umano e territorio, che verrebbe messa in crisi dalla raccolta di fiori protetti. Tirata in ballo nel suo blog, preferisco però approfondire qui, per non recar disturbo nel tentativo di spiegare cosa significhi "montagna" dal mio di punto di vista.
Di montagna vivo da 43 anni, della montagna mi nutro, con la montagna mi curo. Sia questo letto come metafora, sia preso alla lettera, entrambe le cose sono valide.
Se non fosse che sono quella che sono, ora sarebbe il periodo buono per le "majole", fragoline selvatiche che quando le stacchi dalla pianta fanno "sciop" e tra una ventina di giorni sarà tempo di origano e timo serpillo e si vedranno i primi mirtilli maturare nel sottobosco o nelle ultime fasce di vegetazione prima dei pascoli alti. In luglio e agosto , allenate gambe e fiato, si potrà salire ancora, dove l'alchemilla d'argento fa da tappeto ai passi e si lascia raccogliere da chi vuole regolarizzare il ciclo o quando questo sia troppo doloroso. Più sù, tra le rocce dove solo gli arditi o gli incoscienti, occhieggia l'achillea montana o "pevrina" che abbassa la febbre e fa passare i raffreddori e poi ci sono le genzianelle, di cui parlavo nel commento ad Ossimora, che sono toniche, depurative, aiutano nelle bronchiti, danno sollievo durante gli attacchi di gotta e infine migliaia di varietà di fiori e piante, di colori, di profumi che fanno sì che si sia definito tutto ciò "la farmacia del Signore".
Alcune di queste piante sono protette ed è proibito raccoglierle. L'elenco delle piante è stato fatto negli anni '70 credo e mai più rivisto. In quegli anni, un turismo di massa, dissennato e impreparato, fece della montagna la sua pattumiera, lasciando in cambio il deserto. Estirpavano di tutto, dalle stelle alpine, ai martagoni, alle genziane e chi più ne ha più ne metta. Restava un tappeto erboso devastato e costellato di resti di pic-nic. Ci abbiamo messo anni ad educarli e giustamente la legge si è fatta molto severa rispetto alla raccolta dei fiori, ma ora i risultati si vedono. L'ultima volta che sono salita alla Rocca dell'Abisso non sapevo dove mettere i piedi per non calpestare le stelle alpine. Ne ho raccolte cinque e non mi sento colpevole di nulla. Sul colle di Tenda in giugno, la fioritura di genzianelle è tale che i prati a tratti assumono la stessa tonalità blu, fondendosi quasi con il cielo. Ho raccolto 13 fiori prima che se le mangiassero le mucche e non mi sento colpevole. Qualcuno ha commentato che le mucche non dovrebbero stare nei parchi e nelle zone protette. Ora, per quanto le mucche mi stiano poco simpatiche e meno ne incontro in montagna meglio sto, mi viene da ridere al pensiero di quanto i vari Carlin Petrini si dannino l'anima per conservare i formaggi d'alpeggio (uno per tutti il Castelmagno), per far sì che tutto il mondo li conosca e li apprezzi, per trasformare un formaggio millenario che si stava perdendo, in "economia" per il Paese e noi togliamo le mucche dagli alpeggi? I margari, i pastori, tutti a fare gli interinali in qualche call center, così la spopoliamo ancora un po' questa montagna che non a caso Nuto Revelli chiamava "Il mondo dei vinti" e lasciamo tanto infinito spazio al popolo dei SUV, quelli che indossano i loro scarponcini made in China, gli zaini ultra-tech, il satellitare che "si sa mai che ci perdiamo, hai ricaricato le batterie?". Non raccoglieranno un fiore, non li vedranno nemmeno i colori, i miracoli di questa montagna, presi dalla smania di controllare altitudine, media di percorrenza, correggere lo stile con cui maneggiano le modernissime e leggerissime racchette in carbonio da nordic walking. Arrivati in vetta misureranno le pulsazioni, diranno "belin che bello!!" e ripartiranno verso i SUV che li aspettano giù giù, parcheggiati in lunghe macabre file a bestemmiare il bianco dello sterrato delle vie montane.
Ho notato una cosa: troppo spesso chi pontifica su ecologia e territorio vive in un comodo, lussuoso, ultramoderno inquina(n)tissimo appartamento in città. Quelle stesse città sporche, indecorose, ricche di parchi abbandonati a se stessi. Cominciassero da lì la loro opera di eco-compatibilità, dopo, magari, ma proprio solo forse, potrò prendere in considerazione le loro lezioncine di educazione civica.

 
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quotidiana_mente
quotidiana_mente il 22/06/07 alle 16:35 via WEB
Ho rivissuto il mio soggiorno in Valle d'Aosta, ho rivissuto i miei pochi giorni in Piemonte. Che voglia di montagna. Altro che mare.
 
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da "La coscienza di Zeno"
 
 

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